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  1. #1
    Austrian libertarian
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    L'ignoranza del pubblico è un fattore necessario per il buon funzionamento di una politica governativa inflazionistica. Ludwig von Mises
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    Predefinito Crisi economica minuto per minuto

    Come fatto su Politica Internazionale, propongo di aprire anche qua, su Liberalismo, un 3d (magari da tenere in rilievo, ma a questo ci penseranno i moderatori) interamente dedicato alla crisi finanziaria ed economica in atto, ovviamente vista possibilmente in un ottica liberale.

    Per cominciare posto gli ultimi due articoli di Usemlab, ottimi come sempre.

  2. #2
    Austrian libertarian
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    L'ignoranza del pubblico è un fattore necessario per il buon funzionamento di una politica governativa inflazionistica. Ludwig von Mises
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    Predefinito

    Due sono le ipotesi in merito a questa crisi, non tanto riguardo alle cause, che le conosciamo benissimo, ma riguardo a chi gestisce la crisi. Sempre i soliti dal dopoguerra.

    La prima, che davamo come la più accreditata fino a qualche settimana fa, era che la crisi avesse travolto i gestori del sistema in maniera imprevedibile e al di là di ogni aspettativa. Il domino messosi in moto sarebbe stato talmente forte da superare le capacità di controllo dei gestori. Che si ritrovano ad annaspare per cercare di salvare il salvabile.

    La seconda invece vede i gestori al controllo, sempre ben saldi alle leve di comando, nonostante gli scossoni. Tutto viene fatto non a caso. Fa parte di un piano prestabilito.

    Questa seconda ipotesi con l'evoluzione degli ultimi eventi ha preso punti. Potremmo dire che alla luce di quanto successo oggi è quella più probabile se non la definitiva.

    Ripercorriamo quindi velocemente quanto successo negli ultimi tre mesi.

    Il dollaro stava per sfracellarsi, l'america era nella tempesta, il resto del mondo guardava e prendeva qualche colpo, ma tuttosommato con pochi danni. Ad andare in fumo era la carta, quella dei bilanci bancari, soprattutto americani, ed era la valuta cartacea, soprattutto quella americana. Purtroppo ancora valuta di riserva mondiale. L'asso nella manica dei gestori.

    Era un momento cruciale, gli stati uniti per la prima volta dal dopoguerra stavano andando al tappeto. Straindebitati al di là di ogni limite sostenibile, in piena crisi, bastava un soffio per sbatterli a terra. La crisi era al cuore del sistema, non alla periferia. Che poteva invece approfittarne. Un evento senza precedenti.

    Era sufficiente che un nuovo De Gaulle, alle prime avvisaglie della crisi, riconsegnasse ai legittimi proprietari le montagne di coriandoli verdi accumulati in questi anni, anche d'un sol colpo, facendosi dare in cambio dal Comex (la borsa derivati sui metalli) tutto l'oro e l'argento disponibili.

    Siccome i metalli depositati presso il Comex (circa 5B di controvalore di oro a questi prezzi) non sarebbero bastati a soddisfare un cambio di qualche centinaio di miliardi di dollari, come del resto non basterebbero neanche le riserve aurifere di tutte le banche centrali del mondo, il nuovo de Gaulle avrebbe dovuto chiedere in cambio dei coriandoli verdi anche altri asset reali.

    Quel concambio sarebbe stato questione di vita o di morte. Ma era necessario conoscere un po' di teoria economica seria per capirlo. Qualcuno che avesse studiato il valore e l'importanza di una moneta onesta come perno necessario del proprio sistema economico e il ciclo economico di boom e bust come spiegato dagli economisti di Scuola Austriaca.

    Era sufficiente che una nazione emergente, o tanto meglio l'europa, facesse per prima una mossa del genere per rompere quel cartello di silenzio assenso sul quale si era lasciato proliferare un boom economico assurdo basato su una espansione creditizia senza precedenti, oramai giunta al capolinea.

    Ne sarebbe seguito un putiferio, di certo inferiore a quello che comunque è emerso, dove la periferia poteva anche salvarsi dalla crisi e uscirne di stralusso. Sbattendo definitivamente al tappeto chi aveva causato tutto questo e facendogli pagare, come meritava, la gran parte dei danni.

    Invece come bambini incantati dai fuochi d'artificio sono stati tutti a guardare i problemi degli americani. Nessuno si è mosso, anzi sperando di evitare una crisi generale, nell'infantile illusione che la crisi si potesse evitare, hanno persino aiutato gli americani a salvare il dollaro dall'orlo del baratro proprio quando stava per fare il salto.

    Quello è stato il punto di svolta. Con la scusa che l'america andava aiutata e non poteva andare in crisi pena una recessione globale, hanno abboccato tutti. Tutti dentro. Trappole chiuse.

    Poi la crisi ha avuto l'escalation inevitabile. A questo punto capiamo che non è stato per caso. Il dollaro oramai era salvo, i bambini erano caduti nella trappola, non rimaneva altro che scatenare l'inferno.

    Ed inferno è stato. Le borse americane finora sostenute a livelli assurdi sopra 1250 di S&P, sono state lasciate libere di cadere. Il PPT che sosteneva i mercati azionari americani, sempre omnipresente, è sparito di colpo. Si è lasciato in maniera deliberata che avvenisse il riaggiustamento dei valori delle borse americane.

    Queste quindi crollano trascinandosi in maniera inevitabile tutte le altre, nonostante queste ultime siano già ben appesantite da perdite ben superiori a quelle segnate dagli indici americani, finora sostenuti artificialmente.

    E' ufficiale, comincia la guerra dei mondi, dove il mondo di carta, il cuore del problema, si scontra con la periferia, il mondo dei beni reali. Nel giro di pochi mesi il primo ha rovesciato totalmente la situazione a proprio vantaggio, e ha quasi steso al tappeto il secondo. Oggi ne abbiamo definitivamente la prova.

    I bambini, fino a qualche mese fa appena preoccupati di mangiare meno caramelle di prima, si sono trovati senza più caramelle. E adesso sono lì a chiedersi come sia potuto succedere. Non hanno neanche il tempo di darsi le risposte che devono già chiedersi come fare per recuperare qualche pannolino. Sempre che esista un pannolino sufficientemente grande capace di contenere tutta quella roba (chiamiamola così) nella quale si sono cacciati.

    Ma quale processo inarrestabile si è causato lasciando cadere la borsa americana e facendo fallire la lehman brothers? Quello che tutti quanti sono stati costretti a sciogliere le posizioni finanziarie in essere, cioé a ricomprare yen ma anche dollari.

    E infatti il dollaro continua a salire non perchè sia visto come bene rifugio, visto che gli usa come gli altri sono tecnicamente in bancarotta, ma perchè essendo ancora perno del sistema monetario sul quale sono montate tutte le posizioni finanziarie, chi salta per aria o rischia di saltare per aria è costretto a ricomprare dollari, con cui si è indebitato o con i quali deve rispondere per liquidare le posizioni che la crisi costringe a chiudere.

    E in questa situazione ci sono in tanti. Con il rischio di saltare per aria ci sono tutte le controparti delle banche americane che sono fallite o sono state nazionalizzate. Ma ci sono anche tanti stati. L'islanda è già andata, ma oramai si comincia a sospettare di argentina, ucraina, ungheria, sud africa. Lo dimostrano le valute di questi paesi in caduta libera contro dollaro.

    Non più banche ma paesi della periferia che rischiano il botto da un momento all'altro, come pop corn. Giù come birilli. Uno via l'altro. E questi appena citati sono solo i primi di una lunga lista.

    Gli americani incredibilmente primi davanti a una lunga fila pronta a finire dentro il pentolone della bancarotta, si sono messi in fondo alla fila e stanno spingendo dentro tutti gli altri.

    Le borse scendono, anzi a questo punto gli americani hanno tutto l'interesse a farle scendere. Più le borse scendono più causano ulteriori problemi. Più ci sono problemi più qualcuno rischia di saltare ed è costretto a ricoprire. Cioè a comprare yen e dollari. Più il dollaro e lo yen salgono e più le materie prime scendono. E causano altri problemi al mondo dei beni reali, spingendo verso il collasso le economie degli stati della periferia che vivono di beni reali.

    Il circolo si autoalimenta. Tutti i paesi ricchi di risorse reali di colpo si ritrovano in crisi, sono a rischio di bancarotta. E alimentano il circolo vizioso. Che importa che le borse americane stiano scendendo. Anzi tanto più scendono tanto meglio accelerano il processo in atto.

    In ogni caso se il dollaro sale, sale anche il potere d'acquisto del sistema america, del mondo di carta. In termini di altre valute i prezzi delle borse americane rimangono invariate. Il potere di acquisto del sistema america per assurdo aumenta, ci sono sempre più dollari stampati tutti i giorni dalla FED per far finta di ostacolare l'escalation della crisi.

    Semplicemente geniale. I bambini guardano stupefatti, pensavano fosse un gioco. Invece sulla testa si sono ritrovati d'improvviso bombardamenti a tappeto.

    E l'europa? L'europa come già spiegato tempo fa si è fatta gabbare anch'essa come un bambino di 5 anni. Adesso rischia il peggio. Tutto lo sviluppo dell'est è stato finanziato dalle banche europee. Se saltano Ucraina e Ungheria, tanto per cominciare, parte il domino che potrebbe stendere al tappeto l'europa.

    E gli americani? Gli americani soffriranno un po' meno degli altri, ovviamente. Però nelle borse ci sono i loro fondi pensione.e la pagheranno comunque cara. Ma non è questo quel che importa. Sono un danno collaterale di relativa importanza.

    Quel che conta è che chi sta alle leve di comando abbia di nuovo il controllo della situazione mondiale e sia oggi più forte di prima. Mentre fino a tre mesi era quasi spacciato. Se poi il suo popolo si ribella o si incazza, ci sono sempre le leggi ad hoc emanate in questi anni a tenerli calmi. Con le buone o con le cattive.

    http://www.usemlab.com/index.php?opt...d=311&Itemid=1

  3. #3
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    In questi giorni di estremo delirio quotidiano che viviamo sui mercati finanziari, alcuni asset stanno salendo di prezzo: i titoli di stato a lungo termine. Beninteso, sono lontani dai massimi dell'anno, ma in questi giorni stanno risalendo. Il decennale americano salvato da una caduta pericolosissima settimana scorsa (nella maniera che abbiamo spiegato), è ritornato (come ipotizzato) da 111.5 a 115. Il bund tedesco che a fine luglio era a 110, e una settimana fa a 114, è ritornato oggi a 117.

    I titoli di stato della curva lunga che va dai 5 ai 30 anni sono stati certificati di confisca garantiti. Non si tratta di una opinione personale ma di un dato di fatto di questi ultimi 7-8 anni. A nostro avviso (qua opinione personale) continueranno ad esserlo anche in futuro e in maniera ancora più evidente.

    Il decennale di stato ai prezzi di oggi rendeva il 3.6% negli stati uniti, il 3.78% in germania, fino al ricco 4.65% italiano. Tassi assurdamente bassi, come lo sono stati per l'appunto in questi ultimi 7-8 anni. Tassi di interesse che non sono stati in grado di compensare la perdita di potere d'acquisto dovuta all'inflazione reale (non quella truffaldina degli uffici di statistica).

    La colpa principale di questa assurdità di prezzo, ovviamente, è delle banche centrali, che manipolano il tasso a breve condizionando quello a lunga. Quella distorsione della struttura dei tassi della quale parliamo sempre. Poi ci sono altri responsabili, ne abbiamo già parlato in passato e riprenderemo in parte il discorso alla fine di questo articolo.

    Il salvataggio che stati e banche centrali stanno cercando di realizzare (per finta o per davvero, a prescindere da come si vuol leggere la faccenda), compiuto tramite massicce inizioni di liquidità e drastici aumenti dei deficit di bilancio, è garanzia di un futuro aumento dei prezzi. E quindi dei tassi di interesse.

    Non a caso abbiamo detto che da queste operazioni sia nato l'orso sul mercato dei bond, un mercato ribassista sui titoli di stato che durerà anni e arriverà ad essere altrettanto violento e spaventoso come quello che stiamo vedendo e vivendo sulle borse.

    Gli investitori che scappano dai mercati azionari per comprare oggi un tasso fisso così ridicolamente basso da tenere per i prossimi 5-7-10 o addirittura trenta anni, probabilmente stanno abboccando alla favola della deflazione che viene venduta quotidianamente al pubblico.

    E stanno passando in maniera molto ingenua dalla padella alla brace. Devono solo sperare di riuscire a saltarne fuori prima che accendano il fuoco sotto. Che non escludiamo un giorno potrebbe arrivare non tanto in modo delicato da un cerino quanto piuttosto da un lanciafiamme. Quindi con poche se non nessuna possibilità di uscirne del tutto illesi.

    La favola della deflazione è supportata da un calo dei prezzi delle materie prime ma questo calo, se inizialmente era normalissimo come frutto di un allentamento della domanda dovuto alla recessione, adesso è dovuto prevalentemente a un rientro di posizioni speculative che sta rafforzando dollaro e yen, e va ad alimentare un circolo vizioso.

    Il prezzo delle materie prime o dei metalli che si scambia sui mercati finanziari in alcuni casi non ha alcun senso, è disconnesso dal prezzo che si continua a scambiare nell'economia reale, invece ben più alto. Ma questi sono i risultati di avere dei mercati regolati a piacimento da regolatori imparziali che fanno sempre il gioco dei gestori del sistema.

    La crisi corrente, ben gestita da chi sta approfittando del delirio in corso (vedi l'articolo di ieri), sta portando quindi a eccessi estremi che non hanno molto senso, e che creeranno ancora più problemi in futuro.

    Non appena la liquidità immessa nel sistema finirà di tappare i buchi delle banche e del sistema (e ne servirà ancora tantissima) essa ricomincerà a girare nell'ecomia reale causando una nuova esplosione dei prezzi. Tanto più forte quante più imprese minerarie o di lavorazione delle materie prime saranno saltate per aria a causa della crisi togliendo futura offerta di beni reali.

    Come già detto in passato il mondo intero non può attaccarsi alla canna dell'ossigeno come ha fatto il giappone per oltre un decennio con i tassi allo zero per cento. Le iniezioni di liquidità, superata la fase di forte instabilità torneranno nel sistema e si abbatteranno nuovamente sui prezzi delle cose di cui abbiamo bisogno.

    Il costo della vita non calerà, riprenderà ad aumentare. Lo standard di vita, quello sì, continuerà a scendere inesorabilmente per tutti. Ciò che abbiamo sperimentato in questi ultimi anni con l'euro in termini di perdita di potere d'acquisto, al confronto di ciò che è destinato ad arrivare in futuro, è poca cosa.

    E' difficile pertanto credere alla favola della deflazione. Diremmo impossibile ma su questa terra ci sono solo due cose certe: le tasse (che non dovrebbero superare il 10% in una società civile e liberale) e la morte.

    E gli eventi, in questo delirio quotidiano, si interpretano giorno per giorno, al muoversi delle variabili, perchè a questo punto può accadere tutto e il contrario di tutto. Aziende che sembravano sottovalutate a un certo prezzo, continuano a perdere un altro 30% come fosse niente. E potrebbero continuare a perderne ancora un altro 30%.

    Guardiamo gli indici di borsa e consideriamoli prezzi di una singole aziende. In tal caso dal punto di vista tencico, non avremmo molti dubbi a pensare che dopo questo trading range, che va avanti da 10 giorni, siano destinati a un'altra caduta analoga a quella di ottobre.

    Diamo dei target a occhio perchè le proiezioni che ne escono fanno paura, 6000 per il dow jones, 600 per l's&p500, 1900 per il nostro eurostoxx. Gli indici non sono un singolo titolo però, e immaginare un altro crollo di questa portata da qua a fine anno, potrebbe implicare scenari che vanno al di là di una semplice analisi dei mercati.

    Ma torniamo ai titoli di stato. I prezzi di questa immonda robaccia non fanno senso.Tassi futuri di inflazione o iperinflazione nei prossimi 5 anni potrebbero abbatterne il prezzo dell'80%. Perchè allora nessuno vende già oggi? Se la gente comune non ne capisce niente, i professionisti dovrebbero cominciare a scaricare.

    Forse è quello che sta già succedendo, e il rialzo recente serve proprio a questo scopo, aiutare i più furbi a uscire prima che sia troppo tardi. Un po' come succedeva come quando l'euro yen stava a 170 (oggi a 125) o quando l'S&P viaggiava sereno sopra 1250. Su quei prezzi i professionisti più furbi scaricavano di sicuro a piena mani magari andando anche corti.

    Poi il fatto che ancora non scendano è dovuto ai motivi spiegati ieri (qualcuno è costretto a ricoprirsi e a comprare dollari lungo tutta la curva dei tassi).

    C'è qualcuno però che potrebbe cominciare a farlo in ogni momento e in maniera massiccia. Però ancora non si muove. Tra russia, cina, giappone ci sono almeno 2 trilioni di dollari tra depositi e titoli di stato. Una cifra equivalente o forse superiore a tutto l'oro in circolazione estratto dalla notte dei tempi e valorizzato in dollari ai prezzi di oggi. Due trilioni pronti a essere scaricati sul mercato al costo di qualche telefonata.

    Forse chi li ha non si muove perchè, come detto ieri, in questo delirio ha altre priorità: sta cercando solo il pannolone con cui proteggersi dalla "roba" nella quale si è ritrovato immerso nel giro di tre mesi. Oppure, e qua vorremo aprire una luce di speranza, non lo fa ancora perchè sta aspettando il momento giusto. Che ancora non è arrivato. Ma che potrebbe arrivare in ogni momento. A nostro avviso ogni momento è quello buono. Ma sono loro che devono decidere.

    Prendiamo i cinesi. Per anni hanno accumulato dollari in cambio delle merci da loro prodotte. Non li restituivano al mittente perchè ciò avrebbe fatto salire i tassi e interrotto il circolo virtuoso del boom economico. Non li hanno restituiti al mittente neanche quando oramai era chiaro che la crisi sarebbe arrivata. Come detto ieri si sono fatti fregare come dei bambini.

    Oppure, e qua lanciamo la lancia in loro favore, forse sono più furbi di quel che pensiamo e hanno anche loro l'asso nella manica come lo hanno avuto gli americani. Fanno pensare al nemico che sono quasi al tappeto. Invece sono pronti a rilanciare e a rilanciare pensante. Per un ribaltone inaspettato.

    Già perchè tenersi stretti tutti quei dollari per questi ultimi 3 mesi, e facendo il gioco degli americani spiegato ieri, ha portato a un riprezzamento non indifferente di quella che oramai veniva considerata carta straccia destinata a una costante svalutazione.

    Quindi, prima si tenevano i dollari perchè così facendo si alimentava il boom economico. Poi se li sono tenuti perchè nella crisi il dollaro si sarebbe riapprezzato. E ora che il dollaro si è riprezzato. Che motivo hanno di tenerseli ancora? Ora forse stanno solo aspettando il momento giusto per sbarazzarsi di quella imbarazzante massa di carta straccia. Il nuovo De Gaulle forse è dietro l'angolo che aspetta con pazienza di calare il suo asso. E andare a reclamare beni reali in cambio di carta.

    In fondo, come suggerisce un nostro associato nel forum, questo riafforzamento del dollaro in corso potrebbe essere assimilabile al mare che si ritira. Tutti con stupore a chiedersi cosa sta succedendo, e poi mentre si è ancora tutti lì sulla riva a bocca aperta arriva l'onda dello Tsunami. Quello iperinflazionistico. Anche Bob Chapman sembra della nostra stessa idea in questo splendido articolo di oggi che recita (traduciamo approssimativamente con i termini da noi usati tutti i giorni):

    L'istituzione di sostegno ai mercati (il PPT) ha tolto il proprio supporto lasciando precipitare le borse e dando il via a un periodo di panico e instabilità, così da approfittarne per conto personale. Hanno lasciato che si verificasse un crash al di sopra di ogni controllo costringendo tutti quanti a cercare riparo nei titoli di stato americani, canadesi europei e giapponesi.... inoltre sopprimendo il prezzo dell'oro in vari modi, hanno scoraggiato coloro che cercavano riparo nello stesso favorendo la scelta dei titoli di stato come unica via di salvezza.
    ...
    Tutti coloro parcheggiati in dollari e con le tasche piene di valuta americana però ritorneranno (lui ne è sicuro) per vendicarsi ferocemente. E noi (americani) saremmo complemente, interamente, immediatamente "Weimarizzati" nel momento in cui ciascuno di costoro cercherà di accapararsi il maggior numero di asset reali americani sui quali riusciranno a mettere le mani.
    ...
    Saremo completamente sommersi dai dollari, come se uno Tsunami di carta moneta ci venisse scatenato contro da un terremoto forza 10. In questo scenario e con il prezzo del petrolio ancora così basso ci aspetteremo anche delle minacce dalle nazioni dell'OPEC che vorranno sganciare le loro valute dai cambi fissi verso dollaro, e questo potrebbe essere la spada di damocle definitiva sulle nostre teste. Quando questo Tsunami arriverà verremo tutti spazzati via dall'onda, si salverà solo chi avrà oro argento e beni reali.

    http://www.usemlab.com/index.php?opt...d=312&Itemid=1

  4. #4
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    ovviamente il titolo, vagamente calcistico, può essere modificato dai moderatori eh.

  5. #5
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    ROMA, 24 OTT - L'euro va ancora giu' e scende fin sotto quota 1,25 dollari. La moneta europea e' scesa al nuovo minimo di seduta di 1,2497 dollari.

    http://www.ansa.it/site/notizie/awnp.24257182.html

  6. #6
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    giornata campale in borsa...oltre alle chiusure pesantissime in Asia (Tokyo -10%), in Europa va malissimo...tutti intorno al -8%, col picco di Francoforte (-10%).

  7. #7
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    per fortuna che c'e` usemlab!

  8. #8
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    Canapone dice che la crisi economica è finita.

    Un mese fa.

  9. #9
    Austrian libertarian
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    si prospetta un taglio deciso dei tassi sia dalla Fed che dalla BCE.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Abbott Visualizza Messaggio
    si prospetta un taglio deciso dei tassi sia dalla Fed che dalla BCE.
    In effetti l'altra volta c'è stato un drastico cambiamento di rotta dopo il taglio dei tassi.

    Mi facessero un fischio quando vogliono arrivare sottozero che ho da rinegoziare il mutuo.

 

 
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