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    anarchico
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    Thumbs up Comunità dei Figli di Dio

    Vorrei far conoscere ai forumisti la Comunità dei Figli di Dio fondata da Don Divo Barsotti. Avendo conosciuto molti di loro credo di poter dire che si tratta di un'isola felice in questa chiesa in rovina.

    http://www.figlididio.it/

    LA COMUNITÀ DEI FIGLI DI DIO

    La Comunità fondata da don Divo Barsotti, presente in Italia e all'estero, è costituita da sacerdoti e laici che, in famiglia o in piccole case di vita comune, vivono in unione con Dio una presenza cristiana nel mondo.
    La Comunità dei Figli di Dio è una famiglia religiosa che vuole offrire la possibilità di vivere come veri figli della Chiesa e di realizzare quello che la Chiesa stessa realizza: l'universalità della sua missione. Vuole cioè realizzare l'unità fra tutti gli uomini, non escludendo nessuno, ma accettando tutte le anime di buona volontà senza fare difficoltà di condizione, di età, di stato di vita. La Comunità non vuole creare un élite in seno alla Chiesa, ma vuol far vivere veramente, nella Chiesa, la sua cattolicità.
    E vuole vivere nel mondo il mistero dell'adozione filiale basandosi su quelli che da sempre sono nella Chiesa i fondamenti della spiritualità monastica: preghiera, ascolto della Parola di Dio, contemplazione, vita liturgica e sacramentale.
    I membri della Comunità non si ritirano negli eremi, ma vivono da monaci nel mondo, in mezzo agli uomini e nelle strutture sociali. Lavorano negli uffici, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle case; sono uomini e donne, sono giovani e anziani, sono sposati e sono non sposati: uniti in un'unica famiglia mediante una consacrazione grazie alla quale si donano e si consegnano al Verbo di Dio, alla Vergine Madre e alla Chiesa. Vogliono che ogni attività umana sia consacrata al Signore: sono al servizio di Dio per essere ovunque testimoni di Cristo.
    La Comunità non ha opere particolari: in qualunque stato sociale e dovunque si trovino i suoi membri, la loro vita vuole essere una testimonianza di Cristo, pura trasparenza di Dio.

    La Comunità è nata nel 1946, sotto la direzione del padre Barsotti, che indicò immediatamente un preciso programma di vita: una vita vissuta interamente nella Divina Presenza e fondata soprattutto sulla preghiera; si richiedeva una preparazione anche culturale (era raccomandata almeno un'ora settimanale di studio); e poi una giornata al mese di ritiro e un incontro di gruppo ogni settimana. Il Padre impostava la vita della Comunità sulla lettura e sulla meditazione della Sacra Scrittura, sull'esercizio delle virtù teologali, sottolineando il primato dei valori contemplativi.
    Venivano così esposti subito i capisaldi della spiritualità: semplicità e libertà interiore, adesione alle varie realtà della vita, impegno totale, carità fraterna, rapporto di intimità con Dio.
    Questo monachesimo interiorizzato era una vera e propria novità: i valori della vita contemplativa non erano più un'esclusiva degli eremiti ritirati nelle clausure, perché le parole della Scrittura "occorre pregare sempre" sono rivolte a tutti.
    Pian piano la Comunità andò crescendo, il piccolo seme sta ora diventando un grande albero che vuol essere piantato nel cuore del mondo.
    Anche la struttura della Comunità si andò delineando sempre più chiaramente, costituendosi come famiglia comprendente vari stati di vita:

    * laici che vivono nel mondo, sposati o non sposati, e sacerdoti che, dopo un periodo di preparazione, si consacrano a Dio nella Comunità (primo ramo);
    * sposi che intendono impegnarsi a vivere il Vangelo nella famiglia, e fanno i voti di povertà, castità coniugale e obbedienza (secondo ramo);
    * laici non sposati che, vivendo nel mondo, intendono vivere la propria donazione a Dio professando i voti religiosi di povertà, castità e obbedienza (terzo ramo);
    * vita religiosa nelle Case di vita comune, con fratelli e sorelle che lasciano tutto per vivere la vita tipicamente monastica, basata sulla preghiera, sul silenzio, sul lavoro, sullo studio. È il quarto ramo.

    Non vogliamo le opere, ma il servizio ai fratelli, l'umile testimonianza di una carità semplice, pratica, fraterna e sentiamo la necessità di affermare che la carità non può avere un contenuto religioso se un'anima non s'impegna prima a fare di sé un'offerta al Padre celeste. Così tutta la Comunità si consuma nell'atto onde Cristo muore sulla croce. Non dobbiamo fare, ma essere.

  2. #2
    anarchico
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    Predefinito Il Padre Fondatore: Don Divo Barsotti

    Divo Barsotti è nato a Palaia (PI) nel 1914.
    Pochi anni dopo l'ordinazione sacerdotale per interessamento di Giorgio La Pira si è trasferito a Firenze, dove ha iniziato la sua attività di predicatore e di scrittore. Oggi è unanimemente riconosciuto come mistico e come uno degli scrittori di spiritualità più importanti del secolo. La sua produzione letteraria è notevolissima: più di 150 libri, molti dei quali tradotti in lingue straniere, tra cui il russo e il giapponese, più centinaia di articoli presso quotidiani e riviste di spiritualità. Ha scritto commenti alla Sacra Scrittura, studi su vite di santi, opere di spiritualità, Diari e poesie. Tra i sui testi di più importanti: Il Mistero cristiano nell'anno liturgico; Il Signore è uno; Meditazioni sull'Esodo; La teologia spirituale di San Giovanni della Croce; La legge è l'amore; Cristianesimo russo; La religione di Giacomo Leopardi; La fuga immobile.
    Ha fondato la "Comunità dei figli di Dio", famiglia religiosa di monaci formata da laici consacrati che vivono nel mondo e religiosi che vivono in case di vita comune; in tutto circa duemila persone. La Comunità è presente in Italia e nel mondo (Africa, Australia, Sri Lanka, Colombia) e si impegna a vivere la radicalità battesimale con i mezzi che sono propri della grande tradizione monastica.
    Vicino per anni alla sensibilità del cristianesimo orientale, Divo Barsotti ha fatto conoscere in Italia le figure dei santi russi Sergio, Serafino, Silvano. Nel 1972 è stato chiamato a predicare gli Esercizi spirituali in Vaticano al Papa.
    Ha insegnato teologia presso la Facoltà teologica di Firenze e ha vinto diversi premi letterari come scrittore religioso. Ha predicato in tutti i continenti e ultimamente è stato inserito tra le dieci personalità religiose più eminenti del '900, in Storia della spiritualità italiana, curato da P. Zovatto (Edizioni Città Nuova).
    Don Divo si è spento seranamente il 15 febbraio 2006 nella sua stanza a Casa San Sergio, il piccolo eremo che dal 1955, a Settignano (sulle colline di Firenze), accoglie la Comunità dei figli di Dio.

  3. #3
    anarchico
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    Predefinito Vita Della Comunità

    La Comunità è di carattere contemplativo, ed è fondata sulla tradizione monastica.
    I cardini della vita della Comunità sono: la vita liturgica e sacramentale, la preghiera e l'ascolto della Parola di Dio.
    Secondo i programmi stabiliti, i membri della Comunità leggono e meditano ogni mese un Libro della Sacra Scrittura in modo da leggere la Bibbia in un ciclo quadriennale; pregano con la Liturgia delle Ore, almeno in alcune sue parti; frequentano la vita sacramentale e liturgica per quanto possibile. L'attività della Comunità tende tutta a creare nel consacrato, ovunque egli viva e in qualunque condizione, un figlio di Dio con il cuore immerso nella Divina Presenza, luminoso testimone del Padre, dedito alla preghiera, amante del raccoglimento, che in ogni sua attività vive le virtù teologali della fede, speranza e carità.
    Ogni settimana i consacrati si incontrano in piccoli gruppi; sono incontri in cui si prega, si fa formazione biblica, ci si confronta e ci si aiuta, cercando di entrare sempre più nel cuore della vita spirituale. Ogni mese poi c'è un incontro allargato tra i vari gruppi esistenti nella stessa zona e un ritiro mensile nel quale si privilegiano la meditazione e il silenzio. Durante l'anno infine si organizzano corsi di Esercizi Spirituali, di cinque-sei giorni in varie parti d'Italia e un pellegrinaggio per la conoscenza e la scoperta dei luoghi della spiritualità.

  4. #4
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    Predefinito Spiritualità Della Cfd

    La spiritualità della CFD vuole essere una spiritualità monastica.
    Il Vademecum della Comunità sottolinea:

    "Il Cristo deve farsi presente al mondo per mezzo nostro. Ecco perché il contemplativo deve vivere in mezzo al mondo.
    Essere noi la presenza di Dio sulla terra, ecco la nostra missione, ecco a che cosa ci impegna la nostra vocazione cristiana e la consacrazione che facciamo nella CFD.
    Questa è la testimonianza che il Signore ci chiede: non volere, non chiedere, non essere nulla. Essere solo una voce che annuncia la presenza del Cristo, un segno della presenza di Dio.
    Si impone che noi viviamo una vita teologale, rendendoci conto che prima di tutto Dio ci comanda l'atto interno che è sempre un'adesione alla sua verità e un'obbedienza alla sua volontà di amore. La vita spirituale, dunque, prima di tutto è esercizio di virtù teologali; perciò si può dire che l'amore è prima dell'essere...
    Dobbiamo vivere per Dio, ma senza sentire alcuno estraneo... Il dono più grande che si possa fare alle anime è dar loro il senso della trascendenza divina, davanti alla quale tutti gli altri valori non sono. Noi vogliamo vivere alla divina Presenza, ci sentiamo impegnati ad avere questo senso e a darlo agli altri... Bisogna riportare il mondo al senso del sacro che ha perduto. Dobbiamo rendere testimonianza di un contatto con Lui, di una gioia che ci ha dato la sua parola, di un'inquietudine che abbiamo provato nell'incontrarci con Lui; gioia che deriva dalla sua intimità, inquietudine che ci viene dalla fame che ci ha lasciato il suo contatto".

    Il primato spetta dunque ai valori contemplativi e all'esercizio delle virtù teologali. Alimento della vita spirituale è la lectio divina, ossia la lettura e la meditazione della Sacra Scrittura e dei testi della Tradizione. La partecipazione assidua alla vita liturgica e sacramentale costituisce un caposaldo della vita del monaco, da cui tutto procede. La preghiera liturgica delle Ore è vissuta come prolungamento della Divina Liturgia e contributo vivo del cristiano alla salvezza del mondo.
    L'ideale monastico della Comunità dei Figli di Dio tende all'essenziale: la ricerca di Dio come Assoluto nel totale abbandono alla Sua volontà, un monachesimo nel mondo, interiorizzato. L'antico monachesimo è nato come un movimento laicale e deve rimanere patrimonio dei laici, scrive don Divo Barsotti.

    I punti fondamentali della spiritualità della Comunità dei Figli di Dio si possono così sintetizzare:

    * Spiritualità Escatologica: poiché tutta la vita dell'uomo tende alla visione di Dio, tutto ciò che l'uomo vive deve sempre essere ordinato alla realtà ultima e definitiva.
    Spiritualità Liturgica: il carattere escatologico non si realizza senza la dimensione liturgica. È nella liturgia che il mistero della realtà ultima si rende presente. Di conseguenza, la Comunità invita ogni consacrato ad una sempre più intensa partecipazione alla vita liturgica e sacramentale, prediligendo soprattutto il Santo Sacrificio, fonte e culmine della vita della Chiesa e di ciascuno.
    * Spiritualità Contemplativa: il carattere escatologico e liturgico dicono l'aspetto oggettivo, mentre il carattere contemplativo dice l'aspetto soggettivo, ossia la personale partecipazione dell'uomo al mistero di Dio. La vita contemplativa implica prima di tutto il rapporto dell'anima con Dio e il monaco è chiamato a vivere e a testimoniare il primato di Dio su ogni cosa.

    Si legge nel Vademecum: Vivere una vita contemplativa vuol dire certo trascendere il mondo, ma vuol dire anche portare tutto il mondo dentro di sé. Una vita contemplativa oggi importa che noi viviamo nel cuore della situazione non solo ecclesiastica, ma mondiale. Il contemplativo non si chiude in sé, non si immiserisce nel suo piccolo mondo, ma, proprio perché è un contemplativo, deve acquistare le misure stesse della divina carità e tendere a Dio trascinando con sé tutto il mondo umano in cui egli vive. La solitudine dell'anima contemplativa è il seno di Dio in cui tu devi portare l'universo.

    Parlo a voi, padri e madri di famiglia: non darete mai nulla di più grande, non lascerete un'eredità maggiore ai vostri figli dell'esempio di una vostra vita di preghiera e di santità. La vocazione alla nostra Comunità è vocazione alla santità, perché è vocazione all'unione con Dio. (don Divo Barsotti)

  5. #5
    anarchico
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    Predefinito Casa San Sergio

    CASA SAN SERGIO

    Via Crocifissalto, 2 - 50135 Settignano (FI)

    Casa San SergioÈ la "Casa madre" della Comunità. Si trova sulle pendici dei colli fiorentini in una incantevole posizione in mezzo agli ulivi. Il Padre approdò qui nel 1954. Dopo aver vissuto per qualche anno presso un istituto di suore di Firenze, egli sentì che doveva iniziare un'esperienza più forte, da solo o con dei compagni. Lasciate le suore, alloggiò per qualche mese presso un dormitorio a Monte Senario, con un giovanissimo discepolo. Non potendo rimanere sempre lì, si mise a cercare attorno a Firenze qualcosa che potesse fare al caso suo. Subito trovò questa casa a Settignano, disabitata da anni, che egli comprò, aiutato da una persona della Comunità. La Casa fu dedicata a San Sergio di Radonež, padre del monachesimo russo e patrono della stessa Russia. Nessuno conosceva in quei tempi il monachesimo degli staretz: Sergio, Serafino, Silvano... Don Divo, avendolo studiato sui rarissimi testi che all'epoca si riuscivano a reperire ed essendosi appassionato a questo tipo di monachesimo, più semplice e umile rispetto a quello occidentale, volle dedicare la prima Casa proprio al grande Santo russo.
    Da allora il Padre ha sempre vissuto a Casa San Sergio. Attualmente vivono con lui diversi fratelli. Fin dai primi tempi il Padre aveva desiderato che la vita religiosa dei membri delle case della vita comune si ispirasse alla vita del monachesimo russo: vivere per Dio solo, nella lode e nella essenzialità, con uno stile di grande semplicità, umiltà e povertà, in piccoli gruppi. Mai grandi complessi, mai grandi abbazie, ma piccoli nuclei di fratelli e sorelle (al massimo sei o sette) un po' isolati rispetto alle città, per conservare il silenzio e il raccoglimento.
    L'orario e il ritmo di Casa San Sergio sono scanditi sulle note di una vita ritirata, con la liturgia e le preghiere in comune (ufficiatura completa), lo studio e il lavoro. Vivo e sentito è il rapporto con i fratelli appartenenti ai primi rami della Comunità: chi vuole fare un periodo di ritiro personale, può venire a Casa San Sergio, disposto a inserirsi nella vita dei fratelli e a seguire l'orario della Casa.
    Ogni mese viene tenuto un ritiro aperto a tutti: salgono allora da Firenze o da altrove fratelli e sorelle della Comunità, amici e persone desiderose di un giorno di meditazione e preghiera coi fratelli di Casa San Sergio.
    A Casa San Sergio sono pure disponibili e in vendita i libri scritti dal padre fondatore, che nella sua vasta produzione di testi di spiritualità, di commenti a Libri della Sacra Scrittura, di meditazione su temi diversi inerenti la vita dello Spirito, ha dato e continua a dare un contributo enorme all'arricchimento spirituale dei suoi figli e di tutta la Chiesa.

    L'EREMO

    Chiesetta dell'eremoNella mente del padre fondatore è sempre stata presente la possibilità di avere un luogo di assoluta solitudine, di ritiro, di deserto. I grandi monaci russi, a iniziare da San Sergio di Radonez, si inoltravano nelle foreste e costruivano rudimentali eremi in legno dove vivevano in assoluta povertà, in silenzio e in continua preghiera. Anche la Comunità dei Figli di Dio ha il suo eremo, che si trova nascosto negli scabri e verdi colli toscani, nel triangolo compreso tra Pisa, Siena e Volterra. Era un tempo una vecchia fornace dove si fabbricavano e cuocevano mattoni, già da diversi anni abbandonata a se stessa e in rovina. Fu data in donazione a don Divo Barsotti, con la precisa condizione però che quel posto dovesse divenire luogo di preghiera. E fu così che, verso il 1960, il Padre, con alcuni giovani discepoli che volevano condividere con lui l'ideale monastico nel suo primitivo rigore, salì sul colle toscano armato di piccone, pala e cemento, partecipando anche lui nella fase iniziale alla edificazione di una struttura semplice e sobria, dotata di cellette e di cappella: l'Eremo della Fornace, dedicato alla Santissima Trinità, proprio come il primo Eremo costruito da San Sergio nelle lontane foreste russe circa 600 anni prima. Per mantenere il clima di povertà e austerità, l'Eremo venne dotato solo di stufe a legna: niente luce elettrica, niente elettrodomestici, niente acqua corrente. Don Divo, anche dopo la fine dei lavori di ristrutturazione, venne all'Eremo per qualche tempo, dedicandosi come lavoro all'apicoltura, vivendo di niente, ma centralizzando ogni cosa nella vita liturgica che scandiva il ritmo della giornata. Successivamente, l'Eremo è stato utilizzato, è lo è tuttora, non più come residenza stabile, ma come luogo di ritiro e permanenza temporanea dei fratelli e delle sorelle della vita comune, nonché per incontri e ritiri per gli altri membri della Comunità. È il luogo del silenzio, perché i monaci sono i pellegrini del silenzio.

    Interno della cappellaCosì scrive don Divo Barsotti nei suoi diari: "La presenza di Dio è il puro silenzio. Tu non puoi costringere Dio, ma se fai posto al silenzio, allora il silenzio diviene la Sua Parola: Egli ti parla".
    I fratelli e le sorelle della vita comune si ritirano qui spesso, in piena solitudine o in piccolissimi gruppi, e una volta al mese tutti insieme per una giornata comunitaria di preghiera. È possibile anche una certa accoglienza per chi desidera ritirarsi in preghiera e in assoluta povertà.
    L'Eremo della Santissima Trinità è lontano dai centri abitati, immerso in zone boschive, e così deve rimanere: ignoto ai sentieri degli uomini, nascosto nel cuore di Dio. Il suo nome - Santissima Trinità - indica l'itinerario e lo scopo della sua esistenza.

    CASA DELLA TRASFIGURAZIONE

    Via Rossellino, 7 - 50135 Settignano (FI)

    Casa della TrasfigurazioneLa Casa della Trasfigurazione è certamente la più cara tra tutte le Case della CFD, perché ha visto nascere la vita comune femminile. Da tempo si sentiva l'esigenza di una Casa vicina a Casa San Sergio e questa rispondeva proprio ai desideri ed alle esigenze della Comunità. Era una casa di campagna da ristrutturare, molto semplice e dall'insolito colore rosa, immersa nel verde riposante degli uliveti e posta lungo la strada che porta a San Sergio, appena fuori da Settignano.
    Con l'aiuto generoso di tanti, la Comunità è riuscita ad acquistarla nel 1968 per potervi finalmente concretizzare il sogno di una vita comune femminile, dalle radici così profonde da poter dare il via ad una esperienza senza scadenze... Dopo aver costruito al pianterreno una piccola Cappella, la casa, da abitazione civile, divenne davvero una piccola Casa di preghiera.
    Il nome che le venne dato era ed è un programma e una promessa: Casa della Trasfigurazione, per ricordare una delle feste fondamentali per la Comunità dei Figli di Dio e per tutti i "contemplativi".
    Il padre fondatore ha sempre sentito nella Festa della Trasfigurazione (molto amata in Oriente) un elemento centrale della vita non solo del Cristo, ma anche del cristiano.
    Dice il Vademecum: Gesù era Figlio di Dio anche prima che si trasfigurasse agli occhi dei discepoli e noi siamo figli di Dio prima ancora di partecipare a questa Trasfigurazione. Ma se noi vogliamo celebrare il mistero della Trasfigurazione, noi lo possiamo celebrare solo nella misura che di questa adozione filiale diveniamo consapevoli. La generazione del Verbo avviene nella divinità, ma quando Egli s'incarna, avviene nel grembo di Maria, nel seno di tutta l'umanità. Allora dai più intimi recessi della natura scaturisce questa sorgente di luce; è un fiotto d'acqua viva che sale al Cielo e questa luce irradia tutto. Questa è la virtù cristiana: il nascere del Verbo nel cuore dell'uomo. E ancora: La Trasfigurazione del Cristo deve essere la nostra Trasfigurazione, esigenza e compimento della vita presente e della vita di domani, luce e puro ascolto delle parole del Padre: 'Tu sei mio Figlio' e, di rimando, le parole del Figlio: 'Abba, Padre!'
    I frutti però tardavano a maturare... il primo esperimento di vita comune non ebbe un esito positivo. Così la Casa continuò ad accogliere sorelle "pellegrine", consacrate o con i voti nei primi rami, per dei periodi di ritiro e preghiera, avendo l'opportunità, data la vicinanza, di partecipare alle celebrazioni liturgiche a Casa San Sergio.
    Soltanto nel 1978 si cominciarono a vedere i primi frutti con l'arrivo delle due prime sorelle che iniziarono stabilmente una forte esperienza di vita contemplativa, nella solitudine e nel silenzio, ma tenendo sempre aperta la Casa all'ospitalità. Nell'85 a queste prime due si aggiunse un'altra sorella, poi una quarta e così via fino a non avere più stanze per tutte. Cominciava così l'esodo verso altre Case...
    La Casa ordinariamente non accoglieva più di sei o sette sorelle, sia perché questo numero di persone consente di respirare un'aria familiare e spontanea, sia per lasciare un po' di posto per i pellegrini (della Comunità e non) desiderosi di pace e di preghiera. La particolarità dell'accoglienza di queste sorelle era la condivisione di tutta la loro vita e dei loro spazi: "gli ospiti sono invitati ad una totale immersione nel nostro orario e nei nostri lavori, senza difese o riserve.".
    Nella Casa si facevano vari lavori: a parte le quotidiane attività domestiche, vi si curava il giardinaggio e ci si dedicava al lavoro nell'orto; vi era poi la redazione del Notiziario della Comunità dei Figli di Dio. C'era anche un'attività artistica: l'iconografia con la tradizionale tecnica russa, e la scultura.

    CASA DELLE BEATITUDINI

    Via Olmeto, 7/F - 50135 Settignano (FI)

    La Casa, circondata dagli olivi, è stata chiamata delle Beatitudini non solo con riferimento al programma di vita evangelico della pagina di S. Matteo, ma anche allo stupendo panorama che si gode da lassù.
    Il verde, il silenzio, la relativa lontananza dal paese rendono la Casa delle Beatitudini adattissima per facilitare il clima di raccoglimento necessario per far crescere vocazioni contemplative. Nella Casa è stata ricavata una semplice e luminosa cappella.

    CASA DI S. MARIA DELLE GRAZIE

    Santuario Madonna di Pietracupa - 50020 S. Donato in Poggio (FI)

    Anno di grazia 1990, 13 ottobre: si apre la Casa di Santa Maria delle Grazie in San Donato in Poggio. Le due sorelle che per prime si stabilirono in questa Casa, ricevettero la custodia del Santuario della Madonna delle Grazie di Pietracupa. Era la prima casa, con un Santuario della Vergine, offerta dal Cardinale di Firenze, Silvano Piovanelli, alla Comunità.

    CASA E SANTUARIO DELLA MADONNA DEL SASSO

    Santuario Madonna del Sasso - 50060 Santa Brigida (FI)

    "Accogliete la parola del Vangelo così come io ho accolto la parola di Dio nell'Annunciazione": questo l'invito che la Vergine Maria ha lanciato più di cinquecento anni fa (1494) dalla rupe del Sasso, apparendo alle pastorelle salite qui a pregarLa, seduta sulla roccia e con in mano il libro del Vangelo. Intorno a questo invito si raccolgono da allora, in religioso ascolto e in preghiera, le popolazioni delle ampie e ridenti valli circostanti.
    Anche i fratelli della vita comune sono stati convocati dalla Vergine per fermarsi al Sasso, attraverso una serie di circostanze certamente non casuali, di cui il Signore si è servito per affidare loro la custodia del Santuario.
    La vita della piccola comunità scorre raccolta e intensa, scandita dalla preghiera, dal lavoro e dallo studio, e si è intrecciata con la vita stessa del Santuario, animata dalla fede semplice di tanti pellegrini e devoti, che fanno del Sasso il centro della loro vita di comunione con Dio attraverso la consolante esperienza della maternità di Maria.
    La struttura del Santuario, risalente nella sua costruzione originaria alla fine del sec. XV, ampliata poi nei due secoli successivi sempre secondo uno stile quanto mai sobrio e rispettoso della grande bellezza della natura circostante, ha accolto i fratelli con facilità e li aiuta non poco a tener fede a quello stile di essenzialità e di sobrietà che caratterizza la loro vocazione.
    Circondati dal bosco che copre tutta la montagna su cui è posto il Sasso, eppure esposti e quasi sospesi sulle valli e sulle colline maestosamente dominate dal Santuario, avvolti e protetti dal silenzio, voce della natura che così rivela il mistero della sua sacra bellezza, i fratelli della vita comune respirano il respiro stesso del creato. La loro preghiera non infrange quel silenzio, semmai gli si unisce nell'armoniosa solidarietà tra le creature tutte, chiamate all'esistenza per magnificare l'amore e la sapienza del Creatore.
    La Presenza di Dio palpita ovunque: nella piccola cappella interna, le cui finestre si aprono alte su orizzonti sconfinati disegnati mirabilmente dal dito di Dio, vera camera alta (cfr. Lc 22.12) nella quale quotidianamente si vive il mistero della Sacra Cena; nella piccola cripta sottomessa alla chiesa grande e quasi scavata nella roccia viva, cuore del Santuario pulsante di preghiere offerte davanti alla piccola e amatissima immagine della Madonna delle Grazie; sotto i portici del chiostro antistante la chiesa e per due lati aperto maestosamente sul mondo; sui sentieri che solcano il bosco di castagni... Ovunque Egli attende i suoi figli per educarli a una preghiera semplice e vera, fatta di parole, ma più ancora di meraviglia e gratitudine, che quotidianamente essi depongono nelle mani della Madre perché sia potenziata dal Suo amore e dalla Sua dedizione a quel Dio che Le è anche Figlio.
    Soprattutto qui, ai piedi della Madre, la preghiera dei fratelli è accorata intercessione per il mondo intero, per quel mondo che cerca sempre una Roccia come appiglio per trovare sicurezza e stabilità e che anela - anche se non sempre se ne rende conto- al Vangelo, unica guida perché l'uomo ritrovi pienamente se stesso in Dio. Al Sasso, dunque, Dio e Sua Madre hanno voluto la Comunità perché la vita di ogni consacrato sia vita in Cristo e, come tale, si apra al mistero della Chiesa, convocazione universale di tutti i figli che si ritrovano ad ascoltare e pregare Lui, senza barriere o discriminanti selettive e particolaristiche.
    Di questa Chiesa, Madre e Maestra di tutti, Maria è qui segno vivo e immagine tenerissima, nel Suo continuo riconsegnare il Vangelo del Figlio e nel
    Suo richiamare familiarmente al mistero del Suo primo incontro con la Parola di Dio nell'Annunciazione.

    CASA SAN GREGORIO

    Via per Chiavazza, 30 - 13856 Vigliano Biellese (BI)

    Questa Casa della Comunità, la prima ad accogliere un piccolo gruppo di fratelli del IV ramo fuori dalla Toscana, è situata sul crinale della collina di Moncavallo che domina il paese di Vigliano, alle porte di Biella.
    Fino a qualche decennio fa era una cascina abitata da alcuni contadini, proprietà di un'antica famiglia piemontese che dopo averla ristrutturata l'ha donata, sotto suggerimento dei Padri Filippini di Biella, alla CFD: era il gennaio del 1993.
    Insieme alla casa, i fratelli di vita comune hanno ricevuto anche due ettari di terra che costituiscono la materia prima del loro lavoro. Su circa un ettaro la collina degrada a sbalze verso la pianura ed è occupata da una vigna secolare. Il restante terreno era anch'esso in gran parte un vigneto: abbandonato da decenni, è ora coperto di rovi e da alberi di varie specie.
    L'attività lavorativa dei fratelli si è dunque orientata ad un sistematico ripristino della vigna ed al recupero del terreno contestato dai rovi. Dall'uva si ricava un vino pregiato, il Nebbiolo o Spanna, vino nobile di lungo invecchiamento. Hanno poi iniziato a piantare alberi da frutta e adibito alcuni appezzamenti ben esposti per l'orto di casa. Si prendono cura delle api per produrre il miele che è sempre più apprezzato e richiesto dai confratelli della Comunità. Le possibilità di lavoro agricolo sono la ricchezza materiale di questa Casa che allo stesso tempo gode della generosità e della partecipazione, sia al lavoro che alla preghiera, di molti amici e membri della Comunità presenti nel biellese.
    Qui si realizza in modo ideale l'unione dei rami della Comunità, così come è stata ideata e voluta dal fondatore. La Casa diviene un punto di riferimento per i fratelli laici (i primi tre rami) che poi possono venire per la loro preghiera personale, per incontri di formazione, per periodi di raccoglimento e riflessione, ecc., senza nulla togliere alle parrocchie o alle realtà ecclesiali locali. Anzi, i fratelli della vita comune ogni tanto vengono chiamati nelle parrocchie, invitati dai parroci per celebrazioni particolari o per animare incontri di preghiera.
    Ogni mese accolgono con gioia un numero maggiore di consacrati e simpatizzanti in occasione dei Ritiri, ma ci sono altre ricorrenze che li vedono spesso riuniti con molti di loro intorno all'altare e al desco.

    CASA MATER MISERICORDIAE

    Via per Chiavazza, 30 - 13856 Vigliano Biellese (BI)

    Non lontano da Casa San Gregorio, recentemente è sorta la Casa Mater Misericordie, che ospita una piccola comunità di sorelle della vita comune, dedite all'iconografia e disponibili all'accoglienza.

 

 

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