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Il titolare di una piccola onoranza funebre racconta lo spregiudicato racket “delle sepolture”

«Le salme nascoste negli scantinati»

MILANO 18/10/2008 - «Le grosse imprese vogliono il monopolio su tutto il mercato, e per farlo utilizzano la stessa politica dei mafiosi: mazzette, corruzione e intimidazioni». A raccontare il racket del “caro estinto” è il titolare di una pic*cola impresa di pompe funebri dell’hinterland milanese «minacciato e preso più volte di mira» dai baroni dei funerali. Proprio per questo chie*de di rimanere anonimo, «sono nonno ormai» e in certi ambienti le “chiac*chiere” non piacciono.

CADAVERI NASCOSTI
«I pesci grossi fanno accordi tra di loro, corrompono il personale delle camere mortuarie e stabiliscono “ap*palti” con gli ospedali - spiega Mario (il nome è di fantasia) - le piccole imprese sono escluse e sono destinate a soccombere. Quando uno dei “gran*di” ti prende di mira è finita». Non è un lavoro facile quello dell’impresa*rio funebre, «ci vuole molta sensibili*tà » per organizzare un funerale. Ma nelle camere mortuarie «ho visto cose tremende: infermieri che nasconde*vano le salme negli scantinati e le tiravano fuori solo quando il “becchi*no amico” era pronto, medici e para*medici che distribuivano bigliettini da visita delle pompe funebri a fami*liari affranti».

Cose da far raggelare il sangue anche a chi con la morte ci ha a che fare per lavoro. Lo scorso gen*naio Mario decide così di segnalare la situazione alla direzione sanitaria dell’ospedale (nell’hinterland mila*nese), «loro mi dicono che quello che stavo raccontando era molto grave e decidono di sostituire gli infermieri della camera mortuaria con una coo*perativa esterna». Per qual*che mese «tutto è andato bene e ho ripreso a la*vorare » perché i baro*ni dei funerali « si erano trovati spiaz*zati e non avevano più gli infermieri da corrompere». Ma dopo qualche mese «gli infermieri “ven*duti” sono ritornati e tutto è ricominciato».
Come prima. Anzi peg*gio «perché questa è come la battaglia di Don Chisciotte contro i mulini a vento». E chi si lamenta viene invitato a tacere «con minacce di morte e telefonate minato*rie, come è successo a me dopo aver segnalato la situazione».

TERRITORI SPARTITI
«Milano e l’hinterland sono in mano ai “grandi” (le pompe funebri princi*pali, ndr) e nessuno osa avvicinarsi». Territori “riservati”, inespugnabili, «e quando uno di loro, dei boss, decide di prendersi una “piazza” arriva e “brucia” la concorrenza con prezzi al ribasso». Per qualche mese «fa funera*li a 1500 euro» costringendo le agen*zie più piccole ad abbassare le serran*de, poi quando il territorio è conqui*stato «aumenta a dismisura i prezzi». Come in un monopolio, «tanto non c’è più nessuno che gli fa con*correnza ». E «se provi ad avvicinarti alle camere mortuarie vieni ta*gliato fuori», i para*medici compiacenti «dicono ai familiari del defunto: “Vada da questa impresa, le fanno il 30% di sconto”, ma poi del*lo sconto neanche l’ombra, oppure si in*ventano che c’è bisogno subito della bara e “ca* sualmente” c’è già l’agenzia amica con la cassa pronta». «Una volta ero stato chiamato da un signore che aveva appena subito un lutto, mi sono precipitato in ospedale ma quan*do sono arrivato nella camera mortua*ria l’infermiere ha preso in disparte il mio cliente e gli ha detto: “Quello non è autorizzato, vada da un altro che è meglio”. E così ho perso il cliente, non potevo in un momento così delicato spiegargli che era corrotto»