Quel silenzio di Stato sul boia
• da L'Opinione del 24 ottobre 2008, pag. 11
di Alessandro Litta Modignani
Come rilanciare la lotta alla pena di morte nel mondo, dopo l’indubbio successo all’Onu con la "storica" votazione del 18 dicembre scorso, che ha visto la mozione per la moratoria delle esecuzioni approvata con 104 favorevoli, 54 contrari e 29 astenuti? Questa è la domanda che traspare dal "Rapporto 2008 - La pena di morte del mondo", pubblicato recentemente da Nessuno Tocchi Caino, l’associazione radicale che da 15 anni si batte sulla scena internazionale contro le esecuzioni capitali. Non è un interrogativo di poco conto. Marco Pannella e i suoi si sono mossi in questi anni sull’obbiettivo "minimo" della moratoria, confidando nella superiore efficacia dell’interlocuzione governativa e istituzionale, rispetto all’azione, pur nobile, di Amnesty International, impegnata sull’obiettivo altisonante e vano dell’abolizione tout court. "Occorre concentrare la lotta contro il segreto di Stato, soprattutto in Cina - spiega Sergio D’Elia, segretario di NtC - Solo così si potrà sapere con esattezza quante sono le esecuzioni, se i processi sono stati regolari o sommari, se ai condannati vengono espiantati gli organi contro la loro volontà, come purtroppo accade. Chiederemo l’istituzione di un inviato speciale incaricato direttamente dal Segretario generale dell’Onu, che abbia poteri ispettivi reali. Più in generale, la lotta alla pena di morte coincide con la lotta per la democrazia, in quasi tutto il mondo, sulla pena di morte nelle dittature dall’Asia al Medio Oriente. Fanno eccezione gli Stati Uniti e pochi altri paesi". La votazione del 18 dicembre - è scritto nel Rapporto - è servita a spazzare via un tabù: il concetto della "sovranità interna agli Stati", in nome del quale i tiranni di tutto il mondo vorrebbero sentirsi liberi di agire contro i propri popoli. Le cifre dicono che sul macabro podio dei primi 3 posti si trovano, nell’ordine, Cina, Iran e Arabia Saudita. In Cina il rapporto stima prudenzialmente in almeno 5mila le esecuzioni ogni anno. Verosimilmente sono molte di più, ma il segreto di Stato impedisce calcoli precisi. Un progresso però c’è stato, dopo la decisione, dal 1 ° gennaio 2007, di avocare alla Corte suprema la decisione definitiva su tutte le esecuzioni, che sarebbero così calate forse del 30%, anche per un possibile "effetto Olimpiadi". In netto peggioramento invece la situazione in Iran, passato in un anno da 215 a 355 esecuzioni, e in Arabia Saudita, dove le esecuzioni sono addirittura quadruplicate: 166, a fronte delle 39 del 2006. Continua invece il costante calo delle esecuzioni negli Stati Uniti: "appena" 42 nel 2007 - nuovo minimo storico - dopo le 53 del 2006 e le 60 del 2005. Da una retrospettiva di medio periodo, emerge il dato migliore: nel 2007 i Paesi mantenitori della pena di morte sono stati 49, esattamente la metà dei 98 del 1994. Quale strategia adottare per continuare su questa strada ? "Ne conosco una sola: diffondere la democrazia - risponde Pannella, presidente di Ntc - Il lavoro duro, per noi, comincia ora".