Originariamente Scritto da
Johannitius
Alcuni passi dalla cartella clinica di F. Nietzsche, quando fu ricoverato nel manicomio di Jena dal 18 gennaio al 24 marzo 1890:
“Nel camminare il paziente alza spasmodicamente in alto la spalla sinistra lascia perdere quella destra. Vacilla nel voltarsi. Eccitabilità idiomuscolare accresciuta. Il malato va nel reparto con molti inchini di cortesia. Con passo maestoso e guardando al soffitto entra nella sua stanza e ringrazia con grandiosa accoglienza. Non sa dove sia. Cerca innumerevoli volte di stringere la mano ai medici. 3 febbraio: imbrattato di escrementi. 10 Marzo: fame da lupo. Designa sempre giustamente i medici; se stesso ora come duca di Cumberland ora come imperatore ecc. 19 aprile: scrive cose illeggibili sulle pareti: ‘ Voglio un revolver, se è vero il sospetto che la granduchessa stessa commette queste porcherie e questi attentati contro di me…’” (Anacleto Verrecchia, La catastrofe di Nietzsche a Torino, Bompiani)
Nietzsche, come noto, "sosteneva una concezione evoluzionistica secondo cui il genere umano deve progredire verso l’Übermensch (l’Oltreuomo) attraverso la selezione dei migliori e l'eliminazione dei deboli e, pertanto, accusava il cristianesimo di essere uno pseudoumanesimo, che si opponeva alla vera filantropia, proprio per avere sempre difeso ogni uomo, nessuno escluso [...]
[...]
Nietzsche lo rimarca chiaramente: la doverosità di rispettare assolutamente la dignità umana dipende dall’esistenza di Dio, la quale esclude la possibilità di compiere sacrifici umani. Pertanto, la morte di Dio, presto o tardi, spalanca le porte ai sacrifici umani, che il cristianesimo aveva bandito, comporta la deflagrazione della violenza, che il cristianesimo aveva chiaramente condannato in tutte le sue forme (pur non avendola mai potuta cancellare, in quanto essa è la faccia tenebrosa della libertà umana).
La morte di Dio porta alla morte dell’uomo, come dice l’ateo M. Foucault: “la morte di Dio e l’ultimo uomo sono strettamente legati […] l’uomo scomparirà. Più che la morte di Dio – o meglio nella scia di tale morte e in una correlazione profonda con essa – il pensiero di Nietzsche annuncia la fine del suo uccisore” ( Da: Giacomo Samel Lodovici, L’eclissi della bellezza. Genocidi e diritti umani, Fede & Cultura)