Il circolo culturale de IL CONSERVATORE ha iniziato le sue attività proponendo lo studio di un classico del pensiero politico europeo che ha costituito il fondamento del conservatorismo liberale occidentale: le Riflessioni sulla Rivoluzione francese, di Edmund Burke.

La seconda delle dieci parti in cui è stato suddiviso il libro e che verrà presentata online lunedì 27 ottobre contiene vari paragrafi che illuminano le coordinate del pensiero di Burke e di un vero conservatorismo liberale. Tuttavia tanto il conservatorismo quanto il liberalismo contemporaneo (nelle sue varianti liberal e libertarian) sembrano aver dimenticato la ragionevolezza burkeana e fatto proprio quel pensiero razionalista, astratto in teoria e rivoluzionario nella pratica, che originò la Rivoluzione francese e che Burke sempre osteggiò opponendovi un riformismo continuista (conservatorismo) basato sui valori dell'esperienza e della tradizione.

Agli amici di "Liberalismo" voglio riportare alcuni punti cardine della riflessione burkeana, per comprendere se e quale spazio abbia abbia ancora Edmund Burke nell'ambito del libertarismo contemporaneo.

Per Burke:

1) Il principio di conservazione si basa sull’ereditarietà. E’ il carattere ereditario, dunque persistente e continuativo, di un sano sistema costituzionale, che il saggio statista deve preoccuparsi di preservare da inutili e deleteri moti rivoluzionari.

2) Chi mantiene viva la tradizione è un conservatore e altresì un riformista, in quanto opera affinché sulle fondamenta delle leggi antiche vengano innestate riforme che ne rinvigoriscono la forma, mantenendone però inalterata la sostanza. Conservare non vuol dire quindi cristallizzare, ma al contrario riformare in uno spirito di continuità.

3) Un saggio statista fa affidamento sulla pratica piuttosto che sulle teorie astratte, in quanto giudica l’esperienza preferibile alla pura ipotesi.

4) L’andamento della vita politica deve conformarsi all’ordine naturale e lo stato va considerato alla stregua di un organismo che permane, pur essendo composto di elementi transitori. In ragione di ciò non si è mai vecchi per le tradizioni conservate né mai nuovi per i progressi conseguiti.

5) Lo spirito di libertà tende per natura all’eccesso e alla prevaricazione, dunque deve essere contenuto “nella temperanza e nel rispetto della maestosa gravità”.

6) Quando la libertà si trasmette per via ereditaria ispira il sentimento di una dignità naturale e nativa, ben distinta dall’arroganza grossolana dei parvenu. In questo modo la libertà assurge a titolo di distinzione nobiliare.

7) Un sano sistema costituzionale è caratterizzato dall’armonia e dall’opposizione di interessi che, in politica come in natura, crea l’armonia dall’antagonismo reciproco di energie disaccordi.

8) Un popolo per avere dignità di se stesso deve professare un culto “religioso” della memoria. Chi non ha passato è destinato a non avere un futuro.

9) Se la felicità è fondata sulla virtù può conseguirsi in qualsiasi condizione sociale. In ciò risiede infatti la Vera Uguaglianza. L’uguaglianza livellatrice dei rivoluzionari rende invece soltanto più amara la reale e insopprimibile disuguaglianza che è propria di un sistema di vita civile.

10) Alla base di un sistema di governo stanno i principi religiosi e alle fondamenta della libertà civile le discipline e i sistemi morali.

11) Lo Stato è uno strumento salutare che l’uomo può corrompere in veleno.

12) In un sistema collettivo le èlites sono soggette ai gusti e ai talenti del corpo sociale. Ragion per cui gli elementi migliori diventano inevitabilmente lo strumento dei peggiori.

13) L’arroganza e la brama di prestigio portano al disprezzo della propria classe sociale.

14) Il fondamento di un retto sentimento politico risiede nel sentimento di appartenenza, in una catena affettiva che porta gradatamente l’uomo a procedere dall’amore della propria terra nativa fino a quello dell’umanità intera.


Florian