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  1. #111
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    Predefinito Re: Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    con queste risposte sopra riportate, sono curioso infatti di capire davvero bene anche la differenza tra i cosidetti "vaticanosecondisti" e i sedevacantisti, perchè infatti c'è una contestazione da parte dei sedevacantisti nei confronti dell'ultimo Concilio, e se mi si può davvero portare il vero significato della parola "sede vacante", secondo la vostra visione, in poche parole la figura del Papa
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  2. #112
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    Predefinito Re: Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Citazione Originariamente Scritto da Haxel Visualizza Messaggio
    con queste risposte sopra riportate, sono curioso infatti di capire davvero bene anche la differenza tra i cosidetti "vaticanosecondisti" e i sedevacantisti, perchè infatti c'è una contestazione da parte dei sedevacantisti nei confronti dell'ultimo Concilio, e se mi si può davvero portare il vero significato della parola "sede vacante", secondo la vostra visione, in poche parole la figura del Papa
    La differenza tra vaticanosecondisti e sedevacantisti è come quella tra il giorno e la notte!
    La Sede Apostolica è formalmente vacante almeno dal 12.1965 perché, dopo quella data, gli eletti al papato non hanno fatto il bene della Chiesa, si sono macchiati di eresia e di scisma e tutto quello che è stato promulgato, ordinato, canonizzato fino ad ora è nullo, o meglio, non viene dalla Chiesa, ma da impostori.

  3. #113
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    Predefinito Re: Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    diciamo quindi che riprendendo quello che sono diciamo le tesi levrebiane

    -"Il Pontefice romano è infallibile solo quando definisce ex cathedra dei dogmi";
    -"Il Magistero ordinario e universale della Chiesa (ovvero un Concilio Ecumenico presunto come il "Vaticano II") non è infallibile;
    -"Il Concilio Vaticano II, in quanto concilio pastorale e non dogmatico, non può essere infallibile";
    -"E' lecito e doveroso disubbidire ordinariamente all'insegnamento dottrinale, morale e liturgico dell'Autorità legittima (Papa e vescovi), pur riconoscendo all'Autorità stessa tutti i poteri che le sono proprio secondo la Divina costituzione della Chiesa";
    -"E' possibile che l'Autorità legittima (il Pontefice romano) promulghi ed imponga alla Chiesa universale delle leggi (rito della Messa, dei Sacramenti, Codice di diritto canonico), contenenti degli errori, delle eresie o comunque nocivi al bene delle anime";
    -"E' possibile che un Autentico pontefice romano, vero Vicario di Cristo, sia al tempo stesso scismatico, apostata, in rottura con la tradizione, e che i suoi atti siano da considerarsi nulli".
    Mi pare che come differenze possano bastare, no
    ?
    per i sedevacantisti, prima del Concilio, il Papa era sempre infallibile? e che quindi il Papa non può mai mettere nei documenti delle eresie?

    chiedo cioè in base a quanto direbbero i levrebiani, quale è la differenza sostanziale tra le confessioni levrebiane e sedevacantiste, contestate in poche parole quello che ho messo in neretto?
    (Gv 3, 20-21)
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  4. #114
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    Predefinito Re: Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    scusate, non ho visto che questa domanda ha già una risposta
    (Gv 3, 20-21)
    Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio

  5. #115
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    Predefinito Re: Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Pale Ideas: Carta aberta do Rev. Padre Cardozo

    Un attacco a Fellay del padre Cardozo (FSPX Brasile)

  6. #116
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    Predefinito Re: Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Citazione Originariamente Scritto da Feyerabend Visualizza Messaggio
    Incomincio ad afferrare la differenza, grazie. Mi manca, però, la motivazione dottrinale a queste divergenze.
    Di fatto, entrambe le correnti bollano come "eretico" il Concilio Vaticano II e le sue proposizioni, considerando in errore i papi che hanno firmato e applicato i documenti. Perché, poi, traggono conclusioni così diverse riguardo l'autorità papale? C'è una motivazione teologica o, piuttosto, è una questione di "prospettiva futura" (Lefevbre magari pensava che, con una protesta soft, si potesse spingere Roma a ritrattare? Oppure, ancora, c'è della convenienza politica?
    Lefebvre, per certi versi, ebbe un approccio dal taglio più pragmatico rispetto a quello dal taglio più teologico e metafisico di un sedevacantista come Guérard Des Lauriers. Per il primo, forse, salvare la Messa e il sacerdozio era una questione scissa dalla natura della crisi della Chiesa tutta fondata sul grande tema dell'Autorità pontificia. E comunque Lefebvre era un vescovo con potere di giurisdizione, cioè era parte della gerarchia cattolica in tutto e per tutto; se avesse scelto la via della Sede vacante avrebbe dovuto presentare le monizioni canoniche a Paolo VI o a Giovanni Paolo II manifestando loro l'avvertimento consistente nel fatto che si stavano ponendo contro il Magistero della Chiesa. Se a quel punto Montini o Wojtyla avessero persistito ostinatamente nella professione di errori ed eresie Lefebvre avrebbe dovuto dichiarare la Sede Apostolica formalmente e materialmente vacante, divenendo così, Montini o Wojtyla, veri e propri antipapi. Per conseguenza, si sarebbe dovuto procedere all'elezione di un nuovo Pontefice. E' facile comprendere quanto questa strada sia potuta apparire spaventosa, almeno psicologicamente, a Mons. Lefebvre. E' stato questo a farlo optare per la via, assai poco cattolica, della resistenza e della disobbedienza a quella che lui ammetteva essere la suprema Autorità nella Chiesa? Possibile, forse probabile. Ma possono essere stati anche altri motivi, congiuntamente o disgiuntamente a quello appena esposto, ad averlo indotto ad incamminarsi per la strada della "disobbedienza". Escludo, però, che Lefebvre abbia fatto questa scelta per ragioni ricollegabili a basse convenienze personali o a fellayneschi compromessi con i modernisti. Sebbene il modo di agire di Lefebvre sia stato sbagliato e teologicamente infondato gli va riconosciuto il fatto di essere stato un sant'uomo, capace di grande amore per la Chiesa e per la salvezza delle anime. E' possibile invece che la sua naturale inclinazione al pragmatismo, il desiderio di evitare il ‘peso’ di dichiarare la Sede totalmente vacante, l’illusione che la conversione dei modernisti sarebbe potuta avvenire sull’esempio della disobbedienza all’Autorità, siano stati fattori che hanno condotto Lefebvre verso il terreno fertile delle dottrine eterodosse sull'infallibilità del Magistero ecclesiastico e pontificio, risalenti – almeno – già all'epoca del Vaticano I (in quell'occasione, infatti, una certa minoranza nell'episcopato tentò di ostacolare la proclamazione del dogma dell'infallibilità pontificia o quantomeno di ridurne la portata con l'approvazione di una definizione che ne restringesse l'estensione o che permettesse di farlo almeno in via di interpretazione teologica). Tali dottrine minimaliste sono sopravvissute fino ad oggi ed anzi sono oggi diffusissime. Uno dei punti cruciali di tutta la realtà lefebvrista sta nell’adozione di questo minimalismo in materia di Magistero che ha prodotto nei lefebvriani un vero lavaggio del cervello, convincendoli che un Papa può insegnare eresie o errori o promulgare leggi nocive per la Chiesa. Il tutto, ovviamente, non per rinnegare qualcosa che fosse stato insegnato lungo il Magistero bimillenario della Chiesa cattolica, ma per credersi liberi di dissentire dalle novità scaturite dal Vaticano II e in netta rottura con il Magistero precedente.
    Cordialmente

  7. #117
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    Predefinito Re: Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Ok, inizio a capirci qualcosa di più riguardo alle differenze, grazie del chiarimento. Affascinante.

    La lettura e la riflessione mi hanno fatto sorgere una domanda "a latere" (semmai i moderatori spostino, se lo ritengono troppo OT): che io sappia, l'infallibilità papale si applica agli insegnamenti espressi dal Santo Padre ex cathedra, cioè proclama dogmi o verità rivelate. Si sente però dire che il CVII è stato pastorale e non dottrinale, quindi non dovrebbe aver toccato le fonti del magistero vero e proprio. Può, semmai, aver mostrato una linea pastorale non condivisibile o in contrasto con quelle passate ma non per questo "eretica". Il che non renderebbe vacante la sede, poiché non ci sarebbe eresia.
    Ovviamente, dal punto di vista dei sedevacantisti, questo ragionamento non torna. Mi sapete spiegare dove?

  8. #118
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    Predefinito Re: Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Questo segna un ulteriore passo avanti verso l'accordo...:giagia:

    Il superiore della Fraternità San Pio X è stato ricevuto lo scorso fine settimana dalla Commissione Ecclesia Dei
    ANDREA TORNIELLI
    Città del Vaticano
    Un passo ulteriore verso la soluzione della crisi desiderata da Benedetto XVI: il vescovo Bernard Fellay, superiore della Fraternità San Pio X era a Roma nei giorni scorsi per un incontro chiarificatore con la Pontificia commissione Ecclesia Dei. Da quanto apprende Vatican Insider sono state esaminate e discusse alcune delle modifiche al preambolo dottrinale proposte da Fellay. L’esito dell’incontro sembrerebbe positivo. Mercoledì 16 maggio, alla mattina, si riunirà presso il Palazzo del Sant’Uffizio la «Feria quarta», la riunione dei cardinali e vescovi della Congregazione per la dottrina della fede, chiamata a esprimersi sulle modifiche del testo inviato dal superiore lefebvriano. L’esito della discussione collegiale, che coinvolge cardinali e vescovi della Curia romana ma anche di importanti diocesi – saranno presenti, tra gli altri, i cardinali Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, e Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna – sarà consegnato al Papa nei giorni successivi.
    Benedetto XVI riceverà dalle mani del Prefetto della Congregazione, il cardinale William Levada, giunto ormai alla scadenza del suo mandato, i pareri espressi da ciascuno dei padri della «Feria quarta» e dunque potrà valutare non soltanto l’esito della votazione finale ma anche le singole motivazioni, per poi prendere in piena autonomia la sua decisione. Da quanto si apprende, le modifiche proposte da monsignor Fellay insistono nel sottolineare l’importanza della tradizione come elemento stabile. La sostanza del preambolo, il punto di partenza, è stato il nucleo della parte dottrinale dell’accordo già sottoscritto nel 1988 da monsignor Marcel Lefebvre, che diceva di «accettare la dottrina contenuta nel n° 25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II sul magistero ecclesiastico e sull’adesione che gli è dovuta». Per quanto riguarda il dissenso su alcuni passaggi conciliari, affermava: «A proposito di certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente conciliabili con la tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento positivo e di comunicazione con la Sede apostolica, evitando ogni polemica».
    Le sorprese sono sempre possibili, ma ciò che è avvenuto nella precedente riunione della «Feria quarta» dedicata a questo argomento, come pure i pareri già manifestati dai vescovi e dai cardinali, lascia immaginare con buona probabilità un esito positivo. Esito che sarebbe stato propiziato anche dall’ultimo incontro di Fellay con Ecclesia Dei.
    Quello che invece ha preoccupato il Vaticano è stato il contenuto della lettera che i vescovi Tissier de Mallerays, de Gallareta e Williamson hanno inviato un mese fa al superiore lefebvriano Fellay. Una lettera molto dura, contraria all’accordo, alla quale Fellay ha risposto con una missiva molto significativa, con la quale ha fornito le ragioni della sua decisione, in risposta a un appello personale del Papa. La pubblicazione della corrispondenza riservata intercorsa tra Fellay e i tre confratelli ha provocato non poca preoccupazione Oltretevere, perché ha reso manifesta l’esistenza di un’opposizione consistente, contraria al rientro nella piena comunione con Roma, da parte non di singoli sacerdoti ma da parte di ben tre dei quattro vescovi ordinati da Lefebvre nel 1988. Vescovi ai quali Benedetto XVI aveva revocato nel gennaio 2009 la scomunica.

  9. #119
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    Predefinito Re: Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio

    Citazione Originariamente Scritto da Feyerabend Visualizza Messaggio
    Ok, inizio a capirci qualcosa di più riguardo alle differenze, grazie del chiarimento. Affascinante.

    La lettura e la riflessione mi hanno fatto sorgere una domanda "a latere" (semmai i moderatori spostino, se lo ritengono troppo OT): che io sappia, l'infallibilità papale si applica agli insegnamenti espressi dal Santo Padre ex cathedra, cioè proclama dogmi o verità rivelate. Si sente però dire che il CVII è stato pastorale e non dottrinale, quindi non dovrebbe aver toccato le fonti del magistero vero e proprio. Può, semmai, aver mostrato una linea pastorale non condivisibile o in contrasto con quelle passate ma non per questo "eretica". Il che non renderebbe vacante la sede, poiché non ci sarebbe eresia.
    Ovviamente, dal punto di vista dei sedevacantisti, questo ragionamento non torna. Mi sapete spiegare dove?
    Il carattere pastorale del Magistero non ne esclude il carattere dogmatico o dottrinale (Nicea e Trento furono pastorali oltreché dogmatici). La Dichiarazione Dignitatis Humanae del Vaticano II contiene una dottrina sulla libertà religiosa presentata come strettamente connessa alla divina Rivelazione. Ebbene, ogni cattolico sa che quando il Magistero della Chiesa (o anche del solo Papa, che è il capo visibile della Chiesa) propone a credere una dottrina contenuta nella Rivelazione o strettamente connessa alla Rivelazione Essa non si può sbagliare, cioè parla infallibilmente, e per tale motivo tutti devono credere che tale dottrina è vera.

  10. #120
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    Predefinito Re: Rif: Fraternità San Pio X: tra deriva e naufragio


 

 
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