Mpa: prove d'intesa con il Pd. Bondi: Casini si candidi come sindaco di Bologna per il centrodestra
ROMA (26 ottobre) - Se, da un lato, c'è un sottosegretario meridionale che non si fida del federalismo targato Lega Nord, dall'altro il presidente della Regione Sicilia con i lumbard ha costruito un'alleanza ben più durevole di un'intesa elettorale. A Messina, dove si è conclusa la Festa del Movimento per l'autonomia, il suo leader Raffaele Lombardo, che è anche governatore della Sicilia, stringe un patto con Roberto Calderoli, spianando la strada alla riforma federalista, con la benedizione esplicita del presidente del Senato, Renato Schifani, siciliano anche lui. Il tutto con buona pace del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè, che ieri aveva provato a rompere l'idillio tra le due formazioni autonomiste e che oggi si è sentito rispondere dal ministro per la Semplificazione normativa con due stizzite parole: «Miccichè chi?». Un botta e risposta a distanza, a cui ha fatto da spettatore, oltre agli uomini dell'Mpa, anche l'ex presidente della Camera Luciano Violante, invitato a Messina con altri esponenti del Pd. Il rapporto tra Lombardo e il Partito democratico, infatti, è l'altra novità di questa convention del Mpa, dove il partito di Lombardo, nato solo tre anni fa, ha da portare avanti il progetto dei progetti, e cioè il ponte sullo Stretto.
Oggi l'abbraccio tra Calderoli e Lombardo non è sembrato di quelli spontanei, ma nei contenuti i due mostrano una sostanziale intesa, se si esclude la contrapposizione sulla legge elettorale per le europee e il non lusinghiero giudizio che il governatore siciliano dedica al sindaco di Milano, Letizia Moratti: «Stia zitta - dice nella sua relazione finale, quando l'ospite del Nord era già andato via - la sua famiglia ha portato a Siracusa una raffineria, utilizzando, forse, i soldi della Casmez, e ora parla male dei catanesi». La vicenda è quella legata ai 140 milioni che il Cipe ha concesso a Catania, mal digerita da Roberto Formigoni e dalla Moratti, «che ha avuto 1,4 miliardi - aggiunge Lombardo - per l'Expo 2015, soldi tolti al Sud».
Sulla legge elettorale per le europee, poi, la «solitudine» del leader meridionale è totale nel centrodestra, visto che Calderoli gli toglie subito ogni illusione: «Quando si fa parte di una coalizione bisogna accettare debiti e crediti». Ma Lombardo è convinto che la legge non si farà, basta che l'Udc non cambi idea e che il Pd sostenga «le nostre posizioni». Chiamato in causa sull'argomento, Violante non ha esitazioni: «Il voto di preferenza è indispensabile per dare rappresentatività alla democrazia». La platea lo applaude, quanto basta a far dire a qualcuno che con il Pd si può fare strada insieme, soprattutto dopo il gran rifiuto di Forza Italia, che ieri si è manifestato con la pesante assenza del Guardasigilli Angelino Alfano, irritato, secondo i bene informati, dall'adesione di un ex, Francesco Musotto, all'Mpa. Un passaggio inaugurato con un attacco frontale alla giunta comunale di Palermo, guidata da Diego Cammarata (Fi). «Palermo - aveva detto Musotto - ha sette volte i debiti di Catania, ma nessuno ne parla». Dichiarazioni «eccessive - dice Lombardo, che riporta alle parole del sanguigno Musotto la nascita della frattura - ed eccessive le reazioni da parte degli alleati». E a proposito di eccessi, anche l'ultimo (in ordine di programma) degli invitati di Forza Italia, il senatore Carlo Vizzini, oggi ha dato forfait. Come ieri aveva già fatto Angelino Alfano, ex coordinatore siciliano degli azzurri, ora Guardasigilli.
Bondi: Casini si candidi a Bologna come sindaco del centrodestra. Pier Ferdinando Casini candidato sindaco di Bologna per «tutto il centrodestra». La proposta viene dal ministro della Cultura, Sandro Bondi, il quale sostiene che per vincere a Bologna dopo Sergio Cofferati «il cosiddetto centrodestra» debba schierare «un leader nazionale», come accade per i sindaci di Milano, Venezia, Roma, Torino, Napoli. «Bologna non può fare eccezione, soprattutto dopo Cofferati - osserva Bondi - Se fossi nei panni del mio amico Pier Ferdinando Casini sceglierei di candidarmi a sindaco di Bologna, la sua città. Così Casini diventerebbe il candidato di tutto il centrodestra, ottenendo il risultato di superare la frattura consumata con il Pdl prime delle elezioni politiche di aprile. Sono convinto che una scelta di questo genere potrebbe rafforzare la leadership di Casini, con un successo ottenuto sul campo, restituendogli un ruolo politico reale, non quello derivante dalle capriole dialettiche che il leader dell'Udc è costretto a recitare sul palcoscenico romano fra la sponda di una sinistra in crisi e la difficoltà di riallacciare un rapporto con il Pdl. Non pretendo che Casini segua i miei consigli. Spero solo che ci pensi».
http://www.ilmessaggero.it/articolo_...npl=&desc_sez=