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    Predefinito Russia e Cina si avvicinano

    Russia fa mega-accordo energetico con Cina e cerca gas e petrolio in Vietnam

    LIVORNO. I vice-primi ministri cinese e russo, e Wang Qishan e Igor Sechin (nella foto), hanno concluso il summit cino-russo sull´energia con un patto di ferro per promuovere la cooperazione energetica tra i due giganti asiatici. «Durante questa conferenza - ha spiegato Wan in una conferenza stampa - abbiamo scambiato punti di vista e siamo pervenuti ad un consenso sul rafforzamento della cooperazione bilaterale nei settori del petrolio e del gas, dell´energia nucleare e dell´elettricità».

    I cinesi hanno chiesto ai russi che la cooperazione energetica riguardi tutti i settori e che sia orientata sulla base della reciprocità. E´ evidente che Pechino non vuole essere dipendente dallo Stato-mercato energetico russo e che vuole aprirsi un nuovo mercato per le sue merci a nord, mentre vede vacillare i ricchi clienti occidentali.

    Comunque il multipolarismo nascente sta favorendo relazioni cino-russe cordiali come mai si erano viste, secondo Wang «il meccanismo di negoziazione sull´energia tra la Cina e la Russia contribuirà all´allargamento ed all´approfondimento stabile e a lungo termine della loro cooperazione energetica», mentre Sechin ha detto che «con questo meccanismo, la cooperazione energica tra le due parti ha potuto arrivare ad un livello più elevato».

    Secondo il vice-premier di Mosca la Russia è pronta «a mantenere una cooperazione a lungo termine e pragmatica con la Cina in settori quali il petrolio e il gas, l´energia nucleare e l´elettricità, alla ricerca di risultati concreti». Di fatto Wang e Sechin hanno messo il timbro sull´accordo di massima già abbozzato nelle grandi linee strategiche uscite dagli incontri periodici tra il capo del governo cinese, s Wen Jiabao e quello russo Vladimir Putin.

    Intanto il presidente russo Dmitri Medvedev ha invitato al Cremlino il suo collega vietnamita Nguyen Minh Triet per fargli firmare un accordo che prevede l´intensificazione della cooperazione bilaterale in campo economico, commerciale e petrolifero-gasiero: «Una grande attenzione verrà dedicata alla cooperazione nel settore degli idrocarburi - assicura Medvedev - conformemente alla dichiarazione congiunta sulla cooperazione in materia di prospezione ed estrazione petro-gasiera, firmata dai leader russo e vietnamita ad Hanoi nel 2006», quando presidente della Russia era l´inamovibile Putin.

    Da qui però potrebbero venire non pochi problemi con l´alleato cinese, anche se la Russia prudentemente non effettuerà ricerche nei mari settentrionali dove ci sono riserve petrolifere (ed isole) rivendicate da Vietnam, Cina, Taiwan e Filippine, ma nella piattaforma continentale meridionale del Vietnam attraverso la società mista russo-vietnamita Vietsovpetro.

    Un portavoce di Medvedev ha detto che «I presidenti studieranno le prospettive di progetti congiunti importanti nei settori delle costruzioni meccaniche, dell´industria mineraria e delle telecomunicazioni tra gli altri, con la partecipazione di gruppi russi quali Kamz, Gaz, Evraz, Metchel, Vympelcom. Evocheranno anche la costruzione e la modernizzazione di siti energetici e nucleari vietnamiti».

    Intanto gli scambi commerciali tra i due Paesi sono saliti del 64% nei primi 6 mesi del 2008 e le esportazioni russe verso Hanoi del 70% mentre le importazioni di prodotti vietnamiti è cresciuta del 60,1%. In piena tormenta finanziaria, la Russia, che ne è stata fortemente colpita, sposta ulteriormente il suo asse verso la Cina, che sembra ancora solida, e verso Paesi ai margini dei mercati mondiali e che, proprio per questo, non sembrano subire le sferzate al ribasso delle borse occidentali in un´economia così povera da potersi ancora reggere sulla domanda interna.

    http://www.greenreport.it/contenuti/...?id_cont=16220

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da MaxRed Visualizza Messaggio
    Russia fa mega-accordo energetico con Cina e cerca gas e petrolio in Vietnam

    LIVORNO. I vice-primi ministri cinese e russo, e Wang Qishan e Igor Sechin (nella foto), hanno concluso il summit cino-russo sull´energia con un patto di ferro per promuovere la cooperazione energetica tra i due giganti asiatici. «Durante questa conferenza - ha spiegato Wan in una conferenza stampa - abbiamo scambiato punti di vista e siamo pervenuti ad un consenso sul rafforzamento della cooperazione bilaterale nei settori del petrolio e del gas, dell´energia nucleare e dell´elettricità».

    I cinesi hanno chiesto ai russi che la cooperazione energetica riguardi tutti i settori e che sia orientata sulla base della reciprocità. E´ evidente che Pechino non vuole essere dipendente dallo Stato-mercato energetico russo e che vuole aprirsi un nuovo mercato per le sue merci a nord, mentre vede vacillare i ricchi clienti occidentali.

    Comunque il multipolarismo nascente sta favorendo relazioni cino-russe cordiali come mai si erano viste, secondo Wang «il meccanismo di negoziazione sull´energia tra la Cina e la Russia contribuirà all´allargamento ed all´approfondimento stabile e a lungo termine della loro cooperazione energetica», mentre Sechin ha detto che «con questo meccanismo, la cooperazione energica tra le due parti ha potuto arrivare ad un livello più elevato».

    Secondo il vice-premier di Mosca la Russia è pronta «a mantenere una cooperazione a lungo termine e pragmatica con la Cina in settori quali il petrolio e il gas, l´energia nucleare e l´elettricità, alla ricerca di risultati concreti». Di fatto Wang e Sechin hanno messo il timbro sull´accordo di massima già abbozzato nelle grandi linee strategiche uscite dagli incontri periodici tra il capo del governo cinese, s Wen Jiabao e quello russo Vladimir Putin.

    Intanto il presidente russo Dmitri Medvedev ha invitato al Cremlino il suo collega vietnamita Nguyen Minh Triet per fargli firmare un accordo che prevede l´intensificazione della cooperazione bilaterale in campo economico, commerciale e petrolifero-gasiero: «Una grande attenzione verrà dedicata alla cooperazione nel settore degli idrocarburi - assicura Medvedev - conformemente alla dichiarazione congiunta sulla cooperazione in materia di prospezione ed estrazione petro-gasiera, firmata dai leader russo e vietnamita ad Hanoi nel 2006», quando presidente della Russia era l´inamovibile Putin.

    Da qui però potrebbero venire non pochi problemi con l´alleato cinese, anche se la Russia prudentemente non effettuerà ricerche nei mari settentrionali dove ci sono riserve petrolifere (ed isole) rivendicate da Vietnam, Cina, Taiwan e Filippine, ma nella piattaforma continentale meridionale del Vietnam attraverso la società mista russo-vietnamita Vietsovpetro.

    Un portavoce di Medvedev ha detto che «I presidenti studieranno le prospettive di progetti congiunti importanti nei settori delle costruzioni meccaniche, dell´industria mineraria e delle telecomunicazioni tra gli altri, con la partecipazione di gruppi russi quali Kamz, Gaz, Evraz, Metchel, Vympelcom. Evocheranno anche la costruzione e la modernizzazione di siti energetici e nucleari vietnamiti».

    Intanto gli scambi commerciali tra i due Paesi sono saliti del 64% nei primi 6 mesi del 2008 e le esportazioni russe verso Hanoi del 70% mentre le importazioni di prodotti vietnamiti è cresciuta del 60,1%. In piena tormenta finanziaria, la Russia, che ne è stata fortemente colpita, sposta ulteriormente il suo asse verso la Cina, che sembra ancora solida, e verso Paesi ai margini dei mercati mondiali e che, proprio per questo, non sembrano subire le sferzate al ribasso delle borse occidentali in un´economia così povera da potersi ancora reggere sulla domanda interna.

    http://www.greenreport.it/contenuti/...?id_cont=16220

    Certe voci ora sono ancora più ufficiali.Non a caso nelle librerie più importanti di Saigon erano esposti ben 4 libri su Putin e sulla Russia di Putin, dai titoli elogiativi...........La maggior parte dei voli turistici provengon dalla Russia.Numerosa è anche la presenza di tecnici russi.

  3. #3
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    MOSCOW, Oct. 28 (Xinhua) -- The Third Sino-Russian economic forum opened here Tuesday, and Chinese Premier Wen Jiabao and Russian Prime Minister Vladimir Putin addressed the opening ceremony.
    Wen, who arrived here Monday evening on a three-day official visit to Russia, spoke highly of the rapid growth of Sino-Russian economic cooperation in recent years.
    Wen also tabled proposals for the further development of bilateral cooperation in energy, resources, trade, technology, finance, investment, regional and international economic affairs.

    The Chinese premier urged the international community to enhance cooperation with confidence amid the global financial crisis, preserve the stability of the international financial system and promote economic growth.
    It's necessary for China and Russia to join hands and strengthen bilateral ties as well as economic and trade cooperation under the context of changing international situation and fast growing economies of the two countries, said Wen. Putin said that the Russia-China economic cooperation is based on common interests and has reached an unprecedented high level, which will also benefit the two peoples.
    He suggested the two countries to further cooperation in the fields of trade, investment, machinery and electric products, energy, science and innovation, agriculture and infrastructural construction.

    Putin told an audience of over 400 government officials and businessmen from both sides that Russia and China could enhance cooperation in the international financial system in a bid to cope with the current crisis.
    The First forum was held in Beijing in 2006 as part of the activities of the Year of Russia in China.
    Sino-Russian trade volume surged by 23 percent year on year in the first nine months of this year to hit 43 billion U.S. dollars, according to Chinese official figures. The two countries set the trade target of 60 to 80 billion U.S. dollars in 2010.
    Russia is the first leg of Wen's two-nation tour which will also take him to Kazakhstan for an official visit at the invitation of Kazakh Prime Minister Karim Masimov. He is scheduled to attend the 7th prime ministers' meeting of Shanghai Cooperation Organization (SCO) member countries in Astana, capital of Kazakhstan.

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    MOSCOW, Oct. 28 (Xinhua) -- Chinese Premier Wen Jiabao and Russian Prime Minister Vladimir Putin held talks here Tuesday at the 13th regular meeting of Chinese and Russian prime ministers.
    The regular meeting mechanism consists of three branches that cover the prime ministers' meeting, cultural cooperation and energy resources negotiations.
    Trade between China and Russia grew by 23 percent year on year in the first nine months of this year to 43 billion U.S. dollars, according to Chinese official data. The two countries have set thetrade target of 60 to 80 billion dollars in 2010.
    Wen arrived here Monday on a three-day visit to Russia. Wen's two-nation tour will also take him to Kazakhstan for a visit.
    He is also scheduled to attend the 7th prime ministers' meeting of the Shanghai Cooperation Organization in Astana, capital of Kazakhstan.

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    Moscow, Beijing sign deal to build oil pipeline leg to China


    16 52 | 28/ 10/ 2008
    MOSCOW, October 28 (RIA Novosti) - Russia and China signed on Tuesday an agreement for the construction of a pipeline branch to China as part of the East Siberia-Pacific Ocean (ESPO) oil pipeline.
    It was earlier reported that construction could start later this year. The branch, which runs from Skovorodino to the Chinese border, will have a capacity of 15 million tons of oil a year.
    The ESPO pipeline is designed to pump up to 1.6 million barrels of crude per day from Siberia to Russia's Far East and then onto energy-hungry China and the Asia-Pacific region. A 1,100 km stretch of the pipeline was opened in early October in Russia's Far Eastern republic of Yakutia.
    ESPO's first stage envisages the construction of a 2,757-kilometer (1,713-mile) section with a capacity of 30 million tons (220.5 million bbl) of oil per year. It will link Taishet, in East Siberia's Irkutsk Region, to Skovorodino, in the Amur Region, in Russia's Far East.
    The second stretch will run 2,100 kilometers (1,304 miles) from Skovorodino to the Pacific. It will pump 367.5 million barrels of oil annually. The Taishet-Skovorodino capacity will later be raised to 588 million barrels.
    http://en.rian.ru/russia/20081028/117994262.html

  6. #6
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    SCO prime ministers discuss cooperation in Astana

    ASTANA, Oct. 30 (Xinhua) -- The prime ministers of the member countries of the Shanghai Cooperation Organization (SCO) met here Thursday to discuss the promotion of cooperation within the organization. At the meeting that gathered Chinese Premier Wen Jiabao and prime ministers of other SCO countries, a joint declaration was issued on the status quo of and prospects for the pragmatic cooperation within the organization in such fields as politics, economy and trade, and culture.
    The SCO, an inter-governmental organization founded in Shanghai in 2001, groups China, Russia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan and Uzbekistan. Pakistan, India, Iran and Mongolia are observer nations.
    The SCO members vowed to go all out to implement the consensus reached by SCO leaders at their Dushanbe summit in August in a bid to promote the steady and sustained development of multilateral cooperation within the organization.
    The prime ministers are satisfied with the progress in cooperation on economy, trade and culture since their regular meeting last year in Uzbekistan's capital Tashkent, the declaration said.
    They agreed to deepen cooperation in all fields in line with an amended guideline concerning the implementation of the multilateral economic and trade cooperation approved at the meeting.
    Joint work should be done to provide a stable and predictable environment for trade and to strengthen the market mechanism, the prime ministers said.
    The member states agreed to enhance cooperation in enhancing energy efficiency, developing clean energy, utilizing renewable energy and ensuring energy security.
    They also vowed to boost cooperation in transportation, customs supervision and health care.
    The rational and efficient use of water resources is significant to the sustainable development of the Central Asian countries, the prime ministers noted, adding that an upcoming meeting of SCO environmental protection officials is of vital importance.
    The prime ministers reiterated the importance of cooperation in disasters prevention and relief, adding a regular meeting of leading officials in charge of disaster relief will be held in the first half of 2009.
    The prime ministers called for a meeting of agriculture ministers of the member states to coordinate policies on ensuring regional food security and promoting agricultural production.
    They also noted the broad prospects for cooperation on modern information technology.
    In view of the need to strengthen links between businesses and banks, the prime ministers proposed that an economic forum of major business leaders from member states be jointly sponsored by bank officials and entrepreneurs.
    Participation of observer countries in member states' meetings is conducive to attracting these countries into the cooperation projects within the SCO framework, the prime ministers said.
    The Chinese premier arrived here Wednesday evening on a three-day official visit to Kazakhstan.
    Kazakhstan is the second leg of his two-nation tour which has already taken him to Russia, where Wen held talks with Russian Prime Minister Vladimir Putin and met with Russian President Dmitry Medvedev and parliament leaders.
    Wen and Putin also attended the third Sino-Russian economic forum in Moscow. The two countries signed a series of cooperation agreements in economy, trade, science and technology, energy and culture.

    ------------------------------------------------------------------------

    Russia-China: oil for loans


    142 | 30/ 10/ 2008
    MOSCOW. (RIA Novosti economic commentator Oleg Mityayev) - On October 28, when China's Premier Wen Jiabao was visiting Moscow, he signed an agreement calling for the construction of an oil pipeline to China as part of the prospective Eastern Siberia-Pacific Ocean (ESPO) pipeline.
    The agreement is expected to be followed by a contract for oil supplies to China for many years to come, against which Russian oil companies will be loaned between $20 billion to $25 billion. The loan will assist in repaying other previous loans to Western banks and in securing investments for new projects.
    The ESPO system will transport Russian oil from Eastern Siberia to the Asia-Pacific region. The first stage, with an annual capacity of 30 million metric tons, is expected to be completed by the end of 2009. This section runs from Taishet in the Irkutsk Region to Skovorodino in the Amur Region, only 70 kilometers from China. The project provides for a divergence of the line, with one section to China and the other to the Pacific coast at the Kozmino oil terminal.
    A decision on the branch to China was up in the air until the last minute. On October 25, Russia's Deputy Prime Minister Igor Sechin, who oversees fuel and energy, said state-controlled Transneft had already designed the branch. The agreement was signed by Transneft and by China's state-owned oil company CNPC.
    In addition, on October 28, Russia and China signed a memorandum of understanding on oil cooperation. Press leaks say this agreement provides 15 million metric tons of Russian oil to China annually (for up to 20 years). At the same time, negotiators are discussing a loan (to be used as a prepayment for oil supplies) of $20 billion to $25 billion, which China will issue to Russian oil companies. Rosneft, which will deliver the oil to China, plans to receive $12 billion to $15 billion, while Transneft, which will build the line, will get $8 billion to $10 billion.
    China issued a similar loan to Rosneft before. In 2004, the Russian company agreed to supply 48.4 million metric tons of oil (9.7 million metric tons a year), currently being shipped to China by rail, for five years. The CNPC paid Rosneft $6 billion in advance. This contract expires in 2010, and China needs to extend it, but also needs to contract more oil from Russia.
    For the Russian companies, a new contract will be very timely amid a global financial crisis. Rosneft alone requires at least $800 million to repay its loan to the Western banks (plus another $13.4 billion to be paid before the summer of 2009). Transneft, on the other hand, will be able to secure funds for new projects, including the construction of the second leg of the ESPO (toward the Pacific coast), with an estimated cost of $11 billion.

  7. #7
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    China, Russia renounce the dollar?


    202 | 30/ 10/ 2008
    MOSCOW. (Anatoly Gorev for RIA Novosti) - The recent meeting between Russian Prime Minister Vladimir Putin and his Chinese counterpart, Wen Jiabao, created a financial sensation. Wen said that the two nations could withstand the global financial crisis if they joined forces; Putin urged him to go farther and stop using U.S. dollars in Russian-Chinese settlements.
    This idea is nothing new. Russia and China reached a "framework" agreement in November 2007, which was followed by China's similar agreement with Belarus.
    Earlier this year, Iranian President Mahmoud Ahmadinejad and Venezuelan leader Hugo Chavez turned against the dollar as well when they asked their OPEC partners to stop using the dollar for oil settlements. They argued that the "green" currency was no longer reliable and it was high time they look for a more stable and predictable alternative.
    Curiously, unlike the Ahmadinejad and Chavez appeal, Putin's proposal came as the dollar was on the rebound and even began pushing the euro. Economists even started talking in terms of a reversal of the global currency trends, rather than the temporary appreciation of the dollar.
    Analysts predict that the dollar will regain its value in the next few months. They do not see anything which could hinder its steady growth.
    Yet, Putin proposed that Russia and China stop using it as a settlement instrument. What is it - lack of confidence in the dollar's prospects or a political move?
    Experts differ on this count. Igor Nikolayev, chief strategic analyst at FBK private auditing firm, sounded skeptical: "I think it was a political statement rather than an economic decision. There is a dominant public sentiment that the United States is the source of all evil, so let's stop using the dollar," he explained.
    One has to bear in mind, though, that some other currency will need to be found to replace the dollar for international settlements. China is unlikely to use the ruble, and Russia would be equally reluctant to accept the yuan.
    "They could opt for the euro, but its future is uncertain, especially considering current developments on global financial markets. It is also unclear whether China would be happy to start using the euro while most of its international reserves are held in dollars," he added.
    There are more questions than answers here, Nikolayev concluded.
    To be objective, one has to admit that other analysts are not as skeptical about the possibility of using other currency units between Russian and Chinese companies.
    Andrei Marinchenko, director general of the Kalita-Finance company, said the idea was quite realistic. Moreover, he thinks that the ruble stands a good chance of being selected as a reserve currency, primarily because the Chinese are disappointed in the dollar but aren't yet accustomed to the euro.
    Only time will show who is right. But to stop using the dollar in Russian-Chinese settlements is too important a decision to make for purely political reasons - that much is obvious.
    Suppose we do it; what will be the implications for Russian businesses, how will the new financial and political reality affect their incomes and savings?
    Marinchenko is convinced of a beneficial impact. According to Marinchenko, once the ruble is recognized as a settlement unit, it will enjoy growing demand with Chinese companies and individuals. The Russian currency will consequently grow stronger and more influential globally.
    Russia will also become immune to many shocks from stock market meltdowns and won't have to fear future devaluation or revaluation of the ruble. It will happen because the role of the U.S. dollar, which has earned a reputation as an unstable and unreliable currency lately, will be much less important.
    The opinions expressed in this article are the author's and do not necessarily represent those of RIA Novosti.

  8. #8
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    Mossa ovvia ed efficace da parte dei due paesi.Vedendo l'intero Occidente tremare davanti alla crisi finanziaria e in costante difficoltà economica si sono guardati l'un l'altro trovando ottimi mercati (e ancor più saggiamente la Cina ha cercato un accordo basato sulla reciprocità per non diventare un semplice acquirente pure ricattabile ma per avere anche degli attivi).

    Cmq la Russia fa benissimo a non fare accordi per effettuare ricerche in zone contese perchè tra qualche anno la Cina si prenderà sia le isole Spratly sia le Paracel,importanti per la pescosità ma sopratutto per la posizione strategica

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da mbl92 Visualizza Messaggio
    Mossa ovvia ed efficace da parte dei due paesi.Vedendo l'intero Occidente tremare davanti alla crisi finanziaria e in costante difficoltà economica si sono guardati l'un l'altro trovando ottimi mercati (e ancor più saggiamente la Cina ha cercato un accordo basato sulla reciprocità per non diventare un semplice acquirente pure ricattabile ma per avere anche degli attivi).

    Cmq la Russia fa benissimo a non fare accordi per effettuare ricerche in zone contese perchè tra qualche anno la Cina si prenderà sia le isole Spratly sia le Paracel,importanti per la pescosità ma sopratutto per la posizione strategica
    Putin ha elargito concessioni territoriali riguardanti proprio determinate isole

    Comunque :

    Firmato l'accordo di cooperazione difensiva


    Giappone e India per un nuovo equilibrio di potenza

    di Emanuele Scimia
    Settimana scorsa, Tokyo e New Delhi hanno firmato un importante accordo in materia di difesa. I timori della Cina. Le tre potenze asiatiche salveranno il mondo dalla crisi finanziaria?
    All’ombra della crisi finanziaria mondiale e degli ultimi fuochi nella corsa per la presidenza degli Stati Uniti, in Asia si sta consumando una sfida geopolitica cruciale, dal cui esito potrebbe scaturire non solo un ordine regionale nuovo di zecca, ma persino un nuovo equilibrio di potenza globale. La scorsa settimana, durante la sua tre giorni in Giappone (21-23 ottobre), il premier indiano Manmohan Singh ha infatti concluso con il suo omologo nipponico, Taro Aso, uno storico accordo strategico.

    Aso e Singh hanno firmato una dichiarazione congiunta che impegna i rispettivi paesi a una maggiore cooperazione in ambito di difesa e di sicurezza nazionale: in sostanza, l’intesa riunisce e armonizza alcuni accordi bilaterali in materia sottoscritti negli ultimi quattro anni. A parte il Trattato di sicurezza nippo-americano, pietra angolare della politica estera e di sicurezza giapponese post-1945, Tokyo ha firmato un accordo dello stesso tipo solo con l’Australia (marzo 2007).

    Si va delineando dunque una partnership strategica nippo-indiana, che interesserà fra l'altro la sicurezza delle linee di comunicazione marittima (in particolare da e verso il Golfo Persico), la lotta al terrorismo e la politica di disarmo. Sul piano operativo, l’accordo prevede un continuo scambio di informazioni a livello dei rispettivi dicasteri degli Esteri e della Difesa, lo svolgimento di periodiche esercitazioni militari congiunte e il reciproco impegno a elaborare un ‘piano d’azione’ per approfondire ulteriormente la cooperazione difensiva.

    I rapporti tra New Delhi e Tokyo hanno vissuto negli ultimi anni numerosi alti e bassi. Nel 1998, il Giappone impose all’India pesanti sanzioni economiche, dopo che questa effettuò alcuni test nucleari. Il filo tra i due paesi fu riannodato dall’ex premier nipponico Junichiro Koizumi (2001-2006) e poi dal suo successore Shinzo Abe (ottobre 2006-settembre 2007). Entrambi hanno portato avanti una vera e propria ‘politica indiana’, interrotta nel 2007 da Yasuo Fukuda, che con la sua ‘diplomazia asiatica’ ha voluto privilegiare al contrario i rapporti con la Cina e il sud-est asiatico.
    Sottoscrivendo l’accordo di cooperazione difensiva con “l’Elefante indiano”, Aso – che ha sostituito Fukuda alla guida del governo giapponese il mese scorso – ha ripreso il sentiero tracciato da Koizumi e Abe.

    Singh e Aso hanno categoricamente escluso che l’intesa appena conclusa tra i loro Paesi celi propositi anti-cinesi. Malgrado manchino dichiarazioni ufficiali da parte cinese al riguardo, risulta difficile immaginare che Pechino non scorga negli abboccamenti tra Tokyo e New Delhi (Washington?) una manovra per ostacolare la sua ascesa a leader in Asia. Già nell’agosto 2007 la Cina criticò aspramente la proposta di Abe di creare una alleanza ‘panoceanica’ a quattro tra Giappone, Usa, India e Australia. Al pari dell’accordo di cooperazione sul nucleare civile tra Stati Uniti e India (da poco divenuto operativo), la leadership cinese percepisce infatti questo progetto come un malcelato tentativo di containment nei suoi confronti lungo il rimland eurasiatico.

    Il processo di avvicinamento in corso tra Giappone e India non è privo di incognite. Prima di tutto, occorrerà tenere conto degli orientamenti della futura amministrazione americana – nessuno dei due candidati si è espresso chiaramente a proposito – e dei risultati delle prossime elezioni generali nei due paesi asiatici.

    Inoltre, in materia nucleare tra Tokyo e New Delhi al momento si registra un evidente corto circuito. Lo scorso mese, il Giappone ha appoggiato con riluttanza la richiesta indiana al Nuclear Suppliers Group di una deroga (in quanto paese non firmatario del Trattato di non-proliferazione nucleare) per poter acquistare tecnologia atomica dagli Stati Uniti. L’opinione pubblica nipponica è molto sensibile all'argomento: larga parte dei giapponesi rifiuta infatti ogni ipotesi di collaborazione nucleare con chi in ambito di politica atomica si è posto negli ultimi 30 anni al di fuori della legge internazionale. Umori che il governo nipponico, per esigenze di poitica interna, non può certo ignorare.

    Infine, Tokyo non può dimenticare che Pechino rimane ancora il suo primo partner commerciale, con un interscambio che nel 2007 si è aggirato intorno ai 240 miliardi di dollari.

    Numeri di ben altra consistenza rispetto a quelli che può vantare New Delhi con il Paese del Sol Levante: dieci miliardi di dollari all’anno, con scarse prospettive – alle condizioni attuali dell’economia e della finanza globale – di raggiungere entro il 2010 l’obiettivo del raddoppio. Il mancato accordo tra Aso e Singh per la firma di un Economic Partnership Agreement (Epa) è un segnale di quanto i due Paesi siano ben lontani da una piena interdipendenza economica: troppo grandi, per il momento, le differenze di vedute sulla riduzione delle rispettive barriere doganali. L’India può almeno vantare di aver sostituito la Cina come prima destinataria degli aiuti giapponesi per lo sviluppo: il Giappone ha di recente stanziato 4,6 miliardi di dollari per migliorare le infrastrutture indiane.

    La leadership cinese considera Aso un ‘falco nazionalista’. Il neopremier giapponese, però, in un discorso pronunciato a Pechino venerdì scorso durante una cerimonia per il trentennale del Trattato di pace e amicizia sino-giapponese (che si è svolta a margine del VII vertice Asia-Europa), ha lanciato ampie aperture al suo potente vicino. Aso ha parlato della Cina come di un partner indispensabile per il Giappone, auspicando che le relazioni tra i due paesi crescano in modo tale da garantire ‘benefici comuni’, una prospettiva che si mantiene in linea con la condotta diplomatica dei suoi ultimi due predecessori, fautori di un ‘rapporto strategico di convenienza reciproca’ con l’ex Celeste Impero.

    A ben guardare, le tre potenze asiatiche potrebbero sfruttare la crisi finanziaria globale per estendere e approfondire la loro cooperazione regionale. Il Giappone ha proposto a Cina e India di creare – grazie alle loro ingenti riserve di valuta pregiata – un fondo di emergenza destinato ad aiutare i paesi in difficoltà finanziaria, la cui gestione sarebbe affidata al Fondo monetario internazionale (Fmi). Singh si è dimostrato disponibile al progetto nipponico, mentre il premier cinese Wen Jiabao ha espresso per il momento cautela. La conclusione di un accordo di tale portata, segnerebbe davvero l’avvio di un ‘nuovo secolo’, quello dell’Asia-Pacifico, come profetizzato nel 1889 da John Milton Hay (37° segretario di Stato Usa): “Il Mediterraneo è l’oceano del passato, l’Atlantico del presente e il Pacifico del futuro”..
    http://temi.repubblica.it/limes/giap...i-potenza/?h=2

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    Chissà che quest'alleanza Giappone-India non porti ad un allacciamento di rapporti tra Giappone e Russia (impegnata a sua volta in progetti di difesa comune con l'India) entrando in contrasto con il classico binomio Giappone USA...

 

 
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