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  1. #1
    beduino italico
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    Predefinito No alla privatizzazione dell' università

    No alla privatizzazione dell’università
    A dire la verità, non mi aspettavo che le università e il mondo studentesco tornassero dopo decenni ad essere luogo di massiccia contestazione nei confronti del sistema. Questo lo dico sulla base di ciò che ho visto sia nella mia esperienza di studente universitario sia in base alle tristi osservazioni fatte durante molti volantinaggi nelle università. Comunque, meglio tardi che mai!
    Da settimane le università italiane sono in agitazione, una protesta che mette assieme studenti, ricercatori, docenti e persino presidi delle facoltà. Protesta che si esprime con occupazioni delle università, lezioni all’aperto in luoghi come piazze e strade cittadine, cortei con una presenza molto alta di studenti. Le iniziative si moltiplicano e si diffondono giorno per giorno.
    Oggetto della contestazione sono 2 articoli della legge 133/2008 che si occupa del riassetto finanziario dell’Italia. Questi articoli sono il 16, che sancisce la possibilità per le università pubbliche di diventare fondazioni di diritto privato, e l’articolo 64, che delibera ingenti tagli per scuola e università.
    I tagli vengono contestati anzitutto perché costringerebbero le università ad alzare le già onerose tasse universitarie, ledendo gravemente il diritto allo studio non solo per i meno abbienti ma anche per chi si trova in uno status economico collocabile nella media. Impedendo ai figli volenterosi di famiglie operaie o impiegatizie di studiare, certamente si priva la società dell’apporto di persone volenterose e motivate, oltre che in gamba. Altra conseguenza dei tagli saranno i licenziamenti di personale tra ricercatori, docenti, assistenti, impiegati, e maggiori difficoltà di trovare lavoro in quel settore.
    La legge sui tagli possiamo dire che è il passo propedeutico per l’altra legge, più gravida di conseguenze, sulla trasformazione delle università in fondazioni di diritto privato. Le università trasformandosi in fondazioni diventeranno tipo aziende private, che potranno finanziarsi oltre che con le tasse universitarie e i finanziamenti (esigui) statali, prendendo finanziamenti da aziende private e da enti pubblici, che sono controllati dai partiti. Ovviamente, mica aziende e enti pubblici finanzieranno le università per niente, ma sempre per precisi scopi e rendiconti. Ma c’è di peggio. Dalla lettura di questa legge, si capisce che imprese private e enti locali potranno diventare membri delle università trasformate in fondazioni, prendendo parte alla gestione diretta delle università.
    Dicevo che i tagli sono preparatori della conversione in fondazioni di diritto privato perché ci saranno università che private dei fondi pubblici si ritroveranno costrette per andare avanti pure per le semplici cose, oltre che ad alzare le tasse, a chiedere soldi da aziende, banche, fondi di investimento, società varie. Anzi, forse questa potrebbe finire per diventare la strada obbligata se non si vuole escludere troppa gente (per ragioni di censo) dall’istruzione universitaria.
    I risultati saranno una formazione e una ricerca completamente asservite a logiche di mercato e a logiche di potere politico e massonico. Cosa che purtroppo, c’è già, ma se passerà quella legge, si darà il colpo di grazia, rendendo il fenomeno gravemente diffuso.
    Quindi gli studenti riceveranno un’istruzione ancora più falsificata, mentre la ricerca scientifica o storica saranno quasi completamente guidate dal potere economico-finanziario e dalle logge massoniche, con tutti i risultati che possiamo immaginare. Le persone, le iniziative, le ricerche, che si discosteranno spesso in nome della verità dalla “via” tracciata dai padroni saranno censurate, spesso sanzionate, cosa, anche questa, che purtroppo già avviene parecchio.
    Avremmo un sapere fasullo e deviato, contrastante con le esigenze nazionali, umane, e sempre più spregiatore della natura.
    Ne questi sfaceli chiamati riforme risolveranno i significativi problemi che affliggono l’università italiana, a cominciare dalla gestione delle cariche importanti a livello di famiglia o di amicizie (nepotismo, baronato). Sarebbero state altre le riforme da fare, ad esempio, l’abolizione della truffa del “3+2”, ovvero della laurea triennale che precede il biennio della laurea specialistica.
    Pensiamo ai centinaia di posti di lavoro che nel mondo della scuola, anch’esso in agitazione contro il governo Berlusconi, verranno persi con l’applicazione dell’articolo 64 della 133/2008 tra ritorno al maestro unico, aumento del numero di alunni per insegnante, soppressione delle scuole dei piccoli comuni.
    Negli striscioni, nei cori della protesta, trovo spesso sacrosante frasi significative come “non vogliamo pagare la vostra crisi”, “tagliate scuola e università per salvare le banche”. Proprio così: non è ammissibile che per salvare speculatori e usurai, che hanno sempre predicato l’assoluta libertà economica (per se, mica per gli altri), si esegua questo statalismo all’inverso, che toglie al popolo per salvare i mercanti egoisti e nocivi. Questi salvataggi di banche, che poi rinviano una morte certa, si ripercuoteranno con una enorme macelleria sociale tra tagli e privatizzazioni che colpiranno pubblico impiego, sanità, istruzione, persino l’acqua. Tagliare ad esempio i costi inutili della politica, i mantenimenti delle basi americane, no, è troppo per questi governi parassitari, anzi, proprio là dove dovrebbero tagliare di più, magari aumentano i costi.
    Non ci vengano a dire Berlusconi, Maria Stella Gelmini, Tremonti o Brunetta che le leggi non le abbiamo nemmeno lette, io le ho lette, e ho compreso, pur tra quel linguaggio cervellotico con cui amano far scrivere le leggi, che sono dannose.
    In definitiva, esprimiamo totale sostegno alla protesta degli studenti. È un inizio di protesta contro questo sistema corrotto, che ci auguriamo, si estenda via via ad altre categorie colpite.
    La maggior parte dei manifestanti sono studenti e ricercatori seriamente preoccupati per un futuro ed un presente precari, sono persone che iniziano a capire il marcio del sistema e che non vogliono strumentalizzazioni politiche; soprattutto, si sono resi conto che per difendere i propri diritti bisogna lottare.



    Alfredo Ibba
    27 ottobre 2008


    www.avanguardia.tv

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da Alfredo Ibba
    massiccia contestazione nei confronti del sistema

  3. #3
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    O Hitler a Mosca, o Stalin a Lisbona! Fuori gli yankee!!
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    bravo Alfred!

  4. #4
    simposiante
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    E' inevitabile che alcuna vengano privatizzate, o la privatizzazione o la loro sparizione, l'economia italiana nn è in grado di sorbirsi una spesa pubblica universitaria del genere e si comincia a capirlo: molti corsi spariranno è inevitabile, l'unico modo x nn raggruppare le università riducendole di numero è far entrare capitali privati

 

 

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