[Cari compagni, questo è un mio pezzo, che già sta apparendo in giro, integralmente o parzialmente. Qualora dovesse interessarvi, avete la piena disponibilità a pubblicarlo e/o diffonderlo. Al di là del mio nome, che non importa e che qui ometto (qualora voleste pubblicarlo con firma contattatemi in Privato), reputo urgente diffondere i temi contenuti. Ciao a tutti, Dadodidi].



Preveniamo le infiltrazioni studiando Pasolini


Questa è una lettera aperta, rivolta agli studenti delle scuole superiori e delle università italiane, che finalmente si riversano nelle strade e dentro le scuole del Bel paese, per dire al Potere politico, italiano e mondiale, che la crisi finanziaria non si paga attentando al patrimonio dei diritti repubblicani.
Sotto accusa, diretta o indiretta, è un'intera epoca, che impareremo nei prossimi anni a definire “Il trentennio” (della colonizzazione mercantile, militare e psichiatrica), e che tutto sommato aveva pensato di poter prima svincolare, e poi anteporre, la trama economica a qualunque contesto o disegno di società e di comunità.

Io vi ringrazio, cari studenti. Con tutto il mio cuore di poeta, innamorato della vita e dell'umanità, e della politica intesa come volontà collettiva di realizzare speranze.
Voi siete i primi agenti spontanei di un risveglio probabilmente epocale. Sentitevi investiti di una enorme responsabilità.
Perché questo è un risveglio che potrà diffondersi dalle scuole alla società, sino ad irradiarsi nel mondo soffocato dello sfruttamento interinale, ed anche, magari, nel disagio classista dei nuovi proletari extracomunitari.
State spegnendo la televisione. Scoprendo pubblicamente che tutto il mondo sino ad oggi rappresentato, altro non era che una platonica grotta di ombre virtuali.

Arrivo al dunque.
Siete una realtà potenzialmente molto importante, e per questo hanno già deciso di infiltrarvi.
L'eventualità di un risveglio collettivo non allieta le notti di chi da trent'anni è abituato a concepire la cittadinanza come massa di infanti da distrarre o impaurire.
Hanno deciso di infiltrarvi per pilotare la vostra inesperienza verso una nuova Genova.

Lo suggerisce con antica e nota ambiguità il Presidente emerito Cossiga: “infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città” (23/10/08, “Quotidiano nazionale”).
Ufficializza la provocazione “Il Giornale” del 26 ottobre, che apre con il titolo: “Scuola, nei cortei rischio infiltrazioni BR”.

La minaccia, nemmeno troppo velata, è già stata consegnata: se il Movimento studentesco non si sgonfia, sarà destabilizzato dall'interno, perché l'attuale classe dirigente non può permettersi che la protesta contamini il mondo del lavoro.

Dovete per questo prevenirvi. Immunizzarvi.
Irradiare consapevolezza e responsabilità, dove possono annidarsi irrazionalità e ignoranza (e quindi violenza).
Suggerisco di inserire nei programmi didattici delle occupazioni e delle autogestioni scolastiche, laboratori di studio sulle infiltrazioni terroristiche e militari all'interno dei movimenti studenteschi degli anni '70.
Si potrebbe partire, ad esempio, dallo studio degli atti della “Commissione parlamentare di inchiesta sul terrorismo in Italia e sulla mancata individuazione dei responsabili delle stragi”, presieduta dall'Onorevole Giovanni Pellegrino.

Studiare gli errori del passato, per prevenire le trappole del presente.
Ma soprattutto, occorre formulare un vero e proprio “antidoto culturale” che renda il Movimento naturalmente impermeabile ad ogni tentativo di manipolazione esterna, ideologica o militare.

Consiglio in questo senso la rilettura degli Scritti corsari e soprattutto di Petrolio di Pier Paolo Pasolini, che è davvero un romanzo antropologico sugli anni di piombo e sul Novecento.
Ed anche un libro importantissimo come L'eresia di Pasolini (Effigie, 2005) di Gianni D'Elia, che invita ad uscire dal dualismo dello scontro e al battesimo di una nuova Sinistra culturale, che sappia leggere Marx ma anche Leopardi, e che non debba mai più trovarsi a dover scegliere tra umanità e responsabilità, tra lotta e poesia.



Roma, 28 ottobre 2008
D.