Legge elettorale: anche per il Parlamento europeo gli onorevoli saranno "nominati" (agenzia radicale)
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Mentre al Senato si è consumato l'ultimo atto della "sceneggiata" sul decreto Gelmini con l'approvazione definitiva del provvedimento, prende sempre più forma il prossimo fronte di polemica politica che terrà banco nelle prossime settimane, dopo l'approdo alla Camera dei deputati del testo di riforma della legge elettorale per le elezioni europee che prevede l'abolizione delle preferenze, liste bloccate, sbarramento al 5% e aumento delle circoscrizioni regionali.
L'intento è chiaro: riprodurre grosso modo il sistema elettorale vigente per le elezioni politiche nazionale, in modo da consentire, con lo sbarramento, la riduzione della frammentazione politica, con liste bloccate e senza preferenze, la nomina più che l'elezione dei rappresentanti del popolo.
Anche su questo fronte tra maggioranza e opposizione si va verso il muro contro muro, soprattutto per quanto riguarda preferenze e le liste bloccate. A dare man forte alla minoranza è arrivata - per quanto possa contare - la presa di posizione del presidente Napolitano, che ha fatto intendere di preferire un sistema che garantisca agli elettori la possibilità di esprimere le loro preferenze sulla scheda, senza penalizzare le minoranze con soglie di sbarramento eccessivamente alte.
Non sembra dello stesso avviso la maggioranza, che ha tutta l'aria di voler procedere a testa bassa, favorita dall'atteggiamento di un opposizione che a furia di cassare e disapprovare "a prescindere" ogni cosa fatta dalla Pdl, dà modo a Berlusconi di dire che "con questa opposizione non c'è possibilità di dialogo".
Se è possibile azzardare una previsione, alla fine della fiera, grosso modo la riforma del sistema elettorale per le Europee sarà approvata secondo il testo presentato in parlamento lunedì, perchè - come ha detto il Premier - "serve una squadra di professionisti" o meglio, una mandria di cavalli di Caligola pronti all'uso. La cosa, al di là delle apparenze, non dispiacerà nemmeno ai vertici del Pd che potranno così partecipare al grande gioco delle "nomime", ormai unica garanzia di sopravvivenza per una mediocre classe dirigente. (AN.M.)