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Discussione: Una Scuola Di Sudditi

  1. #1
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    Predefinito Una Scuola Di Sudditi

    www.laltrosud.it

    Qualche tempo fa, un noto esponente della Confindustria affermava che compito della Scuola doveva essere solo quello di produrre "menti d'opera" funzionali alle esigenze tecniche e produttive delle imprese evitando, in ogni modo, le dispersioni "enciclopediche".
    Gli facevano eco le "tesi" della Lega Nord, che sosteneva che la Scuola deve limitarsi a preparare "i giovani al lavoro e alle professioni, senza indulgere ad esperimenti che creino demotivazioni e disadattamento alle regole della nostra civiltà", e quelle dell'allora ministro D'Onofrio, secondo il quale una Scuola che non è essenzialmente basata sulla formazione professionale produce "le frustrazioni" tipiche di "uno studente in rivolta".

    Questo modo di intendere la Scuola, propria dell'ideologia neoliberista, che oggi dilaga anche in Italia, divorando progressivamente tutte le conquiste sociali e gli stessi diritti fondamentali stabiliti nella nostra Costituzione, trova le proprie tesi nel pensiero di alcuni teorici che incredibilmente ci fanno retrocedere di secoli.
    Così, ad esempio, il Mandeville sostiene che "il benessere e la felicità di ogni stato e di ogni regno richiedono che le conoscenze di un lavoratore povero siano ristrette nei limiti del suo lavoro e non travalichino mai il confine di ciò che interessa la sua occupazione.
    Quante più cose del mondo e di ciò che è estraneo al proprio lavoro o impiego conosce, un pastore, un aratore, o qualsiasi altro contadino, tanto meno sarà adatto a sopportare le fatiche e le durezze del proprio lavoro con gioia e soddisfazione.
    L'equilibrio della società [richiede] che i poveri lavoratori [rimangano] ignoranti di tutto ciò che non riguarda direttamente il proprio lavoro".
    Non meno esplicito è, poi, il pensiero di Le Bon secondo il quale fornire nozioni superflue e "pericolose" al lavoratore provocano in lui "un disgusto violento della condizione in cui è nato, e l'intenso desiderio di uscirne" ampliando, nel contempo, quell'«esercito di proletari malcontenti della loro sorte e sempre pronti alla rivolta».

    Dunque, la Scuola per questi predicatori del neoliberismo non deve creare riflessione, consapevolezza del proprio ruolo sociale o voglia di emancipazione ma, al contrario, produrre tanti acefali soldatini ben ordinati da "introdurre" nel sistema produttivo, quando, naturalmente, servono.
    Altro che Scuola pubblica che dovrebbe garantire ai giovani l'uguaglianza di chances, il giusto sapere necessario alla loro collocazione sociale, e quel tanto di capacità critica necessaria a comprendere il mondo che li circonda.
    Meglio sottrarre fondi alla Scuola pubblica, espellere migliaia di docenti, cancellare, di fatto, il tempo pieno, chiudere centinaia d'istituti, minacciare ed umiliare gli studenti. Meglio trasformare le Università pubbliche in tante Fondazioni private e, quindi, abbandonarle a se stesse, istituzionalizzando le disuguaglianze sociali e territoriali.

    La nuova Italia del terzo millennio, quella dei ragionieri della politica, degli yes-men, dei propagatori delle paure, dei normalizzatori, dei millantatori, dei menefreghisti, dei lacchè, dell'ingiustizia sociale, si gode, oggi, il proprio trionfo.
    Almeno fino a quando una nuova consapevolezza civile e politica non si affermi tra la gente, spazzando via i nuovi manipolatori delle coscienze.

  2. #2
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    E' lo stato italiano che dobbiamo spazzare via.

  3. #3
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    Io se avessi un figlio non lo manderei a scuola e se mi obbilgano a farlo lo manderei solo a scarfa 'o banco ovvero a fere presenza.

    Gli insegresei sin dall'età di 6 anni e forse anche 5 tutto quello che serve. A leggere a scrivere. Gli insegerei la gramatica napoletana a leggere e scrivere in napoletano. La storia patria ovvero la vera storia delle Due Sicilie dalla preistoria al 1872. La geografia di tutto il mondo. In queste materie sono molto ferrato. In oltre ero un ottimo studente in matematica e nelle scienze matematiche e essendo preparato insegnerei anche quelle. Porei insegnargli anche lo spagnolo ed un poco d'inglese. Infine gli insegnerei una materia che in nessuna scuola si insegna ovvero a pensare con la propria testa.

    Dobbiamo fare noi i maestri ai nostri figli se vogliano che crescano bene in modo che un giorno siano donne o uomini liberi.

  4. #4
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    Mandeville sostiene che "il benessere e la felicità di ogni stato e di ogni regno richiedono che le conoscenze di un lavoratore povero siano ristrette nei limiti del suo lavoro e non travalichino mai il confine di ciò che interessa la sua occupazione.
    De Mandeville forse si sarebbe messo le mani in testa ed avrebbe vomitato rancore per tutta la vita nel vedere quello che sta accadendo oggi, tra globalizzazione, crisi finanziaria e crisi della trasmissione dei poteri. forse agli inizi del settecento avrebbe creduto in altre cose..
    vi lascio con una sua altra citazione "Il vizio è tanto necessario in uno stato fiorente quanto la fame è necessaria per obbligarci a mangiare. È impossibile che la virtú da sola renda mai una nazione celebre e gloriosa"...

    allora noi merdionali rappresentiamo la vera patria della libertà?

 

 

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