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Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
    antonio massmo
    Ospite

    Accusa Per l'Ex Min.Landolfi E il Sottosegr.Cosentino

    Cosentino si mise a disposizione
    per fare trasferire un detenuto"
    Dai verbali del pentito Vassallo nuove accuse al sottosegretario e al parlamentare Landolfi di AN ex ministro alle telecomunicazioni.
    di Dario Del Porto


    Dieci verbali, ottanta pagine intervallate da "omissis" eppure piene di nomi, fatti, circostanze: nelle dichiarazioni di Gaetano Vassallo, imprenditore oggi collaboratore di giustizia, depositate all´udienza preliminare sulla Eco4, una società attiva nel settore dello smaltimento dei rifiuti, si racconta di conti svizzeri, nome in codice "Padre Pio", dove attraverso i fratelli Orsi, verrebbero riciclati i soldi del clan dei Casalesi. Ma si parla, in quelle carte, anche e soprattutto dei presunti rapporti tra camorra e politica. Come già nei verbali pubblicati da "L´espresso", Vassallo fa i nomi di due parlamentari del Pdl: il deputato di An Mario Landolfi, che nell´udienza Eco 4 è imputato con l´accusa di corruzione aggravata, forzistae il sottosegretario all´Economia Nicola Cosentino (
    Interrogato il primo luglio, alla presenza anche del coordinatore del pool anticamorra Franco Roberti, Vassallo sostiene: «Ricordo che Landolfi, in occasione della penultima campagna elettorale, aveva chiesto l´assunzione presso l´Eco4 di persone da lui indicate. In cambio era a disposizione del clan al fine di consentire l´aggiudicazione di appalti intervenendo su politici locali ovvero per trasferimenti di affiliati detenuti». Nello stesso verbale, Vassallo riferisce che Sergio Orsi, l´imprenditore che gestiva la Eco 4 insieme al fratello Michele, ucciso nel giugno scorso a Casal di Principe poco dopo aver iniziato a rendere dichiarazioni ai magistrati, aveva «parlato con Nicola Cosentino per il trasferimento di Salvatore Cantiello, alias "Carusiello" in un altro carcere. Cosentino si mise a disposizione per la richiesta di Orsi. Non so poi se il trasferimento si è avverato», aggiunge Vassallo. Nell´interrogatorio del primo aprile, il collaboratore di giustizia dice che «la società Eco 4 era controllata da Cosentino e anche Landolfi aveva svariati interessi». Vassallo afferma invece di aver agito nella Eco 4 «per conto» della famiglia del boss Francesco Bidognetti. E aggiunge di aver conosciuto Cosentino «proprio attraverso Bidognetti, in un periodo antecedente all´arresto di quest´ultimo».



    Interrogato il 10 luglio, il pentito risponde a una domanda del pm indicando per nome una persona, «con i capelli a caschetto un po´ lunghi», e dicendo di aver appreso da Sergio Orsi che questi «era un appartenente al clan di Mondragone» ma anche «l´autista di Landolfi» quando si trovava in quella zona. «Chiesi a Orsi come fosse possibile che un parlamentare si servisse di un mafioso come autista - si legge - e Sergio mi rispose che "tutto era possibile". La Procura dovrà adesso cercare i riscontri alle accuse di Vassallo. Più volte, in questi mesi, Landolfi e Cosentino hanno respinto con energia ogni accostamento ad ambienti camorristici. Cosentino ha ribadito di non aver mai conosciuto Vassallo. Agli atti dell´udienza sono stati depositati anche i verbali nei quali Vassallo afferma di aver assistito alla consegna nelle mani di Cosentino da parte di Sergio Orsi di una busta contenente 50 mila euro, circostanza smentita proprio da Orsi dopo la pubblicazione su L´espresso dell´interrogatorio

  2. #2
    antonio massmo
    Ospite

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    camerati,occhio a questa inchiesta

  3. #3
    antonio massmo
    Ospite

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    Dai verbali del pentito Vassallo nuove accuse al sottosegretario e al parlamentare Landolfi
    "Cosentino si mise a disposizione
    per fare trasferire un detenuto"


    Dario Del Porto
    "Gli Orsi hanno un conto svizzero: così riciclano i soldi del gruppo Bidognetti"
    "Riconobbi un mafioso di Mondragone: era l´autista di Landolfi"

    Dieci verbali, ottanta pagine intervallate da "omissis" eppure piene di nomi, fatti, circostanze: nelle dichiarazioni di Gaetano Vassallo, imprenditore oggi collaboratore di giustizia, depositate all´udienza preliminare sulla Eco4, una società attiva nel settore dello smaltimento dei rifiuti, si racconta di conti svizzeri, nome in codice "Padre Pio", dove attraverso i fratelli Orsi, verrebbero riciclati i soldi del clan dei Casalesi. Ma si parla, in quelle carte, anche e soprattutto dei presunti rapporti tra camorra e politica. Come già nei verbali pubblicati da "L´espresso", Vassallo fa i nomi di due parlamentari del Pdl: il deputato di An Mario Landolfi, che nell´udienza Eco 4 è imputato con l´accusa di corruzione aggravata, e il sottosegretario forzista all´Economia Nicola Cosentino (nella foto a destra).
    Interrogato il primo luglio, alla presenza anche del coordinatore del pool anticamorra Franco Roberti, Vassallo sostiene: «Ricordo che Landolfi, in occasione della penultima campagna elettorale, aveva chiesto l´assunzione presso l´Eco4 di persone da lui indicate. In cambio era a disposizione del clan al fine di consentire l´aggiudicazione di appalti intervenendo su politici locali ovvero per trasferimenti di affiliati detenuti». Nello stesso verbale, Vassallo riferisce che Sergio Orsi, l´imprenditore che gestiva la Eco 4 insieme al fratello Michele, ucciso nel giugno scorso a Casal di Principe poco dopo aver iniziato a rendere dichiarazioni ai magistrati, aveva «parlato con Nicola Cosentino per il trasferimento di Salvatore Cantiello, alias "Carusiello" in un altro carcere. Cosentino si mise a disposizione per la richiesta di Orsi. Non so poi se il trasferimento si è avverato», aggiunge Vassallo. Nell´interrogatorio del primo aprile, il collaboratore di giustizia dice che «la società Eco 4 era controllata da Cosentino e anche Landolfi aveva svariati interessi». Vassallo afferma invece di aver agito nella Eco 4 «per conto» della famiglia del boss Francesco Bidognetti. E aggiunge di aver conosciuto Cosentino «proprio attraverso Bidognetti, in un periodo antecedente all´arresto di quest´ultimo».
    Interrogato il 10 luglio, il pentito risponde a una domanda del pm indicando per nome una persona, «con i capelli a caschetto un po´ lunghi», e dicendo di aver appreso da Sergio Orsi che questi «era un appartenente al clan di Mondragone» ma anche «l´autista di Landolfi» quando si trovava in quella zona. «Chiesi a Orsi come fosse possibile che un parlamentare si servisse di un mafioso come autista - si legge - e Sergio mi rispose che "tutto era possibile". La Procura dovrà adesso cercare i riscontri alle accuse di Vassallo. Più volte, in questi mesi, Landolfi e Cosentino hanno respinto con energia ogni accostamento ad ambienti camorristici. Cosentino ha ribadito di non aver mai conosciuto Vassallo. Agli atti dell´udienza sono stati depositati anche i verbali nei quali Vassallo afferma di aver assistito alla consegna nelle mani di Cosentino da parte di Sergio Orsi di una busta contenente 50 mila euro, circostanza smentita proprio da Orsi dopo la pubblic

  4. #4
    antonio massmo
    Ospite

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    In data odierna personale della Guardia di Finanza (Tenenza di Mondragone), della Questura di Caserta (Squadra Mobile) e del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta hanno eseguito sei ordinanze applicative di misure cautelari personali per i delitti di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione e corruzione di pubblico ufficiale, aggravate dalla finalità camorristica, truffa ai danni dello Stato. Tali provvedimenti sono stati emessi dal G.i.p. del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
    E’ stato inoltre eseguito il sequestro preventivo di un ingente credito, dell’ammontare di euro 4.700.000,00, vantato dalla Eco4 spa nei confronti del Consorzio CE4 ed oggetto di fraudolenta cessione ad un Istituto di credito.
    Le misure cautelari si pongono in linea di continuità con quelle emesse dal G.i.p. di Napoli, in data 22.3.2007, e le indagini ivi riassunte ricostruiscono la continua e costante pressione “mafiosa” (segnatamente da parte degli affiliati al clan La Torre dominante in Mondragone e zone limitrofe) esercitata dal 2001 almeno sino alla prima metà dell’anno 2005 nei confronti della spa Eco/4 nonché la profonda infiltrazione del medesimo clan, nello stesso arco temporale, all’interno dell’amministrazione comunale di Mondragone, pressione ed infiltrazione che hanno trovato un rilevantissimo ed indispensabile dato di sintesi e di collegamento tra le diverse entità (Pubblica Amministrazione, da un lato, e sodalizio La Torre dall’altro) nella figura di Valente Giuseppe – già Presidente del Consorzio CE4.
    Per un miglior controllo dell’amministrazione comunale, soggetti contigui al clan mondragonese (tra cui D’Agostino Maria, già consigliere comunale, e Sorrentino Gennaro) si costituivano nell’anno 2004 persino in gruppo politico, così da continuare a inquinare l’azione politico/amministrativa attraverso lo schermo “partitico”, risultando il gruppo stesso dapprima “innominato” per poi collegarsi strutturalmente con più ampie organizzazioni operanti anche a livello nazionale, essendo peraltro assolutamente indifferente l’area politica cui legarsi.
    Le investigazioni, svolte da diversi angoli prospettici dalle tre citate Forze di polizia, consentivano dunque non solo di cogliere pienamente le caratteristiche dell’infiltrazione mafiosa della società mista Eco 4 s.p.a. – società strategica in quanto affidataria privilegiata del servizio di raccolta dei rifiuti già concesso, nel tempo, da 18 comuni del casertano -, ma altresì di svelare l’indissolubile connubio tra imprenditoria casertana, gruppi mafiosi sul territorio (facenti capo alle famiglie Bidognetti e La Torre / Fragnoli) ed amministrazione comunale mondragonese.
    Se le precedenti indagini consentivano di accertare la compartecipazione occulta mafiosa dell’Eco 4 s.p.a., ente piegato agli interessi patrimoniali dei vertici del clan dei casalesi attraverso l’azione dei fratelli Sergio e Michele ORSI e la stabile e continuativa contribuzione finanziaria del clan campano dagli stessa garantita, lo sviluppo investigativo consentiva di chiarire la genesi della società mista ed il supporto che la stessa società continuativamente garantiva alla stabilità dell’assetto politico del Comune di Mondragone, anche e soprattutto attraverso la contrazione di accordi inevitabilmente connessi al versamento della tangente estorsiva.
    Dipendendo le vicende societarie dell’ente misto dalle determinazioni politiche locali, e dovendo la società stessa subire la tassazione mafiosa imposta dal clan mondragonese - gruppo criminale capace di incidere decisamente sugli equilibri politici comunali - ne seguivano diverse intese plurilaterali, tutte presupponenti l’impegno dei vertici dell’ECO4, accordi attraverso cui era possibile mantenere la maggioranza di Giunta, nel Comune di Mondragone.
    Le investigazioni consentivano in primo luogo di accertare come la gara indetta dal Consorzio CE4 per l’individuazione del partner privato, fosse stata aggiudicata - nel 2000 - all’ATI capeggiata dalla “Flora Ambiente”, facente capo ai fratelli Michele e Sergio ORSI, grazie ad un’intesa corruttiva ed una ingegnosa turbativa d’asta, coinvolgente i privati aggiudicatari, il Presidente del Consorzio VALENTE Giuseppe ed il presidente della commissione di gara DE BIASIO Claudio .
    La fondamentale importanza della gara e della conseguente costituzione della società mista “ECO4 s.p.a.” si coglieva dai successivi sviluppi quando, in un tempo decisamente breve, la spa Eco4 diverrà affidataria – in via diretta e senza gara alcuna – della quasi totalità dei servizi di raccolta dei rsu nei Comuni ricompresi nel territorio del Consorzio.
    Tali affidamenti diretti verranno consentiti anche attraverso una pluralità di provvedimenti emessi dal Commissariato di Governo per l’Emergenza Rifiuti - atti del tutto estranei ai poteri dell’Ente e rilasciati in coerenza con la concessione di utilità corrispettive per il funzionario pubblico interessato – nonché mediante un’insistente e proficua azione corruttiva ed abusiva diretta a ottenere il rilascio della certificazione antimafia, (problema sorto nei rari casi in cui i Comuni optavano formalmente per la gara pubblica).
    In questo versante, come in altri, veniva richiesto l’intervento e la “copertura” di referenti politici, anche mediata dal VALENTE Giuseppe.
    Il raccordo tra gli interessi degli imprenditori privati, domini della società mista ECO4 s.p.a., e gli interessi degli amministratori e politici, si coglieva in occasione delle contese elettorali, allorché numerose persone venivano assunte presso l’ECO4 s.p.a., su richiesta di esponenti politici, per ragioni di voto.
    Le investigazioni consentivano inoltre di infrangere il patto di omertà che legava gli amministratori dell’ECO4 s.p.a. - partners del socio occulto mafioso, riconducibile agli esponenti apicali del clan dei casalesi - alla criminalità organizzata di Mondragone, svelando l’esistenza di una coeva tangente periodica, pari a 15.000 euro mensili, versata dai vertici della società mista Eco 4 s.p.a. per circa quattro anni.
    Dalle indagini esperite risultava chiaro che la tangente costituiva una rilevante fonte di reddito criminale del gruppo, vitale per l’ordinaria amministrazione dello stesso, e la dipendenza finanziaria del clan dai determinatori della spesa pubblica comportava ineludibilmente – secondo una stringente logica economica – una sua dipendenza rispetto all’amministrazione locale.
    Tale soggezione finanziaria si traduceva nell’intervento richiesto dalla parte politica al clan locale, poi attuato, nel dare sostegno alla Giunta comunale, apporto che vedrà poi necessariamente implicata – per la concessione di posti lavoro – la parte imprenditoriale.
    In definitiva, si è dimostrato come, in questo caso (tutt’altro che isolato), si sia verificato, tra politici e camorristi, un rapporto di reciprocità funzionale, che ha visto i primi in posizione sovraordinata rispetto ai secondi.
    Per la condotta estorsiva, svolta in modo continuativo, veniva già disposta la custodia in carcere di FRAGNOLI Giuseppe, FRAGNOLI Giacomo, FILOSO Vincenzo, SORRENTINO Gennaro, LA TORRE Augusto e DIANA Giuseppe.
    Le attuali indagini consentivano di allargare lo spettro degli artefici dell’azione criminale, giungendo ad individuare anche uno dei mandanti delle attività estorsive in LA TORRE Antonio – all’epoca latitante in Scozia -, e PIGNATARO Aniello quale co-esecutore. Emergeva altresì il ruolo di VALENTE Giuseppe, Presidente del Consorzio CE4, nella rilevante e prolungata tassazione estorsiva. Questi risultava infatti decisivo – nella sua veste di plenipotenziario del Sindaco di Mondragone CONTE Ugo per i rapporti con il clan La Torre e di vero e proprio alter ego del Sindaco – sia nella fase di conclusione della “pattuizione” estorsiva sia in quella esecutiva, ruolo teleologicamente volto ad impedire ai fratelli ORSI di sottrarsi alla domanda di danaro proveniente dall’indicato gruppo criminale.
    Il suo comportamento, diretto a paralizzare il rifiuto inizialmente opposto dagli imprenditori al versamento della somma mensile pretesa dal clan La Torre, risultava all’evidenza funzionale ad assicurare a tale consorzio criminale - il cui potere mafioso era stato indispensabile per la nascita e la permanenza in vita della giunta del Sindaco Conte Ugo, soggetto legatissimo al Valente Giuseppe, che era il suo rappresentante permanente nel Consorzio CE/4 - il pagamento della tangente anche da parte dei nuovi gestori del servizio di raccolta dei r. s. u..
    A tale scopo il VALENTE si adoperava nell’imporre agli imprenditori gli incontri con il capo clan latitante FRAGNOLI Giuseppe, nel garantire loro i fondi per il pagamento delle tangenti (così imputandoli a costi pubblici), nel ricevere direttamente – a mani proprie, in alcuni casi – il relativo versamento, nonché nell’imporre la collocazione del FRAGNOLI Giacomo, figlio del capo clan Giuseppe, all’interno della spa Eco4 nel ruolo di coordinatore del servizio dei r. s. u., così che costui potesse pilotare le agitazioni dei dipendenti della società anche in funzione del pagamento della tangente al clan La Torre.
    Valente Giuseppe risultava infatti la cerniera tra la sfera politico/amministrativa comunale, il potere imprenditoriale e l’aggregazione mafiosa, risultando capace di realizzare i diversi interessi mediando tra i rispettivi protagonisti e procedendo a complessi accordi sinallagmatici.
    Da un lato infatti induceva gli uomini del clan La Torre ad assicurare, grazie al loro proprio incontrastato potere mafioso, un decisivo appoggio ai fini della nascita e della permanenza in vita della giunta del Conte Ugo e dall’altro avvantaggiava il clan per il tramite della società mista Eco4, garantendo un sicuro benessere economico a tale società, potendo così assumere – a titolo permanente ovvero temporaneo – nuovi dipendenti, nella loro quasi totalità legati al medesimo gruppo delinquenziale.
    Ne sortiva un accrescimento del relativo dominio e controllo mafioso sul territorio del Comune di Mondragone.
    L’asservimento della società agli interessi politici e mafiosi si realizzava infatti anche attraverso una estesa e, in termini manageriali, irrazionale politica di assunzioni, non solo volta a retribuire indirettamente uomini del clan o loro familiari, ma altresì volta a compensare il voto per i rappresentanti politici locali.
    L’impegno profuso dal Valente per lo stesso gruppo si spiegava infatti con il decisivo appoggio elettorale concessa alla coalizione guidata dal Conte Ugo dal clan locale, intervento attuato attraverso D’AGOSTINO Maria, previa sua retribuzione attraverso plurime assunzioni, anche fittizie, essendo la donna intervenuta in soccorso della Giunta municipale, nella primavera dell’anno 2000, in modo da evitarne la caduta.
    Le cadenze temporali relative al prezzolato sostegno da parte della D’AGOSTINO Maria alla giunta CONTE ed i plurimi coevi incontri tra VALENTE Giuseppe, Orsi Sergio e FRAGNOLI Giuseppe (capo del clan mafioso di Mondragone) dimostravano chiaramente come vi fosse una sostanziale sovrapposizione tra i momenti legati alle intese per il versamento della tangente da parte dei titolari della parte privata della ECO4 spa e gli scenari politici.
    Appariva estremamente chiaro che il clan La Torre avesse massimo interesse a dare sostegno all’amministrazione comunale guidata da CONTE Ugo, grazie ai benefici che garantiva loro – segnatamente per il tramite dei benefici garantiti alla spa Eco4, infestata da infiltrazioni mafiose - il permanere dell’assetto politico.
    Per tale accordo corruttivo, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa, era ritenuta la gravità indiziaria nei riguardi della D’AGOSTINO Maria, VALENTE Giuseppe, SORRENTINO Gennaro, CONTE Ugo, ORSI Michele e ORSI Sergio, venendo emessa la misura cautelare detentiva nei confronti dei primi tre.
    I soggetti legati al clan La Torre, proprio in forza del decisivo appoggio fornito dal medesimo clan alla nascita ed alla permanenza in vita della giunta del Sindaco Conte Ugo, erano dunque in grado di espropriare sostanzialmente i poteri spettanti al capo dell’amministrazione comunale, imponendo a costui la ripartizione delle deleghe tra gli assessori ed addirittura i nomi degli assessori medesimi
    Se la prima vicenda corruttiva risultava direttamente volta al sostegno della Giunta CONTE, la seconda azione corruttiva in imputazione – cui si è accompagnata anche in questo caso un’assunzione truffaldina presso la spa Eco4 quale prezzo dell’atto contrario ai doveri di ufficio (posto in essere nell’occasione dal consigliere comunale Romano Massimo tramite le sue dimissioni prezzolate) – si ricollegava alla necessità da parte dell’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Conte Ugo di mantenere la maggioranza anche dopo la decadenza dal consiglio comunale della D’Agostino Maria, ineleggibile ai sensi dell’art. 58 comma primo del d. lvo n. 267/2000.
    Romano Massimo si accordava infatti nel dimettersi, contemporaneamente alle dimissioni, legalmente imposte, della D’AGOSTINO, con previsione di una sua illecita retribuzione attraverso l’assunzione fittizia e truffaldina della moglie Gnasso Daniela presso la spa Eco4 e la promessa di un futuro ruolo nell’amministrazione del Comune di Mondragone per sé o per il fratello Romano Agostino (all’epoca dei fatti ispettore della P. S. in servizio presso il Commissariato di Formia).
    Per tale seconda condotta corruttiva, aggravata dalla finalità di agevolazione mafiosa, era ritenuta la gravità indiziaria nei riguardi di VALENTE Giuseppe, ROMANO Agostino, ROMANO Massimo, CONTE Ugo, ORSI Michele, venendo disposta la misura cautelare detentiva nei confronti del primo e l’obbligo di presentazione alla P.G. per il secondo.
    Le indagini consentivano inoltre di svelare la creazione ad opera dei soggetti collegati al clan La Torre di una formazione politica capace di incidere sull’amministrazione comunale di Mondragone e la sola apparente uscita di scena della D’AGOSTINO Maria, la quale invece si dimostrava di fatto capace di intervenire e condizionare le scelte dell’amministrazione comunale di Mondragone che, dopo le elezioni tenutesi nel giugno del 2004, restava guidata dal sindaco Ugo Conte.
    La costante ingerenza della D’AGOSTINO Maria e la sua attitudine a pilotare comunque scelte rilevanti dell’amministrazione comunale dimostrava ulteriormente il legame tra la stessa e l’aggregazione capeggiata dal CONTE Ugo, vantando esplicitamente la D’AGOSTINO un “credito” pienamente coerente con l’esistenza di un accordo sinallagmatico per il quale il sostegno offerto dalla donna alla giunta CONTE risultava la primaria prestazione da retribuire.
    Emergeva nitidamente l’esistenza di una lobby costituita da soggetti collegati al “Clan La Torre/Fragnoli” (di cui facevano incontestabilmente parte la D’Agostino Maria, il Sorrentino Gennaro ed altre persone), lobby esponente di evidenti interessi mafiosi dapprima costituitasi in “gruppo innominato” e poi in una formazione intenzionata a confluire in più ampie aggregazioni politiche, anche di livello nazionale (il tutto nell’indifferenza dell’identità soggettiva delle stesse, quale palese ed incontrovertibile dimostrazione della natura di mero schermo della formazione stessa) – segnatamente grazie all’opera del Sorrentino Gennaro, vero e proprio segretario politico del gruppo.
    Le investigazioni consentivano poi di chiarire un’ulteriore ingente truffa ai danni dello stato, per un importo pari a 4 milioni e settecentomila euro, condotta realizzata da VALENTE Giuseppe, ORSI Michele, ORSI Sergio – questi ultimi due anche attraverso il prestanome SCHIAVONE Aldo ed il Direttore Generale del Consorzio CE4 DE BIASIO Claudio – e da alcuni dipendenti e funzionari della BNL, questi ultimi infedeli e prezzolati agevolatori della condotta, comportando il conseguente sequestro preventivo del corrispondente credito, oggetto di illecita cessione dall’ECO4 alla BNL e successivo sconto.
    Per i contributi resi al clan di Mondragone, veniva altresì emesso titolo cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa nei confronti di SORRENTINO Gennaro, DIANA Giuseppe, VALENTE Giuseppe e D’AGOSTINO Maria.

  5. #5
    antonio massmo
    Ospite

    Predefinito

    Richiesta l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex Ministro delle Comunicazione, Mario Landolfi. Alla conclusione delle indagini preliminari, condotte dal gip Enrico Campoli, il pubblico ministero Alessandro Milita chiederà l’autorizzazione a procedere alla Camera dei Deputati, nella quale siede Landolfi in seguito alla sua elezione nelle scorse politiche di aprile.

    LE INDAGINI – Avviate nel 2001 in seguito alle dichiarazioni di alcuni imprenditori che operavano nel settore dell’immondizia, le indagini hanno portato all’inquisizione di diversi esponenti politici. Nel novembre dello scorso anno spuntarono i nomi di diversi esponenti politici, tra cui il sindaco di Mondragone Ugo Alfredo Conte e il più noto esponente di Alleanza Nazionale Mario Landolfi, nel registro degli indagati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Il procedimento si sviluppa su presunti favori elettorali e riguardo la gestione del consorzio Eco4, che curava lo smaltimento dei rifiuti in parte dell’agro aversano e lungo il litorale casertano. Le indagini avevano già portato allo scioglimento del consiglio comunale di Mondragone e alle conseguenti elezioni della nuova compagine amministrativa ora guidata da Achille Cenname.

 

 

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