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    Predefinito dalla prima pagina dei quotidiani di oggi...

    notate le differenze?




    http://www.corriere.it/cronache/08_n...4f02aabc.shtml


    Accusa alle forze dell'ordine: non si sono messe di mezzo, li hanno lasciati fare

    «Così abbiamo sbaragliato i fascisti»

    Il racconto dei militanti di Rifondazione: ci hanno chiamati, quelli avevano già fatto tre aggressioni

    ROMA — «Parliamoci chiaro: prima che arrivassimo noi c'erano già state tre aggressioni contro persone finite all'ospedale o comunque rimaste ferite. Ammesso e non concesso che ce l'avesse avuta prima, quella gente non aveva più alcuna legittimità a stare in piazza. Abbiamo chiesto che fossero allontanati, e niente. Gli abbiamo gridato di andarsene, e niente. A quel punto li abbiamo caricati e sbaragliati. Basta, finito. Inutile stare a nascondersi o girarci intorno».
    Partito della Rifondazione comunista, sede della Direzione nazionale, terzo piano. Simone ha 32 anni e un linguaggio diretto. Accanto a lui ci sono Emiliano, 30 anni e quasi due metri d'altezza, e Yassir, 33 anni e una denuncia per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale: l'hanno fermato e liberato dopo una notte passata in gattabuia. Sono impiegati del settore organizzazione del partito (quello che un tempo si sarebbe chiamato Servizio d'ordine), e mercoledi scorso erano in piazza Navona. Raccontano la loro versione dei fatti con una premessa, affidata a Emiliano: «Per noi l'antifascismo è un valore irrinunciabile. E' il fondamento della nostra Costituzione, ed essere antifascisti oggi significa difendere la democrazia, la pace e la libertà di espressione».
    Anche con l'uso della violenza? Risponde Simone: «A nessuno di noi piace andare in giro a caricare i fascisti, ma capitano situazioni particolari. Come l'altro giorno. Con la polizia che non ha fatto niente per impedire lo scontro fisico». Lo interrompe Yassir: «Sono diciotto anni che partecipo alle manifestazioni, e ti assicuro che non avevo mai visto prima un fascista così da vicino. Perché sempre si sono messi in mezzo per evitare il contatto diretto, o ci chiudevano piazze o strade presidiate da loro. Stavolta invece è come se avessero detto "prego, accomodatevi". Io non penso a complotti, però qualche cattivo pensiero può venire. Anche perché questa storia è cominciata molto prima di mercoledì».
    Il riferimento è ai giorni precedenti, lunedì e martedì, quando «i fascisti» del Blocco studentesco hanno conquistato la testa del corteo degli studenti medi o issato il loro striscione al sit-in davanti al Senato. «Sempre con quel camioncino bianco pieno di mazze nascoste — insiste Simone — senza che nessuno lo fermasse. Noi in quelle due occasioni abbiamo abbozzato, per evitare problemi, ma in piazza Navona, mercoledì, s'è passato il segno». Racconta Yassir: «Io stavo andando al lavoro quando mi ha telefonato un ragazzo del liceo Tasso per avvisarmi che i fascisti stavano picchiando la gente. Temevo che esagerasse, ho chiamato altre persone, e tutti confermavano le aggressioni. Parlavano di sangue. Ho radunato altri compagni e siamo andati». Insieme a quelli dell'università: «E mica sono il Settimo Cavalleggeri! — sorride Simone —. Era già previsto che venissero anche loro, hanno solo accelerato un po' il corteo». Con il loro camioncino: «Certo — risponde Emiliano - quello c'è sempre, per gli altoparlanti e i megafoni. Mazze non ce n'erano, stai sicuro. Quando siamo arrivati abbiamo trovato la piazza terrorizzata dalle violenze precedenti e i fascisti schierati in formazione, coi bastoni pronti. A quel punto che fai?». Già, che fai? Yassir: «Abbiamo formato un cordone e fino all'ultimo abbiamo tentato di tenerlo, ma la piazza dietro spingeva e quelli davanti aspettavano co' 'sti bastoni come fossero giocatori di baseball». E voi coi caschi in testa: «Certo, per protezione. A mani nude, però. A un certo punto non abbiamo tenuto più e c'è stato lo scontro. Coi poliziotti a godersi lo spettacolo».

    Sono volate le sedie dei bar. «Di vimini... Ne vola una, ti arriva addosso, la rilanci no? A me un fascista m'ha tirato una scopa — continua Yassir —, l'ho parata, ho visto arrivare i carabinieri dall'altra parte e ho avuto paura di restare in mezzo. Mi sono lanciato tra i tavolini dei bar. Mentre correvo mi sono sentito prendere alla gola e stringere, mi stavano soffocando. Poi mi hanno buttato a terra, e mentre temevo che arrivasse una coltellata ho sentito dire "soggetto immobilizzato". Erano poliziotti, per fortuna». Quindi sono intervenuti. «Per disperderci — puntualizza Simone —, dopo che avevamo neutralizzato i fascisti e ridotto quel camioncino come doveva essere ridotto. Questi sono doppiamente pericolosi: militarmente, perché picchiano la gente, e politicamente perché rischiano di avere un effetto catalizzatore su giovani cosiddetti "neutri", soprattutto in certe scuole e periferie, dove ci sono logiche più da comitiva che da gruppo politico, un po' da stadio». Emiliano: «Coi loro metodi: o ti adegui e fai quello che dicono loro oppure menano. A Roma da due anni le aggressioni si sono moltiplicate. Dicono di essere contro questo governo, ma non mi pare se poi spunta un sottosegretario che si appiattisce sulla loro versione. Comunque al corteo dello sciopero non si sono visti». Ancora Simone: «Noi da quando siamo rimasti senza parlamentari abbiamo molte più difficoltà a gestire la piazza, mentre loro si sentono protetti. Mercoledì qualcuno di noi s'è dovuto prendere un permesso dal lavoro per venire a cacciare i fascisti, ma ti pare normale?».
    Giovanni Bianconi
    01 novembre 2008




    http://www.repubblica.it/2008/10/sez...na-verita.htmlScontri di Piazza Navona
    la verità monca del governo


    Una serie di immagini dimostrano che prima i giovani di estrema destra
    picchiano a sprangate alcuni studenti medi senza che nessuno intervenga
    di ANDREA DI NICOLA



    Uno studente aggredito da Blocco studentesco prima degli scontri

    ROMA - Uno scontro, anzi un assalto dei centri sociali contro i ragazzi pacifici di Blocco studentesco. La verità costruita dalla polizia e confezionata dal governo è bell'e pronta per andare in onda su Tg e televisioni. Tutto vero: gli universitari sono entrati in piazza Navona ed hanno affrontato i neofascisti di Blocco studentesco. Tutto vero, ma solo una parte della verità. Una parte perché non dice cosa è successo in quella piazza romana prima dello scontro. Non dice insomma, come ricostruito da un ragazzo che ha scritto a Repubblica e come testimoniato da decine di foto che, prima dell'azione degli universitari, un camioncino pieno di mazzieri aveva aggredito a cinghiate e a sprangate gruppi di quindicenni che fino a quel momento avevano giocosamente, accompagnati dai loro professori, contestato il decreto Gelmini.

    Dal famigerato pulmino bianco sono scesi studenti, molti evidentemente fuoricorso, che a botte e calci si sono posizionati nel cuore dell'assembramento di ragazzini delle medie superiori spargendo violenza e terrore allo scopo di connotare a destra la protesta studentesca. Solo a questo punto intervengono gli universitari chiamati dai più giovani per cercare una difesa che la polizia non ha saputo offrire. Dal corteo della Sapienza arriva un gruppone, a mani nude tanto che per attaccare usano i tavolini e le sedie dei bar che trovano in piazza e inizia il confronto con i neofascisti.


    Per motivi oscuri le forze dell'ordine si accorgono solo di questa seconda fase della prima, dell'attacco ai liceali da parte di Blocco studentesco non si accorgono. I funzionari di polizia, che pure non erano distanti da dove avveniva il macello dei diritti, dicono di non essersene accorti e non ne fanno cenno nelle loro ricostruzioni. Tanto meno ne fa cenno in Parlamento il sottosegretario Nitto Palma vendendo al Parlamento e al Paese una verità monca che però le tecnologie smontano nel giro di poche ore. Le foto parlano chiaro e, a meno che questo non sia un Paese di maestri di Photoshop, ci dicono che quella del governo e della questura è una verità monca. Quasi una menzogna.
    (31 ottobre 2008)


    http://www.liberazione.it/
    Liberiamoci dall'identità che ci spinge verso il passato
    Franco Berardi Bifo
    C'è un abisso nel prossimo futuro dell'umanità, e se camminiamo con la testa rivolta all'indietro ci finiremo dentro rovinosamente. Così Marcello Cini conclude il suo recente articolo che io condivido nella lettera e nello spirito.
    E allora partiamo di qui. Cos'è l'abisso che ci troviamo di fronte? Gli effetti della crisi finanziaria si manifesteranno - si stanno già manifestando, e siamo solo ai primi segnali - con un'ondata di licenziamenti, disoccupazione di massa, immiserimento della società. E' facile prevedere che la popolazione occidentale reagirà con un moto aggressivo che avrà dapprima caratteri di egoismo rabbioso, di bellicoso nazionalismo e di violenza razzista. Dobbiamo mettere in conto che una fase quasi inevitabile di guerra civile interetnica devasterà la vita sociale per alcuni anni: la cultura consumista, lo spirito di competizione hanno creato le condizioni di una fiammata di razzismo proprietario che non potremo evitare con le parole. Ma quella violenza non restituirà alla minoranza occidentale bianca la supremazia di cui ha goduto nei cinque secoli moderni, perché non ci sono più né le condizioni produttive né quelle militari perché l'egemonia occidentale possa sopravvivere.
    1919


    01/11/2008

  2. #2
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    Repubblica si è accorta di quanto successo veramente a Roma e pubblica tutte le foto incriminanti per i fasci, il corriere da addirittura modo ai compagni coinvolti di spiegare le loro ragioni, liberazione ciarla come al solito sul superamento dell' identità comunista perchè questo è oggi il problema...

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Antitesi Visualizza Messaggio
    liberazione ciarla come al solito sul superamento dell' identità comunista perchè questo è oggi il problema...
    Scusa, magari sarò scema io, ma non mi sembra che l'articolo dica quello, anche se non ho letto l'articolo di Cini quindi magari la chiave di lettura e lì.
    A me sembra che parli dell'identità occidentale, non di quella comunista.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da catartica Visualizza Messaggio
    Scusa, magari sarò scema io, ma non mi sembra che l'articolo dica quello, anche se non ho letto l'articolo di Cini quindi magari la chiave di lettura e lì.
    A me sembra che parli dell'identità occidentale, non di quella comunista.
    ahahah, no, son scemo io, accecato dal titolo ho scambiato "cultura consumista" con "cultura comunista"... chiedo venia...

  5. #5
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    no, no, avevo ragione io:


    «Nell'esperienza del ventesimo secolo la parola comunismo ha finito per significare quanto di peggio oggi si possa desiderare: la conformità delle esistenze e il predominio delle nomenklature, non certo la comunità dei beni da cui può sorgere la piena diversità delle esistenze singolari. Questo significa comunismo secondo il senso comune, e solo chi si tappa le orecchie e gli occhi può non riconoscerlo.
    La parola comunismo - alla luce dell'esperienza del ventesimo secolo - è venuta a significare anche alcune altre cose: rivoluzione diretta da una minoranza organizzata, conquista del centro del potere capitalista, dittatura del proletariato, partito unico. Vi è forse qualcuno che possa attendersi realisticamente, o anche solo desiderare, queste evoluzioni per la storia del ventunesimo secolo?

    Franco Berardi Bifo, editoriale di Liberazione, 1 Novembre 2008

  6. #6
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    Be', a questo punto mi iscrivo al gruppo anti-Bifo su facebook

  7. #7
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    Però metti il link preciso...

  8. #8
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    http://www.liberazione.it/a_giornale...ubb=01/11/2008

    Liberiamoci dall'identità che ci spinge verso il passato
    Franco Berardi Bifo
    C'è un abisso nel prossimo futuro dell'umanità, e se camminiamo con la testa rivolta all'indietro ci finiremo dentro rovinosamente. Così Marcello Cini conclude il suo recente articolo che io condivido nella lettera e nello spirito.
    E allora partiamo di qui. Cos'è l'abisso che ci troviamo di fronte? Gli effetti della crisi finanziaria si manifesteranno - si stanno già manifestando, e siamo solo ai primi segnali - con un'ondata di licenziamenti, disoccupazione di massa, immiserimento della società. E' facile prevedere che la popolazione occidentale reagirà con un moto aggressivo che avrà dapprima caratteri di egoismo rabbioso, di bellicoso nazionalismo e di violenza razzista. Dobbiamo mettere in conto che una fase quasi inevitabile di guerra civile interetnica devasterà la vita sociale per alcuni anni: la cultura consumista, lo spirito di competizione hanno creato le condizioni di una fiammata di razzismo proprietario che non potremo evitare con le parole. Ma quella violenza non restituirà alla minoranza occidentale bianca la supremazia di cui ha goduto nei cinque secoli moderni, perché non ci sono più né le condizioni produttive né quelle militari perché l'egemonia occidentale possa sopravvivere.
    La livida frustrazione è destinata a trasformarsi nel medio periodo in qualcosa di molto differente. Una nuova onda di solidarietà, un nuovo sentimento di generosità sono destinati a diffondersi. Li possiamo già intravvedere nei movimenti studenteschi di questi giorni, e crescerà. Anche se per un certo periodo quest'onda sarà minoritaria è nostro compito alimentarla con le parole e con la costruzione di forme nuove di organizzazione.
    Eccoci al punto. Quali forme nuove di organizzazione sociale possiamo proporre, creare, sostenere?
    Il tentativo di rianimare l'identità comunista novecentesca è a mio parere il contrario esatto di quello che occorre.
    Non perché il comunismo sia morto. Credo anzi che nel futuro sentiremo di nuovo risuonare l'antico grido dei seguaci di Fra' Dolcino e di Thomas Munzer: Omnia sunt communia.
    Ma nell'esperienza del ventesimo secolo la parola comunismo ha finito per significare quanto di peggio oggi si possa desiderare: la conformità delle esistenze e il predominio delle nomenklature, non certo la comunità dei beni da cui può sorgere la piena diversità delle esistenze singolari. Questo significa comunismo secondo il senso comune, e solo chi si tappa le orecchie e gli occhi può non riconoscerlo.
    La parola comunismo - alla luce dell'esperienza del ventesimo secolo - è venuta a significare anche alcune altre cose: rivoluzione diretta da una minoranza organizzata, conquista del centro del potere capitalista, dittatura del proletariato, partito unico. Vi è forse qualcuno che possa attendersi realisticamente, o anche solo desiderare, queste evoluzioni per la storia del ventunesimo secolo?

    Di fronte all'abisso spalancato dal privatismo e dalla competizione possiamo forse pensare alla costruzione di un'avanguardia rivoluzionaria, possiamo forse pensare all'istaurazione della dittatura del proletariato? Cerchiamo di essere sinceri con noi stessi: potremo affrontare il futuro soltanto se sapremo cancellare il '17 dalla nostra immaginazione.
    L'identità non è sempre una buona cosa (io penso anzi che in generale sia una cosa pessima). L'identità sottomette l'immaginazione del futuro alle categorie interpretative ad ai modelli di comportamento che abbiamo acquisito nel passato.
    Alberto Burgio sostiene che l'89 non ha chiuso il processo di trasformazione, e io sono d'accordo con lui. Direi anzi che gli eventi catastrofici di questi ultimi mesi segnano proprio il passaggio oltre la sfera dell'89. Ma sarebbe suicida non imparare niente dall'esperienza del passato, sarebbe stupido non far tesoro della lezione dell'89. Quella lezione, è ora di dircelo con chiarezza, consiste in questo: la rivoluzione sovietica è stata un errore colossale. Non le sue evoluzioni successive (lo stalinismo, la burocratizzazione, il gulag) l'89 ha liquidato, ma la rivoluzione stessa.
    La rivoluzione sovietica ha spostato la storia della lotta di classe sul binario sbagliato, sul binario di una contrapposizione statalista invece che sul piano dell'autonomia progressiva della società dal capitale.
    Con 1989 il concetto stesso di rivoluzione è uscito dalla sfera del concepibile. Rivoluzione significa comando della volontà umana sugli eventi, governo finalizzato del processo sociale, abolizione di una classe e sua sostituzione con un'altra nel luogo del potere centralizzato. Oggi sappiamo che la volontà umana non può governare linearmente l'infinita complessita sociale, e che nessuna formazione sociale può essere cancellata. Ripartiamo di qui per ragionare sul futuro: non più in termini di rivoluzione, ma in termini di autonomia. Da questo punto di vista Martov aveva ragione e Lenin torto: il movimento operaio può vincere quando sa accrescere l'autonomia della sfera sociale dal dominio capitalistico, non quando abolisce il capitalismo, perché nella storia l'abolizione non esiste. Abolizione (Aufhebung nella lingua di Hegel) è una parola che non vuol dire niente quando si tratta di società, di cultura, di economia.
    Quali forme organizzative possiamo immaginare e proporre per l'epoca turbinosa che ci attende?
    Credo che nei prossimi anni vedremo moltiplicarsi le esperienze di vita extra-economica, le zone di resistenza umana, le strutture di solidarietà e di condivisione, i movimenti di appropriazione più o meno pacifica. Quello è il terreno su cui dobbiamo agire. Redistribuzione del reddito e riduzione del tempo di lavoro saranno l'orizzonte verso il quale una parte crescente della società andrà muovendosi. Il reddito di cittadinanza indipendente dal lavoro sarà l'obiettivo generale di una nuova ondata di lotte, di azioni quotidiane, di gesti non sempre legalitari di appropriazione.
    Se vogliamo essere parte di questo processo liberiamo la nostra immaginazione dall'identità, che ci costringe a guardare verso il passato. Perché saggio è colui che molto ha visto, nulla ha dimenticato, eppure sa vedere ogni cosa come se fosse per la prima volta.


    01/11/2008

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da catartica Visualizza Messaggio
    Però metti il link preciso...
    fatto, però, va alla pagina 1 di ieri, li c'è l'inizio, per il proseguo, c'è da andare a pagina 19...

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Antitesi Visualizza Messaggio
    fatto, però, va alla pagina 1 di ieri, li c'è l'inizio, per il proseguo, c'è da andare a pagina 19...
    Quand'è così si mettono due link

 

 
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