Wikipedia non è sempre attendibile, questo si sa. Ma la voce dedicata ai radicali è stata curata e approvata da noi stessi, quindi la riporto in questo thread.
Origini culturali
Le origini culturali del Partito Radicale sono ravvisabili nel nucleo teorico del radicalismo ottocentesco e del Partito Radicale Storico promosso da Felice Cavallotti e Agostino Bertani, eredi della cultura risorgimentale e promotori di uno spirito laico e liberale, teso a promuovere l'estensione del suffragio, la laicità del sistema scolastico, il federalismo amministrativo e la riduzione dell'orario lavorativo alle otto ore. Nel 1904, sotto la guida di Ettore Sacchi, la matrice anticlericale, che aveva animato il pensiero politico radicale sin dal principio, non indulge a posizioni antireligiose, ciò che consente al movimento di raccogliere il consenso di don Romolo Murri.
Durante il fascismo gli ideali e la cultura radicale sono accolti e rivendicati da numerosi intellettuali antifascisti: già a partire dal 1925, quando "la piccola confraternita" dei salveminiani – Nello Traquandi, Tommaso Ramorino, Carlo Rosselli, Ernesto Rossi e Nello Rosselli – danno vita all’esperienza fiorentina del "Circolo della cultura" e, in seguito, a quella ancor più rischiosa di "Italia Libera" (associazione di reduci antifascisti indirizzata a propagandare la disobbedienza civile e ad organizzare azioni dimostrative, nata nel 1923 nello studio dell’avvocato Enrico Bocci e diretta da Dino Vannucci, Ernesto Rossi, Carlo Rosselli, Piero Calamandrei e Nello Rosselli). Nella ricostruzione genealogica del PR non bisogna tralasciare l'importanza dell'esperienza del "foglio clandestino di battaglia", il Non Mollare, e del movimento, di orientamento liberal-socialista, Giustizia e Libertà; nato a Parigi nel 1929 per volontà dell'esule Carlo Rosselli, si propone come un movimento rivoluzionario e insurrezionale, e non come partito, in grado di riunire tutte quelle formazioni non comuniste che intendano combattere e porre fine al regime fascista cavalcando la pregiudiziale repubblicana.
Nel dopoguerra, intorno al settimanale "Il Mondo", diretto da Mario Pannunzio, si crea un vero e proprio club politico-culturale d'ispirazione radicale; gli "Amici del Mondo" e il Partito Radicale condividono, ad un primo sguardo, un orizzonte comune di problematiche, percorsi e obiettivi politico-sociali. Le istanze di maggior vicinanza sono ravvisabili, in primo luogo, nella necessità di abrogare talune leggi fasciste ancora presenti all'interno della nostra Costituzione, di approvare leggi antitrust, di difendere una cultura e un pensiero laico soprattutto all'interno della scuola statale, di "l'abolire la miseria" e, nell'urgenza di normare gli ambiti relativi al divorzio e al riconoscimento dei figli illegittimi. Nel Taccuino "Il resto è silenzio", apparso nel dicembre 1955 su "Il Mondo", circa la comunione d'intenti tra uomini di salda cultura liberale – come Ernesto Rossi, Riccardo Bauer, Aldo Garosci e i "nuovi radicali"- Bruno Villabruna, Mario Pannunzio, Nicolò Carandini e Francesco Libonati – verrà scritto: «Accomunati dal vincolo fraterno delle amare esperienze, non rassegnati, non perplessi, si accingono a costituire una nuova larga formazione politica che s'ispiri ad una concezione moderna e civile del liberalismo, a quella concezione che Benedetto Croce ebbe a definire ad una parola radicale […] In questo campo, i "padroni del vapore" non troveranno certo mercenari e staffieri pronti a vender le idee per un assegno mensile»[1].