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Discussione: L'attualita' Di Mattei

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    L'ATTUALITA' DI MATTEI
    di Claudio Moffa



    MATTEI IMPRENDITORE "ERETICO"
    "Cominciamo dalle fondamenta, che è allo stesso tempo cronaca dei nostri giorni, l’economia mondiale in crisi, la rovina di tantissimi lavoratori e famiglie, i timidi o difficili tentativi di reazione del capitalismo industriale produttore di ricchezza reale, ai contraccolpi borsistici della finanza transnazionale. Una dialettica oggi forte e eclatante, dopo che alla svolta del secolo il rapporto fra capitale industriale e capitale finanziario ebbe raggiunto il gap di 1 a 10, ma vecchia quasi quanto il capitalismo e già esistente al tempo di Enrico Mattei: figura eccezionale – il fondatore e presidente dell’ENI - di capitalista di stato, sostenitore del sistema misto pubblico-privato, produttore come pochi capitani d’industria italiani di “ricchezza reale” per il benessere e lo sviluppo del suo paese: a cominciare, ma non solo, dalla metanizzazione dell’apparato produttivo nazionale.
    Come si collocava Enrico Mattei rispetto a questo allora sotterraneo confronto fra due mondi che solo certo schematismo “marxista” può ridurre ad una monolitica realtà? Disegnando le storie parallele e antagoniste di Raffaele Mattioli e Enrico Cuccia, Giancarlo Galli così inserisce nel suo Il Padrone dei Padroni. Enrico Cuccia, il potere di Mediobanca e il capitalismo italiano, la vicenda Mattei e il capitolo oscuro della sua morte, il 27 ottobre di 46 anni fa …."
    LA FORMULA DELL'ENI, E LA COMBINAZIONE PERFETTA FRA PATRIOTTISMO
    E INTERNAZIONALISMO IN ENRICO MATTEI
    "...Una formula fondata sulla compartecipazione attiva e non solo renditaria dei paesi produttori, e che finiva peraltro per combinare - in modo geniale e “anticonformista” per un’epoca in cui la “patria” sembrava dovesse essere solo appannaggio delle destre - la difesa degli interessi nazionali italiani e quella dei popoli ex coloniali: la grande stagione cioè della decolonizzazione, sostenuta apertamente dai partiti e dall’intellighentzia di sinistra.
    Ecco dunque che Mattei, sostenitore attivo come Nasser del FLN algerino – non a caso un anno prima di morire, il presidente dell’ENI aveva ricevuto una lettera minatoria firmata “OAS” francese - si ritrovò nei fatti a fianco di un’altra grande personalità del mondo ebraico italiano dell’epoca, il regista comunista Gillo Pontecorvo, l’ autore de La battaglia di Algeri, cultmovie di una contestazione giovanile degli anni Sessanta e Settanta spesso incline ad un astratto e antinazionale “internazionalismo”.
    Ed ecco che Mattei fu nel decennio ENI da lui guidato, alfiere della bandiera italiana in tutti i paesi arabi e islamici del Vicino e Medio Oriente: una bandiera sorretta però non da soldati in divisa e armati di mitra, ma da tecnici in tuta della SNAM e dell’AGIP, invitati dai suoi discorsi e dai filmati che egli faceva produrre a collaborare fraternamente con i colleghi arabi e iraniani …".
    L'ANTICOLONIALISMO DI MATTEI

    Ecco un discorso di Mattei sul colonialismo, dove affiora la coscienza del pericolo insito anche nel “neocolonialismo” (per usare il termine all’epoca utilizzato fra gli altri dal presidente del Ghana Nrumah): «Bisogna fare in modo che il colonialismo, ormai universalmente condannato, sia soltanto un triste ricordo, un triste ricordo del passato, e non resista o cerchi di sopravvivere sotto diverse ma non meno gravose forme. Le forze dell’immobilismo politico alleato dei privilegi economici, gridano contro lo spirito di ribellione di questi popoli e si coalizzano per ostacolare la marcia inarrestabile verso l’indipendenza e la libertà. Non molto diverso dal colonialismo è il paternalismo economico, meno mortificante nella forma per chi lo subisce e anche esso frutto del cieco egoismo dei più forti verso i più deboli».

    L' "ULTIMA BATTAGLIA" DI ENRICO MATTEI
    "...alcune carte d’archivio dimostrano chiaramente che quella che potrebbe essere definita “l’ultima battaglia di Mattei” fu rivolta contro una “campagna di (presunta) diffamazione” che accusava la sua ENI di intessere rapporti commerciali con Israele. Non è vero, risponde con tanto di certificazione autenticata dall’ambasciata della RAU a Roma, il presidente dell’ENI, e aggiunge: “tali voci sono di natura tendenziosa … l’ENI non ha rapporti con Israele e non intende averne sotto alcun aspetto”. Ben “forte” la smentita. Invece era vero: nel dicembre 1961 Mattei fa un’inchiesta interna all’ormai mastodontica e ramificata ENI e scopre che l’ANIC guidata da Cefis aveva effettivamente alcuni suoi rappresentanti nello Stato ebraico. Nel gennaio 1962 Cefis viene espulso dall’ENI, una pagina clamorosa nella storia del Palazzo dell’EUR, ma ancora oggi – a quasi mezzo secolo dal suo accadimento!! – sottaciuta, dimenticata, al massimo mormorata a bassa voce dagli ex collaboratori ENI ancora vivi e sulla breccia. A giugno Montanelli, l’innamorato respinto di Golda Meir secondo sua tardiva confessione nella rubrica delle Lettere del Corriere della Sera, spara i suoi servizi anti-Mattei sul quotidiano di via Solferino, pieni di dati di prima mano fonte ENI. Il 27 ottobre successivo Bascapé: un attentato, secondo la conclusione dell’inchiesta del pubblico ministero Calia del 2005...."

    IL NUCLEARE: MATTEI COME MARX, STALIN E FORSE MUSSOLINI ...
    "Il secondo aspetto è l’opzione e intuizione nucleare di Mattei ... I problemi di cui si discute oggi, con una Francia che dispone da tempo di centrali nucleari capaci di esportare nel nostro paese energia elettrica – e che per la vicinanza geografica potrebbero costituire un pericolo anche oltralpe in caso di incidente – mentre noi italiani ne siamo invece privi, erano già stati avviati a potenziale soluzione con la centrale di Latina da Enrico Mattei agli inizi degli anni Sessanta. Il filmato che la riguarda, Taccuino di una centrale .... – con le sue immagini di laboratori di controllo puntellati da tecnici in camice bianco che ricordano certi coevi, avveniristici films del primo James Bond – costituisce una rappresentazione perfetta dello sviluppismo e della fiducia nel progresso tecnologico che caratterizzava Mattei. Una filosofia di vita che poneva al centro, come già detto, l’uomo, ma un uomo eticamente impegnato a crescere e a migliorare le proprie condizioni di vita grazie all’utilizzo di grandi macchine e di grandi opere. Mattei come Marx, Stalin e forse Mussolini, o come il Gheddafi dell’acquedotto di Sirte ...".

    IL CASO FALLACI ...
    "...il caso principe che in qualche modo tutto comprende della “revisione” dell’Islam degli ultimi dieci-ventanni in Occidente è costituito – in Italia - dal libello di Oriana Fallaci diffuso in 2 milioni di copie dal Corriere della Sera all’indomani dell’11 settembre. Un libello – La rabbia e l’orgoglio - non solo infarcito di insulti gratuiti, non solo animato dalla convinzione che l’Islam è il “nazifascismo” della nostra epoca, ma che a monte – scritto poco dopo il criminale attentato delle Torri Gemelle – parte da un apriori che qualsiasi serio professionista dell’informazione avrebbe dovuto verificare dopo l’11 settembre: tanto più la Fallaci, attiva giornalista nell’epoca di Ho chi minh e della contestazione degli anni Settanta, già compagna di Panagoulis, formatasi dunque in un periodo in cui era assolutamente normale e professionale allo stesso tempo, interrogarsi sui veri autori e mandanti degli attentati stragisti della strategia della tensione italiana e europea di allora ....
    ....
    stupisce perciò che il suo libello-patacca venga riproposto come un esempio di chissà quale alta professionalità; stupisce che la Fallaci, il cui livore antiislamico si è nutrito per una decina d’anni di quello consimile della Manhattan ebraica – andò “esule” a New York, la snob Fallaci, disgustata dalla nostra bella Italia, nel 1990 - venga assunta dalla destra a simbolo di un Occidente ferito nella sua identità. Sicuramente Enrico Mattei, il milazzista, fondatore di Gladio, amico dell’ex repubblichino ingegner Zanmattianche dopo essere stato comandante partigiano, potrebbe dare fior di lezioni a certa destra su cosa vuol dire essere italiani ed avere orgoglio di italiani quando di parla di Islam”.
    Giampaolo Cufino

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