La campagna elettorale americana, selvaggia e incantevole, è il sogno
del Cav. che si fa realtà.
La campagna da un miliardo di dollari, con il candidato del sogno e il candidato dell’onore, Obama e McCain, a scontrarsi in modo elegante
ma duro, il giovane ispirato e il vecchio veterano, e il primo che a un
certo punto ribalta il tavolo, decide che i fondi pubblici non gli servono più, sono ammennicoli buoni per un politico tradizionale, non per il simbolo del cambiamento.
Una svolta inimmaginabile quando la macchina elettorale è già in corso, sollucchero per il Cav., che ama i colpi di scena e le battaglie personali.
La par condicio diventa la Obama condicio.
Non ci sono più due candidati. Mc- Cain sembra l’inseguitore un po’ folle di
un presidente popolarissimo. Il candidato democratico è protagonista assoluto, invade ogni mezzo di comunicazione, compresi i videogiochi dei teenagers, riesce a far credere di essere tutto e il contrario di tutto, ognuno ha un Obama a propria immagine e somiglianza.
Libero dai vincoli sull’uso dei soldi, il senatore dell’Illinois spende 640 milioni di
dollari, 5 in una sola sera, il 30 ottobre, quando Obama fa uno spot-documentario, mezz’ora di storia personale che diventa
storia d’America in onda – nel prime time – su tutti i network americani.
Un finale a sorpresa, però, potrebbe consumarsi al Congresso: se i democratici
vincono a valanga, potrebbero riesumare la Fairness doctrine, come ha detto
la speaker Pelosi, una specie di par condicio che potrebbe mettere un freno
ai Rush Limbaugh e a tutti i conduttori radiofonici della Right Nation, i dissenzienti senza se e senza ma.
G.F. www.ilfoglio.it 04 11 08
saluti