Il declino dell’Italia
Pubblicato Giovedì 30 Ottobre 2008 in Germania [TAZ]
Berlusconi e i suoi fedelissimi colpiscono l’istruzione nelle sue fondamenta e mostrano con cio’ come metteranno fine alla ricerca e all’opposizione.
La diagnosi che il Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini ha presentato immediatamente dopo l’assunzione di ufficio cinque mesi fa è spietata. Secondo la giovane ministra appartenente al partito di Berlusconi “Forza Italia”, in Italia il mondo della scuola è caratterizzato da “inefficienza” e “spreco di risorse”. Chi potrebbe controbattere?
Nei risultati dei test PISA (N.d.T.: “Programme for International Student Assessment”, programma per la valutazione internazionale dell’allievo) l’Italia occupa gli ultimi posti. Anche dal punto di vista dell’internazionalita’ le Università italiane rischiano la marginalizzazione: ci sono appena tra l’uno e il due percento di studenti stranieri. In confronto in Germania, Francia e Gran Bretagna circa il 10 per cento degli studenti vengono dall’estero.
Alla luce di cio’, la terapia per il sistema dell’istruzione italiano proposta da Gelmini e Berlusconi e’ tanto più sorprendente. Lo slogan per il decreto relativo alla scuola elementare potrebbe essere “Avanti al passato”. Come ai bei vecchi tempi, i bambini dovranno portare un grembiule e dovranno alzarsi in piedi quando il maestro entra in classe. Il voto di condotta dovrebbe essere reintrodotto e i giudizi soggettivi scritti in pagella fino ad oggi nelle singole materie dovrebbero venire sostituiti dai vecchi cari voti scolastici.
Innanzitutto però la scuola primaria dovrebbe essere caratterizzata da un “maestro unico” ovvero da un unico insegnante per classe. Questo ha il positivo effetto di poter far risparmiare al Ministero della Pubblica Istruzione 8 miliardi di euro in tre anni poiché quasi 90.000 posti di insegnamento verrebbero cosi’ eliminati. Il secondo effetto, molto meno piacevole per i bambini e i loro genitori, e’ che sparirebbe il tempo pieno. Nel migliore dei casi questo sparirebbe a favore di un sostegno per effettuare i compiti di casa nel pomeriggio.
La scuola elementare di domani è una scuola dell’ altro ieri - e i due elementi della riforma si complementano perfettamente. La destra italiana non si occupa di programmi di studio, non si dedica a sfide relative all’ “economia della conoscenza” o alla “società della conoscenza”. Essa si accontenta di “meno scuola” con un po’ più di buon vecchio ordine e disciplina. A questo si affiancano anche i tagli vitali all’università. Nei prossimi anni l’80 per cento dei posti liberati da docenti non saranno più occupati.
In altre parole, l’Italia di Berlusconi, semplicemente, non vuole prendere parte alla competizione internazionale per l’istruzione e la ricerca. Già oggi il paese ha un ruolo marginale in tutti i settori chiave per il futuro, come il settore IT, la biotecnologia, la farmaceutica ed e’ sui mercati mondiali in particolare nel settore dell’abbigliamento, dell”arredamento, dell’alimentare. Inoltre da molti anni l’Italia mostra valori miseri in relazione agli incrementi di produttività nel confronto internazionale. Anche la spesa per la ricerca e lo sviluppo è di poco superiore all’1% del PIL (Germania: 2,7%).
La restaurativa “riforma” scolastica di Berlusconi mostra, ben al di là del sistema educativo, la visione dell’economia e della società italiana della destra italiana: un’Italia che prepara il suo declino. Corrispondentemente, essa tratta l’istruzione sempre più come un lusso superfluo mentre la scorsa estate ha trovato i fondi per finanziare l’eliminazione dell’ICI - non da ultimo con il taglio radicale nel campo dell’ istruzione.
Quando le riforme, non sorprendentemente, hanno dato vita ad una forte resistenza nelle scuole e nelle università, Berlusconi ha intravisto un’altra opportunità: la possibilità di ergere il pacchetto di riforme nella scuola ad esempio per la riconversione del sistema politico che lui ha in mente. Per la destra di Berlusconi, i dibattiti parlamentari con l’ opposizione, il dialogo con i gruppi interessati dai decreti, sono solo degli ostacoli al modo autoritario di governare. Anche la forma dei decreti - non come legge ma come decreto legislativo presentato al Parlamento solo a posteriori per essere approvato - ha un chiaro linguaggio. Ancora più chiaro è stato l’annuncio quando all’inizio di ottobre il decreto sulla scuola e’ arrivato alla Camera dei Deputati. Nonostante la coalizione di Berlusconi possa contare su una consistente maggioranza di 100 voti, il governo ha imposto il voto di fiducia e, in tal modo, impedito gia’ dall’inizio il dibattito parlamentare sul programma di tagli.
Berlusconi non e’ tuttavia riuscito a fermare l’ondata di proteste nel paese. Egli si e’ occupato di questa situazione allo stesso modo con cui ha fatto fronte alla crisi dei rifiuti a Napoli e nel risolvere la crisi di Alitalia. Chiunque cerchi di opporsi alle misure del governo viene subito messo alla berlina dei mezzi di comunicazione quasi completamente controllati dal governo. Dapprima e’ capitato ai residenti che attorno a Napoli hanno dovuto ancora combattere con l’emergenza rifiuti, poi ai dipendenti di Alitalia e poi ai sindacati che non non si sono mostrati pronti ad accettare immediatamente le decisioni governative. Tutti questi sono stati presentati all’opinione pubblica solo come ‘Gente preoccupata solo per i propri privilegi’ e ‘estremisti’. In definitiva, tutti ipocriti e opportunisti, questo il messaggio divulgato tra le righe.
Ed esattamente la stessa tattica viene testata dal governo anche per la scuole e l’università. Il governo divulga un’immagine degli insegnanti visti in larga misura come “fannulloni”. A dispetto della destra, pero’, nelle ultime settimane si e’ creato un movimento di protesta fatto di insegnanti, professori, scolari, genitori e studenti che fanno fronte comune contro il governo.
Nelle scorse settimane, Berlusconi ha dichiarato che mandera’ la polizia nelle scuole e nelle università per porre fine alle occupazioni e il Ministro Gelmini ha aggiunto che la protesta contro la sua riforma e’ semplicemente “terrorista”. Tuttavia, finora le centinaia di proteste nel paese sono avvenute in maniera pacifica - solo a Milano c’è stata una disputa tra studenti e polizia, e a Cosenza nel sud Italia è stata rotta la finestra di una scuola. Ma lo schieramento di Berlusconi non demorde e evoca addirittura “infiltrazioni delle Brigate Rosse” nel movimento di protesta. Non e’ ancora ricorso alla forza pubblica, ma Berlusconi ha già fatto capire come preferisce trattare con i manifestanti. Per l’opposizione parlamentare, il capo del governo ha già messo sul tavolo le sue carte: al leader dell’opposizione, Walter Veltroni, ha suggerito di prendere finalmente atto della sconfitta elettorale e prendere “cinque anni di vacanza”. Nella testa di Berlusconi, un’opposizione che non “accetta le proposte razionali e costruttive del governo” non ha ragione di esistere, cosi’ come ogni dissenso sociale.
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