Originariamente Scritto da
catartica
Tu confondi l'immaginazione con la sostanza.
E' indubbio che nelle nuove generazioni ci sia un rifiuto netto della politica, rifiuto determinato dalla situazione politica attuale, dal grillismo dilagante e dall'assenza di strumenti culturali utili all'analisi della situazione. Non è colpa dei giovani, è colpa dei partiti che cercano di avvicinarli col giovanilismo, fallendo, ed è colpa della visione distorta della politica data dalla stampa, frutto del bipolarismo. La politica, appunto, non è dividersi tra destra e sinistra e fare i battibecchi come a Porta a Porta o nel "sandwich" del Tg1.
Di fatto, però, la protesta di questi giorni ha contenuti politici. I protagonisti non ne sono consapevoli, e questo probabilmente porterà all'inconcludenza della mobiliitazione, ma è così. "Noi la crisi non la paghiamo" non è uno slogan generazionale, ed è lo slogan che ha unito tutte le piazze. Gli slogan con carattere generazionale si sono sentiti solo a Roma, non credere che siano l'urlo di battaglia dell'Onda.
Poi ci sono le fasce di giovani di destra radicale, giovani politicizzati, che vogliono approfittare dell'inconsapevolezza di gran parte del movimento per imporre i loro contenuti. Sai meglio di me che nel tuo ambiente, dopo l'affermazione romana del Blocco Studentesco, è nata la convinzione di essere a un passo dal '68 fascista. E' una pia illusione, frutto dell'esaltazione. Il Blocco non ha dato alcun contributo teorico alla protesta contro la Gelmini e la 133, si è dedicato al sabotaggio sistematico di quei contenuti politici che hanno portato tanti giovani in piazza. Il Blocco non stava là a dire la sua su scuola e università, stava là per sdoganarsi. Si è aggregato alla mobilitazione per prendere la testa dei cortei, prendersi il merito dell'organizzazione della protesta, svuotarla della sua carica politica e trasformarla in lotta generazionale. Ma i ragazzi non scendono in piazza per il "liberi pensieri", scendono in piazza contro la riforma Gelmini e la 133, a loro della "giovinezza al potere" non gliene frega proprio niente. Vogliono andare all'università senza pagare 7000 euro all'anno, per esempio, e questa è una rivendicazione politica. Negarlo significa negare la natura stessa della politica, che è lontana dalla definizione che date voi e che dà la rappresentazione televisiva coi suoi dibattiti.
Non puoi dire che questa sia una battaglia generazionale, puoi solo augurarti che lo sia. Non capisco poi perché augurarselo, dopo aver visto i danni che il '68 ha procurato a noi.
Infine che c'entrano i bimbi delle elementari? I maestri? I bidelli? Il personale tecnico-amministrativo di scuole e università? I professori delle superiori? I ricercatori? I docenti universitari? I rettori? Pure loro stavano lì a gridare "Siamo tutti quanti studenti"? Non mi pare proprio.