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    Predefinito Migrazione sviluppo e diritti umani

    Intervento della Santa Sede al secondo Forum mondiale a Manila
    Migrazione sviluppo e diritti umani



    Pubblichiamo la traduzione dell'intervento pronunciato il 29 ottobre dall'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, al secondo Forum mondiale su migrazione e sviluppo svoltosi a Manila dal 27 al 30 ottobre.

    </I>Signor Presidente,
    A nome della Santa Sede, desidero rinnovare le mie congratulazioni per questa opportunità che ci è offerta di riflettere assieme su migrazione e sviluppo.
    Vorrei ugualmente esprimere agli organizzatori di questo Secondo Forum l'apprezzamento della Santa Sede per aver inserito nell'ordine del giorno un dibattito sulle relazioni tra migrazione internazionale, sviluppo e diritti umani. Tale iniziativa è un chiaro riconoscimento del fatto che il rispetto per i diritti umani dei migranti è condizione essenziale se l'umanità vuole beneficiare appieno della migrazione internazionale. E ciò è vero non solo per coloro che emigrano, ma anche per i Paesi di partenza e di accoglienza.
    Ciò vuole dire anche che tutti i migranti, a prescindere dal loro status, hanno diritto di godere dei diritti umani e che dev'essere rivolta loro un'attenzione particolare per evitare la discriminazione e proteggere quanti tra essi sono vulnerabili, come lo sono le donne, i minori non accompagnati, gli anziani e i diversamente abili.
    Esistono già trattati che comprendono un forte impegno a proteggere i rifugiati, gli apolidi, i lavoratori migranti e i membri delle loro famiglie, e quanti sono vittime dell'immigrazione clandestina e del traffico di esseri umani. Si tratta di misure chiave multilaterali dirette ad assicurare il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dei migranti, tutti fattori - e questo è uno degli scopi del nostro Forum - legati allo sviluppo. Come possono, infatti, i migranti, uomini o donne, contribuire al meglio al vero sviluppo se la loro non è una situazione umana?
    A tale riguardo, vorrei ricordare le parole del Santo Padre Benedetto XVI nel discorso alle Nazioni Unite, il 18 aprile di quest'anno. Egli ha detto: "Il futuro sarà costruito sui diritti umani". Stiamo parlando di un nucleo fondamentale di valori, quindi di diritti, ma anche di doveri e responsabilità, compresa la necessità di promuovere la dignità umana e la giustizia, senza imporre né il relativismo, né l'imperialismo culturale, e con la piena accettazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà. L'applicazione concreta di questi valori è un fattore-chiave per il successo delle politiche governative in questo ambito.
    Negli ultimi decenni, la Santa Sede ha intrapreso e promosso una vasta difesa della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo nella sua integrità e indivisibilità, intesa come conforme al diritto naturale.
    Approfitto di questa occasione per ripetere che ogni forma di migrazione temporanea e circolare non deve mai essere presa come pretesto per evitare il pieno rispetto dei diritti dei migranti, e in maniera specifica, del loro diritto alla riunificazione familiare, al riconoscimento del loro contributo allo sviluppo, sia attraverso il lavoro, sia con le rimesse di denaro a casa. Ogni fallimento in questo ambito indicherebbe una mancanza di politiche di integrazione e cooperazione nei Paesi di arrivo, come pure di politiche di sviluppo nazionale in quelli d'origine.
    Sviluppo è una parola chiave nei nostri incontri, ma spesso, dietro, vi si nasconde la povertà. Discriminazione, violenza, restrizioni di libertà personali e collettive, sono tutte realtà comuni, tanto alla migrazione quanto alla povertà. Le due sono accomunate, tra l'altro, dalla formazione di gruppi chiusi, che impediscono l'incontro e il dialogo, e che privano le persone dell'arricchimento e dello scambio vicendevoli, dell'integrazione e della reciprocità, della comprensione e del beneficio comune.
    I Governi dovrebbero continuare a creare le condizioni per cui la migrazione non sia mai la sola opzione che resta alle persone al fine di trovare un lavoro e condurre una vita sicura e dignitosa. Maggiori occasioni di lavoro dovrebbero essere create nei Paesi d'origine e dovrebbe essere evitata ogni politica migratoria che mini i fondamenti della società, specialmente la famiglia, che ne è la cellula di base. I potenziali vantaggi dell'emigrazione sono superati dai problemi che appaiono in particolare nelle famiglie esposte al rischio della disintegrazione. In questa situazione, a soffrire maggiormente sono i bambini che spesso crescono senza genitori e sono obbligati ad assumere il peso di gravose responsabilità.
    Nei Paesi di accoglienza, la riunificazione familiare è il modo migliore per promuovere l'integrazione degli immigrati ed eliminare molti problemi, in particolare quelli legati alla sicurezza e all'ordine pubblico.
    I migranti non rappresentano solo un problema, ma anche un dono per le nostre società. Essi ci aiutano nel nostro lavoro, ci obbligano ad aprire la nostra mente, le nostre economie e le nostre politiche e ci stimolano a ricercare nuovi modelli. Soltanto assieme potremo vincere questa sfida e aprire il nostro mondo al futuro, di cui tutti vogliamo godere.

    (©L'Osservatore Romano - 12 novrmbre 2008)

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    Predefinito

    IMMIGRAZIONE
    Stop all'obbligo dei medici di segnalare i clandestini

    Almeno potranno curarsi tranquilli. È stato sventato infatti all'ultimo momento il rischio che i medici fossero obbligati a denunciare alle autorità i clandestini costretti a ricorrere alle cure. Tutto in base a un emendamento leghista al decreto sicurezza che aveva provocato le proteste dell'Ordine dei medici così come delle associazioni che si occupano di assistenza agli immigrati (a partire da Medici senza frontiere). Ad annunciare lo «sventato pericolo» è stata ieri la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). Dopo il parere contrario espresso dal relatore Filippo Berselli (An), l'emendamento è stato infatti ritirato dalle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia del Senato. Esso prevedeva l'obbligo, per i medici delle strutture sanitarie, di segnalare alle autorità competenti (in parole povere alle forze dell'ordine) gli stranieri non in regola con le norme di soggiorno che si fossero rivolti a tali strutture. Insomma chiedeva ai medici di fare i delatori e non il proprio mestiere. La Fnomceo aveva chiesto due volte alle commissioni di ritirare l'emendamento: il 23 ottobre, inviando un'istanza in merito ai presidenti, Carlo Vizzini e Filippo Berselli, e ai componenti; e venerdì scorso, reiterando tale istanza e sottolineando che l'abrogazione del comma 5 dell'articolo 35 del Testo unico sull'immigrazione (DLgs 268/98), oggetto dell'emendamento, avrebbe alterato il rapporto fiduciario tra pazienti e operatori sanitari, con possibili ripercussioni anche in tema di sicurezza e con il forte rischio di creare percorsi sanitari al di fuori dei sistemi di controllo e verifica della sanità pubblica. Per il responsabile italiano di Medici senza frontiere Loris De Filippi il rischio sarebbe stato quello di «porre barriere all'accesso alle cure mediche e di condannare queste persone a una pericolosa marginalizzazione sanitaria». Inoltre, secondo l'emendamento la possibilità di segnalazione sarebbe stata legata «all'impossibilità dello straniero di pagare la prestazione sanitaria ricevuta, il che lede il principio costituzionale che garantisce cure gratuite agli indigenti», per cui il timore era quello che fosse «accentuata l'esclusione sociale di queste persone, con il rischio che diventino ancora più vulnerabili». A meno di sorprese, almeno stavolta non dovrebbe andare così.

 

 

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