Inutile stare a discutere, da Stuart Mill in avanti l'infezione femminista grava sulla coscienza degli uomini - sarebbe ingenuo attribuire alla donna delle responsabilità.
E' chiaro che la colpa non sta mai da una parte sola.. com'è chiaro che la cultura bacata che domina la società non influenza solo le donne ma anche gli uomini.. però.. cerchiamo di stare sul tema e non svicolare per favore.. te dici che i figli si fanno in due.. certo, ma vogliamo forse dire che il ruolo della donna e dell'uomo sono pari nella maternità e nella crescita dei figli, specie nei primi anni? Non credo.. se fosse così allora avrebbe ragione il femminismo.. ed infatti nelle coppie che conosco è sempre, dico sempre, la donna ad opporsi alla nascita del secondo figlio che invece di solito all'uomo non dispiacerebbe.. ed è pure compensibile visto che la madre deve conciliare il mestiere di mamma (che le ha assegnato la natura) con quello che poi svolge fuori casa contronatura) per cui dopo il primo figlio (sempre che ci si arrivi) "BASTA per carità!!!"
Più in generale.. e per essere coincisi, il femminismo ha cambiato la vita delle donne, se pensiamo che questo sia stato giusto lasciamo tutto così, ma se pensiamo che sia stato un errore, è chiaro che la soluzione deve riguardare in primis le donne.
Io condivido quanto da te scritto. Forse è questo che ti è sfuggito sin dall'inizio..
E' assodato che ci siano ruoli distinti tra uomo e donna, che non sono assimilabili ma che sono complementari. Che il femminismo abbia avuto un'influenza notevole e sotto alcuni aspetti disastrosa è fuor di dubbio.
Ma nel fare queste considerazioni noi dobbiamo guardare al presente, non esclusivamente al passato, dove la finalità primaria per una donna era quella di uscire di casa e di sposarsi. Non viviamo più in quel tipo di società, le condizioni ambientali e sociali sono diverse, sono cambiate..e attribuire tutta la colpa al femminismo mi sembra eccessivo e non rispondente alla realtà. Si il femminismo ha fatto danni ma non può essere la sola causa del decadimento attuale e delle scelte che si fanno.
C'è oggi una confusione nei ruoli, dove la donna non riesce più ad essere donna ma l'uomo allo stesso tempo non riesce più a farla sentire tale...
Questo è il nocciolo del problema.
Senza dubbio.. ed il femminismo cosa predicava se non la confusione dei ruoli o meglio, la loro sovrapposizione? Se poi vogliamo dire che a sua volta il femminismo non viene dal nulla, ma a sua volta trae la sua origine da qualcos'altro che ha generato anche altri "mostri".. d'accordo, infatti io ho parlato di società bacata.. possiamo aggiungerci l'edonsimo, il consumismo, il nichilismo.. sempre per semplificare si può dire che viviamo in una scocietà massificata (e quindi che esercita un controllo sociale sull'individuo molto potente) che dal lato "consumistico"genera falsi bisogni indotti dai mass-media e che gli stessi mass-media rendono poi subito irrinunciabili per fini commerciali, e dal lato culturale, inquinata dalla cultura progressista, mortifica le leggi naturali pretendendo di farle passare al vaglio del "politicaly correct" giungendo a risultati quasi comici se non fossero tragici.. per cui una coppia di omosessuali deve potersi sposare ed avere dei figli in nome della parità dei diritti con gli eterosessuali e se qualcuno si azzarda a far notare che è stata la natura che ha previsto la nascita della vita solo per incontro di maschio e femmina, viene subito bollato come talebano medievale.. e potrei continuare con molti altri esempi..tornando a quello che dici vorrei però capire se te hai in mente una soluzione, anche solo futuribile, per rimediare al "decadimento attuale" dici che non si può guardare solo al passato, che la società è cambiata.. ma io dico che è proprio questo cambiamento il problema.. e non capisco come si possa rimediare a queste storture mantendo "come base" la società attuale.
Le ragazze italiane (Il Roma, 24 agosto 1952)
di Julius Evola
[...] La donna mediterranea, quasi senza eccezione, ha la propria vita orientata nel modo più unilaterale e, diciamo pure, più primitivo verso l’uomo. Noi siamo ben lungi dall’esaltare la donna mascolinizzata o la “compagna”: fatto è però che la donna mediterranea trascura quasi sempre di formarsi una vita propria autonoma, una sua personalità, indipendentemente dalla preoccupazione del sesso, tanto da potersi permettere poi, nel campo del sesso, quella libertà, e mantenere in esso quella spregiudicatezza unita a linea, che si riscontrano, ad esempio, in una berlinese, in una viennese, in una danese.
La vita interiore della gran parte delle nostre ragazze si esaurisce, invece ed appunto, nella preoccupazione pel sesso e per tutto ciò che può servire per ben “apparire” e per attrarre l’uomo nella propria orbita. È così che noi vediamo spesso donne e giovanissime, tenute ancora dalla famiglia in una specie di recinto di protezione, tutte pittate ed attrezzate come, nei paesi del Nord non lo sono nemmeno le professionals. E basta esaminarle un momento per accorgersi che, malgrado tutto, l’uomo e i rapporti con l’uomo sono l’unica loro preoccupazione, tanto più palese, per quanto è mascherata da ogni specie di limitazioni borghesi ovvero da una sapiente, razionalizzata amministrazione dell’abbandono. Al che, subito si aggiungono complicazioni ben comprensibili, data la corrispondente attitudine dell’uomo.
Si può vedere ogni giorno, in una via di grande città, che cosa succede quando una ragazza appena desiderabile passa dinanzi ad un gruppo di giovani: questi la scrutano e la seguono con lo sguardo “intenso”, come se fossero tanti Don Giovanni o degli affamati tornati dopo anni di Africa o di Artide; l’altra mentre nelle pitture, nell’incedere, nelle vesti e così via non fa mistero di tutta la sua qualificazione femminile, affetta un’aria di sovrana indifferenza e di “distacco” (anche quando si tratta di una mezza calzetta, ove sarebbe difficile trovar dell’altro, oltre la qualità biologica di esser nata, per caso, donna); tanto che l’osservatore di simili scenette è portato a chiedersi seriamente se l’una e gli altri non abbiano davvero nulla di meglio da pensare per compiacersi di una simile commedia.
Col carattere immediato e, diciamo pure, grezzo delle sue inclinazioni erotiche, un certo tipo umano, purtroppo da noi molto diffuso, allarma la donna, la mette sulle difese, favorisce ogni specie di complicazioni dannose: dannose, in primo luogo, proprio per lui. La donna, mentre da un lato non pensa che a possibili rapporti con l’uomo e all’affetto che essa può produrre sull’uomo, dall’altro si sente come una specie di preda desiderata e inseguita, che deve star bene attenta ad ogni passo falso e “razionalizzare” adeguatamente ogni relazione ed ogni concessione.
Ma a parte queste circostanze esteriori, di cui ha colpa l’uomo, devesi accusare un atteggiamento effettivamente falso proprio ad un diffuso tipo femminile. Si può affermare che, nel 95% dei casi, una ragazza può aver già detto interiormente “si”, ma che essa si sentirebbe avvilita nel comportarsi risolutamente di conseguenza, senza sottoporre l’uomo a tutta una trafila di complicazioni, ad una via crucis erotico-sentimentale. Temerebbe, altrimenti di non esser considerata come una “persona seria” o “per bene”, laddove da un punto di vista superiore, proprio una tale insincerità e artificialità sono segno di poca serietà. Su base analoga si svolge la prassi ridicola di flirts, il rituale dei “complimenti”, del “fare la corte”, della obbligata “galanteria” del “forse che si, forse che no”. E che in tutto ciò l’uomo non si senta offeso nella sua dignità, quasi come per una prostituzione psichica che, alla fine, dovrebbe fargli chiedere si le jeu vaut la chandelle - ciò dimostra l’influenza che sul nostro sesso hanno componenti razziali poco felici.
Ciò che una donna potrà essere conformisticamente e, diciamo così, su di un piano naturalistico, come “sposa” e “madre”, qui non entra propriamente in discussione. Certo è però che, sotto ogni altro riguardo, la ragazza italiana molto avrebbe bisogno di esser “rettificata” secondo uno stile di sincerità, di chiarezza, di coraggio, di libertà interiore. Cosa naturalmente impossibile, se l’uomo non la aiuti, in primo luogo facendole sentire che, per quanto importanti, amore e sesso non possono avere che una parte subordinata rispetto a più alti interessi; in secondo luogo, smettendola di atteggiarsi continuamente come un Don Giovanni o come una persona, che mai abbia visto una donna: perché, in via normale, dei due è la donna che deve cercare e chiedere l’uomo, non viceversa. [...]
fonte: http://www.juliusevola.it/documenti/template.asp?cod=22
Se gli uomini potessero restare incinti l'aborto diventerebbe un sacramento.