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  1. #1
    brescianofobo
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    Predefinito Sterlina ko, mai stata così bassa rispetto a euro e dollaro

    Sterlina ko, mai stata così bassa rispetto a euro e dollaro
    13/11/2008

    La lira sterlina è attualmente una delle principali vittime della crisi finanziaria, tanto da spingersi sotto 1,20 euro, una soglia di debolezza inedita, all'indomani dell'allarmante rapporto della Bank of England che proiettava il Regno Unito all'interno di una fase di recessione di lunga durata.

    La sterlina è crollata nel mezzo degli scambi a 1,1824 euro, un livello mai visto da quando la divisa inglese è uscita dal sistema monetario europeo nel 1992, e nulla lascia intravedere che il deprezzamento sia terminato. Il trend è confermato anche rispetto al dollaro, per cui la sterlina ha toccato il minimo dal 2002, a 1,4807 dollari.

    "L'annuncio che il Regno Unito è già in recessione e che il ribasso del Pil sarà del 2% l'anno prossimo (su base annua) dovrebbe essere confermato nel discorso pre-budget del cancelliere che avrà luogo il 24 novembre", hanno anticipato gli analisti di Bnp Paribas, predicendo inoltre un ulteriore ribasso della sterlina.

    Queste perdite potrebbero essere aggravate da nuove manovre di assottigliamento monetario già a margine del prossimo incontro fissato per il mese di dicembre: "Il principale tasso d'interesse potrebbe arrivare all'1% nel 2009, mentre quello della zona euro si dovrebbe attestare a 1,5%", hanno pronosticato gli specialisti di Capital Economics.

    Il maggiore rendimento dell'euro sulla sterlina, nonostante sia un'assoluta novità dalla creazione della moneta unica nel 1999, sembra di lungo periodo. E' infatti iniziata la settimana scorsa con il ribasso choc di un punto e mezzo di percentuale del tasso della BoE, a 3%, mentre quello Bce è stato ridotto di 50 punti base per stabilirsi a 3,25%.

    La debolezza della sterlina è cominciata di pari passo con la crisi dei subprime in agosto 2007 e lascia sorpresi gli analisti che vedevano nella moneta britannica una valuta forte per il Vecchio Continente, in alternativa al dollaro.

    "Visto lo stato della moneta britannica, penso che comincerò a utilizzare il biglietto da 5 sterline per tappezzare il mio bagno", ha ironizzato un analista di Capital Spread. Cercando di vedere del buono in quello che sta succedendo, gli analisti Uk si rallegrano delle prospettive turistiche in Gran Bretagna.


    Emerick de Narda


    http://www.milanofinanza.it/news/det...%20e%20dollaro

  2. #2
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    grazie Presidente Buono

  3. #3
    brescianofobo
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    Danimarca/ Rasmussen a caccia consensi per referendum su euro
    Il premier: non voglio giocare roulette russa con corona danese


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    Copenhagen, 4 nov. (Ap) - La Danimarca guarda all'euro, ma l'ultima parola spetta ai cittadini. Il primo ministro danese Anders Fogh Rasmussen ha deciso di sondare il terreno tra i partiti in Parlamento nelle prossime settimane o mesi per capire se c'è il consenso necessario per tenere un referendum sull'adesione del Paese scandinavo alla zona euro.

    "Voglio sondare il terreno in Parlamento nei prossimi tempi per sapere se c'è una larga maggioranza per tenere un referendum relativo all'esenzione sulla moneta unica", ha affermato in conferenza stampa. Il premier danese ha osservato, inoltre, che "gli ultimi avvenimenti (la crisi finanziaria) hanno rafforzato il bisogno per la popolazione di prendere posizione sulla partecipazione della Danimarca all'euro".

    E' per questo che il capo di governo liberal-conservatore danese "esaminerà la possibilità di svolgere un referendum (sull'euro) nel corso della legislatura attuale" che scadrà nel novembre 2011. "E' una grande sfida essere una piccola economia aperta in tempi di instabilità dei mercati", ha spiegato Rasmussen, e "non c'è alcun dubbio che ciò abbia un prezzo significativo sul piano economico e politico per la Danimarca essere fuori dalla zona euro". "Non voglio giocare alla roulette russa con la corona danese. Abbiamo bisogno di una stabilità finanziaria", ha sottolineato. Finora non è stata presa "alcuna decisione", ha precisato, e "un referendum non è d'attualità nel futuro immediato".

    E' importante, pertanto, che "il partito socialista del popolo (che aveva previsto il 'no' nel 2000, ndr) faccia parte della maggioranza che spera in un referendum sull'euro", ha concluso il leader danese.

    Secondo l'ultimo sondaggio dell'istituto Megafon, diffuso oggi dall'emittente danese Tv2 News, la maggioranza relativa del 48% dei danesi si dice a favore della moneta Ue (il 44% è contrario).


    http://news.google.it/news?hl=it&ned...=corona+danese

  4. #4
    brescianofobo
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    Tutti pazzi per l'euro




    La crisi finanziaria ha accresciuto i dubbi dei paesi rimasti fuori dalla zona euro che stanno rivedendo le proprie posizioni nei confronti della moneta unica


    Tra i postumi della crisi finanziaria e le avvisaglie di quella dell’economia reale, mentre cadono banche e si ridimensionano certezze, una delle poche cose che restano ferme è la fiducia nella moneta unica che, per la prima volta dopo molto tempo, comincia a crescere anche in quei paesi che l’euro non ce l’hanno. L’ultima arrivata a ingrossare la fila di quei paesi che hanno sempre guardato con diffidenza all’unione monetaria europea, tenendosene ai margini, in un “dorato isolamento”, è la Polonia, un paese che pur avendo aderito all’Unione europea nel 2004, non ha ancora adottato l’euro e si è sempre dimostrata piuttosto scettica.

    La crisi ha ribaltato le sue certezze e ora l’ingresso del paese nella zona euro, prevista dai trattati di adesione, per il 1 gennaio 2012, pare godere di un clima più benevolo e positivo. È pragmatico il premier Donald Tusk, che lunedì ha detto: “La crisi mondiale ha dimostrato che è più sicuro stare dalla parte dei forti, fra i forti e avere influenza nelle decisioni che loro prendono”. Insomma quando le barchette affondano meglio stare sulla nave dei vincitori, che barcolla solamente sotto i venti della tempesta finanziaria.

    La considerazione ha tanto più valore in quanto viene dopo un incontro con il leader del principale partito dell’opposizione, Jaroslaw Kazcynski, che ha sempre guardato con diffidenza un legame troppo stretto del suo paese con Bruxelles e chiede un referendum popolare per decidere l’adozione dell’euro. Un’ipotesi non esclusa a priori dal premier, purché avvenga in tempi rapidi. E comunque, fanno notare fonti del parlamento di Varsavia, il referendum potrebbe solo decidere il quando, non il se, essendo la Polonia obbligata dai trattati ad aderire all’eurozona.

    I timori comunque restano, nonostante le analisi contrastanti che banche e istituti finanziari fanno della tenuta dell’economia polacca. Gli ultimi sondaggi mostrano come oltre il 70% dei polacchi vorrebbero un ingresso nella zona euro in tempi brevi.

    Ma non sono solo i paesi di nuova adesione a ripensare le proprie scelte e rivedere le proprie posizioni. Anche Danimarca e Svezia, che non hanno la moneta unica pur facendo parte dell’Ue, e l’ex isola “felice” dell’Islanda stanno riflettendo sul loro futuro, ai margine della crisi.

    Il dibattito forse più accesso è quello che sta avvenendo in questi giorni in Islanda. L’isola, che ha sempre difeso gelosamente la propria indipendenza e il proprio isolamento, soffre più di altri nella difficile congiuntura economica. La corona islandese ha perso oltre il 40% del suo valore e Reykjavik si è vista costretta a chiedere un prestito internazionale di 5 miliardi di euro per evitare la bancarotta. Oltre il 69% degli islandesi ora vogliono entrare nell’Unione e il 72,5% vuole adottare l’euro secondo quanto riferisce un sondaggio apparso su un giornale locale lunedì. I favorevoli all’adesione erano il 55% prima della tempesta finanziaria.

    “Gli islandesi hanno cominciato ad avere dubbi sulla loro corona. Un numero sempre maggiore di loro pensa che la sola soluzione sia agire insieme alle altre nazioni e non isolarsi” ha detto il direttore dell’Istituto di studi economici islandese, Gunnar Haraldsson.

    Danimarca e Svezia poi, che avevano già rifiutato l’euro con precedenti referendum, stanno ora assistendo a un vivace dibattito interno sull’opportunità o meno di aderire alla moneta unica, soprattutto in Svezia dove la corona svedese si è svalutata del 7% nei confronti dell’euro dall’inizio della crisi.

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tm...da%20Bruxelles

  5. #5
    brescianofobo
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    Islanda: Banca centrale alza tassi al 18%, "e' parte di accordo con Fmi" - FOCUS

    (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Reykjavik, 28 ott - Misure
    disperate per l'Islanda. La banca centrale del Paese ha
    alzato oggi di ben 6 punti percentuali al 18% il costo del
    denaro nel tentativo di stabilizzare la propria divisa che e'
    e' di fatto congelata dal 22 ottobre per evitare un crollo
    verticale. Il governatore della Sedlabanki, David Oddsson,
    ha spiegato che l'intervento sul costo del denaro "fa parte
    dell'accordo con l'Fmi", accordo che ha permesso all'Islanda
    di aver accesso venerdi' a una linea di credito da 2 miliardi
    di dollari. Il ministro delle Finanze Arni Mathiessen ha
    spiegato di sperare che il costo del denaro possa essere
    abbassato nuovamente non appena la corona islandese avra'
    dato segnali di stabilizzazione perche' le conseguenze sul
    mercato dei prestiti alle imprese sono ovvie. La stessa
    banca centrale islandese del resto aveva ridotto il costo
    del denaro dal 15,5% al 12% non piu' tardi di due settimane
    fa. Da allora tuttavia e' esplosa in tutta la sua violenza la
    crisi del credito che ha spazzato il debole sistema
    finanziario del paese e costretto il governo a
    nazionalizzare i principali istituti bancari per evitarne il
    fallimento. Ma nonostante l'aiuto ricevuto dall'Fmi,
    l'Islanda e' tutt'altro che fuori dal pericolo. Il primo
    ministro Geir Haarde ha rivelato che venerdi' l'Islanda ha
    inviato una richiesta di urgenza alla Bce, alla Fed e alla
    banche centrali dei paesi nordici per ricevere finanziamenti
    complessivi per circa 4 miliardi di dollari, ma di non aver
    fino ad ora ricevuto risposta. Il drastico intervento sul
    costo del denaro e' stato intanto commentato positivamente
    dalla maggioranza degli analisti. "Siamo chiaramente in una
    situazione senza molti precedenti storici - ha detto alla
    Reuters Mike Berg, analista di Nordics a Londra - e questa
    misura puo' essere molto costosa oltre che molto rischiosa ma
    potrebbe anche essere un ottimo primo passo sul cammino del
    recupero di credibilita'. L'aumento del costo del denaro
    dimostra che l'Islanda e' consapevole di dover pagare un
    prezzo per questa crisi ma forse ora qualcuno sara'
    incentivato a correre qualche rischio e tornera' un po' di
    liquidita' sul mercato". Con un rendimento minimo del 18%,
    gli investitori internazionali potrebbero infatti essere
    indotti a spostare il loro denaro sui conti di deposito
    delle banche islandesi anche se le prospettive economiche
    sono preoccupanti: per il 2009 l'Islanda si aspetta un calo
    dell'output economico fino al 10% e un drastico aumento
    della disoccupazione. "Chiaramente questo intervento mira a
    ricreare un po' di appetito per investimenti in Islanda - ha
    aggiunto Ulrich Leuchtmann, di Forex Research -. Si tratta
    di un aumento estremo e mi sembra ovvio che cerchi di
    attrarre gli investitori stranieri. Tuttavia io ho i miei
    dubbi che questa misura possa avere successo".
    Corrado.poggi@ilsole24ore.com

    (RADIOCOR) 28-10-08 13:18:22 (0206) 5 NNNN

    http://www.tgfin.mediaset.it/tgfin/u...13.18_20632330

  6. #6
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    grazie Presidente Buono

  7. #7
    brescianofobo
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    Crisi mercati/ Bjork: Islanda nell'euro per stabilizzare moneta
    Popstar ambientalista riporta opinione diffusa nel suo paese
    postato 8 giorni fa da APCOM
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    Bruxelles, 6 nov. (Apcom) - La popstar islandese Bjork ha affermato, durante una conferenza stampa oggi a Bruxelles, che nel suo paese "tutti dicono che è necessario aderire all'euro per stabilizzare la moneta". La cantante, però, non ha voluto pronunciarsi su un'eventuale adesione dell'Islanda all'Ue, ciò che costituisce, allo stato attuale dei trattati, una precondizione necessaria per partecipare alla moneta unica.

    Bjork è intervenuta al convegno internazionale "Road to Copenaghen" ('La strada verso Copenaghen'), con riferimento alla conferenza Onu che dovrà lanciare, nel dicembre 2009, il nuovo accordo mondiale sul clima, destinato a sostituire il Protocollo di Kyoto dopo il 2012. La cantante ha partecipato con il proprio movimento ambientalista 'Nattura' al lancio della campagna dell'Onu 'Coolplanet 2009'.

    Qualche settimana fa, ha detto Bjork in conferenza stampa, "sono tornata in Islanda pensando di ritrovare l'usuale tranquillità del mio paese, e invece è successo il finimondo: gli anziani stanno perdendo le loro pensioni, la disoccupazione arriverà entro natale al 10, forse al 20 per cento. E' una catastrofe. Qualcuno ha fatto dei prestiti enormi senza garanzie, e ora tutta la nazione dovrà pagare. Due caratteristiche che amo degli islandesi sono la fierezza e il fatto che ci piace correre rischi, fino all'incoscienza. Ma non sono sicura - ha osservato la cantante - che i mercati finanziari siano il luogo ideale per esercitare queste nostre caratteristiche nazionali".

    "Nelle ultime settimane, come tutti - ha detto ancora la popstar - ho seguito dei corsi intensivi di economia; abbiamo organizzato workshop con centinaia di persone, e tutti dicono che è necessario entrare nell'euro per stabilizzare la nostra moneta". La corona islandese da gennaio ha perduto il 40% del suo valore. Secondo un sondaggio pubblicato lunedì scorso, il 72,5% degli islandesi sarebbero favorevoli all'adesione alla moneta unica europea.

    Ma a chi le ha fatto notare che entrare nell'euro significherebbe aderire anche all'Ue, ciò che l'Islanda, gelosissima della propria identità nazionale, non ha mai voluto fare, Bjork ha replicato: "Io sono una musicista, non sono sicura di essere la persona giusta per rispondere a questa domanda".

    La cantante ha sostenuto che la crisi finanziaria, che finora ha colpito l'Islanda molto più duramente del resto d'Europa, non deve essere comunque una scusa per non agire contro il cambiamento climatico. Si tratta, ha detto, di "un problema globale", e l'Islanda, ha concluso, "è un modello in miniatura di ciò che sta succedendo nel resto nel mondo: rischiamo di avere una situazione devastante fra 10-20 anni".


    http://notizie.alice.it/notizie/econ...,16745740.html

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da brunik Visualizza Messaggio
    Tutti pazzi per l'euro




    La crisi finanziaria ha accresciuto i dubbi dei paesi rimasti fuori dalla zona euro che stanno rivedendo le proprie posizioni nei confronti della moneta unica


    Tra i postumi della crisi finanziaria e le avvisaglie di quella dell’economia reale, mentre cadono banche e si ridimensionano certezze, una delle poche cose che restano ferme è la fiducia nella moneta unica che, per la prima volta dopo molto tempo, comincia a crescere anche in quei paesi che l’euro non ce l’hanno. L’ultima arrivata a ingrossare la fila di quei paesi che hanno sempre guardato con diffidenza all’unione monetaria europea, tenendosene ai margini, in un “dorato isolamento”, è la Polonia, un paese che pur avendo aderito all’Unione europea nel 2004, non ha ancora adottato l’euro e si è sempre dimostrata piuttosto scettica.

    La crisi ha ribaltato le sue certezze e ora l’ingresso del paese nella zona euro, prevista dai trattati di adesione, per il 1 gennaio 2012, pare godere di un clima più benevolo e positivo. È pragmatico il premier Donald Tusk, che lunedì ha detto: “La crisi mondiale ha dimostrato che è più sicuro stare dalla parte dei forti, fra i forti e avere influenza nelle decisioni che loro prendono”. Insomma quando le barchette affondano meglio stare sulla nave dei vincitori, che barcolla solamente sotto i venti della tempesta finanziaria.

    La considerazione ha tanto più valore in quanto viene dopo un incontro con il leader del principale partito dell’opposizione, Jaroslaw Kazcynski, che ha sempre guardato con diffidenza un legame troppo stretto del suo paese con Bruxelles e chiede un referendum popolare per decidere l’adozione dell’euro. Un’ipotesi non esclusa a priori dal premier, purché avvenga in tempi rapidi. E comunque, fanno notare fonti del parlamento di Varsavia, il referendum potrebbe solo decidere il quando, non il se, essendo la Polonia obbligata dai trattati ad aderire all’eurozona.

    I timori comunque restano, nonostante le analisi contrastanti che banche e istituti finanziari fanno della tenuta dell’economia polacca. Gli ultimi sondaggi mostrano come oltre il 70% dei polacchi vorrebbero un ingresso nella zona euro in tempi brevi.

    Ma non sono solo i paesi di nuova adesione a ripensare le proprie scelte e rivedere le proprie posizioni. Anche Danimarca e Svezia, che non hanno la moneta unica pur facendo parte dell’Ue, e l’ex isola “felice” dell’Islanda stanno riflettendo sul loro futuro, ai margine della crisi.

    Il dibattito forse più accesso è quello che sta avvenendo in questi giorni in Islanda. L’isola, che ha sempre difeso gelosamente la propria indipendenza e il proprio isolamento, soffre più di altri nella difficile congiuntura economica. La corona islandese ha perso oltre il 40% del suo valore e Reykjavik si è vista costretta a chiedere un prestito internazionale di 5 miliardi di euro per evitare la bancarotta. Oltre il 69% degli islandesi ora vogliono entrare nell’Unione e il 72,5% vuole adottare l’euro secondo quanto riferisce un sondaggio apparso su un giornale locale lunedì. I favorevoli all’adesione erano il 55% prima della tempesta finanziaria.

    “Gli islandesi hanno cominciato ad avere dubbi sulla loro corona. Un numero sempre maggiore di loro pensa che la sola soluzione sia agire insieme alle altre nazioni e non isolarsi” ha detto il direttore dell’Istituto di studi economici islandese, Gunnar Haraldsson.

    Danimarca e Svezia poi, che avevano già rifiutato l’euro con precedenti referendum, stanno ora assistendo a un vivace dibattito interno sull’opportunità o meno di aderire alla moneta unica, soprattutto in Svezia dove la corona svedese si è svalutata del 7% nei confronti dell’euro dall’inizio della crisi.

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tm...da%20Bruxelles
    Oh my Quid!

  9. #9
    brescianofobo
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    Hey, amici, se Prodi non avesse messo l'eurotassa e ci fossimo tenuti la liretta dove saremmo ora, tutti col culo per terra?

    GRAZIE PRESIDENTE BUONO, LO HAI FATTO PER IL NOSTRO BENE


  10. #10
    Libertarian Party
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    Molte persone vogliono che il governo protegga il consumatore. Un problema molto più urgente è proteggere il consumatore dal governo
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    Brunik non capisco cosa tu voglia dimostrare. L'errore di Prodi non fu l'adesione all'euro, ma dopo aver cannato di oltre 4 punti percentuali i parametri imposti, trivialmente scaricò l'inettitudine della classe politica dell'epoca sulle tasche dei cittadini con una manovra economica di fine anno che definire rapina di stato, è un eufemismo.

 

 
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