Silenzio stampa su Eluana Englaro.
Significa che non rincorreremo i dettagli e le cronache della sua fine.
I particolari della morte per disidratazione si mangiano ogni residuo di requie e di pietà.
Il nostro silenzio invece non calerà sulla visione eutanasica dell’esistenza
ammantata da diritti nuovi e positivi, sullo spegnimento volontario dei tanti esseri umani distesi nei letti di casa e di ospedale e la presunta “futilità” del loro accudimento, sull’ordalia della vita distrutta in nome del diritto al benessere psicologico di chi è già nato, sull’idea che la coscienza sia una lastra radiografica, sulla norma giuridica che sbianca il mistero della fine, sulla banalizzazione attraverso la serializzazione analgesica.
Continueremo a ripetere che compito della medicina è mantenere viva la fiamma, non far sì che si trasformi in cenere.
Fino all’ultimo il corpo in sonno, corpo che respira e pulsa, veglia e dorme, va
considerato come residuo perdurante del soggetto che ha amato e che è stato amato, e come tale ha ancora diritto all’inviolabilità e alla carità.
Non sarà facile combattere il silenzio che si vuole far calare su tutto, è facile identificare il male come male, ma in questo caso il male ha facce intrecciate al bene cui aneliamo:
cure per i malati, sollievo dalla sofferenza, preservazione della vita.
Nel luglio 1990 il celebre neuropatologo Jürgen Pfeiffer andò a rendere
omaggio alle piccole vittime dell’eutanasia nazista a Tubinga.
Depose questa targa.
“Disperse, oppresse e maltrattate vittime del dispotismo e della giustizia
cieca, trovano qui per la prima volta riposo. La scienza che non ha rispettato i
loro diritti e la dignità in vita, ha cercato di usare i loro corpi dopo la morte.
Questa pietra sia un monito per i vivi”.
Queste parole dovrebbero entrare a far parte della deontologia medica che ha
tradito il giuramento scritto da un medico pagano quattrocento anni prima del
cristianesimo.
Non diremo come è morta Eluana.
Quando dal terzo giorno di mancata alimentazione mostrerà la bocca secca, l’aspetto minuto, i tessuti senza liquidi, il battito del cuore accelerato, la pressione sanguigna che diminuisce, lo stato di veglia che cala, il respiro
irregolare, i reni impacciati e le tossine che si accumulano bloccando la respirazione.
Diremo che la prossima volta sarà più facile farlo.
Ma soprattutto che Eluana è morta.
E che ai morti, anello della democrazia assieme ai vivi e ai non nati, si deve il sacro rispetto.
Perché l’uomo è sempre qualcosa di più di quel che seppellisce.
G.F. www.ilfoglio.it 15 11 08
saluti