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la vita dei lavoratori è degna di tutela?
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Comincia a delinearsi la reazione confindustriale e di destra al rinvio a giudizio per omicidio colposo dei dirigenti della TissenKrup e per omicidio volontario dell'amministratore delegato della società tedesca. Nei giorni scorsi l'azienda aveva tentato di ricattare i familiari degli operai uccisi: non avrebbero ricevuto nulla se si fossero costituiti in giudizio. Ma le famiglie non hanno ceduto. I prima commenti sono sopratutto di sinistra e sono ovviamente positivi. Negli ambienti padronali c'è ancora sconcerto e disorientamento per la decisione del giudice. Ancora la batteria massmediatica della destra non ha ricevuto la velina giusta.Mai gli imprenditori avevano pagato penalmente. In Italia sono morte diecine di migliaia di persone e sono stati mutilati o colpiti da malattie terribili e letali milioni di lavoratori con un costo di sofferenze umane indicibili ed un costo economico per la società pesantissimo.L'evoluzione legislativa della sicurezza del lavoro è stata lenta, lentissima e non ha mai spaventato realmente l'imprenditore che facendo un calcolo di costi e di ricavi ha sempre preferito l'infortunio e la morte del dipendente piuttosto che investire nelle attrezzature e nell'organizzazione del lavoro.
Stamane, a Prima Pagina, commentando la sentenza di rinvio a giudizio il Professore Deaglio professore di economia all'Università di Torino tendeva a ridurre la responsabilità degli infortuni dissezionando i dati statistici ed assegnandone il grosso alla piccola e piccolissima impresa sostenendo che spesso i soggetti colpiti sono gli stessi datori di lavoro, ne ha anche assegnato una parte al trasporto da e per il lavoro ed anche alla corresponsabilità operaia che spesso rifiuta il casco perchè fastidioso da tenere per l'intera giornata. Si è anche spinto a parlare di autoinfortuni (!!) per rendersi liberi e dedicarsi alla squadra del cuore. Ma qui ha soltanto riferito di uno studio fatto in Inghilterra anni orsono. Ha anche detto che gli infortuni italiani sono nella media europea.....cosa della quale è lecito dubitare.
Per il momento e dato che la sentenza torinese viene scandita da altri mortali e spaventosi infortuni nessuno si azzarda a condannarla apertamente. Ma molta gente che teme di trovarsi prima o poi sul banco degli imputati con una accusa quanto meno di omicidio doloso mastica amaro e presto uscirà allo scoperto. La stessa Cisl, qualche tempo fa aveva proposto una attenuazione delle penalità per le aziende che credo abbia trovato accoglimento in qualcuno degli emendamenti che nottetempo il centro-destra inserisce in decreti in discussione a volte con la complicità dei cosidetti moderati del PD. forse non ha molto gradito.
Sempre a Prima Pagina per merito di due tecnici della sicurezza, un ingegnere ed un professore, sono venuti alla luce due notizie : la prima che per ogni morto ci sono almeno tre invalidi permanenti, tre persone ridotte sulla sedia a rotelle o a malattie inguaribili e croniche. Gli infortuni sono circa un milione l'anno ed il loro costo (secondo l'ingegnere) è di almeno quaranta miliardi di euro.L'altra notazione che riguarda la reale volontà degli imprenditori veniva fatta dal professore che ha denunziato che questi frequentano, è vero, i corsi sulla sicurezza ma soltanto per capire
il "minimo" che sono obbligati a fare per non incorrere nel rigore della legge e certamente non perchè volenterosi di praticare e diffondere la cultura della sicurezza.
Il valore civile della sentenza di rinvio a giudizio è controcorrente rispetto la mercificazione del lavoro umano e del lavoratore. Mentre il coro liberista bipartisan riesce a minimizzare la cultura del lavoro, il valore fondamentale del lavoro riconosciuto dalla Costituzione e base per rapporti sociali civili non fondata sulla predazione dei ricchi sui poveri e dell'impresa sui suoi dipendenti, questa sentenza dice che il lavoro è inscindibile dalla tutela della integrità fisica e della salute dei lavoratori.
Anche in questo campo, come in molti altri, la Magistratura è stata costretta a fare da supplenza e non solo ma anche ad indicare una strada alternativa. In effetti in un Paese democratico e rispettoso dei diritti la questione della garanzia della sicurezza doveva essere affrontata e risolta dai Sindacati, dalla Impresa e dal Welfare. Moltissimi incidenti non si verificherebbe se fosse stata recepita nei contratti e poi in una legge una norma riguardante i poteri dell'addetto alla sicurezza. L'addetto alla sicurezza dotato di parte dei poteri dell'ispettore del lavoro ridurrebbe drasticamente la quantità di infortuni mortali e non che si verificano ogni giorno. l' addetto alla sicurezza dovrebbe essere il sensore di un sistema sanitario che cerca la prevenzione. Ma questa proposta non è stata accolta neppure dai Sindacati confederali che purtroppo sono diventati assai più sensibili alle pretese confindustriali.
Sono curioso di sapere come reagirà la CGIL alla novità introdotta dal Giudice. Spero che ne trarrà motivo per fare sul serio, per impegnarsi davvero nella lotta agli infortuni. Sarebbe gravissimo che anche se questo fronte, il fronte della difesa della vita delle persone, il sindacato si facesse condizionare dal malumore degli industriali e non presentasse le sue proposte per risolvere nella prevenzione efficiente la questione.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it

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