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Discussione: Il Cav. ripara....

  1. #1
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    Predefinito Il Cav. ripara....

    ....l'opposizione? tace



    Bruxelles - Gol di Zaia a Bruxelles. All'alba i ministri dell'Agricoltura dei 27 hanno raggiunto un accordo sulla riforma della politica agricola comunitaria, con una consistente apertura verso le richieste italiane. "Abbiamo raggiunto un accordo quasi all’unanimità" annuncia il ministro francese Michel Barnier alle 9 dopo 18 ore ed una notte intera di negoziati l’intesa per la parziale riforma della Politica agricola della Ue. Gli altri ministri, più fortunati da questo punto di vista, erano intanto andati a farsi un sonnellino ristoratore. Solo la Lettonia ha rifiutato di approvare il compromesso, perché le è stato rifiutato un ulteriore "riequilibrio" degli aiuti alle aziende agricole dei "nuovi" Stati membri, cui appartiene.

    Le quote latte "Non è stato facile" ammette il commissario Ue per l’Agricoltura Mariann Fischer Boel, sottolineando che "il problema del settore lattiero-caseario è stato estremamente difficile" da risolvere. Tuttavia, "siamo abbastanza ben attrezzati per il futuro" con questa mini-riforma della Pac, in attesa della "grande" per il post-2013, che quale deciderà il suo futuro bilancio, ha aggiunto la commissaria. Gli adeguamenti di oggi arrivano dopo la riforma della Pac del 2003, e tendono a legare maggiormente i prezzi agricoli alle leggi della domanda e dell’offerta. In dettaglio, i ministri hanno convenuto di aumentare dell’1% per un periodo di cinque anni le quote latte, che dal 1984 aveva una produzione limitata, in attesa della loro scomparsa nel 2015, già decisa.

    L'Italia ride Aiuti sono previsti per gli agricoltori delle zone montane fragili, dato che alcuni paesi come la Germania, la Francia e l’Austria temono che l’aumento della produzione possa minacciare la loro esistenza. Inoltre, i 27 hanno deciso di fare un punto nel 2010 e 2011 e, se necessario, adottare "misure appropriate di adeguamento" ha detto Barnier. Il compromesso dà un trattamento preferenziale a Roma: la possibilità di aumentare di 600mila tonnellate (tra il 5 e il 6%) la sua quota a partire da aprile 2009.

    Zaia soddisfatto "È una vittoria straordinaria, tutte le proposte italiane, tranne il tabacco, sono state accolte. L’apporto della Commissione europea, e in particolare della commissaria all’Agricoltura Mariann Fischer Boel, e del presidente del Consiglio Ue, il ministro francese Michel Barnier, è stato straordinario". Questa la prima reazione a caldo del ministro per le Politiche agricole e alimentari Luca Zaia, al termine della maratona ministeriale sulla revisione della Politica agricola comune (Pac). Per il settore del tabacco, Fischer Boel ha rifiutato di rivedere le condizioni dell’accordo sulla riforma messo a punto dall’Ue nel 2004. La commissaria non ha voluto cioè prorogare dal 2010 al 2013 il sistema di aiuti Ue ai produttori europei attualmente in vigore.

    "Non ci saranno sanatorie – ha precisato il ministro – prima si procederà alla regolarizzazione e al pagamento delle multe, poi si passerà alla distribuzione delle quote agli splafonatori. Avere le quote per il futuro non può prescindere dalla regolarizzazione". Peraltro, l’Italia ha ottenuto un trattamento ad hoc: mentre per gli altri paesi Ue è previsto un aumento progressivo dell’1% l’anno, per cinque anni, il nostro Paese potrà invece attribuire ai produttori l’intero aumento già a partire dal 1° aprile 2009. Tale aumento consentirà alle nostre aziende di assorbire le eccedenze produttive evitando il pagamento del prelievo per le prossime campagne. In una nota in calce all’accordo sulla revisione della Pac, l’Italia ha reso noto che "le quote latte addizionali saranno assegnate in via prioritaria a quei produttori che sono stati responsabili del superamento della quota nazionale di latte". "Si tratta di riportare alla legalità – ha detto Zaia – coloro i quali, in virtù di un sistema iniquo, sono stati costretti a lavorare al di fuori della legalità. Inoltre, abbiamo spiegato alla Commissione e ai partner europei che l’incremento non è destinato a nuove mungiture".


    Per il trasferimento delle risorse dagli aiuti diretti allo Sviluppo rurale (modulazione), l’impatto della misura è stato notevolmente ridimensionato rispetto all’ipotesi avanzata dalla Commissione e sono state accolte le preoccupazioni manifestate dall’Italia, che ha sottolineato l’esigenza di non ridurre eccessivamente gli aiuti diretti destinati ai produttori in una fase di mercato contraddistinta da notevoli elementi di incertezza. La modulazione introdotta dall’accordo ammonterà al 5% rispetto all’8% della proposta iniziale per lo scaglione di base tra 5.000 e 300.000 euro. Un’aliquota del 4% è inoltre prevista in aggiunta per gli aiuti superiori a 300.000 euro. Tutto ciò consentirà di varare nuove misure nell’ambito dello Sviluppo Rurale, finalizzate a consentire alle imprese di affrontare in modo adeguato le nuove sfide del mercato.

    Fondi assegnati ma non richiesti L’Italia ha inoltre chiesto ed ottenuto la predisposizione di meccanismi che consentano di poter utilizzare i fondi del regime di pagamento unico assegnati ma non richiesti dagli aventi diritto: sarà possibile utilizzare il 4% del massimale nazionale per finanziare le risorse necessarie per l’erogazione del sostegno specifico. L’Italia avrà quindi a disposizione circa 140 milioni di euro da poter usare quale sostegno specifico. "Per quanto riguarda il tabacco – ha spiegato Zaia – la questione è solo temporaneamente conclusa. Anche su questo fronte il nostro impegno negoziale è stato massimo, tanto che questa notte, in corso di trattative, abbiamo voluto convocare i rappresentanti dei tabacchicoltori". Infine, per ciò che concerne il grano duro e il riso, l’accordo raggiunto prevede che sia possibile attivare una rete di sicurezza in caso di crisi di mercato.

    la redazione de www.ilgiornale.it 21 11 08

    saluti

  2. #2
    Nun c'è problema.
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    Predefinito

    Poche parole molti fatti, a noi piace così!
    ........<>-Max-<>.......

  3. #3
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    Predefinito Berlusconi: aiuti alla famiglie

    Roma - Un’azione concordata con l’Europa per cercare di affrontare la crisi, i cui effetti - sono convinti a Palazzo Chigi - si riverseranno sul Paese già dal prossimo anno.
    È per questa ragione, spiega Silvio Berlusconi durante l’incontro con i rappresentanti degli enti locali, che «le misure anticrisi complete saranno varate entro il 15 dicembre», cioè dopo il Consiglio europeo in programma l’11 e 12, «d’intesa con gli altri Paesi dell’Ue» con cui in queste ore sono in corso ripetuti contatti e consultazioni proprio per cercare di definire una strategia comune.
    Prima, probabilmente già la prossima settimana, il governo varerà invece misure urgenti a sostegno dell’economia reale tra cui figureranno anche «aiuti alle famiglie disagiate con figli a carico».

    In mattinata, partecipando alla «Giornata italiana per l’infanzia» alla Camera, il premier ribadisce che «il governo si è mosso in maniera tempestiva sulla crisi finanziaria» e che «ora bisogna avere fiducia».
    Da qui, l’appello ai media affinché «non si diffonda il panico tra i cittadini» che porterebbe a «una diminuzione dei consumi» che porterebbe le imprese a «produrre meno».
    Quel che conta, aggiunge Berlusconi, è che «le banche continuino a fare le banche» finanziando le imprese.
    Per questa ragione «devono mantenere il monte credito nei confronti delle aziende» se non addirittura aumentarlo.
    Insomma, «dopo Unicredit che ha stanziato cinque miliardi di euro per le piccole e medie imprese», il governo «sta intervenendo attraverso contatti personali con le dirigenze perché anche altre banche possano garantire investimenti per le piccole e medie imprese».

    E tanto la questione è delicata che nell’incontro serale con gli enti locali il Cavaliere cita «l’esempio francese».
    «Per assicurarsi che le banche mantengano i flussi di credito precedenti nei confronti delle imprese», spiegano prima Berlusconi e poi Tremonti, in Francia «c’è un controllo territoriale affidato ai prefetti» che «possono segnalare eventuali anomalie alla Banca centrale».

    Berlusconi, poi, torna sulla riforma della scuola e difende il decreto Gelmini. Quella promossa dal governo, dice, «è una riforma di assoluto buon senso». Gli episodi di bullismo e la situazione di violenza nelle scuole sono «uno dei motivi che ci ha portati alla riforma delle elementari, il cui contenuto è stato assolutamente travisato, ribaltando completamente la realtà».
    Insomma, il decreto Gelmini «non contiene nessuna riduzione di spesa» e «nessuna previsione di licenziamento».
    Si è addirittura parlato di 83.000 licenziamenti, «un’ipotesi che non esiste». C’è solo il fatto che «avere due maestri incide meno sulla possibilità di formazione dei bambini».
    Per questo «si torna quindi al maestro unico, anzi, al maestro prevalente, liberando l’altro maestro, che potrà applicarsi a quello che una volta si chiamava doposcuola e che ora chiamiamo tempo pieno, richiesto da quasi tutte le famiglie».

    Infine, il premier difende le cosiddette «classi-ponte».
    «L’insufficiente conoscenza della lingua italiana - spiega - fa sì che l’insufficienza dei bambini stranieri sia tripla rispetto a quella italiana e quindi abbiamo pensato a questa mozione, seguendo tra l’altro l’esempio di altri Paesi».
    L’obiettivo «non è fare classi separate» ma «classi tese all’insegnamento dell’italiano».
    Una scelta «logica e doverosa a vantaggio dei bambini e delle maestre».

    Alberto Signore www.ilgiornale.it 21 11 08

    saluti

    Scelta che i "razzisti imbecilli" tanto numerosi fra gli oppositori hanno definita "razzista".
    Si incazzeranno se seguito a definirli "razzisti"?

 

 

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