Col suo solito stile tribunal-tribunizio, Antonio Di Pietro ha intimato al Partito democratico di “aprire un’istruttoria” su Nicola Latorre, reo dell’imperdonabile
misfatto di aver passato un biglietto, durante l’ennesimo dibattito televisivo sulla commissione di vigilanza, a Italo Bocchino, del Pdl.
Nello stesso Pd si sono sentite voci di risentita riprovazione per “l’intelligenza col nemico”, che sarebbe prova di una sotterranea congiura contro il segretario.
Gli amici di Latorre (e di D’Alema) hanno replicato, esagerando anch’essi, con
l’evocazione dello stalinismo, non senza esagerazioni.
In effetti c’è stato un tempo, nel Pci, in cui al termine delle riunioni qualcuno rimetteva insieme i pezzetti dei bigliettini strappati e li recapitava all’ufficio quadri.
Su uno di quei bigliettini, per esempio, si polemizzò molto al tempo della sostituzione alla guida della federazione di Milano dello stalinista Giuseppe Alberganti con “l’innovatore” Armando Cossutta.
Come si vede erano proprio altri tempi.
La tradizione del Pci, piuttosto ferrigna nei rapporti interni, era invece assai
flessibile per quel che riguardava le relazioni con gli avversari politici, che non venivano considerati “nemici” coi quali non si potesse dialogare, magari
anche con qualche bigliettino scambiato durante le riunioni.
Da Palmiro Togliatti a Enrico Berlinguer, l’aspirazionedel Pci, nei confronti dell’avversario democristiano, è sempre stata quella di riannodare un dialogo e
se possibile ripristinare l’alleanza nella solidarietà nazionale.
Togliatti scrisse un ponderoso saggio non avaro di considerazione su Alcide De Gasperi, Berlinguer arrivò a considerare la Dc una delle forze indispensabili per la costruzione di “elementi di socialismo”.

Il bipolarismo presuppone una più netta demarcazione tra le maggiori formazioni politiche in alternativa, ma questo è possibile in quanto esse si
riconoscono reciprocamente come risorse della democrazia.
Se invece si pensa che oggi la cortina di ferro deve calare tra Latorre e Bocchino non si è proprio capito niente.

editoriale su www.ilfoglio.it di oggi

saluti