Quel terremoto a Napoli mi permise di vedere dal finestrino della mia auto il mio popolo, uomini liberi innanzi ad un fuoco. Qualcuno mi dirà, “erano gli occhi di un bambino!”, certo! Gli occhi di un bambino, ma voi adulti pensateci, l’avete mai visto davvero il vostro popolo?
Automobili messe in cerchio, un fuoco di legna che arde al centro, i bambini a dormire sui sedili posteriori, le donne con le pentole sul fuoco e gli uomini lì su quel muretto a parlare ed ascoltare la radio. Non c’è luce, acqua corrente, gas. A stento la radio ed in lontananza sirene. Polizia e croce rossa, sono l’unica cosa che rammentano a tutti che siamo a Napoli. “Sono riuscito a prendere questo”, “io ho salvato quest’altro”. Ore 3,50 del 24\11\1980. La radio parla di paesi distrutti, case inagibili e scuole chiuse. Tutti portano quello che hanno, quello che sono riusciti a prendere. E tutti mettono tutto a disposizione di tutti, altro che globalizzazione, dove tutti depredano tutti dappertutto. Non c’è nulla da fare, in qualsiasi crisi, ci si salva solo stando insieme. Lo Stato con le sue Ventisette leggi in ventotto anni, fondi equivalenti a tre finanziarie, a due punti di prodotto interno lordo e con lo stanziamento complessivo di 32 miliardi e 363 milioni di euro, non riesce a dare al mio popolo in 42 anni, quello che da solo si diede in quelle 24ore.
Ed eravamo insieme, noi, gli amici di papà, i vicini di casa e tutti si davano da fare, io non riuscivo proprio a dormire. Ero, come avrei detto oggi, da “scemo”, “un poco scosso”.
Una sensazione che non si dimentica. Un silenzio improvviso che ti risucchia, un urlo che ti lancia nel terrore e tutto intorno a te trema. Che succede? Che fare? Urla! Tutti urlano, tutti chiamano, tutti corrono. Novanta secondi, cosa sono novanta secondi? Ma agli occhi di un bambino, che non conosce “’o terremòto”, quei novanta secondi furono l’infinito terrore dell’ignoto. Un ignoto che trema. Fuggire, correre e tutti giù per le scale, anche quelli che ad ogni gradino urlano “per le scale no è pericoloso!”. Fuori, e di nuovo a correre, verso lo slargo più vicino, verso la piazza più larga e sempre un urlo nelle orecchie, “lontano dai cornicioni, attenti ai balconi”, come se fosse facile. Ma tu non ascolti nulla, corri!
E bene ricordarlo, 2998 persone non corsero abbastanza, non ebbero il tempo di correre, 8245 se la cavarono a stento. Senzatetto? 234.960 persone. Regioni colpite? 3 (Campania, Basilicata e Puglia). Numero di Comuni colpiti? 687 di cui disastrati: 37.
15.400 Kmq interessati dal sisma. Popolazione coinvolta? oltre 5.000.000 di abitanti. Sapemmo dopo giorni.
Ma quella sera alle 19.41, dopo appena 6 minuti da un terremoto del nono grado della scala Mercalli, arrivare in un posto “sicuro” era per tutti, l’unica cosa importante. Quando mio padre, allentò la morsa, la mano mi doleva.
Eravamo tutti terrorizzati e nessuno sapeva nulla, neppure che lo stato avrebbe speso in 42 anni, 7500 euro a testa, nonni e bambini compresi, senza che noi li vedessimo mai, ma facendoci passare pure per ladri.
Passarono molti minuti prima di capire, prima di ragionare. Bisogna salire in casa era il pensiero temerario ed incosciente di tutti. Nel frattempo arrivava altra gente. Ma quanto e durato? Tu che stavi facendo? In quel momento nessun racconto, nessun aneddoto, solo paura, ma gli aneddoti c’erano, li avremmo ascoltati per anni. Alle 23.20 circa i primi coraggiosi, danno coraggio ad altri incoscienti e qualcuno si avvia verso gi edifici. La “scossa di assestamento” che venne, stroncò ogni discussione.
Ed eccomi qui in questa villa comunale trasformata in accampamento indiano per noi bambini. Il fuoco, gli alberi, tutti per strada e tutti accomunati dal terrore comune, ci davamo una mano. La natura sconfigge il “mondo moderno”, ed in una Napoli terremotata, per quei tre giorni a nessuno manco nulla. In una Napoli ancora scossa dagli “assestamenti”, quella porzione di popolo intorno al fuoco, si organizzò. Il brutto venne dopo, quando le scosse finirono.
Inutile dirvi la mia odissea scolastica, doppi e tripli turni nelle scuole per i successivi nove anni e nei primi anni, lo confesso, l’odiavo, odiavo il “terremoto”. Morti, feriti, distruzioni. Ma oggi no! Oggi non lo odio più.
Non perché, fece molti più danni il post-terremoto che il terremoto. E neppure perché, sarebbe altrettanto facile dimostrare, che il “mondo moderno” con i suoi 33,31 morti e migliaia di feriti al secondo fa più danni di una catastrofe naturale. Troppo facile sarebbe parlarvi delle leggi sulla ricostruzione. Per esempio il FMI, ci dice, che fra il 1984 ed il 1994 le imprese che hanno ricevuto finanziamenti sono state per l’88.3% del Nord e del 9.4% al Sud. No non è per questo, non è per lo stato di “calamità-innaturale” che la mia Napoli subisce da 149 anni, che il terremoto (calamita-naturale), non lo odio più, ma perchè a differenza di altri governi -
- che in pochi mesi, dopo una catastrofe analoga hanno risolto tutto, il nostro stato di “terremotati” è durato 20anni! Non è più un bambino che guarda dal finestrino, quello che dopo 27 anni vede Prodi stanziare 157.500.000 euro, e Berusconi l’anno dopo, il 13 giugno del 2008, firmare il consenso a spendere i fondi bloccati «per la distribuzione delle risorse».
Per anni i “Fratelli d’Italia” con slogan che vanno dal “Vesuvio bruciali tutti” allo “sporco terrone” aggiunsero l’offesa “TERREMOTATI”. PENSATECI, fu davvero il terremoto a farci “TERREMOTATI”?
Terremotati per venti lunghi anni? Non vi sembra quasi che lo Stato con la scusa del terremoto, dei Borbone, della ricostruzione post-bellica, dell’arretratezza sociale, dell’emigrazione e della criminalità, ci “aiuti” ed ogni volta ci troviamo peggio di prima, più “scossi” di prima?
Non è forse lo Stato stesso che per venti lunghi anni, ci ha relegati in case puntellate, baracche e “roulotte” dove, come cantava De Andrè, “l’assessore ci allevava i Visoni”?
Non furono quegli stessi “Fratelli d’Italia” che, come dice la Corte dei Conti hanno generato “un buco nero del bilancio pubblico: un conto giudiziario, che al momento non è nemmeno presumibilmente quantificabile..”.?
Sono forse sempre loro che, come dicono e sanno tutti, “a mangiare ci sono il padre, il figlio e lo spirito santo”, cioè le banche, gli industriali e la politca-camorra?.
No, non fu il terremoto a farci terremotati. Dopo un paio di giorni dal terremoto, lo “scemo del villaggio globale” per radio ascoltò una voce, la voce dello Stato: “Non vi dimenticheremo!” disse Pertini, e lì per lì, sembrò una voce di conforto. Ora ho capito cosa intendeva il Presidente Pertini: “Non vi dimenticheremo. Non dimenticheremo di sfruttare le vostre disgrazie per dare soldi alle nostre industrie, ai nostri amici costruttori, appaltatori e sub-appaltatori. Creeremo strutture clientelari ed elettorali, costruiremo una fitta rete di sfruttamento, celata e nascosta ai più, dalla quale il Sud mai si libererà. Tanto è stato il terremoto…”
Ci sono voluti 28anni di “ricostruzione” e altri 14 passeranno per spendere gli ultimi “spiccioli” (i fondi stanziati nel 2007 varranno sino al 2022), ma ora l’ho capito, era una minaccia!
No, non fu il terremoto a renderci terremotati…

di Nando Dicè