AI BARONI E PRINCIPI DELL’INFORMAZIONE
Anche di fronte ad una crisi profonda e aspramente drammatica, di cui nessuno finora è in grado di calcolarne gli effetti devastanti che essa avrà da qui a poco, e non già quelli minimi finora manifestatisi, il teatrino-talk show della politica, sindacati, stampa ed esperti imperversa come se ci trovassimo nel bel pieno della campagna elettorale.
Questa estate Gian Antonio Stella, assieme a Tiziana Ferrario, ha tenuto un pubblico dibattito nella piazzetta della mia città sulla “deriva” Italia, illustrando con dovizia di documentati particolari lo stato pietoso che però, va detto con gran forza, è sotto gli occhi di tutti, almeno di quelli che vogliono guardare e vedere. Alla domanda della Ferrario da dove bisognerebbe cominciare, Stella ha risposto dalla Scuola, e i risultati non hanno tardato ad arrivare. Personalmente, ho replicato che bisogna iniziare dalla stampa, per il semplice motivo che essa non può chiamarsi fuori dalla “catastrofe” se è vero com’è vero, per storia internazionale e convenzione, che rappresenta il quarto potere; e se gli altri tre non funzionano affatto, tanto da arrivare alla deriva, allora, forse, alla stampa va attribuita la responsabilità primaria. Non mi scandalizza affatto che essa sia controllata da chi esercita il potere di fatto o politico, essendo, questo connotato, comune in tutti i Paesi del Mondo. Mi scandalizza e mi indigna la generale sostanziale acquiescenza , sottomissione superficialità e pressappochismo con cui la stragrande, se non la quasi totalità degli addetti, esercita questa nobile, ma anche molto incidente, professione.
Negli USA, tanto per fare un esempio classico, dove la stampa non è piu’ indipendente dai poteri forti di quella nostrana, tuttavia molti scandali e situazioni di importanza decisiva vengono sollevati con coraggio determinazione e perseveranza, soprattutto perseveranza, fino ad arrivare al risultato di rimuovere situazioni scabrose, si tratti di buttare giu’ il Presidente piu’ potente del mondo o di fare la guerra all’industria del tabacco, e così via. Da noi, un fenomeno di questo tipo non succede mai. Le notizie eclatanti vengono date anche con grande clamore e risalto, ma durano uno o pochi giorni, poi ricomincia il tran-tran delle dichiarazioni dell’una e dell’altra parte politica e dopo qualche giorno la notizia scompare dalla ribalta. Il mancato approfondimento, spesso richiesto per ricercare la verità, genera così il deprecabile effetto che la stampa, anziché chiarire, finisce con l’avallare fenomeni di macroscopica disinformazione e di mostruose mistificazioni storiche.
Così si sono formati concezioni e luoghi comuni completamente fuorvianti che hanno inciso sulla storia del secolo scorso e tuttora presenti nelle menti degli italiani. Il livello di pressione fiscale, secondo le fonti ufficiali, oscillerebbe tra il 41 e il 43%, tutti gli operatori sanno per diretta personale esperienza che il livello effettivo può arrivare, ed arriva, fino al 100% e lo supera pure, così come non si denuncia con forza il collassato impianto giuridico fiscale con oltre 50 mila disposizioni; si è accreditata la favola che il Mezzogiorno d’Italia è stato assistito con le misure straordinarie, ma la grande stampa non ha mai reso di pubblico dominio le risultanze di una inchiesta parlamentare del 1992, coordinata e diretta dal compianto scienziato Sen.Prof. Beniamino Andreatta, che arriva alla sconcertante conclusione che, sommando le risorse dell’intervento ordinario e di quello straordinario, al Mezzogiorno sono state assegnate meno della metà delle risorse spettanti in termini pro-capite ; si è accreditata l’idea che lo sfacelo del Debito Pubblico sia da attribuire alle pensioni di fame e al Welfare in generale, settore nel quale siamo agli ultimissimi posti tra i paesi civili, nessuno dice dove sono finiti i tre milioni e mezzo di miliardi del Debito Pubblico, chi ha intascato i lauti interessi per tutti questi anni.
Questi deprecabili aspetti, e saccheggi connessi, sono quelli che hanno portato il Paese alla deriva e, contrariamente da quanto viene affermato dagli attuali governanti, il nostro Paese non è in una situazione di vantaggio rispetto agli altri per il fatto che le Banche sono solide e che gli italiani sono un popolo di risparmiatori. Quest’ultima circostanza è vera, ma il risparmio degli italiani non esiste piu’, è stato inghiottito, bruciato, dallo Stato, esiste solo virtualmente sui Computers, neanche stampato su carta, in modo che si possa incorniciare. Ma gli italiani sono stati rassicurati che i depositi bancari sono garantiti dallo Stato, con quali soldi? Con quelli del Debito Pubblico? O con i titoli di prossima emissione che il Governo dirà alle Banche di collocare tra i risparmiatori per raccogliere la liquidità da girare alle stesse Banche sotto forma di prestito obbligazionario? Con qualche punto percentuale in piu’?! Sembra la favoletta dei compari ubriachi, che si accompagnano vicendevolmente a casa fino all’alba.
La nostra situazione è la peggiore fra tutte. Per il solo fatto che noi alla deriva, in tutti i settori, ci siamo arrivati prima della crisi, non siamo stati capaci di avviare un processo virtuoso prima, figuriamoci con il Tsunami che sta per arrivare!
Se per pareggiare il buco della Finanziaria si è dovuto tagliare all’impazzata, sollevando una autentica rivoluzione nelle scuola e altrove, da dove si preleveranno le risorse per sostenere le centinaia di migliaia, o milioni, di lavoratori che passeranno attraverso la Cassa integrazione per arrivare al licenziamento?
Con l’aggiunta che il mago Tremonti, che si vanta di aver previsto in anteprima la crisi, ha varato pochi mesi prima che arrivassero le avvisaglie, una manovra che va in direzione diametralmente opposta a quella che si richiede in tempi di crisi, cioè una manovra deflazionistica!
Con il Premier che qualche settimana fa dichiara solennemente che l’Italia non è in recessione e ora afferma che la crisi sarà profonda e lunga!
Insomma, per concludere, di fronte ad una crisi di proporzioni incalcolabili e al vuoto strategico per affrontarla, nei salotti delle discussioni riservate alle varie caste, chiedete almeno in modo esplicito incisivo e trasparente quali siano le ridicole misure che si intendono adottare, quali effetti prevedibilmente produrranno, dove si reperiscono le risorse, ingenti, necessarie, ad evitare di sentire le solite stantie fregnacce imperniate sul nulla e sui fumogeni.
Francesco Calvano