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Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
    Comunista.
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    Predefinito Quale unità dei comunisti?

    Quale unità dei comunisti?
    Titolo e riflessione. Opportunismo strisciante sorge da ambedue i maggiori (sich) partiti, la minoranza vince sulla maggioranza. Segretari bloccati dal timore dello sfascio, immobilità riflessa.
    Unica certezza, i comunisti l'unità la vogliono, ora , subito.
    Che fare? Non si trovano strade a livello organizzativo, unica strada : uscire dai due partiti, compagni, e costiturne uno nuovo. Il resto è solo perdita di tempo. L'arcobaleno: perdita di tempo, uniti a sinistra di riflesso, perdita di tempo, salvaguardare l'unità del partito, altra perdita di tempo, vanificata dall'opposizione interna. Se nei comunisti italiani si ha speranze, nel 88% dell'assenso al documento nazionale e per mancanza di correnti, secondo il regolamento del centralismo democratico, non inventato dal PdCI ma una componente essenziale del comunismo, in Rifondazione si perdono tutte, vedendo come, in che modo Grassi abbia tradito il congresso nazionale di pchi mesi prima. Dal disordine non nasce nulla, solo melma.
    Navajo

  2. #2
    per l'unità comunista
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    partendo dal presupposto che io sono per l'unità dei comunisti, ma che ci sono delle tappe per raggiungerla...
    in che modo grassi ha tradito il congresso?

  3. #3
    Comunista.
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    Citazione Originariamente Scritto da rifondarolo87 Visualizza Messaggio
    partendo dal presupposto che io sono per l'unità dei comunisti, ma che ci sono delle tappe per raggiungerla...
    in che modo grassi ha tradito il congresso?
    Il Prc siciliano rompe con Chianciano e svolta a destra

    Scritto da Fabrizio Crescenti e Luisa Grasso

    Il Congresso regionale siciliano del PRC si è aperto, sabato 22 novembre, con l’auspicio di riproporre anche nell’isola la svolta “in basso e a sinistra” uscita vittoriosa dal Congresso di Chianciano. C’erano tutte le condizioni – la grande voglia di cambiamento dei compagni di base dopo una gestione sciagurata che ha portato il partito ai minimi termini, la ripresa delle lotte sociali e studentesche, i rapporti di forza favorevoli alle mozioni della maggioranza nazionale – perché le attese venissero rispettate. Eppure l’esito finale ha clamorosamente smentito il pronostico della vigilia.

    Ciò che è successo nei due giorni dell’assise congressuale ha purtroppo confermato ciò che era da tempo chiaro agli occhi di diversi compagni siciliani: la coalizione grassiani-vendoliani si è configurata come nuova maggioranza vincendo il congresso regionale, producendo un documento che prelude ad un ripiegamento a destra del partito e determinando, come conseguenza, la rottura della mozione uno Che aveva ottenuto la maggioranza assoluta a livello regionale.
    Che l’ambiente non fosse dei migliori lo testimoniano gli interventi succedutisi durante il fiacco dibattito ed il lento procedere dell’operato delle commissioni. Tale lentezza è da attribuire all’ostruzionismo dei compagni della seconda mozione, i quali hanno prima cercato di minare la compattezza delle altre mozioni, facendo leva sull’ “anello debole” della mozione 1 (l’area Essere comunisti, che si è dimostrata fin dall’inizio dei lavori tutt’altro che insensibile a simili operazioni), quindi di ottenere rinvii su rinvii.
    In un clima ben poco vivace, la commissione politica ha finalmente elaborato il documento politico, respinto senza appello dai compagni della mozione 2 per la mancata condivisione del suo impianto generale, in quanto troppo pervaso dallo “spirito di Chianciano”: inevitabile, a questo punto, il confronto dinnanzi alla platea congressuale di due documenti contrapposti, depositari di due diverse linee politiche, la prima rappresentativa delle mozioni della maggioranza nazionale (1,3,4), la seconda della minoranza vendoliana.
    Alle 14 della domenica, orario stabilito per il termine dei lavori, dopo la relazione conclusiva del segretario Paolo Ferrero, arriva il colpo di scena: i vendoliani compiono un’inversione a U e, lungi dal presentare il loro documento alternativo, chiedono per bocca dell’ex-segretario regionale Rosario Rappa di riconvocare la commissione politica per poter apportare modifiche al documento di maggioranza, divenuto ora come per miracolo “ampiamente condivisibile”. A questa richiesta, i principali esponenti di Essere Comunisti si dichiarano subito favorevoli: si sa, la democrazia è sacra, soprattutto quando si devono portare avanti operazioni spericolate.
    Il resto del Congresso vede la definitiva uscita di scena della politica e l’imperversare incontrastato del politicismo: i compagni della mozione 2 decidono di ritirare il loro documento e di collaborare alla stesura di un documento “unitario”; dal canto loro i grassiani escono allo scoperto, salutando positivamente questa folgorazione sulla via di Pergusa; si riunisce ancora una volta la commissione politica che sancisce il cambiamento del documento originario con l’integrazione degli emendamenti proposti dai vendoliani – due dei quali particolarmente insidiosi: uno che stralcia l’autocritica rispetto alla subalternità al PD, l’altro che conferma l’appiattimento acritico alla CGIL -, tutti accolti favorevolmente dalla maggioranza dei presenti, tranne che da noi e da gran parte dei ferreriani della mozione 1. Come da copione, il plenum congressuale approva a maggioranza (54 voti), coi voti decisivi dei vendoliani e dei compagni dell’area Essere comunisti, sia i singoli emendamenti che il documento finale. I contrari (28 voti, i ferreriani e i compagni delle mozioni 3 e 4), determinati a dare un segnale insieme di intransigenza e di solidarietà reciproca, si accordano per l’astensione. Fin qui la cronaca.
    In Sicilia nasce dunque una nuova maggioranza, che capovolge quella che guida il partito a livello nazionale, frutto di un accordo, certo non estemporaneo, tra le aree di Grassi e di Vendola, in verità non inconsueto nell’isola ma particolarmente odioso e indigesto oggi dopo la serie di sconfitte e arretramenti inanellati dalla precedente dirigenza. Ma ci sono tutte le basi perché nasca anche, ed è questo il dato politico più significativo, una nuova opposizione interna, questa volta non circoscritta solo alla nostra area, che da sempre si batte per un forte ancoraggio a sinistra del nostro partito, ma allargata alla mozione 3 (nonostante il loro coordinatore regionale, Guido Benni, subito sconfessato dai suoi, aveva inizialmente dichiarato il suo voto favorevole al documento emendato) e a quei compagni critici della mozione 1 che si sono opposti all’inciucio, difendendo la versione originaria del documento. La determinazione nostra e di diversi compagni dell'area Ferrero-Mantovani, con in prima fila i compagni della delegazione palermitana, è stata infatti decisiva nello svelare l'operazione di cambiamento di maggioranza che si nascondeva dietro la proposta di alcuni "emendamenti secondari". La stessa chiarezza di intenti deve essere ribadita ora, opponendosi all'elezione di un segretario eletto con i voti della mozione Vendola.
    Le responsabilità politiche di tutta questa operazione non hanno bisogno di particolari doti interpretative: invece di blindare il documento elaborato in sede di commissione politica e già bocciato dalla mozione 2, i compagni dell’area Essere comunisti hanno preferito gettare alle ortiche l’accordo nazionale e persino spaccare in due la loro mozione, pur di difendere, col cinico tatticismo che spesso li contraddistingue, il mantenimento dello status quo nel partito siciliano. Questo comportamento probabilmente assicurerà loro un comodo posto da segretario regionale, ma certo non incontrerà il favore dei tanti compagni che si battono per la rottura con la subalternità al centro-sinistra siciliano, per una più incisiva presenza nei conflitti del mondo del lavoro e nei luoghi di studio, per una netta svolta a sinistra del PRC della nostra isola. Si è reso evidente una volta per tutte che c'è chi alla maggioranza di Chianciano ci credeva e ci crede ancora, e chi non ci ha mai creduto.
    Il Congresso di Pergusa, infine, può essere archiviato da un lato come una grande occasione persa per logiche assai poco limpide di riposizionamenti e di poltrone, quella di avviare anche in Sicilia il radicale rinnovamento di linea politica e di classe dirigente inaugurato al Congresso di Chianciano, dall’altro come il rafforzamento della parte, senza dubbio maggioritaria a livello di base, più critica e militante del partito siciliano: è in questa parte che ci riconosciamo, è da questa parte che lotteremo per il rilancio di una Rifondazione comunista in cui ci sia più disponibilità alla lotta di classe e meno agli intrighi di cortile, più spazio per studenti e lavoratori e meno per burocrati e intellettuali di terz’ordine.
    http://www.marxismo.net/content/view/3068/211/

 

 

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