IL CASO/ Montecitorio ha già speso mezzo milione per il rilevatore
Ma l'Avvocatura sostiene che la procedura può avvenire solo su base volontaria
di CARMELO LOPAPA
ROMA - Impronte digitali alla Camera? Ai bimbi rom non sono state rilevate, non si penserà davvero di prenderle adesso ai deputati? La rivolta è partita col tam-tam sotto traccia, giusto un insofferente chiacchiericcio in Transatlantico, per approdare poi alle carte bollate che infine hanno sancito il successo contro l'operazione che, appena due settimane fa, era stata battezzata con una certa enfasi come "rivoluzione elettronica". Troppo invasivo quel meccanismo pensato per costringere ogni onorevole a votare per sé e non per il collega: violerebbe la privacy, sentenzia l'Avvocatura della Camera con un parere sollecitato dai malpancisti e prontamente servito. Le impronte saranno sì registrate, ma solo su base volontaria, a chi accetterà di sottoporsi alla rilevazione. E a Montecitorio ieri c'era già chi festeggiava.
L'intento, si ricorderà, è quello di bandire lo spettacolo poco decoroso dei deputati pianisti, sempre lì a sbracciarsi per votare al posto del vicino assente così da non fargli perdere la diaria. Il 6 novembre l'ufficio di presidenza della Camera ha approvato all'unanimità il via libera all'operazione, fortemente voluta dal presidente Gianfranco Fini: installazione dell'impianto, sperimentazione nelle prossime settimane, partenza ufficiale il primo febbraio. Costo della sofisticata macchina per la rilevazione delle impronte in ciascuno dei 630 scranni: 450 mila euro (390 mila più iva, per l'esattezza). Ma ogni rivoluzione, si sa, deve fare i conti con il riflusso e alla Camera dei deputati è arrivato prima che la rivoluzione esplicasse i suoi effetti.
"Da più parti erano state sollevate perplessità legate alla tutela della privacy - spiega il vicepresidente centrista Rocco Buttiglione - La creazione di un registro delle impronte, in effetti, costituisce un problema oggettivo, al di là delle lamentele dei singoli. Abbiamo chiesto perciò un parere all'Avvocatura (ufficio legale della Camera, ndr) che ha confermato quelle perplessità". Tutto lecito e opportuno, sostengono i "giuristi" di Montecitorio nel documento, ma la rilevazione andrebbe fatta "solo su base volontaria", è il suggerimento.
E così avverrà. Le proteste più veementi sembra che siano piovute sulla presidenza Fini proprio dai banchi della maggioranza, Carroccio in testa. "L'esito non poteva che essere quello - se la ride soddisfatto il baffuto leghista Matteo Brigandì, avvocato di mestiere - La registrazione delle impronte, come abbiamo fatto notare in tanti, non potevano certo imporla. E poi, politicamente parlando, non l'hanno voluta per i rom, non vedo perché dovremmo farla noi. Io non concederò la rilevazione delle mie e così molti miei colleghi. Altri facciano quello che vogliono". E siccome a pensarla così non saranno in pochi, alla presidenza della Camera stanno pensando alle contromisure.
"Tra le ipotesi in cantiere c'è anche quella di istituire forme di pubblicità degli elenchi di chi si sottoporrà e chi non si sottoporrà alla rilevazione delle impronte, in rispetto al dovere di trasparenza" spiega Buttiglione. Un po' come da qualche giorno avviene col registro delle presenze alle votazioni, pubblicato sul sito della Camera. Ma basterà a convincere i più riottosi?
"La verità è che tutto si risolverà ancora una volta in una presa in giro per i cittadini - protesta la dipietrista Silvana Mura, tra i big sponsor dell'operazione anti pianisti dentro l'ufficio di presidenza - È stato speso mezzo milione di euro per conseguire ora un risultato che certo non è quello che il presidente Fini intendeva perseguire. La furbizia di pochi vanificherà il risultato, i pianisti non scompariranno e il Parlamento farà la solita figuraccia".
(26 novembre 2008)
http://www.repubblica.it/2008/10/sez.../impronte.html