Date le circostanze, Bombay è più significativo di Mumbai


• da Il Foglio del 28 novembre 2008, pag. 4

di Marco Perduca

Al direttore - Nella sua visita a Gerusalemme il Presidente Napolitano in conferenza stampa congiunta con l’omologo Peres ha affermato che "avere scambi economici e commerciali con l’Iran non significa che l’Italia non faccia la sua parte nella comunità internazionale e nella politica di fermezza decisa da quest’ultima" nei confronti della Repubblica Islamica. Gli ha fatto eco il ministro degli Esteri Frattini ribadendo chiaramente alla collega Livni che nei confronti dell’Iran "ci vogliono sanzioni credibili e forti" e che l’Italia "si farà portatrice di talee richiesta" poiché il nostro paese "è assolutamente convinto che l’Iran sia una reale minaccia per il mondo intero e non solo per Israele, ma anche per l’Unione europea e per gli Usa, "Occorre respingere - ha aggravato Frattini - le affermazioni negazioniste e le minacce alla sicurezza di Israele e consolidare l’impegno nella comunità internazionale per una politica attiva a sostegno di Israele" Bene, Bravi, Bis! In onore a cotante dichiarazioni, mi permetto di insistere sulla necessità di praticare però certe convinzioni in merito al medio oriente trovando il coraggio di uscire dal solco delineato ad Annapolis, e non solo perché non si è fatto un centimetro nella direzione individuata l’anno scorso, e recuperare la necessità di una prospettiva federalista europea nei confronti della sponda orientale del Mediterraneo: se l’Italia ha a cuore il futuro della democrazia israeliana porti a Bruxelles la proposta pannelliana di inclusione di Israele nell’Ue. Al contempo, se nei confronti del regime iraniano la linea deve essere quella della fermezza, va tenuto presente che il pericolo nucleare non è il solo fronte sul quale Teheran registra quotidiani avanzamenti. Vi è infatti la sempre più insidiosa infiltrazione nei gangli dello stato iracheno. Son di ritorno da una visita lampo nella provincia di Diyala, nel nord-est dell’Iraq, dove ho potuto incontrare sceicchi sunniti e sciiti, capi tribù e rappresentanti di organizzazioni femminili, i quali non hanno mancato di manifestare le loro preoccupazioni circa l’iranizzazione progressiva del governo centrale a Baghdad. Ero in Iraq, a totale mio rischio e pericolo, con altri militanti del Partito radicale e il vicesindaco di Cuneo, per onorare un invito dell’organizzazione dei mujaheddin del popolo iraniano che rischiano l’espulsione, o l’annichilamento, se e quando le truppe Usa dovessero smantellare Camp Grizzly che difende la città di Ashraf dove sono rifugiati dai 1984. Oltre 460 parlamentari italiani ritengono che la fermezza nei confronti dell’Iran passi anche attraverso la concessione di un’opzione di resistenza politica ad Ahmadinejad: togliere i mujaheddini dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell’Ue serve a tanto ma anche a garantire che i 3509 residenti di Ashraf possano vivere senza la prospettiva di dover subire attacchi da parte dei pasdaaan infiltrati in Iraq o peggio ancora del l’esercito iracheno stesso.
http://www.radicali.it/view.php?id=132985NOTE

senatore nel Pd (Pr)