ANSA) - ROMA, 30 GEN - "Finalmente posso dire l'unica
verità su quel 6 novembre 2004: non sono mai stato chiuso in uno
spogliatoio da Moggi". Gianluca Paparesta, l'ex arbitro
pugliese coinvolto nello scandalo di Calciopoli, lo ha rivelato
nel corso dell'intervista concessa alla trasmissione de La7
'Niente di personalè, condotta da Antonello Piroso, che andrà
in onda questa sera alle 21.
"Moggi e Giraudo entrarono agitati e si lamentarono del mio
operato - ha spiegato Paparesta riferendosi a quanto accadde al
termine di Reggina-Juventus, conclusasi con la vittoria per 2-1
dei calabresi - Nessuno però mi ha chiuso dentro lo
spogliatoio. Si sono solo lamentati in maniera decisa perchè
non avevo concesso loro un rigore e avevo annullato il gol del
pareggio proprio un attimo prima del finale, cosa che per altro
dimostra che non soffrivo certo di sudditanza. Poi se ne sono
andati via e io ho solo sbagliato a non inserire nel referto di
gara l'episodio". "Questa non è la mia versione ma la realtà
- ha aggiunto l'ex arbitro - non ero solo, con me c'erano
assistenti, quarto uomo e un osservatore. Se fosse accaduto
qualcosa, qualcuno l'avrebbe segnalato".
Paparesta non ha poi voluto commentare il fatto che altri
suoi colleghi coinvolti in Calciopoli, e tutt'ora sotto processo
penale davanti alla procura di Napoli (dove invece la sua
posizione è stata archiviata), siano ancora in attività: "A
volte mi chiedo perchè non arbitro più, ma a me non interessa
la posizione di altri miei colleghi, a cui invece auguro di
essere completamente prosciolti come me. Ho dimostrato la mia
estraneità davanti agli organi inquirenti e, ora che sotto
l'aspetto disciplinare sono pulito, solo Collina può dire se
potrò tornare ad arbitrare o meno. Solo il designatore può
dire se sono in grado di arbitrare dal punto di vista tecnico".
L'ex fischietto, che nel frattempo è stato nominato
responsabile del protocollo d'intesa tra i comuni di Bari e
Milano in vista dell'Expo2015, ha anche affrontato il tema
legato alla telefonata fatta a Moggi l'8 novembre 2004, due
giorni dopo la gara di Reggio Calabria: "È stato il mio unico
errore. L'ho chiamato perchè era partita nei miei confronti una
campagna mediatica incredibile di cui lui si vantava. In molti,
anche della mia associazione (l'Aia), dicevano che dovevo
smettere di arbitrare e così l'ho sentito per chiarire. Se lui
pensava che non ero in grado di arbitrare si doveva rivolgere
alle sedi competenti anche perchè se la campagna fosse
continuata io mi sarei dimesso".
Infine, Paparesta ha spiegato la telefonata all'addetto agli
arbitri del Milan, Leonardo Meani: "Io sono un cittadino
italiano e un commercialista, prima che un arbitro. Dopo aver
appreso la notizia, durante il mio lavoro di revisore dei conti,
di una possibile procedura d'infrazione contro l'Italia da parte
dell'Unione Europea per violazione delle norme sul protocollo di
Kyoto in relazione alle energie alternative, ne ho parlato col
Meani visto che il presidente del Milan è anche il premier
italiano". (ANSA).