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  1. #1
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    Predefinito "Faremo un attentato peggiore dell'11 Settembre"

    Al Qaida starebbe preparando un "grande attentato, peggiore di quello dell'11 settembre 2001". A lanciare l'allarme, è un ex dirigente della cellula yemenita di Al Qaida, intervistato dal quotidiano arabo pubblicato a Londra Al-Quds al-Arabi. "Lo sceicco Osama Bin Laden sta seguendo i preparativi di un attentato contro gli Stati Uniti che supera di gran lunga quello dell'11 settembre" rivela la fonte, definita "molto vicina ai vertici locali di Al Qaida in Yemen". Obiettivo dell'operazione qaedista che "sarà eseguita in un prossimo futuro" è quello di "cambiare la faccia del mondo sia politicamente sia economicamente".
    Giovedì in un messaggio audio dell''emiro dello Stato islamico in Iraq', Abu Omar al-Bagdadi, si esortavano "i nuovi capi della Casa Bianca e i loro alleati dei Paesi cristiani a convertirsi all'Islam".
    http://notizie.alice.it/notizie/este...,16769886.html


    Senza voler spargere inutilmente il panico (di allarmi simili ne sono già stati lanciati), riporto questa notizia con l'intento di sottolineare che in la minaccia terroristica non è certo svanita, e anzi è sempre presente e pericolosa.
    E' facile immaginare che qualche idea (o magari già qualche progetto in via di realizzazione) circa uno spaventoso attacco da portare sul suolo degli Stati Uniti circola presso i gruppi del terrore.
    La Quarta Guerra Mondiale (si vedano le discussioni aperte su "Il Conservatore") è in corso: non dimentichiamolo mai.

  2. #2
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    Al Qwaeda é una merda nemica di tutti noi occidentali.
    L'unico rimedio per ritornare alla pace é la guerra.
    NOI SIAMO LA VERA ITALIA !
    RICOSTRUIAMO LA NOSTRA PATRIA !

  3. #3
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    A proposito di 11 settembre vi segnalo, andando un pò OT, un film:
    Reign Over Me
    http://it.wikipedia.org/wiki/Reign_Over_Me
    Trailer
    Vedetelo ne vale davvero la pena ... poi mi fate sapere cosa ne pensate.

  4. #4
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    Come dice Podhoretz, la quarta guerra mondiale è comicniata. Ed è lungi dall'essere terminata..

  5. #5
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  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da codino Visualizza Messaggio
    I parenti delle vittime dell'11 settembre, di Bali, di Beslan, di Madrid, di Londra,...forse non la pensano così.

  7. #7
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    Gb, si temono nuovi attentati
    "Migliaia estremisti pronti a colpire"


    E' allarme terrorismo in Gran Bretagna dove secondo i servizi segreti "diverse migliaia" di estremisti islamici sono attivi, dopo "essere stati addestrati in campi terroristici all'estero". Le maggiori concentrazioni di cellule ispirate ad "Al Qaeda si trovano a Londra, Birmingham e Luton" e stanno progettando attentati sanguinosi nel Regno Unito. Lo scrive l'autorevole quotidiano Daily Telegraph citando documenti riservati.

    Stando ai dossier del controspionaggio (Mi5), dai servizi del ministero della Difesa, dall'MI5 e dallo Special Branch di Scotland Yard, tra i sospettati vi sarebbero cittadini britannici originari dell'Asia del Sud, in particolare del Pakistan, estremisti provenienti dal nord e dall'est dell'Africa, dall'Iraq e dal Medio Oriente, oltre a un certo numero di convertiti.

    "Il Regno Unito continuerà a essere un obiettivo prioritario per i terroristi internazionali affiliati ad Al Qaeda", si legge nei documenti, secondo cui il governo, "deve preparsari ad affrontare minacce da cittadini britannici, tra cui musulmani convertiti, terroristi stranieri con base nel Regno Unito, così come da terroristi che pianificano attacchi dall'estero".

    http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/a...lo432591.shtml

    Ahi...

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da zaffo Visualizza Messaggio
    I parenti delle vittime dell'11 settembre, di Bali, di Beslan, di Madrid, di Londra,...forse non la pensano così.
    NOn so cosa pensino ma di certo qualcuno di loro ha cominciato a guardare nei segreti della Cia per capire chi e cosa ha fatto uccidere i propri cari.
    Ovviamente questo Obama in molte cose è una specie di equilibrista buono per tutte le stagioni, ci penseranno i solito noti a dirigerlo in senso a loro congeniale con qualche fake flag operation in cui saltano in aria civili americani opp militari in zona non bellica.
    Solita storia già vista.
    "Son contento quando consumo senza pagare un pò meno quando pago e non consumo"

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Spartacus74 Visualizza Messaggio
    NOn so cosa pensino ma di certo qualcuno di loro ha cominciato a guardare nei segreti della Cia per capire chi e cosa ha fatto uccidere i propri cari.
    Ovviamente questo Obama in molte cose è una specie di equilibrista buono per tutte le stagioni, ci penseranno i solito noti a dirigerlo in senso a loro congeniale con qualche fake flag operation in cui saltano in aria civili americani opp militari in zona non bellica.
    Solita storia già vista.
    Ti rispondo con le parole di Podhoretz, visto che ormai è noioso ripetere sempre le stesse lapalissiane verità:

    l'Amministrazione Bush, che era appena stata severamente criticata nelle udienze tenute dal Senate intelligence committee per avere invaso l'Iraq sulla base di sbagliate informazioni di intelligence, veniva ora ulteriormente criticata per non avere agito sulla base di informazioni ancora più vaghe al fine di prevenire gli attentati dell'11 settembre.
    e poi:

    Una "tigre di carta"


    La storia ci offre un quadro sconsolante. Dal 1970 al 1975, durante le amministrazioni di Nixon e Ford, parecchi diplomatici americani sono stati uccisi in Sudan e in Libano e molti altri rapiti. I colpevoli erano agenti di una delle tante fazioni dell'Olp. Anche in Israele molti cittadini americani sono stati assassinati dall'Olp, sebbene, fatta eccezione per i missili sparati dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina contro la nostra ambasciata e altri edifici americani a Beirut, questi attacchi non fossero direttamente rivolti contro gli Stati Uniti. In ogni caso, non c'è stata alcuna forma di ritorsione militare da parte degli americani.

    I nostri diplomatici venivano dunque già da alcuni anni impunemente uccisi dai terroristi musulmani quando, nel 1979, con Carter alla Casa Bianca, alcuni studenti iraniani (con l'avallo dell'ayatollah Khomeini) entrarono nell'ambasciata americana di Teheran e presero 52 ostaggi americani. Per cinque mesi, rimase a tentennare. Alla fine, facendosi coraggio, ha autorizzato un'operazione militare di salvataggio finita nel nulla dopo una serie di clamorosi sbagli che sarebbero stati degni di figurare in un film dei fratelli Marx, se non fosse che erano più umilianti che comici. Dopo 444 giorni, e poche ore dopo l'insediamento di Reagan alla Casa Bianca nel gennaio 1981, gli ostaggi furono finalmente rilasciati dagli iraniani, evidentemente perché temevano che il nuovo e bellicoso presidente potesse effettivamente lanciare un vero colpo militare contro di loro.

    Tuttavia, se avessero potuto prevedere come sarebbe andata durante la presidenza Reagan, non sarebbero stati così timorosi. Nell'aprile 1983, Hezbollah (un'organizzazione terrorista islamica appoggiata dall'Iran e dalla Siria) mandò un attentatore suicida a fare esplodere il suo camion di fronte all'ambasciata americana di Beirut. Rimasero uccisi 63 impiegati, tra i quali il direttore della Cia per il Medio Oriente, e altri 120 furono feriti. Ma Reagan non fece nulla.
    Sei mesi dopo, nell'ottobre 1983, un altro attentatore suicida appartenente a Hezbollah fece saltare in aria una caserma americana nell'aereoporto di Beirut uccidendo nel sonno 241 marine e ferendone altri 81. Questa volta Reagan approvò un piano di ritorsione, ma diede poi il permesso al suo segretario della difesa Caspar Weinberger di cancellarlo (perché avrebbe potuto danneggiare le nostre relazioni con il mondo arabo, verso il quale Weinberger era sempre stato teneramente sollecito). Poco tempo dopo, il presidente ritirò i soldati dal Libano.

    Dopo essere fuggito dal Libano in ottobre, Reagan non fece nulla nemmeno in dicembre, quando fu bombardata l'ambasciata americana in Kuwait. E non fece nulla neppure quando, poco dopo il ritiro degli americani da Beirut, il capo della sezione locale della Cia, William Buckley, fu rapito e poi ucciso da Hezbollah. Buckley era il quarto americano ad essere rapito a Beirut; tra il 1982 e il 1992 molti altri subirono la stessa sorte (anche se non tutti furono uccisi).

    A quanto pare, furono proprio questi rapimenti a convincere Reagan (il quale aveva giurato che non avrebbe mai negoziato con i terroristi) a fare un patto segreto con l'Iran che prevedeva la fornitura di armi in cambio di ostaggi. Ma mentre gli iraniani furono pagati profumatamente con quasi 1500 missili anticarro, tutto quello che gli americani ottennero furono tre ostaggi americani (senza parlare del grave scandalo Iran-contra).

    Nel settembre 1984, sei mesi dopo l'assassinio di Buckley, un annesso dell'ambasciata americana a Beirut fu colpito da un'altra bomba (la responsabilità fu nuovamente ricondotta a Hezbollah). Reagan ancora una volta non fece nulla. O piuttosto, dopo avere dato luce verde a operazioni segrete di ritorsione delegate ad agenti dei servizi segreti libanesi, vi rinunciò non appena una di queste operazioni (diretta contro il religioso che si pensava essere il capo di Hezbollah) fallì, uccidendo per sbaglio 80 persone.

    Ci vollero solo altri due mesi prima di un nuovo attacco di Hezbollah. Nel dicembre 1984, fu dirottato un aereo di linea kuwaitiano, e due passeggeri americani (funzionari della U.S. Agency for international development) furono uccisi. Gli iraniani, che avevano fatto irruzione sull'aereo dopo il suo atterraggio a Teheran, promisero di processare i dirottatori, ma invece gli permisero di lasciare indisturbati il paese. A questo punto, tutto quello che seppe fare l'Amministrazione Reagan fu offrire una ricompensa di 250.000 dollari a chi fornisse informazioni utili all'individuazione e all'arresto dei dirottatori. Ma non si fece avanti nessuno.

    Il giugno seguente, i combattenti di Hezbollah dirottarono un altro aereo di linea, questa volta di bandiera americana (Twa volo 847) e lo fecero atterrare a Beirut, dove fu costretto a rimanere per più di due settimane. Durante questi giorni, un ufficiale di marina americano che si trovava a bordo dell'aereo fu ucciso, e il suo corpo fu brutalmente gettato sulla pista.
    Grazie a questo loro exploit, i dirottatori furono premiati con il rilascio di centinaia di terroristi detenuti in Israele in cambio della liberazione dei passeggeri. Sia gli Stati Uniti che Israele negarono di avere violato la propria politica di non negoziazione con i terroristi, ma, come nel caso dell'affare "armi in cambio di ostaggi", e per le stesse buone ragioni, nessuno gli credette, e si ritenne scontato che Israele avesse agito su pressione da Washington. Successivamente, quattro dirottatori furono catturati, ma soltanto uno fu processato e condannato (peraltro dalla Germania, non dagli Stati Uniti).

    Lo stillicidio proseguì. Nell'ottobre 1985, un gruppo guidato dal membro dell'Olp Abu Abbas (con l'appoggio della Libia) prese in ostaggio l'Achille Lauro, una nave da crociera italiana. Un terrorista gettò giù dalla nave un vecchio passeggero americano, Leon Klinghoffer. Quando i terroristi cercarono di fuggire con un aereo, gli Stati Uniti inviarono alcuni caccia per intercettarlo e lo costrinsero ad atterrare. L'assassino di Klinghoffer fu poi catturato e condannato in Italia, ma le autorità italiane lasciarono libero Abu Abbas. Washington (che evidentemente aveva esaurito il suo repertorio di ritorsioni militari) si limitò a protestare per il rilascio di Abu Abbas. Senza ottenere nulla.

    Il coinvolgimento della Libia nel sequestro dell'Achille Lauro fu, comunque, l'ultima concessione dell'Amministrazione Reagan al dittatore di quel paese, Muammar Gheddafi. Nel dicembre 1985, in due attentati negli aeroporti di Roma e Vienna rimasero uccise venti persone (tra cui cinque americani); poi, nell'aprile 1986, venne fatta esplodere una bomba in una discoteca di Berlino ovest regolarmente frequentata da soldati americani. I servizi segreti americani attribuirono tutti questi attentati alla Libia: la conseguenza finale fu un attacco aereo americano, nel corso del quale fu colpita una delle residenze di Gheddafi.

    Per ritorsione, il terrorista palestinese Abu Nidal uccise tre cittadini americani che lavoravano presso l'università americana di Beirut. Ma Gheddafi * rimasto senza dubbio sorpreso e scosso dalla ritorsione americana * si eclissò temporaneamente come sponsor del terrorismo. Per quanto ne sappiamo, ci vollero tre anni (fino al dicembre 1988) prima che si decidesse ad organizzare una nuova operazione: l'attentato contro il volo 103 della Pan Am, caduto sopra Lockerbie, in Scozia, nel quale persero la vita 270 persone. Dei due agenti segreti libici processati, soltanto uno è stato condannato (soltanto nel 2001), mentre l'altro è stato rilasciato. Lo stesso Gheddafi non ha dovuto subire altre punizioni dai caccia americani.

    Nel gennaio 1989 divenne presidente George H. W. Bush, il quale, in riferimento all'attentato contro il volo 103 della Pan Am, si accontentò di seguire l'approccio al terrorismo già adottato da tutti i suoi predecessori. Durante la sua presidenza, ci sono stati parecchi attentati delle organizzazioni terroristiche islamiche contro gli americani in Turchia, Egitto, Arabia Saudita e Libano. Nessuno di questi è stato sanguinoso quanto i precedenti, e nessuno ha provocato alcuna risposta militare da parte degli Stati Uniti.

    Nel gennaio 1993 è salito alla Casa Bianca Bill Clinton. Anche durante i suoi otto anni di presidenza, cittadini americani sono stati feriti o uccisi in Israele e in altri paesi da terroristi che non si rivolgevano direttamente contro gli Stati Uniti. Ma numerosi e spettacolari operazioni terroristiche dirette esplicitamente contro gli Stati Uniti sono avvenute sotto gli occhi di Clinton. Il prima, il 26 febbraio 1993, soltanto 38 giorni dopo il suo insediamento, è stata l'esplosione di una bomba nel garage del World Trade Center a New York. In confronto a quello che è poi avvenuto l'11 settembre 2001, questo lo si può definire un incidente minore, in cui sono rimaste uccise "soltanto" sei persone e oltre mille ferite. I sei terroristi musulmani colpevoli dell'attentato sono stati arrestati, processati e condannati con severe sentenze.

    Ma nel seguire l'ormai tradizionale modello di considerare simili attentati come crimini comuni, o come l'opera di gruppi canaglia che agivano in proprio, l'Amministrazione Clinton ha consapevolmente ignorato esperti esterni come Steven Emerson e persino il direttore della Cia, R. James Woolsey, il quale aveva grossi sospetti che dietro i singoli colpevoli ci fosse una rete terroristica islamica con il proprio quartier generale in Sudan. Questa rete, allora niente affatto nota al pubblico, si chiamava al Qaida, e il suo leader era un saudita che in Afghanistan aveva combattuto al nostro fianco contro i sovietici, ma che poi si era rivoltato contro di noi. Il suo nome era Osama bin Laden.

    L'episodio successivo si verificò non molto dopo l'attentato al World Trade Center. Nell'aprile 1993, vale a dire meno di due mesi dopo, gli agenti segreti iracheni (come i nostri investigatori hanno dimostrato) cercarono di assassinare l'ex presidente George H. W. Bush, in visita in Kuwait. L'Amministrazione Clinton impiegò altri due mesi per ottenere l'approvazione dell'Onu e della "comunità internazionale" a una ritorsione contro questo proditorio assalto nei confronti degli Stati Uniti. Alla fine, un paio di missili cruise furono lanciati su Baghdad, dove caddero nel mezzo della notte senza provocare vittime su edifici vuoti.

    Negli anni immediatamente successivi, i terroristi islamici hanno compiuto numerosi attentati (in Turchia, Pakistan, Arabia Saudita, Libano, Yemen e Israele) non direttamente rivolti contro gli Stati Uniti ma nei quali cittadini americani sono comunque stati uccisi o rapiti. Nel marzo 1995 un camion del consolato statunitense di Karachi, in Pakistan, è rimasto intrappolato in un'imboscata nella quale sono morti due diplomatici americani e un terzo è rimasto ferito. Nel novembre dello stesso anno, sono morti cinque americani per l'esplosione di un'autobomba a Riyadh, in Arabia Saudita, nei pressi di un edificio in cui viveva un gruppo di consiglieri statunitensi.

    Tutto questo è stato di gran lunga sorpassato nel giugno 1996 quando un'autobomba ha fatto saltare in aria un altro edificio in cui vivevano militari americani, le Khobar Towers a Dhahran, in Arabia Saudita. Sono stati uccisi 19 nostri soldati e altri 240 americani sono rimasti feriti.

    Nel 1993, Clinton era stato così deciso nel considerare l'attentato al World Trade Center come un crimine comune che per un periodo relativamente lungo si rifiutò persino di incontrare il direttore della Cia da lui stesso nominato. Forse sapeva già che, sul terrorismo e sugli Stati che lo appoggiavano, Woolsey gli avrebbe detto cose che Clinton non avrebbe voluto sentire, perché non aveva alcuna intenzione di imbarcarsi in qualche azione militare che queste notizie avrebbero potuto rendere necessaria. E anche questa volta Clinton affidò l'inchiesta alla polizia; ma la persona incaricata, ossia il direttore dell'Fbi Louis Freeh (che nutriva sospetti su un legame con l'Iran) non aveva su Clinton maggiore influenza di quella che aveva avuto in precedenza Woolsey. Ci furono alcuni arresti, e tutto finì nelle corti di giustizia.

    Nel giugno 1998 sono state lanciate alcune granate, fortunatamente senza danni, contro l'ambasciata americana a Beirut. Poco tempo dopo, le nostre ambasciate nelle capitali del Kenia (Nairobi) e della Tanzania (Dar es-Salaam) non furono altrettanto fortunate. In un solo giorno (il 7 agosto 1998) contro queste due ambasciate vennero lanciate delle autobombe che hanno provocato oltre 200 morti, dodici dei quali americani. Entrambi gli attentati furono rivendicati da al Qaida.

    Con quella che, a ragione o a torto, fu ampiamente interpretata, soprattutto all'estero, come una mossa per distrarre l'attenzione dai suoi problemi legali per lo scandalo Lewinsky, Clinton fece lanciare alcuni missili cruise contro un campo d'addestramento di al Qaida in Afghanistan e contro un edificio in Sudan che ospitava una base di al Qaida. Ma bin Laden riuscì a scamparla; per di più non si riuscì ad accertare se l'edificio bombardato in Sudan fosse davvero un laboratorio per la preparazione di armi chimiche o semplicemente una fabbrica di prodotti farmaceutici.

    Questo fiasco (come abbiamo saputo da ex membri della sua amministrazione) tolse a Clinton ogni intenzione di intraprendere altre azioni contro bin Laden, per quanto diverse fonti abbiano rivelato che Clinton autorizzò alcune operazioni segrete di antiterrorismo e parecchie iniziative diplomatiche che hanno portato a un certo numero di arresti in paesi stranieri. Ma, a detta di Dick Morris, il consigliere politico di Clinton in quel periodo: "I settimanali incontri strategici svoltisi alla Casa Bianca per tutto il 1995 e il 1996 furono caratterizzati da un numero sempre maggiore di pressanti consigli al presidente Clinton affinché prendesse iniziative concrete per combattere il terrorismo. I sondaggi davano ragione a questi consigli. Ma Clinton continuò a esitare e rinunciò ad agire, trovando sempre un pretesto per considerare più importanti altre questioni.

    Dopo l'uscita di scena di Morris, molte altre cose cominciarono a fermentare dietro le quinte, ma la maggior parte continuò a restare nell'ambito delle parole o di progetti che non portavano a nulla di concreto. In netto contrasto con la lusinghiera immagine che Richard Clarke avrebbe poi dato di Clinton, Woolsey (che, dopo un breve periodo come direttore della Cia, rassegnò le proprie dimissioni in completa frustrazione) ha offerto un devastante resoconto retrospettivo dell'approccio di Clinton:"Fai qualcosa per dimostrare che non te ne infischi. Lancia un paio di missili nel deserto, fagli prendere un po' di strizza, e arrestane qualcuno. E poi rinvia la palla".

    La palla la raccolse bin Laden il 12 ottobre 2000, quando mandò una squadra di attentatori suicidi contro la USS Cole, ancorata per rifornimento in Yemen. I terroristi non riuscirono ad affondare la nave, ma la danneggiarono gravemente, uccidendo 17 marinai americani e ferendone altri 39.
    Clarke, e qualche altro analista dei servizi segreti, non ebbe dubbi che il colpevole fosse al Qaida. Ma né il capo della Cia né quello dell'Fbi ritennero che le prove fossero decisive. Di conseguenza gli Stati Uniti non alzarono nemmeno un dito contro bin Laden o il regime talebano in Afghanistan, dove in quel momento bin Laden si nascondeva. Quanto a Clinton, era talmente preso dal suo futile tentativo di ottenere un accordo tra gli israeliani e i palestinesi che tutto quello che riuscì a vedere in questo attacco contro una nave da guerra americana fu un tentativo "di dissuaderci dalla nostra missione per la promozione della pace e della sicurezza in medioriente". I terroristi, proclamò con enfasi, avrebbero "completamente fallito" in questo tentativo.

    Non sembrava avere alcuna importanza il fatto che non vi fosse la minima indicazione che bin Laden fosse interessato ai negoziati di Camp David tra israeliani e palestinesi o che la stessa questione palestinese fosse per lui più importante di altre. In ogni caso, fu Clinton a fallire e non bin Laden. I palestinesi, sotto la guida di Yasser Arafat, dopo avere gettato al vento un'offerta straordinariamente generosa fatta dal primo ministro israeliano, Ehud Barak, e entusiasticamente sottoscritta da Clinton, scatenarono una nuova ondata di terrorismo. E bin Laden avrebbe presto ottenuto un successo clamoroso nel suo progetto di colpire ancora gli Stati Uniti.

    La semplice audacia dell'azione compiuta da bin Laden l'11 settembre 2001 è stata senza dubbio il frutto del suo disprezzo per la potenza americana. Il nostro continuo rifiuto di usare questa potenza contro di lui e i suoi terroristi (o di usarla con efficacia tutte le volte che ci avevamo provato) rafforzò la sua convinzione che gli Stati Uniti fossero una nazione sulla via del declino, destinata ad essere sconfitta dal risorgere di quella militanza islamica che un tempo aveva conquistato e convertito con la forza della propria spada una larga fetta del mondo.

    Secondo la visione di bin Laden, migliaia e addirittura milioni di suoi seguaci e simpatizzanti in tutto il mondo musulmano erano pronti a morire come martiri nel jihad, la guerra santa, contro il "Grande Satana", come ci aveva definiti l'ayatollah Khomeini. Inoltre, noi occidentali, soprattutto in America, avevamo talmente paura di morire che ci mancava persino la volontà di combattere per difendere il nostro degenerato stile di vita.

    Bin Laden non ha mai fatto misteri di questo suo giudizio sugli Stati Uniti. In un'intervista rilasciata alla Cnn nel 1997, ha dichiarato: "Il mito della superpotenza è stato distrutto, non solo nella mia mente ma anche in quella di tutti i musulmani, quando l'Unione Sovietica fu sconfitta in Afghanistan". Il fatto che i guerriglieri musulmani in Afghanistan non avrebbero quasi certamente vinto se non fossero stati riforniti di armi dagli Stati Uniti non sembra fare parte della lezione che bin Laden ha tratto dalla sconfitta dell'Urrs. Così, in un'intervista rilasciata un'anno prima, aveva sminuito gli Stati Uniti rispetto all'Unione Sovietica: "Il soldato russo è più coraggioso e tenace del soldato americano"; di conseguenza, "la nostra battaglia contro gli Stati Uniti appare più facile di quella che abbiamo dovuto combattere in Afghanistan".

    Facendosi ancora più esplicito, bin Laden bollò gli americani come codardi. Reagan non se l'era forse data a gambe dal Libano dopo l'attentato conto la caserma dei marine nel 1983? E Clinton non aveva forse fatto la stessa cosa dieci anni dopo, non appena alcuni ranger americani erano rimasti uccisi in Somalia, dove erano stati mandati per partecipare ad un'operazione di "peacekeeping"? Bin Laden non si attribuì la responsabilità di questi assassinii, ma, secondo un rapporto del Dipartimento di Stato, al Qaida aveva addestrato i terroristi che avevano teso l'imboscata agli americani (la storia di quanto avvenuto in Somalia fu raccontata dal film di Mark Bowden, "Black Hawk Down", che, a quanto si dice, divenne uno dei film preferiti di Saddam Hussein).

    In una terza intervista rilasciata nel 1998, bin Laden ha offerto una spiegazione riassuntiva: "Dopo avere lasciato l'Afghanistan, i combattenti musulmani si recarono in Somalia e si prepararono ad una lunga battaglia, pensando che gli americani fossero come i russi. Rimasero sorpresi dal morale basso dei soldati americani e si resero finalmente conto che il soldato americano era una tigre di carta e che dopo un paio di colpi fuggiva in ritirata
    Alla faccia del fake.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Spartacus74 Visualizza Messaggio
    NOn so cosa pensino ma di certo qualcuno di loro ha cominciato a guardare nei segreti della Cia per capire chi e cosa ha fatto uccidere i propri cari.
    No, guarda, io non sono uso a discutere e perdere tempo sulla fuffa.
    I "segreti della CIA" restano nella tua fantasia e/o strumentalizzazione politica-ideologica; io mi limito ai FATTI accertati e verificati.
    E i FATTI indicano una VERITA' storica.

 

 
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