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    Minimum Fax Autobiografia di un picchiatore fascista di Giulio Salierno € 14,00 pp. 256
    novità: novembre 2008

    IL LIBRO:
    Autobiografia di un picchiatore fascista di Giulio Salierno, a distanza di trent’anni dalla sua prima uscita, è ancora un libro attualissimo, la storia commovente di un uomo che è riuscito, parlando di sé, a scrivere un pezzo fondamentale dell’autobiografia della nostra martoriata Italia. E a profetizzare come una vera rivoluzione non sarebbe passata per la contrapposizione delle armi, ma per la difesa dei diritti dei più deboli: i poveri, gli ignoranti, i diseredati, i detenuti. La testimonianza bruciante di un ragazzo che sceglie di dare la propria vita per la violenza politica e l’omicidio. Un saggio minuzioso sul carattere e lo sviluppo del neofascismo italiano, tra campi paramilitari, traffici di esplosivi, corruzione delle istituzioni. Il romanzo dal vero della conversione esistenziale e culturale di un uomo, attraverso l’esperienza del carcere, che lo porterà a essere un sociologo di fama internazionale.
    minimum fax ha deciso di ripubblicare oggi per la sua sconcertante attualità, visto il momento politico che viviamo, questo documento straordinario, pubblico e privato, di uno tra i più significativi intellettuali italiani, corredato da una prefazione di Sergio Luzzatto e da una nota della figlia Simona Salierno.

    L’AUTORE:

    Giulio Salierno (1935-2006) è stato attivista dell’MSI a partire dalla fine degli anni Quaranta. Condannato per omicidio nel 1955, trascorse tredici anni in carcere, fino alla grazia concessagli nel 1968. Durante la reclusione si dedicò allo studio e alla lotta con gli altri detenuti, avvicinandosi ai testi del marxismo e cambiando radicalmente la propria collocazione politica. Diventato successivamente sociologo di fama e docente universitario, è autore di diversi saggi tra cui La spirale della violenza (De Donato 1969), Il carcere in Italia (Einaudi 1988) e Fuori margine. Testimonianze di ladri, prostitute, rapinatori, camorristi

    (Einaudi 2001).

    ARDITI NON GENDARMI

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    Inaspettato. Crudo. Bello. I tipi della Newton Compton un anno fa editano a sorpresa un romanzo che, non ce ne vogliano, avrebbe meritato ben altra collocazione editoriale. Lo stile asciutto, incalzante unito al coraggio dell’autore nell’assumere un punto di vista “eretico” (rispetto alla stragrande maggioranza della narrativa sugli anni ’70) ne fanno un libro da leggere e da far leggere assolutamente a chiunque voglia comprendere quanto successe in Italia 30 anni fa. Finalmente qualcuno che abbandona le categorie della violenza cieca o peggio, della follia collettiva, per interpretare un fenomeno che coinvolse migliaia di proletari. Finalmente qualcuno che riesce a parlare di quegli anni libero da quello strano miscuglio di senso di colpa e di disincanto che solitamente gronda dalle pagine degli altri scrittori che si sono cimentati nell’impresa. C’era già riuscito Stefano Tassinari rispetto all’area dell’Autonomia, con il bellissimo “l’amore degli insorti”; e c’era riuscito Cesare Battisti coi suoi numerosi romanzi dalle cui pagine, però, ogni tanto s’affaccia il fantasma della disillusione. Ebbene, ora c’è riuscito anche Dario Morgante, che all’epoca dei fatti aveva circa 10 anni, affrontando la questione ben più spinosa del lottarmatismo. Nelle oltre duecento densissime pagine che compongono questo romanzo l’autore restituisce in maniera vivida, per intero e senza cedimenti, un immaginario fatto di socialità diffusa e del fumo dei lacrimogeni, di lotte sociali e di assalti al cielo. Morgante riesce così a spiegare, forse meglio di tanti altri, la fascinazione che in quegli anni nutrirono i giovani proletari romani per “quelli che facevano i fatti”. Per chi non si accontentava di aspettare “l’avvento del comunismo” ma si gettò nel tentativo disperato, di conquistarselo, qui ed ora.
    E non ci vengano a parlare di fughe in avanti, loro, gli specialisti delle fughe all’indietro.

    Dario Morgante/La compagna P38/Newton & Compton/9.90 euro


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