Non solo Sky.
Tutti s’adeguano all’Europa e il presidente
del Consiglio, Silvio Berlusconi,
scorpora e carica anche i grandi giornali.
Non soltanto Ilaria D’Amico.
Neppure Maria Latella riesce a proteggere il suo
giornale e anche quel comunista di Paolo
Mieli – gratificato dall’editto di Tirana,
indicato infatti quale nemico numero
uno del Popolo della libertà – a compensare
dell’inaspettata patente di riconquistata
presentabilità sociale presso la parte
sana del paese, si vede gravato da un
carico d’Iva al 22 per cento.
Stessa sorte per il vicedirettore Pigi Battista, caricato
al 30 per cento, per non aver comminato
almeno un Ambrogino ombra al genero
di Giovanni Bazoli, motivo sufficiente per
adeguare il Corriere della Sera all’Europa
e disinnescare così l’implosione di un
evidente conflitto d’interessi
.
L’ira del Cav., l’Iva del Cav.
Non solo Sky, non solo Ilaria D’Amico.
Scorporo a sorpresa per La Repubblica dove Eugenio
Scalfari – dunque il Fondatore in persona
– si vede esentato dal nuovo carico
dell’Iva.
E anche dall’ira del Cav. Ottant’anni di onorata carriera professionale
senza un piccolo editto – fosse pure
quello dello Stretto dei Dardanelli dopo
quello di Sofia e di Tirana –, una smagliante
carriera che vede però Eugenio
Scalfari scavalcato da Michele Santoro,
da Marco Travaglio e da Oliviero Beha:
sono stati conteggiati presso le tesorerie
di Palazzo Chigi e dintorni al pari di appesantimenti
convertibili in sgravi fiscali.
Stessa sorte, con aliquota però variabile
per non danneggiare la Mondadori, è
stata decisa dal Cav. per Edmondo Berselli.
Sinistrato di suo, tanto basta.
L’ira del Cav., l’Iva del Cav.
Non solo Sky, non solo Ilaria D’Amico. Non si dica
che la Fiat sia ultima al traguardo del
cuore. Sempre prima l’azienda di Yaki al
cuore del Cav.
Perfino Red, la tivù di Massimo D’Alema, è esentasse e senza
Iva ma è per far vendere qualche Panda
che Berlusconi ha deciso di togliere l’Iva
alla Fiat caricandola però tutta su La
Stampa, a Giulio Anselmi – nemico numero
uno bis del Popolo della libertà – a
cui, non avendo alcunché da compensare,
comodo com’è nella parte sana del
paese, ha accollato un’Iva del 40 per cento.
“Se ne farà una ragione – ha detto il
Cav. – vorrà dire che avremo una Panda
in più e una Lucy Annunziata in meno”.
Vessazioni e carico d’Iva per Massimo
Gramellini, ogni suo Buongiorno è prelevato
direttamente dalla Cassa deposito e
prestiti col tasso plurimo sequenziale.
S’è scoperto in un deposito brasiliano un
campionario di Fiat Duna e non potendo
più consegnarlo allo sfasciacarrozze s’è
preferito al contrario rottamare l’intera
collezione di editoriali di Barbara Spinelli
(capricci del fisco: tassata malgrado
anche lei non abbia alcun editto).
Soltanto Marcel, ossia Marcello Sorgi, ottiene lo
scorporo.
L’ira del Cav., l’Iva del Cav. Non solo Sky, non solo Ilaria D’Amico.
Tutti s’adeguano all’Europa, tutti i grandi giornali
seguono le indicazioni di Bruxelles e non
può certo essere da meno il più autorevole
dei telegiornali, il Tg1, che vede levitare
la propria cartella fiscale verso i piani
più che alti della tassazione.
Un’Iva e un’ira del Cav. calcolata al 70 per cento.
Questa la soglia imposta da Silvio Berlusconi a Gianni Riotta per aver abbandonatonei gorghi dei pastoni il ruspante
Paolo Bonaiuti. “Il dott. Riotta, amico
pubblico numero uno – ha detto il Cav. –
potrà godere di agevolazioni fiscali adeguate
secondo i parametri d’Europa”.
“Non mi basta”, la pronta risposta del direttore
del Tg1: “L’Europa mi sta stretta.
L’unico adeguamento adatto a me è quello
atlantico”. E ne ha ben d’onde.
L’ira del Cav., infatti, questa volta non ha tenuto
conto della visibilità internazionale del Riotta.
Non soltanto Sky, non soltanto Murdoch.
Già pronto un nuovo incarico per il direttore uscente del Tg1.
Il ministro Franco Frattini ne ha già discusso con Berlusconi:
“Riotta è stato richiesto da Obama. Andrà a far parte dello staff
ristretto della Casa Bianca”.
Altro che Tg1, altro che Iva e ira.
Gianni Riotta si guardò e si salvò.
www.ilfoglio.it del 06 12 08
saluti