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  1. #1
    Mai l'altra guancia
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    Arrow Anni settanta. «Non ridere, non piangere, non giocare».

    Anni Settanta

    «Non ridere, non piangere, non giocare»
    I 30 mila piccoli italiani illegali in Svizzera


    Quando Berna ostacolava i ricongiungimenti familiari dei nostri emigranti. E i mariti assumevano le mogli come domestiche per farle arrivare

    Le mogli e i bambini degli immigrati? «Sono braccia morte che pesano sulle nostre spalle. Che minacciano nello spettro d'una congiuntura lo stesso benessere dei cittadini. Dobbiamo liberarci del fardello». Chi l'ha detto: qualche xenofobo nostrano contro marocchini o albanesi? No: quel razzista svizzero di James Schwarzenbach. Contro gli italiani che portavano di nascosto decine di migliaia di figlioletti in Svizzera. E non nell' 800 dei dagherrotipi: negli anni Settanta e Ottanta del
    Quando Berlusconi aveva già le tivù e Gianfranco Fini era già in pista per diventare il leader del Msi. Per questo è stupefacente la rivolta di un pezzo della destra contro la sentenza della Cassazione, firmata da Edoardo Fazzioli, che ha assolto l'immigrato macedone Ilco Ristoc, denunciato e processato perché non si era accontentato di portare in Italia con tutte le carte in regola (permesso di soggiorno, lavoro regolare, abitazione decorosa) solo la moglie e il bambino più piccolo ma anche la figlioletta Silvana, che aveva 12 anni. Cosa avrebbe dovuto fare: aspettare di avere un giorno o l'altro l'autorizzazione ulteriore e intanto lasciare la piccola in Macedonia? A dodici anni? Rischiando addirittura, al di là del trauma, il reato di abbandono di minore? Macché. Il leghista Paolo Grimoldi, indignato, si è chiesto «se la magistratura sia ancora un baluardo della legalità oppure il fortino dell'eversione». E la forzista Isabella Bertolini ha bollato il verdetto come «un'altra mazzata alla legalità» e censurato la «legittimazione di un comportamento palesemente illegale». Lo «stato di necessità» previsto dalla legge e richiamato dalla suprema Corte, a loro avviso, non è in linea con le scelte del Parlamento. L'uno e l'altra, come quelli che fanno loro da sponda, non conoscono niente della grande emigrazione italiana. Niente. Non sanno che larga parte dei nostri emigrati, almeno quattro milioni di persone, è stata clandestina. Lo ricordano molte copertine della Domenica del Corriere, il capolavoro di Pietro Germi «Il cammino della speranza», decine di studi ricchi di dettagli (tra cui quello di Simonetta Tombaccini dell'Università di Nizza o quello di Sandro Rinauro sulla rivista «Altreitalie» della Fondazione Agnelli) o lo strepitoso reportage in cui Egisto Corradi raccontò sul Corriere d'Informazione del 1947 come aveva attraversato il Piccolo San Bernardo sui sentieri dei «passeur» e degli illegali. Non conoscono storie come quella di Paolo Iannillo, che fu costretto ad assumere sua moglie come domestica per portarla a vivere con lui a Zurigo. Ma ignorano in particolare, come dicevamo, che la Svizzera ospitò per decenni decine di migliaia di bambini italiani clandestini. Portati a Berna o Basilea dai loro genitori siciliani e veneti, calabresi e lombardi, a dispetto delle leggi elvetiche contro i ricongiungimenti familiari.
    Leggi durissime che Schwarzenbach, il leader razzista che scatenò tre referendum contro i nostri emigrati, voleva ancora più infami: «Dobbiamo respingere dalla nostra comunità quegli immigrati che abbiamo chiamato per i lavori più umili e che nel giro di pochi anni, o di una generazione, dopo il primo smarrimento, si guardano attorno e migliorano la loro posizione sociale. Scalano i posti più comodi, studiano, s'ingegnano: mettono addirittura in crisi la tranquillità dell'operaio svizzero medio, che resta inchiodato al suo sgabello con davanti, magari in poltrona, l'ex guitto italiano». Marina Frigerio e Simone Burgherr, due studiosi elvetici, hanno scritto un libro in tedesco intitolato «Versteckte Kinder» (Bambini nascosti) per raccontare la storia di quei nostri figlioletti. Costretti a vivere come Anna Frank. Sepolti vivi, per anni, nei loro bugigattoli alle periferie delle città industriali. Coi genitori che, terrorizzati dalle denunce dei vicini, raccomandavano loro: non fare rumore, non ridere, non giocare, non piangere. Lucia, raccontano Burgherr e la Frigerio, fu chiusa a chiave nella stanza di un appartamento affittato in comune con altre famiglie, per una vita intera: «Uscì fuori per la prima volta quando aveva tredici anni». Un'altra, dopo essere caduta, restò per ore ad aspettare la mamma con due costole rotte. Senza un lamento. Trentamila erano, a metà degli anni Settanta, i bambini italiani clandestini in Svizzera: trentamila. Al punto che l'ambasciata e i consolati organizzavano attraverso le parrocchie e certe organizzazioni umanitarie addirittura delle scuole clandestine. E i nostri orfanotrofi di frontiera erano pieni di piccoli che, denunciati dalla delazione di qualche zelante vicino di casa, erano stati portati dai genitori appena al di qua dei nostri confini e affidati al buon cuore degli assistenti: «Tenete mio figlio, vi prego, non faccio in tempo a riportarlo a casa in Italia, è troppo lontana, perderei il lavoro: vi prego, tenetelo». Una foto del settimanale Tempo illustrato n. 7 del 1971 mostra dietro una grata alcuni figli di emigranti alla Casa del fanciullo di Domodossola: di 120 ospiti una novantina erano «orfani di frontiera». Bimbi clandestini espulsi. Figli nostri. Che oggi hanno l'età di Grimoldi e della Bertolini.

    Dicono: la legge è legge. Giusto. Ma qui il principio dei due pesi e delle due misure nella Costituzione non c'è. E la realtà dice che almeno un milione di italiani vivono oggi in condizioni di sovraffollamento nelle sole case popolari senza essere, come è ovvio, colpiti da alcuna sanzione: non si ammanettano i poveri perché sono poveri. A un immigrato regolare e a posto con tutti i documenti che sogna di farsi raggiungere dalla moglie e dai figli esattamente come sognavano i nostri emigrati, la nuova legge chiede invece non solo di dimostrare un reddito di 5.142 euro più altri 2.571 per la moglie e ciascuno dei figli ma di avere a disposizione una casa di un certo tipo. E qui la faccenda varia da regione a regione. In Liguria ad esempio, denuncia l'avvocato Alessandra Ballerini, in prima linea sui diritti degli immigrati, occorre avere una stanza per ogni membro della famiglia con più di 14 anni più un vano supplementare libero (esempio: il salotto) più la cucina e più i servizi igienici. Il che significa che una famiglia composta da padre, madre e quattro figli adolescenti dovrebbe avere una casa con almeno sei stanze. Quanti italiani hanno la possibilità di vivere così? Quando vinse la Coppa dei Campioni, coi soldi dell'ingaggio e del premio per la coppa, Gianni Rivera comprò un appartamento a San Siro. Il papà e la mamma dormivano nella camera matrimoniale, il fratello nella cameretta e lui in un divano letto in salotto. Se invece che di Alessandria fosse stato di Belgrado, sarebbe stato fuorilegge. Ed era Gianni Rivera. Il campione più amato da un'Italia certo più povera. Ma anche più serena di adesso.
    Gian Antonio Stella
    02 dicembre 2008


    =================================== =========================
    "I learned long ago, never to wrestle with a pig. You get dirty, and besides, the pig likes it."
    (G. B. Shaw)

  2. #2
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    Perchè non gli hanno sparato alle frontiere?

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Zdenek Visualizza Messaggio
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    "I learned long ago, never to wrestle with a pig. You get dirty, and besides, the pig likes it."
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    vabbè, ma li hai visti in faccia i razzisti italiani di oggi?

    Secondo me non capiscono nemeno il senso di un post così...:rolleyes
    max
    La chiesa dice che la Terra è piatta, ma io so che è rotonda, perché ne ho visto l'ombra sulla Luna, ed ho più fiducia in un'ombra che nella chiesa.
    Ferdinando Magellano

  4. #4
    Mai l'altra guancia
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    Citazione Originariamente Scritto da Ochtopus Visualizza Messaggio
    Perchè non gli hanno sparato alle frontiere?
    Boh. saranno state le radici cristiane dell'Europa a salvarli.
    Citazione Originariamente Scritto da Max69 Visualizza Messaggio
    vabbè, ma li hai visti in faccia i razzisti italiani di oggi?

    Secondo me non capiscono nemeno il senso di un post così...:rolleyes
    max
    Già.
    Viene da pensare che sono sempre i migliori che se ne vanno, all'estero.

  5. #5
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    C'è qualcuno , qualche buon'anima , che si prende l'incombenza di andare a dire al signor Stella che per entrare in Svizzera allora (anni 50 - 60 ) bisognava :
    1) Avere un lavoro già stabilito da un contratto , che veniva patteggiato fra i rappresentanti delle ditte Svizzere e i futuri dipendenti tramite patronati ( i più attivi erano ACLI e CISL)
    2)Contestualmente , la ditta segnalava al lavoratore che stava per entrare in Svizzera dei recapiti dove poteva alloggiare.
    3) Prima di dare il nullaosta all'ingresso , la Svizzera richiedeva un certificato medico di buona salute fisica , che veniva accertato con visita medica o presso il consolato di Milano o presso altre strutture.
    L'ipotesi di un ingresso in clandestinità nel paese non esisteva , neanche parlarne.
    Se una persona entrava in qualche modo appunto clandestinamente , e cercava di reastare , alla prima occasione in cui entrava in contatto con qualche organo di polizia veniva caricato su un treno e rispedito in Italia.
    Ripeto , qualcuno che abbia l'umiltà , per il suo bene , di andare a dire a Stella che se si vogliono fare delle somme , le pere vanno sommata con le pere e le rape con le rape.
    L'immigrazione in Svizzera di 40 anni fa c'entra con quella extracomunitaria in Italia ora come i cavoli a merenda , ma a questa merenda mattutina , visto i discorsi di Stella , io ci aggiungerei ai cavoli anche qualche cotica e qualche fetta di lardo .

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Donald Visualizza Messaggio
    C'è qualcuno , qualche buon'anima , che si prende l'incombenza di andare a dire al signor Stella che per entrare in Svizzera allora (anni 50 - 60 ) bisognava :
    1) Avere un lavoro già stabilito da un contratto , che veniva patteggiato fra i rappresentanti delle ditte Svizzere e i futuri dipendenti tramite patronati ( i più attivi erano ACLI e CISL)
    2)Contestualmente , la ditta segnalava al lavoratore che stava per entrare in Svizzera dei recapiti dove poteva alloggiare.
    3) Prima di dare il nullaosta all'ingresso , la Svizzera richiedeva un certificato medico di buona salute fisica , che veniva accertato con visita medica o presso il consolato di Milano o presso altre strutture.
    L'ipotesi di un ingresso in clandestinità nel paese non esisteva , neanche parlarne.
    Se una persona entrava in qualche modo appunto clandestinamente , e cercava di reastare , alla prima occasione in cui entrava in contatto con qualche organo di polizia veniva caricato su un treno e rispedito in Italia.
    Ripeto , qualcuno che abbia l'umiltà , per il suo bene , di andare a dire a Stella che se si vogliono fare delle somme , le pere vanno sommata con le pere e le rape con le rape.
    L'immigrazione in Svizzera di 40 anni fa c'entra con quella extracomunitaria in Italia ora come i cavoli a merenda , ma a questa merenda mattutina , visto i discorsi di Stella , io ci aggiungerei ai cavoli anche qualche cotica e qualche fetta di lardo .
    Appunto il senso dell'articolo di Stella è proprio quello, sei tu che non l'hai capito e può tradursi in una semplice frase:
    "Non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te"
    Era profondamente ingiusto che lavoratori italiani in svizzera per ottenere il ricongiungimento dei familiari erano costretti ad assumere la propria moglie o far vivere i propri figli in clandestinità, addirittura segregati in casa. Come è profondamente ingiusto che un immigrato che lavora nel nostro paese non possa portare qui la propria figlia di 12 anni. Punto. E non mi si venga a parlare di non rispetto della legge perchè appunto, come dice Stella, se 10 poveri italiani stanno ammassati in un monolocale di 30 mq nessuno li caccia perchè poveri, anche se si potrebbe impugnare una qualsiasi legge vigente per farlo. Non vedo perchè per gli immigrati regolari non debba essere lo stesso, ma gli si richiede un'appartamento che a seconda del n° di figli diventa una reggia. L'esempio di Gianni Rivera, calza a pennello.
    Ed i politici in questione che si lamentano della sentenza sono ignoranti, ma ho l'impressione che lo siano per convenienza politica. Oggi sparare sull'immigrazione politicamente paga.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Donald Visualizza Messaggio
    C'è qualcuno , qualche buon'anima , che si prende l'incombenza di andare a dire al signor Stella che per entrare in Svizzera allora (anni 50 - 60 ) bisognava :
    1) Avere un lavoro già stabilito da un contratto , che veniva patteggiato fra i rappresentanti delle ditte Svizzere e i futuri dipendenti tramite patronati ( i più attivi erano ACLI e CISL)
    2)Contestualmente , la ditta segnalava al lavoratore che stava per entrare in Svizzera dei recapiti dove poteva alloggiare.
    3) Prima di dare il nullaosta all'ingresso , la Svizzera richiedeva un certificato medico di buona salute fisica , che veniva accertato con visita medica o presso il consolato di Milano o presso altre strutture.
    L'ipotesi di un ingresso in clandestinità nel paese non esisteva , neanche parlarne.
    Se una persona entrava in qualche modo appunto clandestinamente , e cercava di reastare , alla prima occasione in cui entrava in contatto con qualche organo di polizia veniva caricato su un treno e rispedito in Italia.

    Ripeto , qualcuno che abbia l'umiltà , per il suo bene , di andare a dire a Stella che se si vogliono fare delle somme , le pere vanno sommata con le pere e le rape con le rape.
    L'immigrazione in Svizzera di 40 anni fa c'entra con quella extracomunitaria in Italia ora come i cavoli a merenda , ma a questa merenda mattutina , visto i discorsi di Stella , io ci aggiungerei ai cavoli anche qualche cotica e qualche fetta di lardo .
    e con il cavolo che assumevano le moglie come domestiche quando dormivano in diversi in una stanza per risparmiare
    Mio padre è stato emigrante in svizzera!

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da seven77 Visualizza Messaggio
    Appunto il senso dell'articolo di Stella è proprio quello, sei tu che non l'hai capito e può tradursi in una semplice frase:
    "Non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te"
    Era profondamente ingiusto che lavoratori italiani in svizzera per ottenere il ricongiungimento dei familiari erano costretti ad assumere la propria moglie o far vivere i propri figli in clandestinità, addirittura segregati in casa. Come è profondamente ingiusto che un immigrato che lavora nel nostro paese non possa portare qui la propria figlia di 12 anni. Punto. E non mi si venga a parlare di non rispetto della legge perchè appunto, come dice Stella, se 10 poveri italiani stanno ammassati in un monolocale di 30 mq nessuno li caccia perchè poveri, anche se si potrebbe impugnare una qualsiasi legge vigente per farlo. Non vedo perchè per gli immigrati regolari non debba essere lo stesso, ma gli si richiede un'appartamento che a seconda del n° di figli diventa una reggia. L'esempio di Gianni Rivera, calza a pennello.
    Ed i politici in questione che si lamentano della sentenza sono ignoranti, ma ho l'impressione che lo siano per convenienza politica. Oggi sparare sull'immigrazione politicamente paga.
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  9. #9
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    dalle esagerazioni nazistoidi della svizzera del secolo scorso a l lassismo italiano di ora ci potrà essere una via di mezzo?

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da Donald Visualizza Messaggio
    C'è qualcuno , qualche buon'anima , che si prende l'incombenza di andare a dire al signor Stella che per entrare in Svizzera allora (anni 50 - 60 ) bisognava :
    1) Avere un lavoro già stabilito da un contratto , che veniva patteggiato fra i rappresentanti delle ditte Svizzere e i futuri dipendenti tramite patronati ( i più attivi erano ACLI e CISL)
    2)Contestualmente , la ditta segnalava al lavoratore che stava per entrare in Svizzera dei recapiti dove poteva alloggiare.
    3) Prima di dare il nullaosta all'ingresso , la Svizzera richiedeva un certificato medico di buona salute fisica , che veniva accertato con visita medica o presso il consolato di Milano o presso altre strutture.
    L'ipotesi di un ingresso in clandestinità nel paese non esisteva , neanche parlarne.
    Se una persona entrava in qualche modo appunto clandestinamente , e cercava di reastare , alla prima occasione in cui entrava in contatto con qualche organo di polizia veniva caricato su un treno e rispedito in Italia.
    Ripeto , qualcuno che abbia l'umiltà , per il suo bene , di andare a dire a Stella che se si vogliono fare delle somme , le pere vanno sommata con le pere e le rape con le rape.
    L'immigrazione in Svizzera di 40 anni fa c'entra con quella extracomunitaria in Italia ora come i cavoli a merenda , ma a questa merenda mattutina , visto i discorsi di Stella , io ci aggiungerei ai cavoli anche qualche cotica e qualche fetta di lardo .
    niente, donald... non capiscono la cosa ovvia e semplice semplice che stai dicendo.

 

 
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