GENIO ITALIANO IN GERMANIA
* ARCHITETTI ITALIANI IN GERMANIA
* SCULTORI, STUCCATORI ITALIANI IN GERMANIA
* PITTORI ITALIANI IN GERMANIA
Introduzione di Bruno Zoratto
La Germania, che si trova al centro dell'Europa e che per certuni è il cuore dell'Europa, non offre le spiagge esotiche del Mar dei Caraibi, dell'Oceano Indiano e dell'Oceano Pacifico; a dire il vero neppure le riviere subtropicali del Mar Mediterraneo o i maestosi scenari delle giungle, delle savane, dei deserti.
Nelle sue città non si respira l'orgoglio nazionale come in Inghilterra, lo spirito gaudente come in Francia, la tradizione tollerante come in Olanda, il fascino nordico come in Svezia, l'atmosfera nostalgica come nell'Europa danubiana.
Anche l'"American way on life", se trasferita in Germania, perde tutto lo smalto che ha oltreoceano.
Le feste tedesche non sono che... chiacchierate avvolte in fastidiose nuvole di fumo fra una giungla infinita di boccali grondanti di birra. Il cielo è grigio per molti mesi all'anno, la gente poco espansiva, il servizio nei ristoranti non sempre cortese. Diciamolo francamente: per noi italiani sembra essere un Paese per certi aspetti poco esaltante. Ma in realtà non è così.
La Repubblica Federale di Germania merita essere conosciuta, studiata ed approfondita, merita essere visitata e toccata con mano per poter apprezzare e scoprire l'antico gusto germanico per le arti, la cultura e la genialità italiana.
Nel Nord si può gustare un atmosfera marinara e la vista è gratificata da graziosissime casette di mattoni rossi. I grandi fiumi - come il Reno, l'Elba, il Danubio - hanno indubbiamente il loro fascino, così come i numerosi boschi (almeno quando danno il meglio di sé, tra maggio ed ottobre). Vi sono poi catene montuose di tutto rispetto - come i Monti Metalliferi e, soprattutto, le Alpi bavaresi - che offrono magnifici paesaggi. La cucina tedesca è ricca di ottimi piatti, anche se purtroppo poco adatti a chi ha problemi di colesterolo.
Le città tedesche, infine, sono ricche di Storia e la Storia tedesca, non dimentichiamolo, raggiunge in Renania ed in Baviera i duemila anni. Non sono i livelli dell' Egitto o della Magna Grecia, ma non è neppure poco e in un Paese con venti secoli di Storia a disposizione è normale che molti siano i tesori d'arte.
I conflitti del passato hanno purtroppo causato gravi danni al patrimonio artistico tedesco. Specialmente i devastanti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Alle distruzioni si sono aggiunte le spoliazioni dei vincitori, i "peccati" delle ricostruzioni urbanistiche troppo disinvolte e le perdite territoriali seguite alle sconfitte del 1918 e del 1945. Queste ultime, riducendo il territorio tedesco, hanno necessariamente accorciato anche il novero delle opere d'arte appartenenti alla Germania. Malgrado ciò, molto è rimasto, anche perché una parte del patrimonio danneggiato o distrutto fino al 1945 è stata accuratamente restaurata o ricostruita negli anni di pace.
Osservando il sempre imponente patrimonio artistico tedesco, viene spontaneo pensare quanto di esso abbia un'origine nella Penisola italiana o perché direttamente progettato (o costruito) da mani "italiche" o perché comunque influenzato dalla cultura, dal gusto, dalla tradizione del Paese, come diceva poeticamente Goethe, "dove fioriscono i limoni". Basti pensare alla Porta Nigra di Treviri, superbo monumento della fine del IIº secolo dopo Cristo, che è divenuto il simbolo stesso della Romanità in terra germanica.
Con i confini sul Reno e sul Danubio, infatti, l'Impero Romano dominò le regioni più occidentali e più meridionali della Germania. Per la precisione i Romani vi restarono per 543 anni, se partiamo dal 55 a.C. (primo raggiungimento del Reno) al 488 d.C. (abbandono della Rezia da parte della popolazione romana per ordine di Odoacre).
Non c è da stupirsi che l'influenza romana in Germania sia stata immensa. Ci riferiamo allo stile, poiché tralasciamo qui altri fattori anche molto importanti, come gli apporti latini sulla lingua tedesca o l'introduzione del vino in Renania. Dalle chiese cristiane definite "romaniche", allo rispuntare del paganesimo latino nei castelli principeschi del XVII e XVIII secolo, fino agli imponenti edifici del Terzo Reich.
L'influenza dell'Impero Romano è riscontrabile ovunque nel mondo germanico; sull'architettura del Terzo Reich si nota con evidenza a Norimberga, dove la monumentale Kongreßhalle fa subito venire in mente il Colosseo. È un filo conduttore che attraversa i secoli.
Dopo il crollo dell'Impero Romano d'Occidente (476) i rapporti - fatti di incontri e di scontri - tra il mondo tedesco ed il mondo italiano restarono ancora strettissimi durante tutto il Medio Evo e cioè, per altri mille anni: furono rapporti politici, commerciali e culturali che ebbero il loro punto focale nelle relazioni tra l'Impero da un lato, il Papato ed i Comuni dall'altro.
Con il Rinascimento la civiltà italiana raggiunse il culmine del suo splendore e non può stupire quindi il crescente interesse del mondo tedesco per gli architetti, gli scultori, i pittori del mondo italiano.
A partire dal XVI secolo molti artisti giunsero dall'Italia (o dalla Svizzera italiana) in Germania. Uno di questi fu Agostino Barelli, costruttore della Theatinerkirche di Monaco di Baviera, completata nel 1668: è la riproduzione di una chiesa romana e quel che più conta è, cronologicamente parlando, uno dei primi edifici in stile barocco a nord delle Alpi. Questo artista bolognese, detto il "principe del Barocco", costruì anche (a partire dal 1664) la parte centrale del Castello di Nymphenburg, la "Versailles bavarese".
Monaco di Baviera è un buon esempio per dimostrare che anche quando gli artisti italiani non c'entrano nella progettazione di edifici, l'Italia viene comunque presa a modello. Ogni osservatore, infatti, di fronte al Palazzo della Residenza (la reggia della dinastia dei Wittelsbach) nota immediatamente che è, in pratica, una copia di Palazzo Pitti e dal modello fiorentino lo differenziano pochissimi particolari. Eppure questo "Konigsbau" fu costruito da Leo von Klenze nel 1826-35. Lo stesso dicasi per la Feldherrnhalle, molto simile alla Loggia dei Lanzi di Firenze, costruita da Friedrich von Gärtner nel 1844. La stessa Ludwigstrasse si rifà decisamente al Rinascimento fiorentino. E che dire di Dresda? Quando essa divenne la città d'arte tedesca per antonomasia, sotto Augusto II (1694-1733), la definizione che le venne data fu a tutti ovvia: "Firenze tedesca", forse anche alludendo ad un ruolo politico similare della Sassonia e della Toscana nei rispettivi Paesi.
Analizzando queste "brevi biografie", già apparse nell'opera del "Genio Italiano all'estero" pubblicata negli anni trenta, e che noi riproponiamo per la prima volta in versione tedesca, possiamo contare che furono circa 550 gli architetti, gli scultori ed i pittori di lingua italiana che emigrarono in Germania tra il XVI ed il XIX secolo. Ci rendiamo conto perciò di quanto grande sia stato il contributo del genio italiano oltre le Alpi. Ad essere sinceri non soltanto nel mondo europeo transalpino: basti pensare a Geronimo Veroneo, che lavorò alla costruzione del Taj Mahal, in India, opera voluta dall'imperatore Jahan, della dinastia Mogul, nel 1631. Oppure a Bartolomeo Rastrelli e a Carlo Rossi, morti rispettivamente a San Pietroburgo nel 1771 e nel 1849: il primo fu l'architetto del Palazzo d'Inverno, il secondo colui che sistemò la piazza davanti al maestoso edificio. Il genio italiano non ha veramente conosciuto limiti geografici e questo dovrebbe veramente far pensare coloro che oltralpe si ostinano ancora a considerare l'Italia una mera "espressione geografica".
Vivendo nel Baden-Württemberg, dove risiede la più grande concentrazione di italiani in Europa, vengono subito in mente due grandi nomi: Retti e Salucci.
- Leopoldo Retti (1704-1751), lombardo di Laino in provincia di Como. Fu dal 1713 al 1726 a Ludwigsburg; dal 1731 al 1748 ad Ansbach, dove, come primo architetto di corte, lavorò al palazzo della residenza, rinnovò la chiesa di S. Gumperto, costruì la "Orangerie", il ginnasio Carolingio, la Sinagoga e varie case private. Nel 1748 vinse il concorso per il palazzo della residenza di Stoccarda, alla cui costruzione attese personalmente; nel 1750 divenne architetto capo del Württemberg. Costruì i castelli di Kirchberg, Ludwigsruhe, Eschenau, Schwenningen, Dennenlohe; le chiese di Weidenbach, Unterwachingen, Ludwigsburg; la cavallerizza di Triestdorf. Di lui si conservano molti progetti. Come stuccatore decorò l'interno del castello di Kirchberg. Lavorò anche ad Eschenau ed a Ansbach. Alcune sue decorazioni erano nel "Castello Nuovo" di Stoccarda, ma andarono in gran parte distrutte nell' incendio del 1762. Morì a Stoccarda: la sua tomba è nel cimitero di Öffingen, nei pressi di Fellbach. Non a caso, in un passato recente la Città di Stoccarda decise di intitolare una strada del Capoluogo a questo grande architetto lombardo.
- Gian Battista Salucci (1769-1845), fiorentino. Fu architetto di corte nel Württemberg e nel 1827 divenne Primo Architetto del re. Visse sino al 1829 a Stoccarda, dove costruì il Wilhelmspalast, la Cavallerizza reale e, nel cimitero di Heslach, il Mausoleo dei Benckendorff. Sono opera sua il Casino di Weil a Esslingen, il Palazzo reale di Rosenstein, il Mausoleo reale di Rothenberg. Lavorò anche in Svizzera.
Cosa sarebbe quindi Stoccarda senza di loro?
Cosa sarebbe Ludwigsburg, capitale estiva del Ducato del Württemberg e, come tale, fondata nel 1704?
Qui i protagonisti furono altri italiani, Giuseppe Donato Frisoni e Paolo Retti i due protagonisti, entrambi lombardi. Frisoni (1683-1735) fu chiamato a Ludwigsburg nel 1708 da Praga. Nel 1714 divenne primo architetto ducale e assunse la direzione generale dei lavori, modificando i piani del francese Nette, suo predecessore. Progettò così non solo il grandioso palazzo con i vari edifici annessi, ma l'intero piano della cittadina di Ludwigsburg... Inoltre lavorò per l'abbazia di Weingarten, per il palazzo della residenza di Stoccarda, per il castello di Waldenbuch, ecc. Morì a Ludwigsburg; la sua tomba è nel cimitero di Öffingen, presso Fellbach. Fu lui a chiamare il nipote Paolo Retti (1691-1747) a Ludwigsburg nel 1717 da Vienna. Retti collaborò con lo zio e divenne "Oberbaumeister". Inoltre costruì i castelli di Freudenthal e di Heimsheim.
Connazionali eccellenti nei periodi del Rinascimento, del Barocco, del Rococò fino al Neoclassicismo, gli artisti italiani, interpretando lo spirito del loro tempo o anticipando lo spirito dei tempi nuovi, lasciarono una traccia profonda da un punto di vista artistico, che ancor oggi traspare in molte città germaniche. Privilegiando anche un immigrazione di maestranze italiane, questi artisti ci consentono di retrodatare di alcuni secoli perfino l'inizio del fenomeno dell'emigrazione italiana in Germania: basti pensare a Giovanni Albertalli che, nel 1609, fece venire duecento operai italiani ad Eichstatt, in Baviera, per la costruzione della Willibaldsburg.
Un fatto che dovrebbe essere sempre tenuto presente e nella giusta considerazione sia da parte delle Autorità tedesche sia da parte delle Istituzioni culturali italiane. Un fatto che dovrebbe far riflettere una certa opinione pubblica locale che vede negli Italiani con troppa frequenza dei "mandolinai" e degli "spaghettari", se non di peggio.
Non ci resta che citare il poeta Giosué Carducci che, riferendosi agli influssi reciproci italo-germanici, scrisse: "La bianca uva e la nera sé disfacendo il forte e rodolente vino matura"