“…le ostriche noi non le mangeremo mai, noi suore siamo povere”, commentava una suora, in giro per il mercato della domenica di Sant'Elia. “Ma almeno un'arsella sì - aggiungeva un uomo alto e distinto, semplice …E mi ha comprato le arselle”. Così racconta. “Era il presidente Soru, un uomo qualunque fra tanta gente. Ma perché si è dimesso? E adesso noi sardi cosa facciamo? E le nostre coste che fine faranno? Spero che il Presidente non abbia sbagliato dimettendosi, non glielo perdonerei. Che trovi subito un sistema per tornare a rappresentarci. Bisogna dirglielo anche nei mercati, nelle piazze…. E lei che cosa pensa?”

Già! Dalle piazze la gente comune, denuncia con la propria voce la crisi e il fallimento del “sistema dei partiti” che privilegia i giochi e le convenienze dei propri gruppi di appartenenza, non rispettando gli impegni politici presi con le coalizioni con le quali si sono schierati. Questo operato egoistico è di gente abituata a rapinare le risorse e le speranze di un popolo, in 60 anni di autonomia, tradendo anche oggi le aspettative di riscatto economico, sociale e politico che i sardi avevano riposto nella coalizione di centro-sinistra guidata dal presidente Soru.

Altro che accusa di “uomo solo” al potere. Come dice il “coro dei bottegai”, disturbati nei loro “affari politici trasversali”, dall'ingresso di speranze come il Presidente Soru che di fatto con il suo operato, anche se parziale, insufficiente e per certi versi contraddittorio ha messo in crisi l'accordo fra i “ladri di Pisa” che come tutti sanno di giorno bisticciano e di notte vanno a rubare insieme. Da questa gente ci si poteva aspettare solo imboscate da dietro i “muretti a secco”, comportamenti tipici di “mesu ominis” e di “miserabili”, come amava dire in questi casi il Presidente Mario Melis.

Certamente senza il sostegno e la tenacia di Renato Soru sui temi della smilitarizzazione in Sardegna e in particolare della base della Maddalena, portando avanti le aspettative di decenni di lotte antimilitariste e pacifiste dei sardi, non si sarebbe ottenuto il successo della ritirata degli americani da questa parte del nostro territorio. Certamente resta ancora molto da fare su questi temi, ma sicuramente è un buon inizio che può soltanto far gioire i sardi progressisti e soprattutto i sardisti autentici.

La battaglia portata avanti in questi anni in difesa dell'ambiente della Sardegna, delle sue coste, della sua cultura, della sua identità e della lingua, comunque anche se fra grandi contraddizioni e in parte incompiute, sono anch'esse l'inizio di una riscossa sardista e le basi da cui partire per un serio e concreto dibattito sulla sovranità e l'indipendenza.

Come giudicare la difesa dei beni identitari della necropoli di Tuvixeddu se non come un riappropriarci da parte di tutti noi di un bene pubblico facente parte della nostra cultura, della nostra identità e nello stesso tempo dell'identità universale. La stessa vertenza sulle entrate, portata avanti da questa Giunta Regionale nei confronti dello Stato Italiano, è il presupposto reale per aprire un dibattito sul federalismo fiscale e sui rapporti di reale federalismo fra la Sardegna e lo Stato Italiano.

Questi temi assumono oggi un aspetto ancora più importante perché è in atto una crisi economica globale, che nonostante la diminuzione disoccupati sino all'anno scorso, rischia con la crisi del modello industriale del Petrolchimico in Sardegna di generare una perdita di posti di lavoro aumentando la precarietà e le povertà. Sicuramente sui temi del lavoro, sulle opportunità di nuovi lavori e professionalità, sulla lotta alle povertà di ieri e di oggi i provvedimenti di questa giunta rischiano di essere insufficienti e carenti rispetto alla gravità del momento economico.

Sicuramente i pensieri politici che frullano nelle menti dell'attuale gruppo dirigente del Psd'Az, antidemocratico e golpista, non hanno sicuramente come punto di riferimento i sardi e i loro bisogni. In maniera demagogica e trasversale al centro-destra e ad alcuni settori del centro-sinistra il loro livore politico ha avuto come coagulo l'operato della Giunta-Soru, “colpevole” di privarli di privilegi cui erano avvezzi e che miravano solo alla tutela dei propri interessi personali, comunque e con chiunque. Questo gruppo dirigente del Psd'Az culturalmente e politicamente non ha nulla a che spartire con la tradizione di questo partito che con la sua storia rappresenta il bisogno di liberazione e di progresso dei sardi. Questi sono “personaggi politici” pronti a qualsiasi avventura in tutte le direzioni purché possano spartire con i loro amici scampoli di potere.

Al di fuori delle lotte intestine e di basso rango che si sono sviluppate in questi mesi all'interno del PD, le dimissioni di Soru rappresentano un atto di dignità e di denuncia di una “vecchia prassi politica” che ha portato soltanto spoliazione e povertà ai sardi e ricchezze e privilegi alla “casta dei consiglieri regionali”. Questa è la cosiddetta logica delle “mani libere” cara al gruppo dirigente del Psd'Az. Chi crede realmente nei valori sociali del sardismo, dell'azionismo, dell'indipendentismo e del riscatto dei sardi non può che plaudire al gesto di dignità fatto nei giorni scorsi da Soru con le sue dimissioni.

Non è indispensabile governare comunque. E' fondamentale governare con coerenza e con rispetto di noi sardi, dei nostri bisogni, delle nostre speranze e del mandato da noi affidatogli. Se questi presupposti vengono a cadere è meglio ritornare alle urne con chiarezza e dignità, nonostante il grave momento economico e politico. La mia partecipazione a questo appuntamento è l'invito che rivolgo a tutti i sardisti che credono nei valori di indipendenza e di riscossa sociale che sono alla base dello Statuto del Psd'Az.

Solo i cinici e gli opportunisti che pensano solo a se stessi possono rimanere indifferenti, soprattutto infastiditi, di fronte allo spontaneo moto di popolo che si è creato nella società reale che usa anche per manifestarsi - soprattutto tra i giovani - lo strumento travolgente di Internet. Le persone che fanno politica con ragione, cuore e disinteresse, non possono restare estranee, a guardare e basta. Devono rivitalizzare, trovare nuovi stimoli e occasioni di impegno nel partecipare senza strumentalizzare, con rispetto e solidarietà, a questa dimostrazione di vitalità sociale: è un grande segnale di speranza. Perciò parteciperò e chiedo - a chi fra i veri sardisti non si è arreso al cinismo della politica, vuole ancora lottare per riportarla fra i cittadini e difendere i loro diritti facendosi carico dei loro problemi - partecipiamo alla manifestazione di sostegno al Presidente Soru. Domani uniamoci, con le nostre idee e ideali alla mobilitazione spontaneamente organizzata da comitati di cittadini, aderendo fuori e se necessario contro l'ostilità e le liturgie funeree dei partiti. Chiedo a tutti di farsi parte attiva e di divulgare questo messaggio.

Forza paris.

Venerdì, 05 dicembre 2008

Claudia Zuncheddu