I soliti organi di stampa ed opinionisti liberal o progressisti descrivono l'attuale Pontefice Benedetto XVI come un reazionario, un becero assolutista, chiuso e retrivo, e la Chiesa come una comunità religiosa in declino, persa nel tradizionalismo, incapace di captare e volgere a suo favore pezzi della modernità, di aprirsi insomma al mondo, alla tecnologia, alle mode "moderne" e giovanili.
Ebbene, io non so quanto la Chiesa debba per forza aprirsi alla modernità, se quest'ultima rigetta in fin dei conti l'esistenza di una Verità, abbracciando quindi l'errore, il relativismo, il "tutto è giusto, tutto va bene, quindi nulla (o quasi nulla) è sbagliato".
Benedetto XVI è un Pastore dalle eccezionali qualità, che con forza e chiarezza chiama al rispetto di Valori e Regole imprescindibili per chi voglia definirsi cristiano. La fede non è un fatto privato, da nascondere nel chiuso delle proprie case, da ritrarre nel pubblico, su cui è consentito cedere o proporre deboli compromessi.
Benedetto XVI, in questo senso, ha proposto un ritorno pieno alla Maestà della Chiesa, alla purezza del Messaggio, senza cedimenti, contaminazioni, o compromessi al ribasso.
Certo: il Pontefiche ci richiede uno sforzo di coerenza, ma quale cristiano può negare questo impegno per il trionfo della Verità?
Verità che si esplica nell'Amore supremo per la vita, per il prossimo, nel rispetto della dignità dell'uomo. Benedetto XVI ci insegna che la Chiesa è Una, Universale, depositaria della Buona Novella, e che tutti noi abbiamo il preciso dovere di diffondere con coerenza ed assiduità, senza timore.
Una Chiesa nuova, fortificata, libera dal senso di mescolanza e confusione del passato, che richiama al dovere, all'impegno vero, libero e sincero: questa è la Chiesa di Papa Ratzinger, che noi tutti amiamo e rispettiamo.