"C’e una norma di diritto naturale che dice che se c’è uno Stato che chiede un terzo di quanto guadagni allora la tassazione ti appare una cosa giusta. Ma se ti chiede il 50-60% di ciò che guadagni, come accade per le imprese, ti sembra una cosa indebita e ti senti anche un pò giustificato a mettere in atto procedure di elusione e a volte anche di evasione". Queste le parole di Silvio Berlusconi qualche anno fa.
"Tutti gli italiani devono pagare le imposte per ridurre l'evasione fiscale che pesa per il 20% del Pil. Il 20% dell'economia è sotto la tavola. È giusto che tutti gli italiani paghino le imposte", queste le parole dello stesso Berlusconi pronunciate ieri durante il comizio di chiusura a Chieti della campagna elettorale per le elezioni amministrative in Abruzzo.
Il cambiamento di rotta pare definitivamente segnato: non ci si può proprio fidare, qualora qualcuno avesse ancora dei dubbi, neppure di coloro che in questi anni hanno fatto della lotta ad una tassazione troppo elevata la loro bandiera. Una bandiera che ha raramente portato a provvedimenti concreti, ma che almeno aveva alimentato una sana ventata di antistatalismo nel nostro paese. Una retorica vuota, che aveva segnato però un cambiamento nella mentalità e nella cultura di una buona fetta di italiani.
Non ne è rimasto praticamente nulla, nemmeno nelle parole.
Viene quindi da domandarsi quale sia, in concreto, la differenza fra Berlusconi e Visco: qualche spicciolo in meno strappato alle tasche del popolo delle partite Iva e poco più...troppo poco, per chi come noi guarda con preoccupazione alla tirannia fiscale che oramai da anni opprime il nostro paese.
E le cifre sparate dal premier durante l'ultimo comizio sono, come avviene sempre quando si parla di "nero", pure e semplici fantasie..
Come scrive Oscar Giannino nel suo "Contro le tasse", "tutti straparlano dell'evasione di massa degli italiani, ma in realtà le stime sono del tutto ipotetiche. Inaccettabilmente ipotetiche, per imbastirvi sopra una consimile leggenda nera nazionale[...] trattasi di stime discrezionalissime, fatte partendo dalla forbice di attività in nero stimate dall'Istat tra il 14,8% e il 16,7% del PIL, e applicando a questa cifra ipotetica la stessa aliquota media che grava sul PIL ufficiale: è ovvio però che la stima del PIL in nero sia del tutto congetturale, e che inoltre sia del tutto velleitario immaginare che la composizione per settore, tipo di reddito e consumi del PIL sommerso sia eguale a quella del PIL emerso[...]ciò che nessuno tende a dire, tra i tassatori "etici", è che le stesse graduatorie OCSE dell'evasione attestano che la forbice a svantaggio dell'Italia è maggiore rispetto ai paesi come il Regno Unito che stanno a molti punti di pressione fiscale inferiore alla nostra, mentre si riduce a meno di un terzo rispetto ai paesi di grande pressione fiscale, come la Francia o la Germania. Da dove, infatti, i contribuenti ricchi e famosi scappano da anni. Eppure nessuno dice che Francia e Germania sono paesi di grandi evasori. Al governo italiano e ai suoi tanti cantori fa comodo dirlo solo dell'Italia, per giustificare la sua falcidia fiscale".
Le tasse sono un furto: non pagare è legittima difesa.
LINK