Un saluto a tutti gli utenti di POL, mi sono appena iscritto e qui inserisco la mia prima ucronia, nella quale cercherò di immaginare come sarebbe diventato il mondo se l'Italia fosse stata in grado di eguagliare la potenza delle altre nazioni europee dopo la sua unificazione. Ogni commento e suggerimento sarà ben gradito.

IL ROSSO E IL NERO: Come un'Italia più forte avrebbe potuto cambiare il mondo.

Parte I

Nel 1861, alla’atto della sua nascita, l’Italia si configura come una delle maggiori nazioni d’Europa, con una popolazione di 22 milioni di abitanti ed una superficie di 259'320 km2. Essa non può tuttavia considerarsi una potenza a causa della sua debolezza economica, che vede molte zone del paese ancora arretrate, e politica, per vie della scarsa base di consenso su cui poggia il nuovo stato italiano.
Lo sviluppo del paese da entrambi i punti di vista è pertanto l’obiettivo primario perseguito da Cavour nei suoi primi nove anni di governo del nuovo stato di cui egli diviene il primo presidente del consiglio.
Andando contro le idee della corona e delle elite piemontesi, nel governo vengono accolti molti nazionalisti, repubblicani e mazziniani.
Le riforme economiche attuate riguardano soprattutto il mezzogiorno, dove il sistema latifondista viene sradicato con la forza in favore di un più moderno sistema di aziende agricole. Le ferrovie vengono nazionalizzate e viene attivata rapidamente la costruzione di un sistema ferroviario nazionale che permetta un rapido scambio di merci. Cospicue risorse vengono investite nell’istruzione, rendendo obbligatoria quella elementare, e negli ospedali.
In tutto il paese gli anni post unificazione sono caratterizzati da un’intensa crescita economica, con notevole aumento dei salari e del tenore di vita.
L’industria si sviluppa rapidamente anche se con qualche difficoltà legata alla scarsa disponibilità di carbone per la produzione di energia elettrica.
Il tentativo di Garibaldi di annettere lo stato pontificio all’Italia nel 1862 viene fermato dall’esercito piemontese e l’anno seguente viene stipulato un trattato con la Francia che prevede il ritiro delle truppe francesi da Roma entro il 1864 ed in cambio l’impegno dell’Italia a rinunciare all’annessione definitivamente.
Nel 1866 scoppia la guerra tra l’Impero Austroungarico e la Prussia, alla quale l’Italia partecipa a fianco dei teutonici ottenendo così il Veneto.
La guerra scoppia nel giugno del 1866 e vede inizialmente gli italiani sconfitti dagli austriaci che devono però trasferire gran parte dell’esercito sul fronte prussiano. Solo a luglio le truppe italiane al comando del generale Cialdini riescono a strappare al nemico tutta la zona da Ferrara ad Udine. Un corpo di volontari comandato da Garibaldi invade poi il Trentino, e riesce a spingersi fino ad assediare Trento. Gli accordi di pace tuttavia lasciano il trentino agli austriaci e Garibaldi è costretto a ritirarsi. Le nuove terre votano per l’annessione al regno d’Italia con un plebiscito.
In questa fase appare evidente l’impreparazione dell’esercito italiano dovuta a vari fattori, tra cui la rivalità tra la marina napoletana e quella piemontese. Una radicale riorganizzazione dell’esercito sarà la priorità di Cavour e di tutti i governi che si susseguiranno nei dieci anni successivi.
Dopo la disfatta della Francia nella guerra contro la Prussia, lo stato pontificio perde la protezione francese. Il 20 settembre del 1870 l’esercito italiano conquista Roma che diviene la capitale. In tale anno Cavour lascia il governo per un improvviso aggravamento delle sue condizioni di salute, consegnando ai suoi successori uno stato solido, forte e avviato verso un moderno sviluppo industriale.
I successori di Cavour, tra cui vale la pena di citare Quintino Sella ed Agostino Depretis, vedono prevalere l’area mazziniana all’interno dello schieramento politico di governo, e decidono di proseguire con maggiore enfasi sulla via della modernizzazione e delle riforme. Tra le riforme più significative di questo periodo vi sono l’introduzione di un nuovo codice sanitario, l’allargamento del suffragio, la riforma degli enti locali ed il varo di un nuovo codice penale. Continua lo sviluppo della rete ferroviaria, di quella stradale e la modernizzazione delle città che vengono elettrificate e dotate di moderni servizi fognari. La continua espansione economica permette allo stato di raggiungere il pareggio di bilancio e di liberare sempre maggiori risorse. Il miglioramento generale delle condizioni di vita unito all’orgoglio per la vittoria contro l’Austria fa si che si sviluppi un forte sentimento nazionalista, con pari intensità da nord a sud.
In una situazione apparentemente idilliaca non mancano tuttavia i problemi: l’industrializzazione porta a forti migrazioni interne a alla formazione di un proletariato urbano nel quale iniziano a farsi largo idee socialiste e rivoluzionarie. La questione del Trentino e del Friuli resta irrisolta.
Una svolta si ha nel 1887 con l’elezione a presente del consiglio del siciliano Francesco Crispi, rappresentante dell’ala più nazionalista del paese. Sul fronte interno Crispi mostra una maggiore attenzione alle classi sociali più deboli, favorendo un aumento dei salari e dei servizi sociali, con l’introduzione di un primo rudimentale sistema pensionistico.
Se sul fronte interno l’azione di Crispi porta ad un sensibile miglioramento delle condizioni di vita dei ceti meno abbienti, è sul piano internazionale che egli mostra la maggiore discontinuità con il passato.
Sia per mettere alla prova la nuova macchina bellica italiana, che in quegli anni era stata completamente riorganizzata, sia per portarsi al livello delle altre nazioni europee, poco dopo l’inizio del suo mandato Crispi ordina l’invio di un contingente di 50'000 soldati in Eritrea e Somalia. La conquista di questi due stati si completa in circa sei mesi e in virtù di questo successo vengono inviati rinforzi che procedono all’invasione dell’Etiopia, l’ultimo stato africano rimasto indipendente. La conquista di tutto il corno d’Africa si completa nel 1889, con la visita ufficiale ad Addis Abeba di re Umberto I, e l’impresa viene salutata in tutto il paese con imponenti manifestazioni di giubilo.