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  1. #31
    the wizard
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    Citazione Originariamente Scritto da Cato censor Visualizza Messaggio
    Dopo lo scandalo P2, cambiò il direttore e l'assetto proprietario.

    Salvo per un pelo...
    Che culo...soprattutto per noi...

  2. #32
    the wizard
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    Citazione Originariamente Scritto da Cato censor Visualizza Messaggio


    Che zebedei, questi che invece delle carte processuali leggono gli articoli di Facci.
    Tu ti accontenti di farti leggere da Travaglio le veline delle procure, che non sono atti processuali ma semplici pettegolezzi di corridoio. E ti basta pure così.

  3. #33
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    Citazione Originariamente Scritto da markk Visualizza Messaggio
    forse, prima di giudicare e sputare sentenze, bisognerebbe sentire la versione di mieli.
    Caro Markk, Vulpio è venuto a presentare il suo libro Roba Nostra, qualche mese fa a Fano (nelle Marche). In quel libro, che consiglio a tutti di leggere, ci sono i nomi e cognomi degli indagati e fra loro ci sono:
    Procuratori capo
    Magistrati
    Servizi segreti
    Forze dell'ordine
    Politici ( a go go )
    Imprenditori ( i cosiddetti colletti bianchi)
    Medici (Primari )
    Avvocati
    Compagnia delle Opere
    Mafie ( a vario titolo)

    De Magistris è stato fatto fuori (almeno fino ad oggi non fisicamente) perché indagava su di loro.

    La procura di Catanzaro ha indagati tra i suoi esponenti.
    De Magistris alla Procura di Salerno ha fatto i nomi di chi all'interno della procura di Catanzaro lo stava osteggiando.

    Non c'è una guerra tra procure, c'è lo Stato, ( procura di Salerno ) che indaga legittimamente su quello "corrotto" (Catanzaro e amici), che in maniera fraudolenta cerca di non far sapere cosa di losco ha fatto in questi ultimi anni. "Toghe lucane", "Poseidone" e "Why Not", gettano ombre cupissime soprattutto sugli esponenti del centrosinistra di quelle zone.



  4. #34
    la ricerca della bellezza nascosta
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    Il coraggioso giornalista Carlo Vulpio Indagava sui fondi europei riservati allo sviluppo del sud.
    E' frustrante e angosciante sapere che un progetto di ben 1 milardo di euro (e non di lire) era stato approvato per lo studio dei flussi migratori dalla Libia: titolare del progetto un tale Scarpellini, braccio destro di Prodi.
    Invece di progetti per creare infrastrutture e sviluppo i soldi vengono dati per fare studi sui flussi migratori - UN MILIARDO DI EURO!!!!
    Ma i fondi europei riservano sorprese schoccanti oggetto delle investigazioni di De Magistris.

    Propongo un articolo di Carlo Vulpio apparso sul corriere del luglio 2007, roba che fa venire rabbia e sconcerto.


    Il caso della Loggia di San Marino, coinvolto pure Francesco Micheli Calabria, affari e massoneria:
    sotto inchiesta anche Bisignani L'indagine sui fondi Ue. Per l'accusa il centro di potere affaristico porterebbe diritto a uomini dell'entourage di Palazzo Chigi

    DAL NOSTRO INVIATO
    CATANZARO — Luigi Bisignani è accusato dalla procura di Catanzaro di associazione a delinquere, truffa, violazione della «legge Anselmi» sulle associazioni segrete ed è anche ritenuto «potenzialmente idoneo a gestire operazioni finanziarie finalizzate al riciclaggio di denaro». Casa e uffici sono stati perquisiti. Il pm di Catanzaro, Luigi de Magistris, è arrivato a Bisignani attraverso le inchieste avviate in Calabria e in Basilicata sui finanziamenti pubblici nazionali, europei e regionali drenati da comitati d'affari interpartitici e interistituzionali e ha individuato proprio in lui una delle «teste» del comitato d'affari che munge denaro pubblico per centinaia di milioni di euro, «operando con modalità occulte e con soci occulti e alimentando circuiti affaristici illegali, costituiti da professionisti, faccendieri, politici e imprenditori ».

    Secondo la pubblica accusa (del caso si occupa anche Panorama in edicola oggi), questo dei quattrini erogati dall'Unione europea è ormai «un sistema ». «Apparentemente — dice il pm —, un sistema per favorire lo sviluppo e l'interesse generale». In realtà, un modo più «diretto» per finanziare se stessi: si tratti del proprio partito, della lobby di appartenenza, o del proprio conto corrente. Tanto è vero che de Magistris sta anche cercando conti esteri, sia perché il comitato d'affari avrebbe «solidi legami anche all'estero», sia perché utilizza utenze telefoniche belghe, britanniche, americane — solo in entrata o solo in uscita — in un giro di «contatti circolari e numerosissimi» nel quale si ritrovano sempre gli stessi, eminentissimi personaggi. Tutti, in un modo o nell'altro riconducibili, per coincidenze strane, o anche «per scherzo», come sostiene Antonio Saladino, ras della Compagnia delle Opere nel Sud Italia e tra i personaggi chiave della vicenda, alla cosiddetta Loggia di San Marino.
    Sarebbe questo il nuovo centro di potere affaristico-massonico che, sempre secondo l'accusa, guarderebbe con favore sia a destra che a sinistra e porterebbe diritto a uomini dell'entourage del presidente del Consiglio, Romano Prodi. Non solo per la presenza, tra gli indagati, di Piero Scarpellini, che di Prodi è stato consigliere per gli affari esteri, e di suo figlio Alessandro. Di Piero Macrì, definito da Saladino «uomo di Prodi e della loggia di San Marino» e di Franco De Grano (capo dipartimento per i fondi comunitari e cognato di Macrì). Ma anche per il ruolo di due società, Delta spa e Ilte spa, e di due utenze telefoniche mobili. La Ilte spa fa capo a Luigi Bisignani, definito dal pm «ex socio attivo della P2».
    Il traffico telefonico della Ilte è stato rintracciato nel cellulare sequestrato al generale della Guardia di finanza, Cretella Lombardo, al quale viene attribuito «un ruolo centrale e a dir poco inquietante nella fitta rete, occulta, per colludere in diversi ambienti istituzionali». Chi parlava con la Ilte, cioè con Bisignani? Tutti gli indagati eccellenti di questa vicenda, Delta spa in testa (tra i cui soci fondatori ci sarebbe la Cassa di Risparmio di San Marino). Questa società, dicono i risultati investigativi finora noti, utilizzava due diverse schede telefoniche Sim Gsm e lo faceva sullo stesso telefono in cui venivano utilizzate altre schede Sim Gsm «equivoche». Contatti e colloqui «riservati» a 360 gradi, dunque, «di assoluto pregio investigativo », anche con il finanziere Francesco Micheli, alcune attività del quale sono legate a Bisignani e per questo sottoposte a indagini, e persino «con la società di intercettazioni Sio srl, che esegue servizi di intercettazioni e altre attività per conto dell'autorità giudiziaria».
    Ma la cosa più sorprendente è che nella memoria del cellulare sequestrato ad Antonio Saladino il numero di Delta spa è registrato con il nome «Romano Prodi». Potrebbe trattarsi di una coincidenza. Ma è da quella utenza che almeno per un paio di anni Scarpellini, e non solo lui, parlano con Bisignani, Saladino e le altre persone coinvolte a vario titolo (indagate e non) nel «programma criminoso consistente nella distribuzione di ruoli tra imprenditori, professionisti e pubblici amministratori, finalizzato a percepire illecitamente finanziamenti pubblici attraverso la costituzione di società o la partecipazione in società già costituite». E i progetti fioccano. Quello denominato Euromediterraneo vale 1.100 milioni di euro, fa capo a Scarpellini e dovrebbe studiare «i flussi migratori dalla Libia». E il cellulare? Rimane sempre attivo. Nel 2005 e fino al 2006 lo utilizzano «L'Ulivo - I democratici». Da quest'anno è passato direttamente alla presidenza del Consiglio dei ministri.
    Carlo Vulpio
    13 luglio 2007

  5. #35
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    Citazione Originariamente Scritto da Cato censor Visualizza Messaggio
    Tratto da www.beppegrillo.it

    14 Dicembre 2008

    Il telefono caldo di Paolo Mieli e l'informazione a luci rosse


    Carlo Vulpio

    Carlo Vulpio è un giornalista. Dall'inizio del 2007 seguiva le inchieste "Poseidon", "Why Not" e "Toghe Lucane". Scriveva per il Corriere della Sera. Il 3 dicembre è stato licenziato. Nel suo ultimo articolo ha fatto i nomi di magistrati, di politici e di imprenditori coinvolti nell'inchiesta della Procura di Salerno in seguito alla denuncia di Luigi De Magistris. Subito dopo ha ricevuto una telefonata di licenziamento da Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera. I nomi erano troppi, il tanfo era insopportabile anche per i lettori del Corriere.
    Mieli, lo dica qui in Rete prima che la riducano come i giornali servi del potere con la legge fotti blogger di Cassinelli. Ci dica chi ha telefonato a lei per invitarla a disfarsi di Vulpio? Uno della lista? Un membro del consiglio di amministrazione di RCS? O ha fatto tutto da solo? Altrove, in altri Paesi, in Francia o negli Stati Uniti, un gesto come il suo non sarebbe stato apprezzato. L'avrebbero cacciata. Qui la premieranno, magari con la direzione del Tg1.
    Leggere l'elenco di Vulpio, dal CSM, alla Corte d'Appello, alla Corte di Cassazione è come sollevare il tombino di una fogna. In Italia siamo tutti al di sotto di ogni sospetto.

    Dall'articolo di Carlo Vulpio del 3 dicembre 2008:
    "Non era mai accaduto prima in Italia, che una procura della Repubblica fosse «circondata» come un fortino della malavita. Ieri è successo alla procura di Catanzaro, che per tutta la giornata e fino a tarda sera è stata letteralmente accerchiata da cento carabinieri e una ventina di poliziotti, tutti arrivati da Salerno. Con i carabinieri del Reparto operativo e i poliziotti della Digos, sono entrati in procura ben sette magistrati, tra i quali il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, e i titolari dell' inchiesta, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani. Hanno notificato avvisi di garanzia e perquisito case e uffici dei magistrati calabresi che hanno scippato le inchieste "Poseidone" e "Why Not" all' ex pm Luigi de Magistris (ora giudice del Riesame a Napoli) e dei magistrati che queste inchieste hanno ereditato, «per smembrarle, disintegrarle e favorire alcuni indagati», scrivono i pm salernitani. Tra gli indagati "favoriti", l' ex ministro della Giustizia, Clemente Mastella, il segretario nazionale Udc, Lorenzo Cesa, l' ex governatore di Calabria, nonché ex procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, il generale della Guardia di Finanza, Walter Cretella Lombardo, l' ex sottosegretario con delega al Cipe, Giuseppe Galati (Udc), Giancarlo Pittelli, deputato di Forza Italia, il ras della Compagnia delle Opere per il Sud Italia, Antonio Saladino.
    Ma questo è solo il troncone calabro. Gli stessi magistrati salernitani, infatti, stanno indagando anche in altre due direzioni. La prima riguarda uno stuolo di giudici lucani coinvolti nella "madre di tutte le inchieste" sul marcio nella magistratura (l' inchiesta "Toghe Lucane", che de Magistris è riuscito a "chiudere" prima di essere frettolosamente trasferito). La seconda andrebbe diritta verso alcuni membri del Csm: per esempio, il vicepresidente Nicola Mancino e i presunti legami con Antonio Saladino, figura chiave di "Why Not", il procuratore generale della Corte di Cassazione, Mario Delli Priscoli, andato in pensione qualche giorno fa, e il sostituto procuratore generale della Cassazione, nonché governatore (Ds) delle Marche per dieci anni, Vito D' Ambrosio, che in Csm sostenne l' accusa per far trasferire de Magistris. Ce n' è anche per l' Associazione nazionale magistrati e per il suo presidente, Simone Luerti. Molto amico di diversi indagati eccellenti quando faceva il magistrato in Calabria, Luerti non ha mai perso occasione di esternare contro de Magistris. Quando poi, qualche mese fa, si è scoperto che incontrava regolarmente Saladino e Mastella nella sede del ministero della Giustizia, mentre lui negava, Luerti s' è dovuto dimettere dalla carica di presidente dell' Anm. Nel decreto di perquisizione eseguito ieri, 1.700 pagine, i pm di Salerno accusano di concorso in corruzione in atti giudiziari - per aver tolto "illegalmente" a de Magistris "Why Not" e "Poseidone" - il procuratore di Catanzaro, Mariano Lombardi, il procuratore aggiunto, Salvatore Murone, il procuratore generale reggente, Dolcino Favi, il parlamentare Giancarlo Pittelli e «l' uomo ovunque» Antonio Saladino. Ma accusano anche il sostituto procuratore generale Alfredo Garbati, il sostituto procuratore generale presso la Corte d' Appello Domenico De Lorenzo e il pm Salvatore Curcio di aver preso in eredità quelle scottanti inchieste al solo scopo di farle a pezzi. Mentre il procuratore generale Vincenzo Iannelli e il presidente di Sezione del tribunale Bruno Arcuri si sarebbero dati da fare non solo "per archiviare illegalmente" la posizione di Mastella ("la cui iscrizione tra gli indagati era invece doverosa"), ma anche "per calunniare de Magistris e disintegrarlo professionalmente". Poi, dicono i pm campani, Iannelli, per una causa che gli sta a cuore, fa intervenire Chiaravalloti su Patrizia Pasquin, giudice del tribunale di Vibo Valentia, che poi sarebbe stata arrestata. Così, da magistrato a magistrato, come da compare a compare." Carlo Vulpio, www.carlovulpio.it




    Non c'è nessuno in Calabria che organizzi una bella manifestazione di fronte al Palazzo di (in)giustizia di Catanzaro?

    Grillini, girotondi, movimenti antimafia, dove siete?
    Vergogna Italia.
    Berlusconi ne è il degno Presidente del Consiglio.
    E' il Presidente che ci meritiamo.

  6. #36
    Civitella del Tronto
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    Solidarietà.

 

 
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