Appena alcune settimana orsono, in questa sede ebbi una discussione molto fastidiosa con un membro di questo forum, il quale senza alcuna inibizione, mi attaccava gratuitamente in modo molto poco ortodosso contravvenendo alle piu elementari norme della buona educazione.Cio accadde perche la relazione esposta dal sottoscritto non si trovava in linea con il suo criterio di interpretare la storia.
Codesto signore affermava che in Italia, specie nel Mezzogiorno , non esitevano tracce della potente Milizia del Tempio, pertanto lo stesso fondatore non poteva in alcun modo essere un Italiano.
Di seguito ho rimesso una relazione dettagliata dei possedimenti Templari nel Sud Italia e dai quali emerge una collaborazione molto intensa con i Normanni i quali avrebbero contribuito allo sviluppo di confraternite di monaci combattenti utili alle truppe Crociate.
Una zelante attivita di ricerca accademica, sta ricostruendo dettagliatamente lo sviluppo dei Milites Christi nel Mezzogiorno attraverso gli atti di donazione del tempo, nonche' mediante lo studio degli atti relativi alla Regina Giovanna d'Angio' redatti a cura dello storico Filiberto Campanile (prima d'ora considerati perduti durante un incendio).
La presenza dei Templari in Italia riguardava tanto le regioni settentrionali (ad esempio lungo la via Francigena, una delle arterie principali lungo le quali i pellegrini dalla Francia giungevano a Roma), quanto le regioni meridionali e, tra queste, un sicuro ruolo di preminenza fu svolto dalla Puglia per la posizione strategica occupata da questa regione da sempre crocevia tra Occidente ed Oriente. La causa dell’espansione dei Templari in Italia è da ricondurre a due motivazioni principali: la viabilità terrestre e la possibilità di adoperare i porti, in modo speciale quelli della costa pugliese (Manfredonia, Barletta, Trani, Molfetta, Bari, Brindisi), per l’imbarco verso la Terra Santa dei pellegrini e dei Crociati ed il loro rientro, nonché per la spedizione di vettovagliamento e derrate alimentari alle guarnigioni templari in Outremer.
Nelle zone interne della Puglia sorgevano grandi casali e masserie appartenenti al Tempio con notevoli estensioni terriere che prendevano il nome di grancie o grangie. Spesso le terre venivano affidate a dei concessionari (conductores) che provvedevano a lavorarla dietro il pagamento di un canone d’affitto, mentre nelle comunità più numerose erano gli stessi cavalieri a dedicarsi all’attività agricola. Le colture più diffuse erano il frumento (soprattutto in Capitanata) e l’olivo (nella terra di Bari particolarmente rinomati erano le olive e l’olio della mansione di Molfetta come risulta da alcuni atti dell’epoca), non mancavano la vite, diffusa un po’ ovunque nella regione, e i legumi. Accanto alla coltivazione della terra era diffuso anche l’allevamento del bestiame: da carne, da latte e da lana. La Murgia offriva ricchi pascoli alle cospicue mandrie di buoi e bufali appartenenti al Tempio. La produzione agricola era destinata al consumo interno delle domus pugliesi; le eccedenze venivano vendute e una parte del ricavato era versato nelle casse della Sede Centrale sotto forma di responsiones. Nella seconda parte del XII sec. i cereali e i legumi pugliesi erano inviati agli insediamenti in Siria i quali, perdendo terreno a vantaggio dei Musulmani, divenivano sempre più dipendenti dall’Occidente per quanto riguardava i rifornimenti.

L’espansione dell’Ordine (tra la seconda metà del XII secolo sino alla fine del XIII secolo) avveniva secondo una logica ben precisa tendente a privilegiare in primo luogo le località costiere per poi procedere verso l’entroterra. Secondo una stima approssimata per difetto, in Italia erano presenti almeno 150 insediamenti appartenenti all’Ordine del Tempio, di questi meno di un terzo si trovavano nella parte meridionale della penisola. La maggiore concentrazione di domus templari, molto probabilmente, era nella terra di Puglia ove, tra l’altro, aveva sede a Barletta, il Maestro Provinciale da cui dipendevano prima tutte le case del Regno di Sicilia e poi della sola penisola. Gli insediamenti dei Templari erano chiamati in Italia “precettorie” o “mansioni” a seconda della loro importanza. Anche in Puglia l’espansione sul territorio delle case templari seguì la dinamica sopra esposta: dagli avamposti sul mar Adriatico i Templari cominciarono a penetrare all’interno del territorio pugliese e, in particolare, nelle fertili pianure della Capitanata nell’entroterra garganico e della Murgia in Terra di Bari.

I Templari iniziarono ad insediarsi a sud del Garigliano probabilmente senza l’appoggio del re normanno di Sicilia. Infatti Ruggero II, alla stessa stregua di suo padre, non era entusiasta delle crociate che potevano danneggiare i proficui rapporti economici esistenti tra la Sicilia e il mondo arabo. Sicuramente dopo il 1139, anno in cui fu raggiunta la pace tra Ruggero II e papa Innocenzo II i Templari ebbero nel Mezzogiorno un clima più favorevole al loro insediamento.