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pacatamente
Due euro a metro quadro per i contadini proprietari dei terreni petroliferi e 200 mila promessi al parlamentare del Pd Salvatore Margiotta per pilotare gli appalti della Total. Questi i due “estremi” di quello che il pm della procura di Potenza, John Woodcock, definisce un “patto corruttivo” su un affare del valore di 15 milioni di euro. L’inchiesta sulle tangenti pagate sugli appalti per l’estrazione di petrolio in Basilicata che ha portato all’arresto, tra gli altri, dell'amministratore delegato di Total Italia, Lionel Levha, ha ricostruito gli accordi che secondo l’accusa avrebbero dovuto privilegiare un gruppo di imprenditori guidato da Francesco Ferrara di Policoro, in provincia di Matera, (anche lui arrestato) grazie a un’intesa con i dirigenti della Total, sui quali avrebbero “fatto pressioni” esponenti politici locali e nazionali.
Proprio Ferrara, scrive il pm nella richiesta di misura cautelare accolta dal gip di Poenza Rocco Pavese, avrebbe promesso 200 mila euro al deputato del Pd Salvatore Margiotta, per il quale è stata chiesta alla Camera l’autorizzazione per gli arresti domiciliari. Margiotta avrebbe fatto valere il suo potere e la sua influenza di parlamentare e di leader del Partito democratico della Basilicata per favorire l'aggiudicazione degli appalti alla cordata capeggiata da Ferrara. In questo senso si sarebbe impegnato a fornire informazioni privilegiate al gruppo di imprenditori e a fare pressioni sui dirigenti della Total, titolare di una delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Val d'Agri. In cambio, i vertici della Total hanno ottenuto “buoni contatti” con la politica e le amministrazioni locali. Contatti che avevano lo scopo, soprattutto, di contenere i costi di concessione. A cominciare dalle somme da riconoscere ai proprietari dei suoli agricoli da destinare, invece, agli impianti estrattivi.
Per raggiungere questo obiettivo i dirigenti della società petrolifera si sarebbero accordati con un un funzionario del Comune di Corleto Perticara, in cui ricadono gran parte dei giacimenti. L’accordo avrebbe “fruttato” condizioni particolarmente vantaggiose per l’esproprio dei terreni. Una sorta di “gioco di sponda” tra la Total e gli enti locali: le procedure di espropriazione sarebbero state avviate dal comune in cambio di una somma compresa tra i 2 euro e i 2,50 euro a metro quadro. Di fronte alle prevedibili proteste dei proprietari, sarebbe scesa in campo la Total con una propria offerta, a titolo di transazione, di 6 euro a metro quadro. Una somma, sottolinea il pm, decine di volte inferiore alle quote di mercato. Ma per i proprietari non vi sarebbe stata via d’uscita.
Nel “patto petrolifero” erano compresi anche altri amministratori locali. Ignazio Tornetta, sindaco di Gorgoglione, in provincia di Matera, avrebbe ricevuto, stando alle accuse, regali in denaro e oggetti preziosi. Anche Tornetta aveva il compito di “mediare” tra i manager della Total e la cordata di imprenditori locali. A pagare il sindaco sarebbe stato sempre Ferrara che, inoltre, avrebbe promesso di affidare ad una società di fatto gestita dal primo cittadino il servizio mensa per gli operai della sua impresa. Altri 200 mila euro, secondo il pm, sono stati versati da Ferrara a Domenico Pietrocola, dirigente dell'ufficio tecnico della Provincia di Matera, che si sarebbe occupato di un appalto per lavori stradali.
Complessivamente, le imprese lucane avrebbero puntato ad aggiudicarsi appalti dalla Total per 15 milioni di euro. E la società petrolifera avrebbe quindi favorito l’aggiudicazione al Centro Oli Tempa Rossa di diversi lavori. Il risultato della gara è stato “garantito” – secondo il pm – da una sostituzione delle buste con le offerte. In cambio tutte le imprese della cordata Ferrara si sarebbero rifornite per cinque anni solo dalla Total di carburanti e oli lubrificanti.
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