Valanga di proteste contro le sanzioni.
Oltre duemila nel mirino: dai viaggi ai cartelli dei gelati
di MATTEO NACCARI
C'È IL RISTORATORE che ha lo zerbino ‘fuorilegge’ e la barista che deve pagare per mettere in bella vista il listino prezzi dei gelati.
Senza tralasciare i tabaccai che si sono ritrovati la multa perché sulla strada hanno l’insegna a ‘t’, prevista per legge.
Oppure i noleggiatori di film, stangati per via delle cassette in vetrina coi titoli degli ultimi blockbuster.
Benvenuti nel mondo della ‘delirium tax’, l’ultimo incubo dei commercianti.
Il pianeta di quelli che come regalo di Natale si sono ritrovati nella buchetta le sanzioni per mancati pagamenti dell’imposta sulla pubblicità.
Peccato che, come denunciano dall’Ascom, nella stragrandissima maggioranza dei casi non si tratti di evasioni ‘clamorose’, sulle insegne o i tendoni, ma per «piccole cose».
Come i cartelli sui quali è impresso il marchio dei prodotti in vendita, in sostanza una ‘pubblicità’ seppur per qualcun altro.
Oltre duemila i negozianti già finiti nel mirino, con sanzioni che vanno da pochi spiccioli a migliaia di euro.
Decine e decine le proteste raccolte dall’associazione di Strada Maggiore.
A chiedere soldi è Gestor, alla quale il Comune ha affidato la riscossione dei tributi.
IN PIAZZA dell’Unità, all’agenzia viaggi Nettuno, il pacco è arrivato martedì.
«Due richieste: una di 1.271 euro, l’altra di 611. Motivo? Cartelli in vetrina con le offerte dei viaggi, ad esempio, sui quali c’era il nome del tour operator» sbotta Albonea Orsi, titolare della attività.
«Credevo fosse un errore, ho chiesto chiarimenti a Gestor, si riferiscono a situazioni passate, del 2006 e del 2007. Vorrei capirci qualcosa, mica potrò continuare a pagare per i pannelli con le vacanze, è questo che vendo».
Chiude: «Prima di adesso nessun problema, pensavo fosse tutto a posto; almeno ci avessero avvertito mi sarei adeguata, togliendoli».
A due passi dalla Nettuno è stato colpita la trattoria Papa Re. «Vogliono 900 euro, 52 solo perché fuori dalla porta ho uno zerbino. E sopra non c’è nulla, nessun marchio, neanche il mio» racconta Dante Casari, proprietario del ristorante. Non basta. «Altri 52 euro sono per gli adesivi sulla porta coi nomi delle carte di credito, forse così pensano che faccia pubblicità: un’esagerazione».
Esagerato quasi come quanto capitato all’Ottica Bolognina, in via Matteotti. «Mi contestano i cartelli con gli occhiali marchiati Ray Ban e Gucci, oltre alle mie insegne: ma io quelle ho già pagate» sottolinea Mauro Trenti, il titolare.
In tasca una multa di quasi mille euro.
SU TUTTE le furie Maria Blaj, titolare dell’osteria bar Aldini, in via di Corticella: dalla Gestor le è piombato in testa un macigno da 3mila euro.
«Si va — spiega — dalle sanzioni per i pannelli coi prezzi dei gelati, marchi Algida e Motta, fino ai cartelloni con le promozioni delle colazioni a prezzi scontati. Sono un sacco di soldi. Poi non capiscono che così abbellisco i muri: senza sarebbero pieni di graffiti. E chi viene a imbiancarli, il Comune?».
Stessa sorte per il suo vicino, il tabaccaio Piero Mattei: «Quasi 500 euro per le insegne, con sopra diverse scritte. Nessuno mi aveva chiesto nulla e ora cosa è cambiato?».
Chiude Gisella Tagliavini dell’erboristeria Natsabe di via Andrea Costa: «Multa da 2mila euro, tra i quali 98 per un tappetino con sopra il nome del negozio, che tra l’altro non era in strada, ma dentro. Come hanno fatto a vederlo? Sono qui da 20 anni, sono sempre stata in regola, adesso mi fanno problemi pure per le decalcomanie».
da: Il Resto del Carlino - ed. Bologna - 16 dicembre 2008