Ragazzi di bottega
Molinaro, De Ceglie, Marchisio & C:. scommesse vinte in caccia dell'Inter
De Ceglie, uno dei migliori contro il Milan (LaPresse)
MILANO — A Vinovo, al centro tecnico bianconero, c'è la galleria delle maglie. Sta nel corridoio che porta dallo spogliatoio dei giovani a quello della prima squadra. È un percorso iniziatico, una specie di educazione sentimentale al successo. I ragazzi guardano i numeri e i nomi di quelli che sono passati da una parte all'altra, che hanno superato quei pochi metri. Non è lo spazio a dare il senso della distanza: è la coscienza dei propri mezzi.
Nella Juve non c'è solo Amauri, il piatto forte del mercato, il pezzo unico. Il futuro è un gioco di investimenti, ma soprattutto un invito alla clonazione. Ecco un Cabrini di Moio della Civitella, un Nedved di Aosta, un Tardelli di Chieri, un Del Piero di Torino (in panchina). Sono i quattro emergenti della Juventus che ha schiantato il Milan grandi firme che non amano le imitazioni. Male. Sono quelli che correvano, con la sfrontatezza tipica dei giovani, mentre gli altri, i giocatori rossoneri con la tecnica appiccicata ai piedi, restavano indietro, arrancavano. Sono i ragazzi di bottega di Madama, cresciuti nel settore giovanile o da questo catturati sul limitare della giovinezza. Forse sarebbero i primi ad avvertire estremo il paragone, ma l'accostamento serve all'idea.
La Juventus, nel gruppo dei ragazzi di bottega della prima squadra, mette (luogo di nascita riferito all'ospedale più vicino): Albin Ekdal (19 anni, Stoccolma); Sebastian Giovinco (21 anni, Torino, il little Del Piero); Claudio Marchisio (22 anni, Torino, nel ruolo di Tardelli), Paolo De Ceglie (22 anni, Aosta, in quello di Nedved), Mohamed Sissoko (Mont St. Aignan, 22 anni), Giorgio Chiellini (Pisa, 24 anni), Cristian Molinaro (Vallo della Lucania, 25 anni, Cabrini). La società, giustamente, sottolinea l'età anagrafica, non necessariamente la «creazione» del giocatore nel laboratorio delle giovanili. Per la Juve — che segue illustri esempi come la cantera del Barcellona o l'Arsenal academy — non è importante solo il campione fatto in casa, ma anche quello chiamato a bottega in età utile.
A impressionare, col Milan, sono stati i presunti rincalzi. Cristian Molinaro e Paolo De Ceglie erano due mancini in competizione, stessa fascia, la sinistra. Così diversi, così uguali. Molinaro viene da una famiglia di insegnanti di Moio della Civitella, è orfano mancato della colonia di campani che un anno fa giocava con la Juve. La compagnia del dialetto stretto (lui, Nocerino, Palladino e Criscito) si è sciolta, ma Cristian è rimasto confermandosi titolare, con le sue manie scaramantiche (il corniciello attaccato alle chiavi, l'ingresso in campo col piede sinistro), con i suoi svaghi (suona la chitarra, è appassionato di videogame). Ha trovato un'intesa tecnica e anche umana con Paolo De Ceglie, valdostano anomalo, anima solare, anche lui figlio di un insegnante di educazione fisica, costretto a una vita domestica dalla bravura in cucina della sua fidanzata Alice. Mentre Cristian faceva la sua trafila nelle giovanili della Salernitana, Paolo cresceva alle porte di casa. Entrambi sono passati, in anni diversi, dal Siena (ex succursale bianconera). I due, da concorrenti, sono diventati una «coppia». Ha detto Molinaro a Hurrà Juventus: «Meglio giocarmi il posto con Paolo che con lo straniero di turno. La società ha puntato su un giovane del vivaio».
Da lì arriva anche il devastante (per il Milan) Claudio Marchisio, che ha cominciato ragazzino come controfigura di Del Piero. Lui, a Tardelli, con tutto il rispetto, preferisce Steven Gerrard. Si è sposato giovane con Roberta ed è tornato, come gli altri, dalle esperienze in provincia (Empoli) a casa «perché se sei della Juve e vai in prestito, l'ideale è sempre quello di tornare». La sua applicazione è la sua forza, il suo motto è: «So che debbo farmi trovare pronto». Paradossalmente, nella Juve dei ragazzi di bottega, non trova spazio quello che più di tutti colpisce la fantasia popolare: Sebastian Giovinco. Colpa del ruolo più che coperto. E ora che De Ceglie ha vinto le primarie come vice Nedved, anche quella strada (tatticamente impervia) si è chiusa. Ma sembravano sbarrate anche quelle di Molinaro, De Ceglie e Marchisio. Lo spazio, però, nella galleria delle maglie si accorcia in un istante.
Roberto Perrone
http://www.corriere.it/sport/08_dice...4f02aabc.shtml
GRAZIE MOGGI