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    Predefinito Sinistra divisa, ma unita nelle lotte

    Alessandro Belmonte, 18 dicembre 2008

    Dibattito


    Da un lato c'è chi spinge per la creazione di un soggetto unico e dall'altro chi crede nella necessità della presenza, anche in Italia, di un partito comunista autonomo. Sono due prospettive lontane tra loro che è bene si concretizzino, perchè è questo il solo modo per costruire l'azione comune



    Dopo l'annunciata e prevedibile (ma non nelle dimensioni) disfatta dell'Arcobaleno, si è aperto un acceso dibattito all'interno della sinistra italiana, iniziato già a partire dall'analisi della sconfitta e proseguito nei congressi dei diversi partiti e nelle fasi successive, per arrivare fino ad oggi.
    Il tratto dominante è nel fatto che la portata della sconfitta ha determinato una radicalizzazione delle posizioni in campo e la discussione si è ben presto trasformata in scontro verbale (ed a volte non solo verbale) determinando la nascita di appelli, associazioni, gruppi, gruppetti che hanno provocato un'ulteriore frammentazione nel già variegato scacchiere della sinistra italiana.
    Altro elemento negativo è che spesso, ma non sempre, tali divisioni non sono apparentemente spiegabili da un punto di vista prettamente politico ed appaiono, ai più, come un inutile tentativo di salvaguardare una presunta posizione di privilegio.
    All'interno di una situazione così complessa un elemento penso abbastanza evidente è l'esistenza, sia pure con differenze di vedute non trascurabili, di due progetti in campo: da un lato chi spinge per la creazione di un soggetto (Partito? Associazione? Cartello elettorale?) unico della sinistra e dall'altro chi crede nella necessità della presenza, anche in Italia, di un partito comunista (rilancio della Rifondazione comunista? Costituente comunista? Unità Prc-Pdci?) autonomo.
    La differenza non è, come qualcuno banalizzando vorrebbe far credere, di carattere esclusivamente identitarie, ma investe la natura stessa del soggetto politico che si vuole creare, il modello di società che esso propone, i riferimenti europei ed internazionali e, non per ultimo, i rapporti con le altre forze democratiche e riformiste (o presunte tali) del nostro paese.
    Non è mia intenzione parteggiare per l'una o l'altra opzione anche se, personalmente, ritengo necessaria la presenza di un unico partito comunista che sia in grado di rappresentare il cuore pulsante della sinistra per evitare quelle che sono le due uscite sbagliate dalla crisi, ovvero un eccessivo moderatismo oppure un inutile massimalismo. Questo, a mio avviso, è l'unico disegno politico sensato ed anche il solo che riesca a restituirmi quel minimo di passione indispensabile per impegnarmi attivamente. Ciò detto, non nego le ragioni di chi ha un opinione a riguardo differente dalla mia.
    L'elemento che manca in questa fase e che sarebbe indispensabile è la chiarezza delle idee e soprattutto il coraggio di perseguirle. Un eccessivo tatticismo, dall'una e dall'altra parte, rischia di creare delle fratture insanabili a partire dalla base e di compromettere definitivamente il dialogo a sinistra una volta che i due progetti si saranno definiti.
    Chi è sicuro delle proprie opinioni non ha bisogno di denigrare quelle altrui. Ecco perché esorto tutte e tutti ad uscire dalla logica che chi persegue un disegno strategico diverso dal suo sia un idiota o, peggio ancora, un traditore.
    Compagne e compagni, vi sembrerà assurdo il mio appello, ma lo lancio lo stesso: vi scongiuro, dividiamoci oggi sulla prospettiva politica. Facciamolo da subito. E' l'unico modo per ritrovarci, dove, come e quando sarà possibile, uniti nelle battaglie comuni.

    http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=10365

  2. #2
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    Predefinito

    la divisione e il la successiva unione in battaglie comuni non può avvenire finché i partiti della ex arcobaleno non smettono di guardare alla propria bandiera e iniziano a guardare ai propri ideali.
    la probabile creazione di due sinistre, deve per forza basarsi sulla scomparsa di verdi, pdci, prc, sd e pcl.
    lasciar morire e superare il proprio partito, dopo che si sono spese forze e denaro è molto difficile.

 

 

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