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  1. #1
    Mé rèste ü bergamàsch
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    Predefinito Bufera su Napoli, raffica di arresti

    Indagine di Dia e carabinieri sulla delibera 'Global service', approvata dal Comune
    in carcere l'imprenditore Alfredo Romeo. Dodici persone ai domiciliari


    Napoli, arrestati 2 assessori Pd
    Indagati anche due onorevoli


    Coinvolti Lusetti (Pd) e Bocchino (An). Intercettato anche l'ex Dc Cirino Pomicino
    I magistrati: "Saccheggio sistematico delle risorse pubbliche"


    http://www.repubblica.it/2008/12/sez...ti-napoli.html

    NAPOLI - E' bufera sulla giunta di Napoli. E' in carcere l'imprenditore Alfredo Romeo, coinvolto nell'indagine sulla delibera 'Global service', approvata dal Comune. Altre 12 persone sono invece agli arresti domiciliari: tra essi due assessori della giunta comunale di Napoli, due ex loro colleghi e un ex provveditore alle opere pubbliche, attualmente al ministero delle Infrastrutture.

    Indagati anche gli onorevoli Renzo Lusetti (Pd) e Italo Bocchino (An). La richiesta di utilizzo delle conversazioni telefoniche dei due parlamentari con l'imprenditore Alfredo Romeo equivarrebbe, infatti, a una informazione di garanzia. Intercettato anche l'ex ministro democristiano Paolo Cirino Pomicino.

    Tutte le persone raggiunte dalle misure cautelari sono accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa degli appalti, abuso d'ufficio e corruzione. I magistrati: "La prospettiva ultima è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche". E lamentano una "fuga di notizie per screditare l'imponente attività investigativa".

    Nel provvedimento 'Global service' era compreso l'affidamento di appalti relativo a manutenzione delle strade e del patrimonio pubblico, nonché la gestione di mense scolastiche. Un affare da 400 milioni di euro, in realtà mai partito. Con il provvedimento, il comune di Napoli intendeva affidare a un unico gestore, come avvenuto in altre città, l'appalto per una serie consistente di lavori pubblici e manutenzioni di competenza del Comune. La delibera fu varata ma il relativo appalto non partì mai, a causa della mancanza di copertura finanziaria.

    Tra i destinatari delle misure cautelari, figurano l'ex assessore alle Scuole, Giuseppe Gambale, l'ex assessore al Bilancio Enrico Cardillo, nonché un ufficiale della guardia di finanza in forza alla Dia, che avrebbe informato l'entourage dell'imprenditore Alfredo Romeo delle indagini in corso. Nell'inchiesta, destinatari a loro volta di misure cautelari figura anche l'assessore Laudadio e l'ex provveditore alle opere pubbliche per Campania e Molise, Mauro Mautone. Nell'ordinanza, infine, vi sono anche Paola Grittani, collaboratrice dell'imprenditore Romeo, e altri nomi vicini allo stesso imprenditore.

    L'operazione è stata condotta dalla Dia e dai carabinieri di Caserta, che hanno eseguito le ordinanze cautelari firmate dal Gip di Napoli, che ha accolto le richieste della Direzione distrettuale antimafia napoletana, guidata dal procuratore Franco Roberti.

    Coinvolto anche Giorgio Nugnes, l'assessore che si è suicidato a fine novembre, e il colonnello della guardia di finanza Vincenzo Mazzucco. L'ufficiale sarebbe stato in servizio fino ad un anno fa alla Dia di Napoli.

    La procura ha disposto il sequestro di tutte le società "direttamente e indirettamente riconducibili a Alfredo Romeo". Società dal valore di "svariate centinaia di milioni di euro". Sequestrati anche l'albergo recentemente inaugurato a Napoli (anch'esso finito al centro dell'indagine) nonché tutti i conti correnti riconducibili a Romeo e al suo nucleo familiare.

    Secondo la Procura di Napoli quella che ha preceduto l'emissione delle ordinanze di custodia cautelare è stata una "perniciosa fuga di notizie strumentalmente utilizzate per screditare l'imponente attività investigativa". Alcuni degli indagati, secondo i magistrati napoletani, in particolare lo stesso Romeo e l'ex assessore all'Istruzione del Comune di Napoli Giuseppe Gambale da un certo momento in poi e in particolare dallo scorso mese di gennaio "sono venuti a conoscenza dell'indagine per effetto di illecite rivelazioni di atti investigativi e a partire da allora, temendo interventi coercitivi da parte dell'autorità giudiziaria, hanno cominciato a realizzare una serie di condotte finalizzate ad inquinare le prove e soprattutto ad attenuare il quadro cautelare a loro carico".

    Funzionale a questo disegno criminoso, secondo la Procura, sarebbe stato il colonnello della guardia di finanza Vincenzo Mazzucco, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, che era in servizio alla Dia di Napoli. E' stata proprio la Dia, braccio operativo della procura di Napoli, nell'indagine Global Service a svelare nome e ruolo della presunta talpa.

    L'ufficiale avrebbe "tentato di incidere maldestramente sull'azione degli organi inquirenti, attraverso clamorose condotte di vero e proprio depistaggio". A lui si sarebbero rivolti Romeo e l'ex assessore Giuseppe Gambale quando nel gennaio scorso "sono venuti a conoscenza dell'indagine per effetto di illecite rivelazioni di organi investigativi".

    Nella vicenda spunta anche il nome dell'ex ministro democristiano Paolo Cirino Pomicino. Il ruolo di Pomicino viene richiamato dai magistrati come "interlocutore di eccezione" dell'imprenditore Alfredo Romeo il quale si sarebbe attivato "nemmeno velatamente" per indirizzare "minacce all'autorità giudiziaria inquirente, di disvelare benefici e favori che nel corso degli anni avrebbe, a suo dire, accordato ad appartenenti al suddetto ordine (la magistratura, ndr)".

    Pomicino - che gli inquirenti ricordano già coinvolto in passato in vicende giudiziarie analoghe proprio insieme con Romeo - dal canto suo "non manca di lanciare 'avvertimenti' altrettanto, se non addirittura più allusivi, minacciandone la pubblicazione in un prossimo venturo libro che intende scrivere, come emerge in conversazioni intercettate in un periodo in cui Romeo era sicuramente a conoscenza delle attività tecniche (le intercettazioni, ndr) a suo carico".

    (17 dicembre 2008)

  2. #2
    Mé rèste ü bergamàsch
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    L'indagine che si è abbattuta sulla giunta partenopea nasce a Caserta
    nell'ambito di un'indagine su illeciti da parte di amministratori di Orta di Atella


    L'inchiesta sul 'Global service'
    da Santa Maria Capua a Napoli


    Intercettate telefonate tra imprenditori locali e Alfredo Romeo
    l'uomo che curava il patrimonio immobiliare napoletano


    http://www.repubblica.it/2008/12/sez...l-service.html

    NAPOLI - L'inchiesta sulla delibera per il 'Global service' del Comune di Napoli nasce a Caserta nell'ambito di un procedimento avviato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere su illeciti di alcuni componenti dell'amministrazione comunale di Orta di Atella. Interessi tra amministratori e imprenditori che hanno al centro l'ex sindaco del comune Angelo Brancaccio, transitato in Consiglio regionale nelle file dei Ds e poi del Pd e arrestato l'anno scorso a maggio.

    Dalle intercettazioni telefoniche sulle sue utenze, sono emersi rapporti con l'imprenditore Gaetano Lampitelli, 48 anni, di Succivo, nel napoletano, a sua volta legato da rapporti di affari a Luigi Cirino Pomicino, le cui utenze telefoniche sono state poste sotto sorveglianza, dopo il suo impegno per l'aggiudicazione a Lampitelli di un appalto da oltre 1 milione nell'ambito della cittadella del 'Polo della Qualità' a Marcianise.

    Pomicino doveva trasferire la sua azienda ad Arzano, e si era rivolto a vari imprenditori per trovare un sito adatto. Uno degli imprenditori in questione era Alfredo Romeo, l'uomo che curava il patrimonio immobiliare del Comune di Napoli. Da qui le intercettazioni sulle sue utenze e la nascita di diversi filoni di indagine per i magistrati napoletani, uno dei quali trasmesso a Roma per i rapporti tra l'imprenditori e appartenenti all'ordine giudiziario di Napoli.

    Il filone nell'ambito del quale oggi sono state eseguite 12 ordinanze di custodia cautelare è quello relativo ai rapporti tra Romeo e amministratori pubblici napoletani e campani, nonché politici di livello nazionale, come Renzo Lusetti e Italo Bocchino, indagati, per l'illecita e sistematica aggiudicazione di appalti di servizi pubblici.

    Nell'ambito di questo filone esiste un ulteriore costola stralciata, che riguarda infiltrazioni dei clan nella realizzazione dei lavori pubblici per la bonifica del bacino del fiume Sarno. Da intercettazioni della Direzione investigativa antimafia sulle utenze del provveditore alle opere pubbliche di Napoli Mauro Mautone, sono emersi contatti con Romeo e le due indagini vengono unificate.

    Proprio qui vengono alla luce gli elementi sul diretto coinvolgimento degli uffici tecnici di Romeo nella stesura della delibera per il 'Global service' che il Comune di Napoli si apprestava a indire, interesse dell'imprenditore di cui già la procura samaritana aveva avuto tracce nelle conversazioni intercettate. In pratica, dicono i pm Vincenzo D'Onofrio e Raffaello Falcone, Romeo ha organizzato un 'comitato d'affari' nel quale vi sono vari tecnici e professionisti, ma anche assessori e pubblici funzionari che in cambio di posti di lavoro, incarichi, consulenze o denaro, gli assicurano l'aggiudicazione di appalti con gare cucite su misura tanto da essere redatte dal suo staff.

    Oltre le intercettazioni, nell'indagine ci sono riscontri documentali e testimoniali. A limare i testi dei capitolati, poi di fatto scritti nelle delibere, era la più stretta collaboratrice di Romeo, Paola Grittani, arrestata oggi, insieme a Guido Russo, anche lui arrestato, docente universitario e presidente dell'Arpa, ma in realtà, per i pm, una sorta di dipendente dell'imprenditore.

    Inoltre parlamentari Bocchino e Lusetti, rispettivamente di An e del Pd, in alcune conversazioni telefoniche esprimono il primo soddisfazione per il ritiro degli emendamenti più problematici al testo della delibera, il secondo sostegno concreto a Romeo per una decisione del Tar che riguarda un suo concorrente. La richiesta di emissione di provvedimenti restrittivi è stata fatta dai pm al gip lo scorso 16 settembre.

    Oltre a quello del Comune di Napoli, nell'inchiesta gli appalti contestati sono il global service della Provincia di Napoli, una gara per la refezione scolastica in città, servizi di pulizia per l'amministrazione provinciale. Le accuse mosse agli arrestati di oggi sono di associazione a delinquere, turbativa d'asta, corruzione, abuso d'ufficio.

    "La prospettiva ultima è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, spesso già di per sè insufficienti a rispondere alla drammatica situazione in cui versano Napoli e la sua provincia. Risorse che vengono veicolate verso l'esclusivo ed egoistico interesse di Alfredo Romeo e delle sue imprese in totale dispregio delle regole fondamentali della buona ed efficiente amministrazione", scrivono i magistrati al gip, nelle richieste di custodia cautelare.

    (17 dicembre 2008)

  3. #3
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    Ecco il Romeo Hotel, l'albergo cinque stelle extra lusso

    http://napoli.repubblica.it/multimedia/home/4056575

    Alfredo Romeo, l'imprenditore arrestato, non c'era l'11 dicembre, alla presentazione del Romeo Hotel, il cinque stelle extra lusso nel cuore di Napoli. Un intero palazzo di via Marina, l'ex edificio che ospitò gli uffici della Flotta Lauro, ristrutturato dalla Tange Associates, società fondata da Kenzo Tange. Costruito su 12 piani, l'hotel offre anche una cantina, una sala per la degustazione di sigari, un sushi bar, un roof garden bar e ben cinque sale conferenze; in un raffinato ambiente si trova il ristorante 'Il Comandante', omaggio proprio ad Achille Lauro (Foto Riccardo Siano)

  4. #4
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    Da centinaia di intercettazioni nasce l'inchiesta di Woodcock e del Capitano Ultimo
    L'accusa: un industriale promise duecentomila euro al parlamentare


    E la Gola Profonda raccontò
    "Appalti spartiti come la vecchia Dc"


    L'ad di Total "Quando si arriva a far vincere Ferrara, la partita è vinta"

    http://www.repubblica.it/2008/12/sez...-woodcock.html

    POTENZA - E' dall'accoppiata di due investigatori che nasce l'inchiesta che sta facendo tremare i palazzi del potere in Basilicata: il pm John Henry Woodcock ed il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, alias "Capitano Ultimo", l'uomo che nel 1993 arrestò il capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina. Sono loro che hanno piazzato decine di microspie in uffici, abitazioni, automobili ed intercettato telefoni, per scoprire il "comitato d'affari" che era sorto attorno all'"oro nero" della Basilicata, principale produttrice di petrolio in Europa. Ed è su queste intercettazioni che è stata costruita l'accusa di pm e investigatori.

    Un'inchiesta partita lo scorso anno che coinvolse l'ex ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ed il fratello, Marco, ex senatore, i cui nomi vennero fuori proprio intercettando l'imprenditore indagato Francesco Ferrara. Gli atti approdarono prima alla Procura di Roma e poi al Tribunale dei Ministri. In quell'indagine una gola profonda aveva rivelato che al ministero dell'Ambiente si era costituto un "comitato d'affari" per "pianificare" gli appalti in Campania, Basilicata e Calabria, per la bonifica dei territori inquinati da ogni tipo di rifiuti. "Un sistema - rivelò la fonte a Woodcock - che ricorda le spartizioni della vecchia Democrazia Cristiana". E così, indagando su Francesco Ferrara, si sono intercettate le conversazioni che hanno adesso coinvolto l'onorevole Margiotta, i vertici della Total e gli altri imprenditori e politici locali.

    Tra le numerosissime intercettazioni telefoniche ed ambientali trascritte negli atti dell'inchiesta della Procura di Potenza (oltre 500 pagine), ve n'è una che - secondo gli inquirenti - proverebbe la tangente da 200 mila euro che sarebbe stata promessa dall'imprenditore Francesco Ferrara al deputato del Pd Salvatore Margiotta.

    Il colloquio si svolge il 21 dicembre dello scorso anno tra l'imprenditore e una sua amica.

    Ferrara: "Alla gara d'appalto partecipano otto società e bisogna vedere quali sono i punteggi che verranno assegnati. Mi hanno detto apriamo le otto buste, cioè le prime otto, apriamo l'offerta di tutti... chi sta nella media... sopra la media...".

    L'amica: "Ho capito".

    Francesco Ferrara non sembra tranquillo sulle modalità dell'assegnazione dei punteggi e più avanti, sempre conversando con la sua amica, parla di un colloquio avuto con un'altra persona proprio sulla questione dei punteggi, racconta alla donna quello che lui ha detto al suo interlocutore.

    Ferrara: "... Salvato', io voglio il lavoro, lo voglio. Io ti devo portare 200 mila euro il giorno in cui mi assegnano definitivamente e tu lo sai come sono io...".

    L'imprenditore cita nel colloquio con la sua amica solo il nome "Salvato'", ma per gli inquirenti, in base anche ad altri elementi acquisiti nell'inchiesta, non ci sarebbero dubbi: "Quel Salvatò - scrive il pm Woodcock - è riferito proprio al deputato del Pd Salvatore Margiotta".

    Il giorno precedente, il 20 dicembre 2007, nella sede di Potenza della Total Italia si discute degli appalti per le estrazioni petrolifere. L'ipotesi dell'accusa è che in quella sede sia stato deciso di sostituire una delle buste contenente l'offerta perché la gara fosse vinta dall'imprenditore Francesco Ferrara.

    Lionel Levha
    parla con Roberto Pasi e Roberto Francini: "La busta D (relativa alla gara d'appalto, ndr), dì che la cambino".

    Francini: "Ma chiaramente".

    Levha: "Ok?".

    Francini: "Chiaramente".

    Levha: "E bisogna che si faccia".

    Francini: "Chiaramente".
    (omissis) Levha: "Quindi bisogna in effetti che tu abbia accesso alla chiave e alla cassaforte, me ne occupo".

    Francini: "Ti occupi tu di tutto questo".

    Levha: "Sì, sì, allora, ti dirò come, non so".

    Più avanti, nella conversazione, interviene anche Pasi, al quale si rivolge Levha.
    Levha: "Quando si arriva a far vincere Ferrara, è vinta".

    Questa frase, secondo l'accusa, indica "inequivocabilmente" l'accordo illecito che era stato definito tra i dirigenti della Total e l'imprenditore Ferrara per l'aggiudicazione dell'appalto per il Centro oli di Tempa Rossa all'associazione temporanea di imprese guidata dallo stesso Ferrara. "E' uno scenario - è scritto nell'ordinanza del gip Rocco Pavese - nel quale il pagamento di un prezzo, più o meno alto, in danaro o in altre utilità, versato sistematicamente per remunerare i favori ricevuti, costituisce la regola aurea". Uno scenario dominato dal mercato occulto della corruzione nel quale - come in ogni mercato - i protagonisti, e cioè imprenditori, politici, pubblici funzionari, intermediari specializzati, concludono scambi offrendo ciascuno la propria merce".

    (17 dicembre 2008)

  6. #6
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    Nelle intercettazioni degli inquirenti la prova di una "struttura organizzata unitaria"
    Destra e sinistra avrebbero aiutato Alfredo Romeo in una "ottica di contiguità"


    Bocchino (An): "Siamo un sodalizio"
    I pm: "Commistione impressionante"


    Secondo i pm l'imprenditore riceveva "illecito sostegno" anche da Lusetti del Pd
    il parlamentare del centrosinistra si adoperò presso il Tar per l'appalto di Roma



    A sinistra Renzo Lusetti del Pd e il parlamentare del Pdl Italo Bocchino

    http://www.repubblica.it/2008/12/sez...-bocchino.html

    NAPOLI - "Quindi poi ormai...siamo una cosa...quindi...consolidata, un sodalizio, una cosa solida...una fusione di due gruppi". Così il parlamentare del Pdl Italo Bocchino si rivolge all'imprenditore Alfredo Romeo, in una telefonata ritenuta assai significativa dai pm che indagano sulle presunte irregolarità negli appalti del Comune di Napoli.

    I magistrati sostengono l'esistenza di una "struttura organizzata unitaria" in una "ottica di contiguità, stabile comunanza e reciprocità di interessi che lega tra loro molti degli indagati". Nella conversazione intercettata vi è la dichiarazione di "un soddisfatto Bocchino - commentano i pm - all'esito del ritiro degli emendamenti più 'fastidiosi' proposti dal gruppo consiliare di An con riferimento alla delibera avente ad oggetto il progetto Global Service".

    Secondo i pm l'imprenditore Alfredo Romeo riceveva "illecito sostegno", "analogo" a quello che gli sarebbe stato offerto dal parlamentare del Pdl Italo Bocchino, anche dall'onorevole Renzo Lusetti del Pd. Lusetti, secondo i magistrati, "si è adoperato per consentire all'imprenditore il proseguimento dei propri fini illeciti nel settore degli appalti, sia nella città di Napoli che nella città di Roma, in questo secondo caso intervenendo presso esponenti del Consiglio di Stato per sostenere Romeo nell'atto di appello interposto contro una decisione del Tar favorevole a una impresa concorrente".

    Secondo i magistrati "commistione impressionante tra politici di ogni colore e provenienza, organi istituzionali, pubblici funzionari, appartenenti alle forze di polizia, appartenenti alle forze di polizia".
    Tutti "convergenti - scrivono i pm - a soddisfare le più diversificate pretese dell'imprenditore, autocompiacendosi e grossolanamente di se stessi e dei risultati conseguiti".

    La prova starebbe nelle parole di un assessore, coinvolte nell'inchiesta ma di cui non viene diffuso il nome, che si rivolge soddisfatto a Romeo: "Eh guagliò, si nu grande...tieni nu grande amico assessore". La conversazione intercettata, dicono gli inquirenti, mostra "un esaltato assessore comunale nel parlare con Romeo dopo che è stato raggiunto l'obiettivo dell'approvazione del progetto Global Service per la manutenzione delle strada di Napoli nel senso voluto dall'imprenditore".

    Romeo, aggiungono i magistrati, 'pilotava' l'appalto del global service per la manutenzione delle strade di Napoli, ottenendo una griglia blindata per la gara in modo da vincerla. La prova starebbe anche in una conversazione telefonica tra lui e l'ex assessore alla viabilità e alla Protezione civile Giorgio Nugnes, morto suicida. "No, se non fosse così io non posso partecipare", diceva Romeo. Nugnes gli assicurava che avrebbe potuto soddisfare le sue richieste, perché, "figurati, io non tengo nessun problema".

    (17 dicembre 2008)

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    Poveri meridionali...

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    Poveri un cazzo

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    http://corrieredelmezzogiorno.corrie...90819897.shtml


    in Italia un patrimonio immobiliare stimato in circa 48 miliardi di euro

    Romeo story, ecco l'immobiliarista
    che fa tremare i Palazzi del potere


    Il gruppo si occupa delle case di MILANO , Venezia e Roma dove effettua anche la manutenzione delle strade cittadine

    Case popolari



    NAPOLI — Avrebbe dovuto segnare il suo trionfo, rischia di diventare il simbolo della sua sconfitta. L'undici dicembre Alfredo Romeo ha inaugurato l' albergo extralusso che ha costruito in via Cristoforo Colombo, nel vecchio palazzo della flotta Lauro. Sindaca ed amministratori si sono ben tenuti lontani. La compagnia di questo imprenditore, nel bel mezzo dei veleni suscitati dalle anticipazioni dell'inchiesta sul Global Service, era molto molto imbarazzante. Come in passato.
    Proprio come nel 1993. Alfredo Vito, «mister centomila voti», ammette di avere ricevuto da Romeo 4 miliardi di lire. L'imprenditore sarà condannato in appello per corruzione a 2 anni e 6 mesi. La sentenza non diventerà mai definitiva: il 2 ottobre 2000 è prescritta in Cassazione. Esce indenne anche dall'inchiesta per corruzione che lo coinvolgerà due anni più tardi, con due funzionari del Comune di Napoli.
    Nel 2001 Romeo è di nuovo nell'occhio del ciclone. Vigilia di voto per il Comune. Rosa Russo Iervolino fa del contrasto all'imprenditore, che gestisce dal 1998 l'intero patrimonio immobiliare napoletano, uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale. Non andrà proprio così. Nel 2005 scade il contratto col Comune per la gestione di 23.457 alloggi. La giunta rinnova l'affidamento a Romeo per altri 7 anni, senza passare per il consiglio comunale. La proposta di delibera è dell'assessore al Patrimonio Ferdinando Balzamo. La squadra della Iervolino ratifica all'unanimità. A Romeo — che nel 2003 aveva anche vinto un contenzioso amministrativo con l'amministrazione — quella delibera frutta 7.627.425 euro all'anno, dal 2005 al 2012. Lui, in cambio, s'impegna a gestire il patrimonio immobiliare del Comune: inventario, mappatura, predisposizione e riscossione dei contratti di affitto, manutenzione ordinaria e straordinaria. «Per quest'ultima il Comune investe ogni anno 15 milioni di euro», quantifica il consigliere comunale Nino Funaro. Economicamente, il nuovo contratto tra palazzo San Giacomo e Romeo non offre novità, rispetto a quello stipulato nel 1998. L'immobiliarista, però, si impegna a velocizzare il call center, ad ampliare l'operatività degli sportelli decentrati, a «migliorare l'interfacciamento tra il Comune e il Gestore (sic)», «a migliorare la reportistica sull'attività manutentiva». Che ci sia riuscito è opinabile, se si dà credito alle lamentele degli inquilini che protestano per disguidi e pessima manutenzione. Che ce ne fosse bisogno è certo.
    Già nel 2006, ben prima della nuova indagine annunciata dai quotidiani, la Corte dei Conti dedica una relazione alla gestione del patrimonio immobiliare campano, nella quale non mancano accenti critici verso Romeo. «Dall'esame complessivo della gestione dell'edilizia pubblica residenziale », scrivono i giudici contabili 27 mesi fa, «è emersa la necessità di una maggiore attenzione alla cura ed alla conservazione del patrimonio immobiliare». A Napoli rilevano un tasso di morosità pari al 41%. Romeo presenta le sue controdeduzioni, fa notare che migliaia di alloggi sono oggetto di contenzioso e va avanti verso altri traguardi. Il Comune di Napoli gli affida nel 2006 la vendita di 2.351 unità immobiliari, localizzate in 369 fabbricati. Gli inquilini hanno facoltà di esercitare il diritto di priorità. L'operazione, denuncia il sindacato inquilini il 6 febbraio, procede con enormi ritardi. «Nonostante i solenni e roboanti annunci dell'assessorato al Patrimonio e della società di gestione — lamenta Antonio Giordano, il segretario provinciale del Sunia — ancora non una sola lettera è giunta ai circa 13.000 inquilini del patrimonio pubblico interessato dal piano di dismissione».
    Va avanti invece speditamente il consolidamento del gruppo: nel 2007 impiega più di 500 persone e controlla un patrimonio da 48 miliardi. Gestisce case a Milano, a Venezia ed a Roma. Si occupa della manutenzione delle strade capitoline, ma recentemente il sindaco Alemanno ha interrotto il rapporto. Sembra trascorso un secolo da quel lontano settembre 1991, quando il Tar bloccò la delibera del Comune di Napoli che, nel 1989, affidava a Romeo la gestione del patrimonio immobiliare per 6 anni e 97 miliardi di lire.
    Fabrizio Geremicca
    05 dicembre 2008(ultima modifica: 17 dicembre 2008)




    INDIPENDENZA

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    http://milano.corriere.it/milano/not...29969843.shtml


    L'inchiesta partenopea sugli appalti pubblici ha un risvolto meneghino

    Alfredo Romeo, arrestato a Napoli, gestisce le case popolari di Milano

    Lega: adesso stop al contratto . Gallera: non gettate fango. Il Pd: da tempo chiediamo più controlli. Alfredo Romeo (Fotogramma) MILANO - La pietra arriva sotto forma di interrogazione al sindaco, Letizia Moratti. Porta la firma del capogruppo della Lega, Matteo Salvini: «Chiediamo al sindaco di rescindere immediatamente il contratto con Romeo per la gestione delle case popolari di Milano». Ma Salvini è anche deputato, e ha presentato un'analoga interrogazione al governo: «Per chiedere ai ministeri competenti chiarimenti in merito alle attività attualmente gestite a livello nazionale da suddetto imprenditore, con particolare riferimento alla gestione di parte del patrimonio immobiliare del Comune di Milano».
    Le vicende giudiziarie di Napoli arrivano a Milano. L'arresto dell'imprenditore Alfredo Romeo, titolare della Romeo Service, implicato nell'inchiesta sull'appalto per la manutenzione delle strade e del patrimonio pubblico napoletano, trovano un'appendice meneghina. Romeo, assieme ad Edilnord e a Gefi, gestiscono 30 mila case popolari del Comune. Un appalto diviso in tre lotti dell'ottobre 2003 che andrà a scadenza a fine 2009. La Lega chiede che Palazzo Marino riprenda direttamente in mano la gestione delle case popolari. Ma la presa di posizione del Carroccio provoca una profonda spaccatura nella maggioranza del centrodestra e l'irrisione da parte del centrosinistra.
    A rispondere a Salvini è il capogruppo azzurro, Giulio Gallera: «Salvini non getti ombre e fango su questa amministrazione. Ma siamo impazziti? C'è un appalto in essere e nessuno ha contestato la regolarità dell'appalto. Il giudizio sulla gestione, di massima, è positivo. Valuteremo alla fine. Ma oggi non esiste nessun motivo per dire che Romeo non abbia gestito in maniera regolare l'appalto». Anche An prende le distanze dalla Lega. Con minore virulenza rispetto a Forza Italia. «Il tema dei gestori va rivisto a prescindere dalle vicende giudiziaria — attacca il capogruppo Carlo Fidanza —. Ci sono diversi elementi di criticità per arrivare a una revisione complessiva. Non ne farei una questione solo di Romeo. E quindi ritengo che quando scadrà il contratto si riveda tutto».
    «Ma di che parla il leghista, Matteo Salvini — attacca il Pd, con Carmela Rozza, esperta dei problemi della casa —. Dov'era Salvini, quando con una mozione abbiamo chiesto al sindaco e alla giunta di controllare i bilanci di tutti e tre i gestori? Il Comune non è mai venuto in aula per darci una risposta. E per di più ha approvato i bilanci delle tre società». La Rozza spiega anche che il Pd ha chiesto di rivedere l'appalto perché crea disparità tra gli inquilini. C'è chi paga più e chi paga meno, in base a quale società ha vinto il lotto. E sulle vicende giudiziarie di Romeo? «E allora si decida che tutti coloro che hanno problemi con la giustizia in tutto il territorio non possano assumere appalti con il Comune».
    Maurizio Giannattasio
    18 dicembre 2008

    INDIPENDENZA

 

 
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