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    Mé rèste ü bergamàsch
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    Predefinito L'appello dei sindaci padani

    L'appello dei sindaci padani: il federalismo è l'unica via

    di Marco Alfieri

    L'appello dei sindaci padani: il federalismo è l'unica via - Il Sole 24 ORE

    «Abbiamo urgenza di un polo per l'infanzia: asilo nido e scuola materna. In cassa c'è un milione e mezzo ma non posso usarlo per colpa del patto di stabilità. Col federalismo fiscale, vedrete, cambierà tutto: ce l'hanno detto in tanti...». La verità è che, con la crisi e l'euro da salvare, «si rischia di rinviarlo alle calende greche». Valerio Moro è il sindaco leghista di Brignano Gera d'Adda, paesino di nemmeno 6mila anime nella bergamasca, niente di più distante da un pasdaran in camicia verde: «Solo che a queste condizioni è davvero dura», ammette. Sembra che «più sei virtuoso, e più ti legano le mani». Ovviamente «parlo del mio paese ma potrei raccontarvi di decine di colleghi», distillato di quei 374 comuni soprattutto lombardo-veneti governati dal Carroccio che oggi sbuffano dietro la diplomazia obbligata dei big padani al governo. Dietro gli imbarazzi dei neo governatori, costretti ad abbozzare davanti a una crisi che potrebbe allontanare l'applicazione del federalismo fiscale, la madre di tutte le riforme.

    Troppe incognite per non preoccupare i tanti Valerio Moro padani. «E poi i distinguo di Gianfranco Fini, l'affondo della Cei, le resistenze dell'ala meridionalista del Pdl, le parole del presidente Napolitano e le prudenze del Tesoro alle prese con l'incertezza che provocherebbe nei mercati, sui titoli di stato, una riforma che delocalizza i tributi», annotano da via Bellerio. A metà aprile i sindaci di 400 piccoli comuni lombardi erano già scesi in piazza a Milano, per restituire la fascia tricolore. Erano quasi tutti sindaci della Lega e quasi tutti di comuni virtuosi, stremati dai tagli orizzontali del governo amico. A guidarli c'era Attilio Fontana, presidente di Anci Lombardia. «Se davvero stiamo andando verso un futuro alla greca come dicono - tuona il sindaco di Varese - discutiamo insieme eventuali tagli ma a due condizioni: il governo ci faccia vedere i conti e ci siano pari condizioni per tutti. Ci siamo stancati che si continuino a ripianare le sanità del sud, i dissesti di Palermo e Catania, i rifiuti campani e la malagestione di Roma capitale e dei suoi ministeri. Altrimenti - chiosa Fontana - mi viene il dubbio che la crisi e la necessità di blindare i conti pubblici siano l'ennesima scusa per non fare il federalismo fiscale…». Già oggi i comuni lombardi ricevono meno trasferimenti pro capite rispetto alla media nazionale: 30 euro versus 80. Meno 11% nel quinquennio 2004-2008 (media nazionale -7,6%), nonostante la crescita della spesa corrente sia stata più contenuta (3,3% vs 5%). Il risultato è un taglio degli investimenti di 40 euro pro capite (-14%) nella regione locomotiva d'Italia.

    Dalla Lombardia al Veneto di Zaia la musica se possibile peggiora. «Vogliamo capire che la crisi di bilancio nasce proprio dalla spesa pubblica incontrollata del sud, spesso utilizzata per alimentare parassitismo e malaffare?», si scalda il sindaco padano di Vittorio Veneto, Toni Da Re. «Io le regole le rispetto, altri no. Quante storie: si vada avanti subito col federalismo fiscale, è l'unica medicina, altrimenti…». Altrimenti per molti sarà il baratro. Dal 2003 al 2009 i trasferimenti statali ai comuni veneti sono diminuiti del 23%, la spesa dello Stato dell'11% (pro capite). Mentre il residuo fiscale è schizzato da 11 a 18 miliardi. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e appunto Veneto danno in "solidarietà" al resto del paese qualcosa come 56 miliardi l'anno (+40% nel quinquennio 2002-2007). Il che significa pochissimi soldi che restano per infrastrutture e servizi sociali. «Da anni i nostri cittadini pagano sotto forma di minori servizi l'inefficienza dei servizi pubblici delle regioni meridionali», ammettono da Anci Veneto. «Solo un serio federalismo fiscale potrà coniugare solidarietà, responsabilità ed efficienza della spesa pubblica. Ma, visti i chiari di luna, siamo preoccupati». In fondo l'Italia, centauro tra un nord che assomiglia alla Germania e un meridione pericolosamente alla Grecia, incorpora da anni le contraddizioni scoppiate in questi giorni dentro Eurolandia.

    Anche chi non è leghista, come il portavoce dei sindaci veneti per il 20% dell'Irpef, Antonio Guadagnini, critico del federalismo alla Calderoli perché «troppo centralista», riconosce che la spesa erogata dal centro è circa la metà delle tasse versate. «Rispetto all'Irpef pagata dai veneti, ci ritorna in trasferimenti appena un 4-5%. Come si fa?». Nel comune in cui Guadagnini era vicesindaco, Crespano del Grappa, due scuole hanno problemi di staticità. «Ci vogliono 3 milioni per i lavori, la Regione ha stanziato 800mila euro. Ma il resto, dove andiamo a prenderlo?».

    POSIZIONI A CONFRONTO

    1 - Fontana: stanchi dei continui aiuti al Sud

    Il sindaco di Varese teme che la crisi e la necessità di blindare i conti pubblici «siano l'ennesima scusa per non fare il federalismo fiscale». Siamo stanchi, aggiunge, «di vedere ripianati le sanità del sud, i dissesti di Palermo e Catania e i rifiuti campani»

    2 - Guadagnini: l'Irpef pesa ma trasferimenti scarsi

    Il portavoce dei sindaci veneti per il 20% dell'Irpef critica il federalismo targato Calderoli «troppo centralista» e riconosce che la spesa versata dal centro è la metà delle tasse versate. «Rispetto all'Irpef pagata dai veneti, ci torna in trasferimenti un 4-5 per cento»

    3 - Da Re: sui conti incide la spesa «malata»

    Per il primo cittadino di Vittorio Veneto il federalismo fiscale «è l'unica medicina» da portare avanti. «Vogliamo capire – attacca – che la crisi di bilancio nasce proprio dalla spesa pubblica incontrollata del sud che genera parassitismo e malaffare?»

    Giovedí 13 Maggio 2010
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  2. #2
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    Predefinito Rif: L'appello dei sindaci padani

    Fisco, la Lombardia ogni anno «regala» 42 miliardi allo Stato

    FEDERALISMO. L'indagine dell'ufficio studi del Cgia di Mestre evidenzia pesanti differenze tra le regioni. Record assoluto anche nel Nord. E dal 2002 al 2007 le risorse non investite sul territorio lombardo aumentate del 47%.



    Bresciaoggi.it - Notizie, Cronaca, Sport, Cultura su Brescia e Provincia

    Devolution, decentramento, sussidiarietà. Se ne parla da così tanto tempo che il federalismo fiscale, di cui questi termini scandiscono in qualche modo le tappe d'approdo, sembra già qui. Una realtà presente. Invece non è così. La realtà, in attesa che il federalismo fiscale - una delle riforme prioritarie per il governo - venga varato davvero, è molto diversa. Identica se non «peggiore» di quella che ha fatto nascere l'esigenza di gettare le basi di questa riforma.

    Ed è una realtà di profonda differenza tra Nord e Sud, in termini di «dare e avere» tra le regioni e lo Stato. Lo dice il Cgia di Mestre che in uno studio appena realizzato sul residuo fiscale nel 2007, evidenzia ancora una volta che solo cinque regioni in Italia vantano un residuo attivo, ossia danno all' amministrazione statale (in termini di imposte, tasse e contributi) molto di più di quanto ricevono (sotto forma di trasferimenti e di servizi pubblici). E che queste regioni sono quasi tutte del Nord: Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. L'eccezione «attiva» è il Lazio, i cui dati risentono sensibilmente della presenza della capitale. E tra queste regioni la più «solidale», quella cioè che manda allo Stato centrale la quota più consistente di risorse, è la Lombardia.

    Ma ecco il dettaglio così come elaborato dall'Ufficio studi dell'associazione mestrina: il Piemonte (+1,219 miliardi di euro), la Lombardia (+42,574 mld di euro), il Veneto (+6,882 mld di euro), l'Emilia Romagna (+5,587 mld di euro) e il Lazio (+8,720 mld di euro).

    IN ALTRI TERMINI, si può dire che la Lombardia, soprattutto, spende sul territorio meno di quanto introiti e che la differenza, appunto quei 42 miliardi e mezzo, entrano nel vortice centripeto della fiscalità statale e vanno a finanziare regioni che invece presentano saldi più o meno in rosso. «Ma da questa analisi - commenta il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - emerge che non sono solo i territori del Sud a beneficiare dei flussi finanziari tra lo Stato e Regioni, ma anche alcune importanti realtà del Centro Nord ed in particolar modo quelle a statuto speciale».

    MA COME accennato all'inizio a colpire è anche che il residuo fiscale è aumentato e non diminuito tra il 2002 e il 2007. In Lombardia del 47 per cento, in Piemonte del 33 per cento e in Veneto del 32 per cento. Incrementi che sono altrettanti argomenti a favore di coloro che nel Nord, e non solo, invocano un'accelerazione sul federalismo fiscale. Ma rovesciando la classifica, quali sono le regioni che invece percepiscono dallo Stato più di quato danno? Le situazioni di maggior passivo sono quelle della Sicilia che ha un residuo fiscale negativo di quasi 22 miliardi, la Campania -17 miliardi e la Puglia -13 miliardi.

    E LE ALTRE REGIONI? La Toscana presenta un deficit pari a -776 milioni di euro, mentre per la Liguria il residuo fiscale è anch'esso negativo e si attesta sui 3,304 miliardi di euro. Con il segno meno anche le realtà a Statuto speciale come il Trentino Alto Adige (-2,177 miliardi di euro), il Friuli Venezia Giulia (-2,104 miliardi di euro) e la Valle d'Aosta (-617 milioni di euro).

    Eugenio Barboglio
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

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    Predefinito Rif: L'appello dei sindaci padani

    I soldi del Nord all’Italia: oltre 50 miliardi l’anno

    Lombardia, Veneto e Piemonte versano allo Stato molto più di quanto ricevono. In debito Sud e regioni a Statuto speciale. Formigoni: "E' un'ingiustizia intollerabile, va corretta dalle nuove riforme". Lo studio della Cgia di Mestre è riferito agli ultimi dati disponibili

    I soldi del Nord all’Italia: oltre 50 miliardi l’anno - Interni - ilGiornale.it del 13-05-2010

    Oltre cinquanta miliardi di euro all’anno: questa la cifra che il Nord devolve, a titolo di «solidarietà», al resto del Paese. Che sale a oltre 56 miliardi, se al «triangolo» Piemonte, Lombardia e Veneto aggiungiamo anche l’Emilia Romagna. È il risultato di uno studio curato dalla Cgia di Mestre, che si riferisce al 2007 (ultimo dato disponibile). Non solo: «La sorpresa che emerge da questa analisi non è tanto quella appena descritta - spiega il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - quanto il fatto che a beneficiare dei flussi finanziari tra Stato e Regioni non sono solo i territori del Sud, ma anche alcune importanti realtà del Centro Nord e in particolar modo quelle a Statuto speciale», leggi Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta.

    Per capire come questo avvenga, occorre partire dal concetto che sta alla base dello studio della Cgia, quello di residuo fiscale. Ovvero, la sintesi ultima di tutte le analisi relative ai rapporti finanziari tra centro e periferia e tra Nord e Sud del Paese: è dato infatti dalla differenza tra tutte le entrate (imposte, tasse e contributi) che le amministrazioni pubbliche - intese come insieme di Stato centrale, Regioni ed enti locali - prelevano da un determinato territorio e le risorse che in quel territorio vengono spese, sotto forma, per fare alcuni esempi, di investimenti in opere pubbliche, servizi pubblici, servizi generali della pubblica amministrazione. In sintesi, una Regione presenta il residuo fiscale attivo quando dà alle amministrazioni pubbliche più di quanto riceve: viceversa, quando il residuo è passivo, significa che il rapporto fra dare e avere con lo Stato centrale è a vantaggio della Regione. In Italia, solo cinque Regioni presentano un residuo fiscale attivo: sono il Piemonte (+1,219 miliardi), la Lombardia (+42,574 miliardi), il Veneto (+6,882 miliardi), l’Emilia Romagna (+5,587 miliardi) e il Lazio (+8,720 miliardi), che però risente della presenza della capitale.


    Tutte le altre sono in passivo, ovvero incassano più di quel che danno: la Toscana, ad esempio, presenta un deficit del residuo fiscale pari a -776 milioni di euro e la Liguria presenta un residuo negativo per 3,304 miliardi. Stessa situazione per le Regioni a statuto speciale: Trentino Alto Adige (-2,177 miliardi), Friuli Venezia Giulia (-2,104 miliardi) e Valle d’Aosta (-617 milioni di euro). Ancora più elevate le cifre al Sud: in Sicilia è il residuo fiscale passivo è -21,713 miliardi, in Campania si attesta a -17,290 miliardi e in Puglia a -13,668 miliardi di euro.

    «Ma la cosa più preoccupante e fortemente sentita dai cittadini del Nord - conclude Bortolussi - è l’aumento del residuo fiscale registrato tra il 2002 e il 2007: in Lombardia è aumentato del 47%, in Piemonte del 33% e in Veneto del 32%. Incrementi che con un serio federalismo fiscale dovrebbero diminuire». E il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, commenta: «L’ho sempre definita ingiustizia fiscale, denunciando con forza nell’ultimo decennio la netta sproporzione fra lo sforzo tributario sostenuto dai cittadini lombardi e le risorse che vengono impegnate dallo Stato in Lombardia. È una situazione non più tollerabile: Regione Lombardia ha lavorato perché nella legge delega sul federalismo fiscale approvata dal Parlamento vi fosse una diminuzione di questa sproporzione. È quindi importante che i decreti attuativi della Legge delega attuino questi principi».
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

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    Predefinito Rif: L'appello dei sindaci padani

    Cgia, il «sacco del Veneto» in cifre. Sette miliardi al Paese tutti gli anni

    Bortolussi: ma la sorpresa è che Friuli e Trentino incassano

    Cgia, il «sacco del Veneto» in cifre Sette miliardi al Paese tutti gli anni - Corriere del Veneto

    MESTRE — Sulla falsariga delle conclusioni di Luca Ricolfi, autore de «Il sacco del Nord», saggio sul federalismo e la giustizia fiscale, il quale conclude che oltre 50 miliardi ogni anno se ne vanno ingiustificatamente dalle regioni settentrionali, anche la Cgia di Mestre elabora il suo dato e, ieri, lo ufficilizza: Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna danno al resto del paese oltre 56 miliardi di euro all’anno. Secondo l’analisi dell’ufficio studi mestrino solo cinque regioni presentano il residuo fiscale attivo, ovvero danno molto di più alle Amministrazioni pubbliche (in termini di imposte, tasse e contributi) di quanto ricevono (sotto forma di trasferimenti e di servizi pubblici): sono Veneto (+6,882 mld di euro), Piemonte (+ 1,219), Lombardia (+42,574), Emilia Romagna (+ 5,587) e Lazio (+8,720). Il residuo di quest'ultima regione, a differenza delle altre, risente della presenza della capitale. La stima è relativa all'anno 2007.

    «La sorpresa che emerge da questa analisi non è tanto questa - commenta il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - ma il fatto che non sono solo i territori del Sud a beneficiare dei flussi finanziari tra lo Stato e Regioni, ma anche alcune importanti realtà del Centro Nord ed in particolar modo quelle a Statuto speciale». Infatti, la Toscana presenta un deficit del residuo fiscale pari a -776 milioni di euro (vale a dire che nel rapporto tra dare e avere con lo Stato centrale, i toscani ci guadagnano); stessa conclusione per la Liguria il cui residuo fiscale è anch'esso negativo e si attesta sui 3,304 miliardi. Le cose vanno benone anche per le realtà a Statuto speciale come il Trentino Alto Adige (-2,177), il Friuli (-2,104) e la Valle d'Aosta (-617 milioni). Al Sud i record: in Sicilia il residuo fiscale è pari a -21,713 miliardi, in Campania si attesta a -17,290 e in Puglia a -13,668. «Ma la cosa più preoccupante e fortemente sentita dai cittadini del Nord - conclude Bortolussi - è l'aumento del residuo fiscale registrato tra il 2002 e il 2007. Ebbene, in Lombardia è aumentato del 47%, in Piemonte del 33% e in Veneto del 32%. Incrementi che con un serio federalismo fiscale in grado di coniugare solidarietà, responsabilità ed efficienza della spesa pubblica, dovrebbero diminuire».

    E sembra davvero di sentir parlare il professor Ricolfi. Ma siccome questo è il tempo delle statistiche sul federalismo, oltre al docente torinese e all’Ufficio Studi mestrino ecco spuntare anche un commercialista veronese appassionato dell’argomento, Federico Grigoli, che ha rileborato i dati pubblicato in marzo dall’Istat nel volume «Noi Italiani», al quale il quotidiano Libero ha dato ieri ampio risalto. Grigoli ha calcolato la spesa pro-capite statale regione per regione. Da questo quoziente il Veneto risulta il territorio più virtuoso: 7.193 euro a persona, contro i 17.557 della Valle d’Aosta, la più spendacciona, seguita dal Trentino Alto Adige (13.521), dal Friuli Venezia Giulia (11.603), a ulteriore conferma della particolarità delle regione a Statuto speciale.

    13 maggio 2010
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

  5. #5
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    Predefinito Rif: L'appello dei sindaci padani

    Il sacco del nord. Saggio sulla giustizia territoriale



    Il sacco del nord. Saggio sulla giustizia territoriale - Ricolfi Luca - Libro - IBS - Guerini e Associati -

    Esiste un modo rigoroso per distinguere fra il reddito che un territorio produce e quello che riceve? Qual è il credito (o il debito) di ogni regione nei confronti di tutte le altre? A che cosa è dovuto l'eventuale debito? Troppa evasione fiscale? Troppa spesa pubblica? Troppa inefficienza nell'erogazione dei servizi? Se il federalismo dovesse fare sul serio, ossia attuare davvero qualche principio di giustizia territoriale, come cambierebbe la distribuzione delle risorse fra le regioni italiane? Per rispondere a queste e ad altre domande essenziali è necessario ricostruire dalle fondamenta la contabilità nazionale. Servono lenti nuove, per guardare l'Italia senza le lacune e le zone cieche della contabilità ufficiale. Ed è precisamente questo che fa la contabilità nazionale liberale, uno schema di analisi che riprende la distinzione classica tra settore produttivo e settore improduttivo dell'economia. Sulla base di questo schema e di un'immensa quantità di dati, raccolti non solo a livello nazionale ma singolarmente regione per regione, Luca Ricolfi fornisce una prima serie di risposte. E lungo il cammino non scopre solo le dimensioni del "sacco del nord", oltre 50 miliardi che ogni anno se ne vanno ingiustificatamente dalle regioni settentrionali, ma tanti aspetti dell'Italia che non conoscevamo ancora.
    Dato che questa è una Magnum 44, cioè la pistola più precisa del mondo, che con un colpo ti spappolerebbe il cranio, devi decidere se è il caso. Dì, ne vale la pena? ("Dirty" Harry Callahan)

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    Predefinito Rif: L'appello dei sindaci padani

    Numeri decisamente allarmanti e capaci di far arrabbiare anche il più mite dei Lombardi.

    Che si faccia alla svelta questo federalismo fiscale, e che lo si faccia contro i furbi ovunque dispersi, al Sud come nelle Regioni a statuto speciale (peste le colga!).
    “Pray as thougheverything depended on God. Work as though everything depended on you.”

  7. #7
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    Predefinito Rif: L'appello dei sindaci padani

    l' "appello" eh ?

    beh ammesso che venga vinto poi a roma c'e' sempre la " cassazione " ...
    vulgus vult decipi

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    Predefinito Rif: L'appello dei sindaci padani

    Citazione Originariamente Scritto da larth Visualizza Messaggio
    l' "appello" eh ?

    beh ammesso che venga vinto poi a roma c'e' sempre la " cassazione " ...
    Tu che faresti se fossi un sindaco di quelli citati nei post? :mmm:
    “Pray as thougheverything depended on God. Work as though everything depended on you.”

  9. #9
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    Predefinito Rif: L'appello dei sindaci padani

    Citazione Originariamente Scritto da UgoDePayens Visualizza Messaggio
    Tu che faresti se fossi un sindaco di quelli citati nei post? :mmm:
    mi dimetterei ... perche' in questo " gioco" e con queste " regole " non c' e piu niente da fare ...:234:

    nello stesso modo e per le stesse ragioni per cui mi sono " dimissionato" dalla lega :giagia:

    ma ammetto che per me e' stato facile .... io mica vivo di " politica" ...
    vulgus vult decipi

  10. #10
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    Predefinito Rif: L'appello dei sindaci padani

    Citazione Originariamente Scritto da larth Visualizza Messaggio
    mi dimetterei ... perche' in questo " gioco" e con queste " regole " non c' e piu niente da fare ...:234:

    nello stesso modo e per le stesse ragioni per cui mi sono " dimissionato" dalla lega :giagia:

    ma ammetto che per me e' stato facile .... io mica vivo di " politica" ...
    Certo, capisco le tue argomentazioni e ammiro la tua coerenza, specialmente perché se hai avuto il coraggio di dimetterti da incarichi di prestigio dimostri sicuramente una dote che è rara. Specialmente tra i politici, e specialmente tra i politici italiani.

    Però ti faccio un appunto: chi lavora tutti i giorni, e tutti i giorni ha bisogno di risposte concrete ai concretissimi problemi che gli si parano innanzi. E se non si trova davanti un amministratore che sta dalla sua parte, cosa farà?
    Diverrà secessionista e rifiuterà di pagare le tasse? Forse. Però intanto la politica non avrà fatto nemmeno quel poco che aveva il dovere di fare per rendergli la vita meno difficile...

    Secondo me è per questo che la Lega continuerà a guadagnarsi spazi, perché la gente sa che dando fiducia ai suoi uomini verrà ripagata con un impegno concreto e pragmatico in suo favore.
    Ultima modifica di UgoDePayens; 14-05-10 alle 09:41
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